martedì 23 dicembre 2014

Il Natale garfagnino degli anni passati nelle memorie di una bambina di allora.Era il lontano 1948...

Non tutti i Natali erano,sono e saranno uguali. Ogni Natale è figlio della sua epoca, del suo modo di vivere e delle persone che vivono quel momento, forse un giorno lontano i nostri nipoti o bisnipoti ricorderanno i nostri, ma per noi oggi  rimane sempre vivo nei
nostri ricordi e nei nostri cuori i natali che ci raccontavano i nostri nonni, fatti di cose semplici, di solidarietà e unione fra la gente e personalmente se dovessi vivere un Natale di quelli passati mi piacerebbe rivivere uno di questi che vado a raccontare. Questo che vado a narrare è un Natale garfagnino del 1948 riportato nelle memorie di una bambina di allora la Signora Iva di Gallicano:
"Mi ricordo che da piccola quando si avvicinava il Natale mia madre incominciava un po' di tempo prima a preparare qualcosa.Comprava lo zucchero e diceva -Questo lo useremo per il vino bollito- Poi preparava qualche bottiglia di liquore comprando gli estratti, poi la tradizionale bottiglia di rum non mancava mai, quella serviva per fare il ponce.Quelli erano tempi duri,non c'era niente, c'era solo miseria,però per Natale non volevamo farci mancare niente.Arrivava la vigilia ed era tradizione in casa mia fare l'albero proprio quel giorno.L'albero veniva fatto di zinebro (n.d.r:ginepro), mia madre mi aiutava a metteva sul tavolo fichi secchi,castagne secche, noci,qualche arancio e qualche mandarino.Io mi procuravo dei pezzetti di carta  di vari colori o anche di carta argentata per incartare le castagne e le noci che avrebbero fatto da palline,poi qualche fiocco di cotone sembrava neve,la stella veniva fatta di cartone poi la coloravo di giallo con la matita e l'albero era fatto.Era bello il mio albero!A me sembrava così! Veniva messo alla finestra in cucina,la finestra dava sull'aia ,io mi sentivo felice e passavo molto tempo ad ammirarlo.Avrei voluto fare anche il presepe, ma non potevo mancavano i soldi per comprare i personaggi, ma mia madre cercava di rincuorarmi dicendo - Non vedi? Qui dove stiamo noi è come se si vivesse in un Presepe! Osserva e vedrai -. Effettivamente la vita intorno a me si svolgeva proprio come in un presepe, sentite un po'.Io vivevo in Campi di Lato (n.d.r: località del paese di Gallicano) eravamo in sei famiglie,di fronte casa mia c'era la capanna del Lio ,qualche metro più in la quella
del Gino e venivano attraversate da un piccolo ruscello che serviva per abbeverare le mucche e per annaffiare gli orti.Di fianco alla capanna del Lio c'era un bel forno per cuocere il pane,un po' distante la polla dell'acqua buona dove le donne andavano a prenderla con le secchie. Dall' altro lato un lungo viottolo alberato c'era la capannetta del Martinelli dove teneva il gregge e alla fine del viottolo un ponticello di legno sospeso sopra la Turrite che serviva per condurci in Sant'Andrea (n.d.r: altra località di Gallicano).Per la vigilia mi affacciavo alla finestra accanto al mio albero e osservavo le persone indaffarate  che cercavano di sbrigarsi nelle faccende quotidiane per rincasare un po' prima data l'importanza del giorno.Il Lio che andava e veniva dalla stalla per governare le mucche,la mamma del Gino che tornava da mungere con il secchio pieno di latte caldo,la zia Marianna con la secchia in testa che tornava da prendere l'acqua dalle fontane e in lontananza sentivo il tintinnio dei campanelli delle pecore del Martinelli che tornavano all'ovile.Aveva ragione la mamma era come vivere in un presepe a cielo aperto e tutto questo mi riempiva di gioia. E così scendeva la sera, tutti si ritiravano nelle loro case, si accendevano le luci e si incominciava a preparare per la cena.Mia madre apparecchiava la tavola e mio padre metteva un grosso ciocco sul fuoco e diceva - Stasera bisogna scaldare Gesù Bambino- Io e miei fratelli non vedevamo l'ora di mangiare, quella sera la cena era costituita da piatti speciali:polenta e baccalà, cavolo nero e fagioli bianchi.Dopo cena era il momento più bello quando il babbo tirava fuori il torrone e tutti battevamo
le mani per la gioia, dopodichè  si cominciava a chiamare parenti e amici a prendere il ponce, poi cominciavamo anche noi ad andare di casa in casa a fare gli auguri e a brindare con i vicini.Verso le undici di sera cominciavano a suonare le campane, noi non andavamo alla messa di mezzanotte perchè il sentiero del "Brillo"era buio e ghiacciato.Allora verso mezzanotte ci mettevamo tutti intorno al camino a cantar "Tu scendi dalla stelle".A mezzanotte in punto si faceva il brindisi e ricordo che mio padre diceva sempre - E' nato!è nato! Auguri a tutti.Anche per quest'anno ci siamo arrivati- e poi noi più piccoli andavamo a letto mentre i grandi rimanevano a festeggiare .Arrivava il canto del gallo e loro erano ancora lì un po' brilli ma soddisfatti e felici.(Tratto dai racconti del libro "Stasera venite a vejo Terè?")  
Ora quando arriva Natale è tutto diverso, gli alberi scintillano di luci e colori, le vetrine dei negozi sono tutte illuminate ed è una lunga corsa al regalo.Ora Natale vuol dire consumismo se non c'è regalo non è Natale.Gli amici si incontrano si scambiano due auguri in fretta e furia  e diciamo la verità si è perso un po' del significato vero del Natale...
Che dire... i tempi cambiano e da parte mia non rimane che augurare un felice e sereno Natale a tutti!!! 

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