martedì 24 febbraio 2015

Un lontano 1910:Quando dalla Versilia per raggiungere le Alpi Apuane si usava la mongolfiera.Questa è la storia dell'epica impresa del "Pallone Frenato."

1910 La Pubblicità dell'epoca
del Pallone frenato
Non è una storia prettamente garfagnina ma è una storia che merita di essere raccontata.Siamo nel comune di Stazzema in Versilia, anche se, questo luogo da Gallicano è raggiungibile in appena 40 minuti circa.Questo posto fa parte delle nostre magnifiche Alpi Apuane e siamo appunto sull'Alto Matanna, luogo incantevole per le escursioni verso il Monte Croce,il Procinto,il Monte Forato e altre mete ancora e per chi come me è un po' più pigro può approfittare dei suoi verdi prati per pic nic e scampagnate in famiglia.Ad accoglierci appena lasciata l'auto nel parcheggio, fra i maestosi larici c'è l'albergo (rifugio) Alto Matanna, un posto dove dormire e mangiare per poi avventurarsi sui magnifici monti circostanti.Questo albergo però nasconde una storia tutta vera, di altri tempi, anch'essa stupefacente e meravigliosa, una storia che sembra uscita da un libro fantascientifico di Jules Verne o perchè no,da un romanzo di avventure di Mark Twain.Tutto ebbe inizio alla fine del 800 quando un ambizioso fabbro di Palagnana di nome Alemanno Barsi decise di sposarsi.Questa moglie era una donnina minuta, non troppo alta e forse neanche tanto bella, ma in compenso possedeva come dote un barile di marenghi d'oro e questo era quanto bastava per le ambizioni del fabbro.Alemanno con quella dote potè dare sfogo alle sue aspirazioni.Fu così che nel 1890 inaugurò al Basso Matanna (Palagnana) un nuovo albergo (oggi dismesso).Eravamo in quel periodo in cui si cominciava a parlare di villeggiature, di vacanze  e i signorotti dell'epoca approfittavano di questo modo nuovo di concepire la vita  e quindi i clienti a questo nuovo albergo non mancavano e nonostante l'altitudine (750 m) era dotato di tutti i confort più moderni (per l'epoca),si poteva telefonare
L'albergo Basso Matanna (Palagnana)
oggi e ieri
direttamente a Viareggio e i quotidiani arrivavano puntuali tutti i giorni.Gli anni passavano e ad Alemanno nacque un figlio, Daniele, che una volta grandicello intraprese il mestiere di rappresentante di utensili da lavoro.Nel suo viaggiare Daniele conobbe una bella signorina di nome Rosetta di Montecarlo di Lucca, anche lei con una dote molto consistente (tale padre, tale figlio...)e si sposò.Rosetta fu confinata subito a dirigere l'albergo del Basso Matanna, dove con grande eleganza lo arredò nel classico stile inglese come era di moda in quegli anni nella vicina Bagni di Lucca (n.d.r:Bagni di Lucca intorno al 1850 fu meta turistica ambita per le sue terme da inglesi ed americani,tanti decisero di rimanerci a vivere,tant'è che nella cittadina esiste un cimitero inglese e una chiesa anglicana).Nel frattempo il buon Alemanno costruì un altro albergo stavolta all'Alto Matanna (quello ancora oggi esistente e attivo), un posto favoloso,una posizione incantevole, attorniato dalle Alpi Apuane a 1037 metri d'altitudine, dalla sommità dei suoi monti si può
Oggi l'albergo "Alto Matanna"
ammirare l'arcipelago toscano, insomma la famiglia Barsi lassù voleva creare una "Svizzera in Toscana".Il problema rimaneva l'accessibilità e in più bisognava in qualche maniera attirare i clienti più ricchi e aristocratici,quei clienti però frequentavano le spiagge di Viareggio, e Matanna era raggiungibile a piedi o a dorso di mulo. Come risolvere allora il grave problema? Ci pensò il figlio Daniele, fu una trovata sensazionale, di sicuro impatto, si pensò di portare questi nuovi villeggianti dal mare ai monti utilizzando un pallone aerostatico frenato, una mongolfiera che scorreva su cavi di acciaio che doveva partire dalla Grotta dell'Onda (che si trova a 710 metri d'altezza sul versante meridionale del Monte Matanna, sul lato versiliese).Questi cavi guida erano del diametro di 27 mm,la capacità di trasporto sarebbe stata di 6 persone più il comandante, il diametro del pallone era di 14 metri,l'altezza dell'aerostato in volo superava i 20 metri. I lavori così partirono,nell'area della Grotta dell'Onda fu costruito l'hangar di legno, il quale poggiava su una base in muratura, mentre da cento e passa operai fu elevato un cavo metallico portante di 800 metri.Il volo di collaudo fu
Il biglietto di trasporto 
fino alla stazione del 
pallone costava 200 lire
effettuato con successo il 21 agosto 1910.Tutto quindi era previsto in ogni dettaglio, gli ospiti sarebbero stati prelevati dalla stazione di Viareggio,di li condotti in automobile fino a Candalla (località di montagna versiliese), poi con la portantina o a dorso di mulo condotti fino alla Grotta dell'Onda dove si sarebbero 
imbarcati sul pallone, dopo un oretta circa,una volta giunti alla stazione di arrivo un'altra portantina in 5 minuti portava i turisti in albergo "Alto Matanna",ricco anche questo di ogni comodità.Finalmente arrivò così anche il giorno dell'inaugurazione, il 28 agosto 1910 alla presenza di tutte le autorità e della stampa.Agli ordini del comandante Frassinetti si ebbe il primo viaggio ufficiale del "pallone frenato" ribattezzato "Rosetta" (come la moglie del suo ideatore Daniele Barsi), fu un vero tripudio, la cosa funzionava e fu accolta da grande entusiasmo, tutti volevano 
Foce al Pallone ,di qui si partiva con
l'aerostato per l'Alto Matanna
(foto di Maxviator)
salire sulla mongolfiera, tutti volevano sostare all'albergo"Alto Matanna".Ospiti a dir poco illustri volarono con questo pallone,le teste coronate di tutta Europa ambivano a questo viaggio, infatti il Re del Belgio Alberto I con famiglia al seguito vi viaggiò, per non

