mercoledì 13 aprile 2016

L'infelice storia del "Papa buono" e del soldato garfagnino

La vita di un uomo è fatta anche di incontri con altre persone, sono
Papa Giovanni XXIII, il Papa buono
esistenze che si intrecciano, sono destini che certe volte fanno parte di un unica trama e che nella maggior parte dei casi la sorte le rende ineluttabili e quando una cosa è segnata nel fato state sicuri che prima o poi accadrà. Questa vicenda che andrò a raccontare è la conferma di tutto ciò e me l'ha riportata alla mente un caro amico alcuni giorni or sono ed è la storia del "Papa buono" e del soldato garfagnino. Non è una storia qualunque o un sentito dire, ma sono fatti che rimarranno indelebili nella mente di colui che quarantuno anni dopo quei tragici eventi che narrerò diverrà Papa con il nome di Giovanni XXIII,uno dei Papi più ben voluti di tutta la millenaria era della chiesa cattolica, conosciuto appunto con l'appellativo di "Papa buono". Gli avvenimenti a dire il vero si ridurrebbero a poca cosa, per scrivere questo articolo basterebbero ben poche righe, ma qui il cronista in questo racconto vuole riportare a galla i fatti per cercare ulteriori notizie su questa vicenda incredibile e toccante,infatti purtroppo nelle mie ricerche non sono riuscito a dare un seguito a questi accadimenti,ad esempio non sono riuscito a trovare i discendenti di questo povero soldato di cui parlerò e non sono riuscito a trovare nemmeno il luogo di sepoltura e chiunque fosse in grado di darmi notizie in tal senso sarei ben lieto di aggiornare questo racconto e dare completezza a questa vicenda che merita veramente di avere gli onori della cronaca.Ma partiamo dall'inizio e poniamoci questa domanda: cosa c'entra un futuro Papa con un soldato? In questo caso molto e diamo allora ordine ai fatti.


Angelo Giuseppe Roncalli (il futuro Papa Giovanni XXIII) nasce il 25 novembre del 1881 a Sotto il Monte in provincia di Bergamo da un umile famiglia contadina, a dieci anni vieni mandato in seminario dove si distingue per il rendimento agli studi ed è a vent'anni quando era ancora chierico che si avvicina per la prima volta al mondo militare, quando chiamato al servizio di leva viene mandato al 73° reggimento fanteria (Brigata Lombardia) a Bergamo destinato alla compagnia reggimentale di Sanità e lì conseguirà il grado di caporale.Venne poi congedato nel 1902 e nel 1904 Angelo divenne sacerdote. 
Angelo Roncalli soldato

