venerdì 1 aprile 2022

Storia di epiche battaglie, "mestaine" insolite e di intercessioni (quasi) miracolose nella Garfagnana del 1600

Le possiamo sentire chiamare in svariati modi: marginette, maestà,
madonnine, edicole, per noi in Garfagnana sono semplicemente le "mestaine". La Mestaina non è altro che una piccola cappella votiva  contenente un'immagine sacra di qualche santo, di Gesù ma in particolar modo è la figura della Madonna che prevale in tutte queste piccole architetture. L'origine del nome lo si deve proprio al fatto di ciò che rappresentano: "una maestà", parola derivante dal latino "majestatem" cioè "grande", in riferimento all'immagine iconografica cristiana di Maria seduta sul trono. Nella forma "garfagnina", il vocabolo diminutivo "mestaina" significa proprio "piccola maestà", che richiama di fatto la piccola dimensione dell'icona. L'origine di questi tempietti si perde nella notte dei tempi e molto probabilmente già gli etruschi avevano l'abitudine di costruire queste opere (che rappresentavano le loro divinità), in prossimità delle strade o negli incroci viari. I romani con il tempo non mancarono di fare loro questa tradizione, che trasformarono ben presto in una ricorrenza, nella quale si rendeva omaggio ai "Lares Compitales", le divinità protettrici della
famiglia. Con l'avvento del Cristianesimo le immagini pagane furono poi soppiantate in maniera definitiva dalle icone cristiane. 
Il gran numero di mestaine nella nostra Garfagnana ci induce però a pensare che non siano frutto  di occasionali iniziative, ma bensì di un rituale consolidato nei secoli e ciò va inserito nel fermento religioso che coinvolse la valle intorno al 1600-1700, sull'onda della fine del Concilio di Trento che portò una ventata di "modernità" e di rispolvero in tutto il cattolicesimo, che vide proprio in quell'epoca un vero fiorire di queste edicole. Questi tempietti venivano collocati di norma nei pressi di incroci stradali, perchè, come spesso accade in questi casi, il sacro e la superstizione si fondono in un'unica cosa, visto che era diffusa la credenza che in queste intersezioni si potessero generare energie cosmiche tali da richiamare un confluire di streghe e demoni; da qui l'importanza della presenza di un'immagine evocante un soggetto più forte del Diavolo: la Madonna, che notoriamente schiaccia il
serpente, simbolo del maligno. 
Questo però non era il solo scopo della loro esistenza, erano soprattutto luoghi di preghiera e quelle più grandi servivano anche da riparo di fortuna per i viandanti, ma non solo, queste costruzioni spesso delimitavano i confini, ed erano pure un punto di riferimento e di orientamento. Ne esiste una che però esula da tutto questo contesto e da queste funzioni. La sua storia è particolare e al contempo curiosa, tant'è che vale la pena di raccontarla, dato che, a mio avviso (vi prego semmai correggetemi) di questo tipo in Garfagnana credo che non ne esistano altre. Infatti lo scopo della sua erezione a quanto pare lo si deve all'intercessione divina della Santissima Vergine, che non permise alle soldatesche estensi di radere al suolo il Castello di Gallicano. Ma andiamo per gradi e raccontiamo questa intrigante storia dall'inizio. Era il tempo in cui gli Estensi, padroni assoluti di quasi tutta la Garfagnana, avevano perso l'amata Ferrara che, per questioni dinastiche avevano restituito al Papa. Il conseguente indebolimento della casata d'Este non passò inosservato nemmeno agli acerrimi nemici di Lucca che da sempre aspiravano a conquistare l'intera valle, non si accontentavano più dei soli possedimenti di Gallicano, Castiglione e Minucciano, si aspirava a molto di più. Così ogni futile pretesto diventava buono per rinfocolare scontri, battaglie e guerre. L'occasione per Lucca si fece propizia nell'anno di grazia 1603 quando il generale lucchese Jacopo Lucchesini inviò a Gallicano 500 soldati e attraverso i monti del Sillico ne inviò altrettanti a Castiglione. La risposta degli agguerriti Estensi non si fece attendere e il condottiero modenese, il marchese Bentivoglio, ai primi sentori di guerra inviò una parte delle sue truppe ad assediare Castiglione e il restante del suo esercito si attestò sulle colline sotto il paese di Cascio, qui vi piazzò due potenti cannoni che puntavano le loro bocche da fuoco
Sotto le colline di Cascio
direttamente su un forte che era posto nell'odierna località detta il Broglio. Questo forte era l'avamposto di difesa di Gallicano, da qui la strada per la conquista di quel castello si sarebbe fatta molto più facile. Ci possiamo quindi immaginare la battaglia che ne scaturì. Era il 15 maggio 1603, la scontro fu cruento e sanguinoso come non mai. Il forte del Broglio era al comando di un tale "Mone" da Gallicano che chiamò a difesa dell'ultima frontiera perfino i civili, fra questi diverse donne che  prestavano 