parlare poi dell'Infanta di Spagna Maria Teresa di Borbone sorella del re Alfonso XIII e poi scienziati,professori,nobili, poeti...Come si sa però in tutte le belle storie esiste sempre un MA.Su questa storia aleggiava un brutto presentimento, si, perchè è bene dire che nella zona di costruzione dell'hangar e della posa dei cavi era presente una "mestaina", una Madonnina molto antica che gli operai distrussero per realizzare il progetto.La gente di Casoli (frazione di Camaiore a ridosso delle Alpi Apuane)  avvertì gli ingegneri e i proprietari che era stato profanato un luogo sacro e che in qualche modo prima o poi il buon Dio se ne sarebbe ricordato...Arrivò così l'inverno del 1911 quando una notte di febbraio una spaventosa tempesta si abbatté violentemente sulla zona.Dagli abitanti di Casoli fu udito un grande schianto dalle parti della Grotta dell'Onda dove c'era l'hangar che custodiva la mongolfiera nella stagione invernale.Il mattino
Due degli illustri ospiti del Pallone Frenato:
il Re del Belgio Alberto I
 e l'Infanta di Spagna Maria Teresa di Borbone
seguente gli abitanti del paesello si vollero rendere conto del terribile schianto avvenuto e salirono fin lassù.Quello che videro fu apocalittico, l'hangar era completamente distrutto, come stritolato e la stessa misera fine toccò al pallone anch'esso ridotto a brandelli.Volenti o nolenti, credenti o meno la profezia degli abitanti di Casoli si avverò,le forze divine si erano vendicate della profanazione del luogo sacro sentenziando così la fine dell'epica impresa dei Barsi.

Sono passati esattamente 105 anni da quei giorni e ancora oggi è visibile per chi percorre quei sentieri la struttura di cemento e le pietre su cui poggiava l'hangar.

giovedì 19 febbraio 2015

La strage dimenticata.Questa è la storia della "mattanza"dei civili fascisti in Garfagnana