Gli anni passavano e all'orizzonte venti di guerra cominciavano a spirare sull'Italia. La prima guerra mondiale cominciò così nel 1914 ma il nostro Paese ne era ancora fuori, ma ormai gli equilibri erano fragili. L'Italia come sempre è divisa su tutto e anche questa volta la scelta o meno di entrare in guerra fu condizionata dalle decisioni delle masse popolari, separate fra interventisti nella quali file si trovavano tutti coloro che vedevano in questa guerra un completamento del Risorgimento e dall'altra parte i neutralisti con a capo i liberali, i giolittiani e sopratutto i cattolici. Non basteranno quindi gli appelli alla pace di Papa Benedetto XV, l'Italia scenderà in guerra il 24 maggio 1915. A questa chiamata alle armi non scampa nemmeno don Angelo Roncalli che viene richiamato alle armi il 23 maggio 1915 nel Regio Corpo della Sanità Militare con il grado di sergente e così scrive nel suo diario quel giorno:
- Domani parto per i servizio militare in sanità. Dove mi manderanno? Forse sul fronte nemico? Tornerò a Bergamo, oppure il Signore mi ha preparato la mia ultima ora sul campo di guerra? Nulla so; questo solamente voglio, la volontà di Dio in tutto e sempre, e la sua gloria nel sacrificio completo del mio essere. Così e solo così penso di mantenermi all'altezza della mia vocazione e di mostrare a fatti il mio vero amore per la Patria e per le anime dei miei fratelli. Lo spirito è pronto e lieto. Signore Gesù mantenetemi sempre in queste disposizioni. Maria mia buona mamma aiutatemi ut in omnibus glorificetur Christus -
Affidando così l'anima alla gloria di Cristo, Angelo partiva per Milano dove fu dislocato all'Ospedale Militare Principale,
Corriere della Sera
successivamente fu trasferito a Bergamo al "Ricovero Nuovo" dove si trovò ad assistere sia spiritualmente ma sopratutto materialmente la marea di feriti che provenivano dal fronte trentino. Era un vero strazio questo continuo arrivare di questi poveri soldati mutilati, sfigurati e smembrati, sgombrati in fretta e furia sotto il fuoco nemico e trasportati fino alle retrovie lombarde per essere sottoposti ad interventi chirurgici, medicazioni e cure specifiche. La situazione cambiò drasticamente nel 1917 quando questo ospedale accolse centinaia di prigionieri italiani  rimpatriati dai Kriegfangenlager austriaci (n.d.r:campi di concentramento) , e qui se mi è permesso voglio aprire una parentesi più che doverosa, perchè abbiamo sempre sentito parlare degli spaventosi lager tedeschi solo a riguardo della II guerra mondiale, ma è bene e giusto sottolineare che molti di questi erano presenti anche nella "Grande Guerra", tanto per "snocciolare" qualche numero e rendersi bene conto delle proporzioni del massacro nei campi di concentramento austriaci (specialmente dopo la disfatta di Caporetto) i prigionieri italiani erano oltre seicentomila, ma ancora e più impressionante è la cifra dei morti che superava le centomila unità, molti dei nostri connazionali morivano per le
Soldati italiani rimpatriati
dai campi di prigionia austriaci
ferite riportate in battaglia, ma la maggior parte periva sopratutto per malattie varie: per tubercolosi, polmonite e per fame. Qualcosa però si mosse per salvare da sicura morte questi prigionieri e grazie all'iniziativa della Croce Rossa fu creata a Ginevra l'Agenzia di soccorso a favore dei prigionieri di guerra che d'accordo con le nazioni belligeranti faceva in modo che vi fosse uno scambio fra eserciti di tutti quei prigionieri malati o feriti. Ed è qui che molto probabilmente entra in scena il soldato garfagnino Diani Egidio, originario delle Verrucole (comune di San Romano).Plausibilmente Egidio proveniva da uno di questi campi di concentramento austriaci e rientrò in Italia attraverso la Svizzera proprio grazie alla Croce Rossa e a questo accordo per la salvaguardia dei prigionieri malati. Infatti il povero Egidio era stato colpito da polmonite e per questo trasferito all'ospedale di Bergamo "Banco Sete".Nel frattempo don Angelo Roncalli era stato promosso Sottotenente e nominato cappellano militare, coordinava di fatto le varie attività delle Case del Soldato e naturalmente non
Campo di concentramenti austriaco
mancava mai l'assistenza spirituale a tutti gli ammalati e ai feriti e fu proprio durante questo peregrinare da un ospedale all'altro per dare conforto e aiuto che don Angelo conobbe Egidio Diani. Quest'uomo garfagnino rimase talmente impresso nella memoria e nel cuore del futuro Papa che divenne con ogni probabilità amico e confidente, addirittura fino all'estremo momento della morte del soldato, tanto che Don Angelo su una fotografia che ritraeva Egidio vergò di suo pugno le seguenti parole:

"Diani Egidio di San Romano Garfagnana (Verrucole) distretto di Lucca, 3° artigl. da Montagna-classe 1898: morto di polmonite violenta e da me assistito all'Osped. Mil. "Banco Sete" in Bergamo, la notte del 19 aprile 1917. Anima eletta e pura, carattere schietto ed amabilissimo, era troppo degno di abitare con gli angeli prima che i contatti profani potessero contaminare il cristiano candore. Nelle ore estreme promise di ricordarsi di me in Paradiso"
Lapide commemorativa sui morti
della I guerra mondiale
 sul campanile delle Verrucole
compare anche il nome di Diani Egidio
L'episodio toccò l'anima di don Angelo che ricordò il fatto anche nel discorso del 1920 al VI Congresso Eucaristico Nazionale in cui egli fra l'altro ricordò anche: "...le lunghe notti vigilate fra i giacigli dei cari e valorosi soldati..." e rievocava quando: "...mi buttavo in ginocchio a piangere come un fanciullo  per le morti di quei poveri figli del nostro popolo, modesti lavoratori dei campi..."  e nemmeno quando diventò Papa si dimenticò di quella circostanza, quando parlava di guerra ricordava sempre il garfagnino Egidio Diani a conferma di ciò si vada a leggere alcune delle sue biografie ("La storia di Papa Giovanni raccontata da chi gli è stato vicino" oppure "La vita del Papa buono nelle sue parole" e altre ancora) dove questo triste accadimento viene sempre citato. Il Papa conservò sempre fra le sue cose più care questa foto dei fatti sopracitati e oggi questo ritratto di Egidio è sempre fra noi ed è conservato nel museo dedicato a Giovanni XXIII a Sotto il Monte a sottolineare l'importanza morale che ebbe per il Santo Padre questa immagine.
Ricorrono fra pochi giorni i 99 anni della morte del soldato Egidio Diani di colui che il Papa definì-anima eletta- e sarebbe bello ricevere nuove notizie su questa vicenda.Dagli archivi del Ministero della Difesa sui caduti della Grande Guerra non risulta nemmeno il luogo di sepoltura anche se sul campanile della chiesa delle
Dall'Archivio dei morti della Grande Guerra
compare il nome di Diani Egidio
 ma...niente di più
Verrucole nella lapide commemorativa dei morti della prima guerra mondiale compare il suo nome. Beh, io sono qua in attesa di notizie per concludere degnamente la storia del Papa buono e del soldato garfagnino...

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