coraggiosamente il loro aiuto. I morti però oramai non si contavano da ambo parti, furono addirittura dati  alle fiamme gli indispensabili mulini di Vescherana e un cronista del tempo raccontò che le acque del canale che di li passava rosseggiavano del sangue dei contendenti. Insomma, tanta e tale fu la confusione nel tremendo scontro, che la tradizione orale racconta che nel furore della mischia i combattenti non si riconoscevano tra loro, così uccisero per fatale errore (imbroglio) amici e nemici. Questo "imbroglio" a quanto pare dette il nome alla località dove accadde questo fattaccio: "il Broglio". A dare fine alla battaglia ci pensarono però i due cannoni posizionati sotto il paese di Cascio: "fatti collocare due pezzi da cannone sotto la collina, lo spianò (n.d.r: il forte) alle fondamenta". Gallicano era ormai spacciato, la
Il castello di Gallicano
strada per la conquista era ormai aperta. Senza se e senza ma gli Estensi in men che non si dica avrebbero distrutto il borgo e non avrebbero risparmiato nessuno, d'altronde Gallicano rivestiva un'importanza fondamentale vista la sua posizione strategica, per di più all'interno delle sue mura era costudito una buona parte dell'arsenale lucchese. Rimane il fatto che tutto quello che si crede ineluttabile così non è. Il destino, la fede, o quello che volete credere spesso e volentieri ci mette lo zampino. Fattostà che calata la notte, quando ormai a Gallicano si stavano preparando al peggio, il Marchese Bentivoglio ritirò clamorosamente e inaspettatamente le sue soldatesche. Tridui ed orazioni di tutta la popolazione si levarono al cielo per lo scampato pericolo, stavolta a difendere le mura castellane non furono i moschetti, ma la buona sorte. Ma perchè il Bentivoglio decise di ritirarsi? Le possibili risposte sono due. Bisogna ricordarsi che in quel tempo gli Stati italiani erano più o meno dei satelliti della Spagna e che a Milano risiedeva il Vicerè. Furono sempre i rappresentanti di Milano a mediare le contese, per cui è probabile che il condottiero estense si accontentasse solamente di tenere desta l'azione militare senza strafare, cercando in questo modo di non urtare le autorità spagnole che miravano sempre a tenere "la barca pari". L'altra risposta ha una considerazione puramente militare. Come scritto in precedenza anche Castiglione Garfagnana era al contempo assediata, diventava perciò
Castiglione Garfagnana
difficile sostenere due assedi, che potevano forse rivelarsi inefficaci entrambi, sarebbe stato più saggio concentrare le forze su uno dei due e in questo caso fu deciso per Castiglione. Ci fu poi una terza ragione sostenuta dagli assediati ed è quella del perchè di questo articolo. Ebbene, in primis si volle credere che su questa incredibile decisione estense contribuì il comportamento dei difensori del forte. Figuriamoci se un piccolo forte era stato difeso con tanto vigore da infliggere numerose perdite al nemico, come sarebbe stata allora la difesa della roccaforte di Gallicano? Sicuramente un fondo di verità in tutto questo ci fu, difatti non bisogna dimenticare il sostegno avuto dalle donne in questa battaglia. Il loro aiuto fu a tal punto eroico che il Consiglio Generale di Lucca, ad una famiglia di queste valorose, morta negli scontri e che si era distinta particolarmente per il suo coraggio fu attribuita una dote: "...alla figlia di Lorenzo Moni da Gallicano per il riconoscimento dimostrato portando polvere d'archibugio ai soldati del forte del Brolio nel giorno che fu assaltato dai modenesi, ne fu ferita a morte con una archibugiata
La mestaina del broglio nel
 luogo della Battaglia
nella testa. Si intenda costituita una dote di scudi 50
..." . Ma in tutto questo si volle credere ancor di più che la mano che guidò questi eventi, fu una mano divina. Per i gallicanesi ci fu l'intercessione della Madonna, solo Maria Vergine con il suo santo intervento poteva far si che il castello e la sua gente scampassero all'ineluttabile destino. Si decise perciò di rendere atto devozionale perpetuo costruendo una "Mestà" dedicata alla Madonna e che si facesse ogni 15 maggio per i secoli a venire una processione dal paese di Gallicano fino alla mestaina del Broglio:" 
Quella Comunità deliberò solennemente che, pel pericolo da cui fu scampato il paese, si facesse in perpetuo, in detto giorno 15 maggio, una festa solenne con processione generale per la terra di Gallicano; e si dovesse costruire una Mestà, ossia piccola cappelletta, al Brolio presso il
canale, ove accadde il fatto sanguinosissimo, che a tutta ragione ritiensi essere avvenuto là dove anche attualmente vedesi una Vergine dipinta nel muro della casa presso al ponte su quel canale
"... La "mestaina" dopo quattro secoli è sempre lì, ma la processione, che doveva essere perenne, non si fa più... 

Bibliografia

  • "Il Pettorale- la rocca di Gallicano" di Fabrizio Riva, edito MARIA Pacini Fazzi 2020
  • "Gallicano" - capitolo "Vicende storiche" dell'Ingegner Achille Fiorello Saisi- Maria Pacini Fazzi editore-anno 1995
  • "Descrizione geografica storica economica della Garfagnana" di Raffaello Raffaelli anno 1883
  • Gian Mirola- da La PANIA giornale del Comune di Molazzana

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