Manifesti di propaganda
della Repubblica Sociale
Questo articolo è fra quelli che mi ha dato più da pensare.Il dubbio che mi attanagliava era se scriverlo o invece lasciar perdere.L'argomento è a dir poco delicato, per decenni ed anche tutt'oggi è stato ed è motivo di discussioni,di liti fra le più feroci,ma poi pensandoci bene ho deciso comunque di narrarlo. Perchè nascondere quello che poi è veramente successo? Perchè celarsi dietro ad un dito e fare finta che queste cose in Garfagnana non sono esistite? Prima di raccontare i fatti e dirvi l'argomento mi preme dire che dietro a questo pezzo non ci vuol essere nessun revisionismo storico,ne tanto meno simpatie politiche di nessun colore,né di una parte,né di un'altra.Questo pezzo è fatto perchè la storia va raccontata nei fatti che sono veramente accaduti;storia vorrebbe dire anche verità e conoscenza perchè ognuno poi si faccia un opinione libera e serena senza pressioni esterne.Quello che vado a raccontare parla  di quello che successe ai quei fascisti di Garfagnana (a guerra in corso ma ormai ineluttabilmente persa) che non avevano mai partecipato ad alcuna azione di guerra o rappresaglia, ma che solamente avevano aderito al partito o ne facevano parte amministrativamente, insomma  non avevano nè colpa nè peccato se non quello di essere dalla parte sbagliata.
Correva l'ottobre del 1944,quel mese fu ricco di eventi poco felici per la Garfagnana.Ai primi del mese il fronte si stabilizzerà nel bel mezzo della Valle del Serchio,tagliandola in due e buona parte dei suoi paesi verranno a trovarsi sulla linea del fuoco.Alla fine del mese poi arriveranno anche gli Alpini della Divisione Monterosa e i marò della Divisione San Marco a dar man forte ad una situazione ormai compromessa per le forze dell'asse.Infatti, nonostante tutto che la fase bellica fosse stagnante sul fronte garfagnino era ormai chiaro che di li a poco gli eserciti anglo americani avrebbero sfondato il fronte dilagando in tutta la Pianura Padana dando così la spallata definitiva alla liberazione d'Italia.Ma prima che
Americani a Borgo a Mozzano
succedesse ciò c'era da regolare qualche conticino e c'era da farlo abbastanza in fretta prima che la 5a armata americana una volta liberata tutta la Garfagnana prendesse la situazione in mano e sciogliesse di fatto tutte le formazioni partigiane con la conseguente consegna della armi e quello che successe in quel periodo fu un vero e proprio orrore ci furono una serie di esecuzioni sommarie nell'alta Garfagnana di civili fascisti,disarmati e indifesi, talvolta prelevati direttamente dalle loro case e uccisi a sangue freddo con un colpo alla nuca.Fu una serie di ammazzamenti, di vendette trasversali che forse con la guerra non c'entravano nulla o forse il tanto rancore sopito accecava gli occhi  di questi partigiani assetati di sangue.Si, perchè gli esecutori di ciò erano quei partigiani che erano agli ordini del maggiore inglese Anthony Jhon Oldhman che era a comando della divisione partigiana Lunense che ordinò freddamente una strage sistematica di questa povera gente.Ma che ci faceva un ufficiale inglese al comando di una divisione partigiana? Oldhman era un maggiore inglese di 32 anni catturato in guerra e prigioniero in Italia.L'8 settembre era fuggito dal campo di concentramento e si era dato alla macchia,riuscì presto a formare una banda partigiana, la  "Brigata Garibaldi Lunense"che operava in Garfagnana e nella Lunigiana occidentale.La Lunense non fu una brigata comunista,la parola Garibaldi non deve trarci in inganno, il maggiore era un'ammiratore dell"Eroe dei due Mondi" e decise di chiamarla così.Oldham era un coraggioso,ma non badava tanto per il sottile, in più di un caso si rivelò uno spietato e come detto fu lui a decidere la mattanza dei civili fascisti, sottolineo la parola civili perchè nessuno di
Il comandante della Divisione Lunense
il maggiore inglese Jhon Oldham
questi morti era un soldato o un combattente della Repubblica Sociale e infatti per questo la loro coscienza era tranquilla, non avevano ritenuto di nascondersi pensando di non aver nulla da temere.Questo fu loro fatale. A proposito di questo caso si impone un osservazione importante.Tutte queste uccisioni sono avvenute nei comuni dell'Alta Garfagnana, da Castelnuovo Garfagnana in sù, proprio in quelle zone dove operava la Lunense.Nei comuni al di sotto di questa immaginaria linea non ci fu alcuna uccisione di fascisti.La cosa si può spiegare principalmente per due motivi:quella era una zona costantemente presidiata dalle truppe tedesche, ma ancor di più sta nel fatto che in questa zona operavano i partigiani del "Gruppo Valanga" che avevano un'altro modo di vedere le cose, pensavano che non fosse il caso di spargere ulteriore sangue italiano e così non ci fu nessun fascista civile ucciso né prima né dopo il passaggio del fronte, furono certamente operati arresti (come il segretario del fascio a Gallicano) e detenzioni ma niente più nonostante che anche al Valanga fosse giunto nelle loro mani un elenco di fascisti da uccidere, ma il comandante Di Maria oppose il suo rifiuto dicendo che nella sua zona lui sapeva cosa fare e pensare che in quanto a rancore ed odio questo gruppo forse era quello che lo aveva più alto, alcuni mesi prima infatti furono uccisi 20 dei suoi combattenti nella battaglia del Monte Rovaio (per questa battaglia leggi:http://paolomarzi.blogspot.it/2014/09/29-agosto-1944)
 compreso anche  Leandro Puccetti comandante fino a quel momento.Ma torniamo allo specifico e veniamo a parlare della "mattanza" dei fascisti.Questi fascisti uccisi erano segretari dei piccoli fasci repubblicani locali,chi lavorava invece come ingegnere nella TODT (l'impresa di costruzioni che operò al servizio della Germania nella costruzione di ponti,strade e opere difensive), chi semplici persone che lavoravano in posta o erano insegnanti o falegnami, chi dottori, chi reduci della prima guerra mondiale.Fra i primi morti ci fu il segretario del fascio di Minucciano Settimo Pellegrinetti di 45 anni impiegato comunale che fu prelevato da casa e ucciso con un colpo alla nuca nei boschi di Ugliancaldo, il suo cane lo aveva seguito fu ucciso anche lui.Poi stessa sorte toccò al segretario di Camporgiano Marino Bartolomasi 42 anni
Partigiani in azione in Garfagnana
handicappato,uomo mite e inoffensivo,lo presero a Roccalberti e lo liquidarono con il solito colpo alla nuca.Poi Primo Davini segretario di Metra,già stato fermato poi rilasciato perchè ritenuto senza colpe,convocato  di nuovo si ripresentò confidando nella propria innocenza,stavolta non lo lasciarono andare, lo condussero in un vallone presso Regnano,lo uccisero.Che dire poi dell'ingegner Nutini Giovan Battista di Camporgiano 50 anni, lavorava per l'organizzazione TODT, fu prelevato condotto sul Monte Tondo e qui ucciso, verranno ritrovati i resti mutilati.Ecco la triste storia del medico condotto di Careggine Fedele Bianchi (capitano medico in congedo) di 41 anni,una squadra di partigiani lo andò a cercare perchè c'era un ferito da curare.Il dottor Bianchi prese la borsa senza sospettare niente, in realtà fu tratto in inganno il ferito non c'era,il medico venne arrestato e portato alla Foce di 
Careggine, qui chiuso dentro ad un porcile insieme ad altri prigionieri, fu ammazzato alcuni giorni dopo.Continuiamo con Vincenti Ferdinando 29 anni,maestro,di Canigiano,pare che i partigiani gli avessero estorto già parecchio denaro, cosicchè quando fu richiamato vi si recò pensando che gli sarebbero stati chiesti altri soldi,stavolta no, fu ucciso.Infine questa è la brutta fine di Santarini Silvio di Camporgiano impiegato di posta di 61 anni portato via da casa alla presenza dei quattro figli e della moglie terrorizzati,la casa fu depredata e lui ucciso.
Truppe di Alpini della Disvione Monterosa

L'elenco potrebbe ancora continuare e con quelli che verranno uccisi durante  e dopo la guerra il numero salirà a 52 morti ammazzati.Come si vede non furono uccise donne (anzi ne verrà uccisa una a conflitto terminato),ma anche a queste fu riservato un trattamento di "tutto riguardo".Alle donne fasciste o presunte tali perchè fidanzate o sorelle di militari della R.S.I furono"tosate",tagliati i capelli a zero e portate in giro alla "pubblica gogna".Per chi volesse eventualmente approfondire l'argomento tutto questo (insieme ad altri fatti successi in altre zone d'Italia) è raccontato dal famoso giornalista e scrittore Giampaolo Pansa nel suo libro "I vinti non dimenticano". 
Così questo è il tributo pagato da una sciagurata guerra civile che portò ad un ennesimo bagno di sangue in tutta la Garfagnana. D'altronde sarà retorica, ma non c'è niente di più vero,i morti non hanno colore, ma lasciano nel dolore  e nella disperazione mogli,figli, sorelle,padri e madri e non fanno altro che fomentare odio, in un mondo dove l'odio è già tanto.

venerdì 13 febbraio 2015

Campocatino,un lungo viaggio nella storia che parte dalle ere glaciali e finisce con... David Bowie.

Campocatina,sullo sfondo il monte Roccandagia e la chiesina dedicata a San Viano
Risalendo la Garfagnana in direzione di Vagli di Sopra dopo due chilometri dall'abitato, seguendo le indicazioni, ci imbattiamo in uno di quei posti che mette in pace con il mondo; il luogo è situato nello splendido scenario delle Alpi Apuane,collocato e chiuso a nord dalle vette del Pisanino e a sud dal Sumbra, questa meraviglia è Campocatino sovrastato dalla maestosità del Roccandagia.L'estate quel prato è un esplosione di fiori e di profumi,quel prato lo dovrebbero segnare sulle ricette mediche i dottori come terapia contro lo stress della vita quotidiana, si, perchè Campocatino è un'oasi incantata che confina con il cielo e la terra.Campocatino però non è solamente una località dove vivere in armonia con la natura e l'ambiente,Campocatino e i suoi "caselli" (le antiche abitazioni dei pastori,caratteristica particolare del posto) hanno una storia che affonda le sue radici nelle usanze e nei mestieri che sono legati con un filo diretto con tutta la Garfagnana.Stavolta per raccontare questa storia partiamo da lontano,da molto lontano, da circa 126mila anni fa, nel tardo pleistocene (mamma mia che
Panorama sui
 "caselli di Campocatno"
parolona!),quando al posto dei famosi "caselli" c'era un vero e proprio ghiacciaio,che con il passare degli anni,anzi dei millenni,cominciò a ritirarsi modellando così come dicono i geologi, un anfiteatro morenico, ma siccome noi geologi non siamo e per far si che tutti si capisca è meglio dire che lasciò questi depositi e sedimentazioni che abbandona un bacino glaciale quando si ritrae, formando di conseguenza una grande conca,anzi... un catino e da questa particolarità la località prende il nome.Fra l'altro gli esperti mi dicono che questo è il più significativo e meglio conservato esempio di glaciazione delle Alpi Apuane. Facciamo adesso però un bel salto temporale e arriviamo al 1600 quando già era luogo dedicato alla pastorizia, qui si portavano i greggi a pascolare venuti dalle lunghe transumanze,il percorso di queste migrazioni che a quei tempi avveniva due volte l'anno coinvolgeva tutta la penisola italica tramite la dorsale appenninica e così pure numerose famiglie garfagnine partecipavano al trasferimento dei greggi con estenuanti marce a piedi verso i monti d'estate e in pianura d'inverno.La
I "caselli" di Campocatino oggi
transumanza estiva iniziava i primi di giugno con intere greggi che attraversavano tutta la valle del Serchio provenienti dalle terre di tutta la Toscana dove avevano svernato e così magicamente anche Campocatino si popolava di uomini pecore e cani.Nelle carte del 1700 Campocatino viene indicato con l'espressione "capanne fatte dai vaglini". Ma di che capanne si tratta? Sembra infatti che già in
quel periodo "le capanne" risultino essere i"caselli" con tanto di muri portanti e finestre.I "caselli" di Campocatino sono tutti collocati nella parte più soleggiata dell'immensa conca, non sono di grandi dimensioni, si adattano armoniosamente ai dislivelli del terreno.Il piano inferiore di queste costruzioni era dedicato agli attrezzi e agli animali che con il calore emanato dal loro corpo scaldavano i pastori che vivevano al piano superiore.Gli ingressi ai due piani erano indipendenti,mentre lo spazio intorno veniva utilizzato come orto (piccoli appezzamenti di terra dette "porchette"), magari anche con qualche albero da frutto. Già al tempo i vecchi vaglini avevano saputo creare un villaggio senza turbare gli equilibri naturali,sfruttando al meglio le risorse che offriva il posto.I"caselli" sono costruiti con pietra marmorea locale e le stesse piastre dei tetti provenivano da una località vicina.Il 1761 portò ad un saggio provvedimento:si decise di salvaguardare il luogo e l'economia della zona e così nei capitoli della comunità di Vagli al posto è riservato il trattamento
Luoghi d'incanto
(foto tratte dal blog "Giro-Vagando")
di"Alpe",territorio cioè destinato a esclusivo uso di: "coltivazioni di campi,ai prati e ai poggi e a pascolare gli armenti, da curare due volte l'anno". In parole povere a Campocatino si poteva fare solo quelle attività, non vi si poteva, costruire case, mettere attività commerciali o altro che non fosse inerente all'agricoltura e alla pastorizia.Arriviamo poi al secondo conflitto mondiale,al 1944 e anche a Campocatino arrivò la guerra;nell'autunno di quel disgraziato anno i tedeschi dettero fuoco a tutti i"caselli" perchè ritenuti rifugio dei partigiani e con questi fatti cominciò il declino di Campocatino.Le condizioni socio-economiche del dopoguerra dei pastori vaglini e non, subirono un forte cambiamento,in quanto aveva preso letteralmente vigore l'estrazione del marmo dalle Alpi Apuane,un faticoso ma redditizio lavoro quello dei cavatori per gli ormai ex pastori che giungevano a casa massacrati da ore di cava e non si curavano più nè di Campocatino,nè dei suoi
"I Caselli" (foto tratte
dal blog "Giro-Vagando")
"caselli".Solamente negli anni 60,con il boom economico e una nuova concezione del vivere, Campocatino risorse non più come luogo dedito alla pastorizia e all'agricoltura (ormai queste attività erano state soppiantate dalle industrie sorte in Valle del Serchio) ma come luogo di vacanza e di riposo, si restaurarono tutti quei "caselli" andati in malora in modo che i proprietari (gli eredi dei vecchi pastori) potessero godere di questo bellissimo posto,fu anche costruita finalmente una piccola chiesina,una cappella dedicata San Viano (per la sua bella e particolare storia leggi:http://paolomarzi.blogspot.it/leremo-di-san-viano la-sua-leggenda-) costruita dagli abitanti di Vagli di Sopra,tutto sotto l'occhio vigile delle autorità del Parco delle Apuane (nato nel 1985) attento alle regole paesaggistiche.Nel 1998 Campocatino balzò alla ribalta nazionale perchè scelto come location per fare le riprese del film "Il mio West" con attori del calibro di Leonardo Pieraccioni,Harvey Keitel, David Bowie e la prosperosa
La locandina del film 
Alessia Marcuzzi,sotto la regia di Giovanni Veronesi.Fu addirittura costruito per intero un villaggio del vecchio west con tanto di saloon,banca e ufficio dello sceriffo,vennero impiegate anche  molte comparse del luogo,un evento anche questo che contribui a far conoscere questo angolo d'Italia.Per concludere, questi 8 ettari di meraviglia dal 1990 sono diventati "Oasi Lipu", nel bosco si può osservare una moltitudine di uccelli:picchi,capinere,cinciallegre,ma l'emozione più grossa la riserva lei, la regina delle montagne:l'aquila reale che ogni tanto scende anche dalle cime più alte per godersi questo angolo di Paradiso.

Harvey Keitel,,Leonardo Pieraccioni e David Bowie sul set di Campocatino

sabato 7 febbraio 2015

I Liguri Apuani e la loro micidiale arma:il pennato.La storia di questo "sacro" strumento

Disegno di Apuano
con il pennato in mano
Tutti i santi giorni che Nostro Signore mette in terra usiamo strumenti ed utensili;per le nostre mani saranno passati migliaia di volte e spesso ignoriamo la loro origine e pensare che abbiamo uno strumento,un attrezzo che è tipicamente garfagnino e la sua genesi si perde nella notte dei tempi, si mescola fra i riti ancestrali e le furibonde guerre di quei tempi, figurarsi con questi nobili natali oggi viene usato dai boscaioli e dai giardinieri per tagliare i rami,le fronde,per appuntire i pali, per togliere la corteccia e così via...Questo attrezzo è il "pennato".Oggi siamo sulle tracce delle rocce sacre dei Liguri-Apuani:le "Rocce dei pennati".
Nelle nostre Alpi Apuane sono stati individuati numerosi siti che presentano incisioni rupestri di varia tipologia.Ma fra queste, una spicca su tutte per abbondanza sugli altri ed è "il pennato"(i romani poi lo ribattezzeranno la falx arboraria), il tipico strumento che tutti conosciamo che è caratterizzato da una breve impugnatura, una lama larga e lunga 30-40 centimetri e con la punta ricurva in avanti, la cui forma è rimasta inalterata per ben oltre tremila anni.Conosceremo così tutti questi posti dove trovare queste ultra millenarie incisioni su pietra, presenti sui nostri monti, per soddisfare la sete di storia,di natura e di curiosità dell'escursionista che un giorno volesse conoscere (e rispettare) questi luoghi.Cominciamo con il dire che le popolazioni apuane avevano un forte senso del sacro e di tutto quello che era legato alla natura: dal culto della roccia,delle sorgenti e delle vette.Il Dio delle vette era Pen/Pan (probabile radice da cui le Apuane hanno preso il nome), il Dio dei boschi era il Dio Silvano (da cui la
Borra Canala uno dei siti
 delle incisioni dei pennati
genesi della parola selva) rappresentato con un pennato in mano, utensile di lavoro e arma micidiale, simbolo degli Apuani.Si, perchè proprio il pennato è legato a doppio filo con la religione e la società apuana e infatti per meglio chiarire i ricercatori si sono posti queste domande:cosa ci volevano dire i nostri antenati con questi segni? Quale messaggio ci volevano lasciare? Le risposte non sono facili da dare ma alcune ipotesi interessanti e veritiere sono venute fuori.Il fatto che queste incisioni si trovino in altura, su rocce panoramiche dominanti, spesso in linea con il moto solare e le vette dei monti farebbe pensare a luoghi adibiti a una funzione religiosa, l'atto di incidere il pennato si può considerare come un ex voto, un dare un qualcosa a Dio Silvano per ricevere poi una grazia, come una caccia abbondante,la vittoria in una battaglia e altro ancora.Da non sottovalutare l'ipotesi che queste incisioni avessero delimitato il sito dove si svolgevano delle riunioni,come ad esempio "i conciliabula" (adunanze nelle quali si discuteva di guerra e di amministrazione).Altra affascinante teoria è che si potesse considerare queste zone come posti dove si facevano riti di iniziazione per i ragazzi ,un passaggio fra l'età adolescenziale e quella adulta, quindi a membro a tutti gli effetti della tribù, si certificava così attraverso l'incisione su roccia la consegna di un pennato vero considerato uno status symbol della società apuana;al ragazzo così gli si apriva un mondo tutto nuovo al fianco di questo suo inseparabile strumento, un mondo fatto di caccia,guerra, religione e lavoro,un utensile indispensabile per l'uomo di
Incisioni di pennati sulle Apuane
montagna,uno strumento che diventerà fondamentale nelle battaglie contro Roma.Sappiamo infatti da Tito Livio (storico romano), nella famosa battaglia di Marcione(nel comune di Castiglione Garfagnana) fra Romani ed Apuani (vinta clamorosamente da quest'ultimi)afferma che questa indomita popolazione utilizzò un'arma letale sconosciuta a Roma fino a quel tempo
):quest'arma era il pennato(per il caso vedi:http://paolomarzi.blogspot.meglio-dei-300-spartani-l) .Ultima considerazione da fare è che il pennato è stato ritrovato sui monumenti funebri degli Apuani, inciso insieme alle iniziali del nome del defunto, ritrovate queste nei pressi del Monte Rovaio (vicino all'Alpe di Sant'Antonio) e a Campocatino.Adesso guardiamo però dove si trovano queste incisioni rupestri,dove l'escursionista curioso le può scovare durante le belle passeggiate sulle Alpi Apuane.I siti di maggior rilievo sono cinque;alcuni le troviamo sul versante versiliese ed altri su quello garfagnino.
Il primo si trova sul Monte Gabberi il luogo è meglio conosciuto come il "Ripiano dei Pennati" e si trova a 950 metri d'altezza.Si tratta di un piccolo pianoro molto compatto dove sono incisi
Incisioni di pennati e croci sul Gabberi
FOTO DI STEFANO PUCCI 
quindici pennati (ed altri simboli),i segni sono disposti a semicerchio e questa disposizione secondo gli esperti avvalora l'ipotesi che fosse un luogo dove si svolgevano delle assemblee.Il disegno appare molto consunto da apparire appena percettibile alla luce solare.

Il secondo è sulla Cresta dell'Anguillara,sulla roccia si vede un pennato lungo 40 cm a grandezza naturale, niente affatto stilizzato, vicino ad esso troviamo altri due graffiti più piccoli:un coltello con la punta ricurva e un altro segno indecifrabile (forse un fungo).Risalendo ancora si apre la grandiosa Sella dell'Anguillara, qui si trova la maggioranza dei graffiti, ci sono ben 25 pennati oltre a simboli sessuali femminili e impronte di mani.
Pennati sulla Cresta dell'Anguillara

Arriviamo poi alla Roccia del Sole uno dei siti di arte rupestre fra i più spettacolari, che si trova poco sotto al sentiero che sale al Rifugio Rossi, anche qui abbiamo una grande piastra calcarea (la roccia del sole)dove sono incisi una cinquantina di segni, fra pennati,orme di piedi,di mani,cerchi e rosoni a sei petali.Lo spettacolo è offerto dalla luce radente del sole al tramonto che mette in risalto il tutto e subito da l'idea all'osservatore di essere al cospetto di una roccia dedicata a qualche divinità solare.
Eccoci poi al Masso delle Girandole in località Puntato ed ecco affiorare una roccia di pochi metri quadrati con  una ventina di pennati sovrapposti (scoperti nel 2004)formano  una specie di svastica.
Roccia del Sole:una mano,un pennato e un orma
Infine arriviamo sull'Altipiano della Vetricia delimitato dalla Borra Canala e dai prati dell'Omo Morto,quest'area è un vero paradiso per speleologi che vi hanno esplorato i profondi pozzi verticali,ma non solo, anche per gli stessi archeologi che qui hanno trovato nel 2005 due rocce graffite con lame pennate e una scena di caccia, eccezionale graffito, unico nel suo genere in tutta la Toscana.Altre incisioni sono difficilmente raggiungibili dai "comuni mortali" poichè sono messe in fondo agli strapiombi della Borra Canala.
Dite la verità nessuno pensava che dietro ad un insignificante attrezzo da boscaioli ci fosse così tanta storia ,così tanti significati e pensare che noi lo usiamo solamente per tagliare i rami...Comunque sia anche questa è una storia e una tradizione di un popolo fiero e stupefacente:gli Apuani,la nostra gente. 

martedì 3 febbraio 2015

San Pellegrino in Alpe: la storia del suo santo (e del paese) conteso fra due regioni.

Il Santuario di San pellegrino in Alpe
(foto di Edda Venturelli)
Qual'è quel posto unico in Garfagnana che è diviso fra due regioni,due province e due comuni? Un posto bellissimo,dai panorami mozzafiato,luogo di passeggiate nella natura incontaminata, un territorio che profuma di storia e santità.Siamo a San Pellegrino in Alpe a 1525 metri d'altezza,l'abitato più alto di tutta la valle.Pensiamo bene che la linea di confine fra regione e regione (quindi comune e anche provincia) taglia longitudinalmente in parti uguali il Santuario, dove all'interno sono custoditi i resti mortali dei santi Pellegrino e Bianco,la loro testa e il busto si trovano in Emilia e le gambe in Toscana;che dire poi della vecchia Osteria del Duca d'Este?(ora albergo l'Appennino-da Pacetto) Posta al tempo come guardia di confine tra i ducati di Modena e Lucca (divisa tra il comune di Castiglione Garfagnana e il comune di Frassinoro).Nonostante queste curiosità San Pellegrino (il santo che ha dato il nome al paese) è uno di quei santi che è avvolto maggiormente da un alone di mistero e verità.Pellegrino era figlio del re Romanus di Scozia e della regina Plantula,comandavano su una di quelle tante tribù che abitavano la Scozia verso il 500 d.C e ancora quindicenne a Pellegrino morì il padre e spettava quindi a lui la corona, ma il ragazzino, asceta per natura, la rifiutò insieme a tutte le
L'antica Osteria del Duca d'Este
ricchezze.Abbandonò la patria ed iniziò un lungo pellegrinaggio verso la Palestina per visitare il Santo Sepolcro.Passò poi lunghi anni nel deserto, finì dal sultano per cercare di convertirlo al cristianesimo,non pago fece ritorno in Italia,a Roma per vedere la tomba di San Pietro, di li risalendo la penisola giunse fino all'abbazia di Frassinoro,li un angelo gli disse:

- Andrai nella selva tenebrosa e fa ivi la via sicura perchè coloro che passano di là vengono uccisi dai demoni-. Si parlava di quelle selve che sono a cavallo fra l'Emilia e la Toscana,che danno un panorama meraviglioso su tutto il creato di Nostro Signore,un posto ideale dove meditare e pregare.Qui insieme a Bianco, che era un brigante convertito dallo stesso Pellegrino, si dettero all'eremitaggio,vi abitarono per dodici lunghi anni lottando con il demonio e ospitando tutti quei viandanti che transitavano per quell'impervio territorio che collegava la Pianura Padana con il resto d'Italia, anticipando di fatto l'hospitale che verrà costruito proprio nel medioevo come stazione di aiuto e cura dei viaggiatori.Pellegrino viveva in una grotta nella povertà più assoluta,mangiava una sola volta nella giornata erbe e radici e beveva la rugiada del cielo e ogni giorno che Dio metteva in terra veniva continuamente tentato dal diavolo in persona.Una volta il demonio irritato dalle resistenze del Santo lo schiaffeggiò facendolo ruotare tre volte su stesso.Ancora oggi in quella stessa località si recavano e si recano i fedeli in in percorso penitenziale, portando un sasso, depositandolo li, dopo aver compiuto tre giri del luogo.La grandezza del sasso è stabilita in funzione della gravità del peccato da perdonare.Pertanto quel sito viene chiamato "Giro del Diavolo", dove ancora oggi si trovano migliaia di sassi nei secoli portati dai fedeli. Comunque sia Pellegrino arrivò a compiere
Il "Giro del Diavolo" e le
migliaia di sassi portati dai fedeli
(foto di Aldo Innocenti)

esattamente la bellezza di 97 anni,9 mesi e 23 giorni quando morì nel 643 d.C.Poco prima di morire, sentendo ormai prossima la fine, si rifugiò in un tronco vuoto di un vecchio faggio (oggi nel solito punto di questo faggio,davanti al Santuario vi è una croce di legno in ricordo)  e incise sulla corteccia le vicende della sua vita.Anni dopo la sua morte due coniugi modenesi Adelgarda Ferniai e Pietro Modico, avvertiti in sogno da un angelo ritrovarono le spoglie intatte dell'eremita e informarono subito Geminiano vescovo di Modena,Geminiano informò della morte del futuro santo anche l'arcivescovo di Ravenna che giunse con altri 27 prelati,udita la notizia l'alto clero di Pisa accorse immediatamente e così anche le popolazioni limitrofe per disputarsi il corpo del povero santo conteso dalle due regioni.Fu deciso per risolvere la diatriba di affidare tale scelta al volere di Dio e così il corpo del santo fu caricato su un carro trainato da due indomiti torelli e dove essi si fossero fermati li sarebbe sorto il Santuario.Le bestie si fermarono esattamente in quella che al tempo si chiamava Thermae Salonis (l'attuale paese di San Pellegrino in Alpe)sul confine fra il comune di Castiglione (Lucca) e Frassinoro (Modena)..."Fiat voluntuas tua" (Sia fatta la Tua volontà).
Le mummie di San Pellegrino e San Bianco
(foto Giro-Vagando)

Così fu che intorno al X secolo nacque il piccolo borgo intorno al "hospitale sancti Peregrinide alpibus"nato per offrire riparo e assistenza a tutti quei pellegrini che scendevano dal nord per andare verso Roma.Il primo documento scritto che attesta la presenza del santuario risale al 1100,ma si è concordi a dire che la sua nascita sia sicuramente precedente.Nel giro di poco tempo l'hospitale si ritrovò ad essere uno dei più riforniti di beni materiali a causa di donazioni varie.Non mancarono Papi e imperatori fra i suoi benefattori:Enrico VI nel 1187, Federico II nel 1239 e Papa Alessandro VI nel 1255, per farla breve il santuario visse tre secoli di autentico splendore, sia spirituale ma sopratutto economico.Solamente un epidemia di peste minerà la sua solidità,diminuirono sensibilmente le entrate,l'ospedale e la chiesa per far fronte alle spese di mantenimento furono costretti più di una volta a vendere i beni in suo possesso,ma lentamente il
Particolare della mano
(foto Giro-Vagando)
santuario riprese vita e i pellegrini non lo consideravano più come un luogo di transito ma come un punto d'arrivo.La chiesa ospitava (ospita) le mummie di San Pellegrino e di San Bianco, l'uno vicino all'altro,come fratelli, messi insieme nel tempietto marmoreo commissionato da Lionello de'Nobili nel 1461 a Matteo Civitali e qui giungevano migliaia di fedeli a venerare i due uomini.Il flusso dei devoti non si interruppe neanche nel 1859, quando il grande traffico di mezzi e persone fu spostato su una nuova strada che passava tre chilometri sopra, attraverso il Passo delle Radici.Oggi, ogni 2 agosto,la ricorrenza del santo, i rappresentanti delle due comunità di Castiglione e Frassinoro si ritrovano
La croce che ogni
 anno viene cambiata
insieme per rendere omaggio ai due santi e sostituire come tradizione vuole ogni anno la croce di faggio che sovrasta l'intera valle, così come farebbero gli amici di vecchia data.