giovedì 10 settembre 2020

La quotidiana vita garfagnina nei castelli medievali. Una vita divisa fra Dio, lavoro e... tanta paura

Pensate un po' voi, di solito una giornata di cinquecento e più anni

fa cominciava così..."Confíteor Deo Omnipoténti, Beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaëli Archángelo, beáto Joánni Baptístae, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sánctis et tibi, pater: quia peccávi nimis cogitatíone, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa...". Nel medioevo il risveglio mattutino iniziava con il chiedere il perdono dei peccati, prima ancora di essere commessi. Fare un parallelo con la vita di allora e quella di oggi è ingiusto; al tempo quello stile di vita era la normalità e chissà, magari fra ulteriori cinquecento anni alle generazioni future parrà ridicolo ciò che stiamo facendo noi adesso. Comunque sia, ciò che rimane indubbiamente interessante è comprendere come si viveva in epoca medievale in Garfagnana, dove molti dei paesi oggi conosciuti ebbero sviluppo in questo periodo. Si è spesso parlato e scritto di battaglie fra le nobili signorie locali, ma si è sempre poco detto e poco scritto della quotidiana vita del cosiddetto popolino. Fortificazioni, mura, rocche, castelli, questo fu il momento in cui "fiorirono" tutte queste costruzioni, era l'epoca delle guerre fra pisani, lucchesi, fiorentini e modenesi, si lottava e si moriva
Castiglione Garfagnana

 per conquistare un metro quadro di terra. In tutto questo gran parapiglia cambiò anche il modo di vivere della gente comune. Il proprio borgo, il proprio paese, oltre che ospitare la propria casa diveniva anche luogo di rifugio e protezione, praticamente era come avere una casa dentro ad un'altra casa. e proprio per meglio capire il modo di vivere di questi nostri lontani avi è necessario fare una distinzione su una parola fondamentale: la  parola castello. Purtroppo questa parola ha creato spesso confusione nel lettore meno esperto. Infatti bisogna ben distinguere la differenza che esiste fra un castello feudale(il classico maniero che tutti ci immaginiamo)e i paesi dotati di mura, anch'essi detti castelli. In Garfagnana abbiamo più presenza di castelli, intesi appunto come borghi fortificati. Ebbene, all'interno di questi castelli esisteva tutto un mondo, composto dal popolo, dai notabili e dai signori. Ognuno qui, aveva il proprio ruolo e 
Trassilico
nonostante i diversi ceti sociali, esisteva molta unità fra gli abitanti che vivevano dentro le mura, una coesione dovuta più che altro dalla paura verso ciò che veniva da fuori. Il castello era infatti protezione e nella mentalità di allora coloro che non avevano bisogno di protezione erano briganti, mercenari o cavalieri che potevano essere visti come eventuali nemici. Da stime degli studiosi possiamo anche dire che in Europa in quel periodo vivevano circa trenta milioni di persone e verosimilmente, tanto per rendersi conto del numero delle persone che abitavano in un paese fortificato garfagnino, possiamo considerare che gli abitanti all'interno di un castello erano alcune centinaia. Come abbiamo potuto leggere la giornata iniziava già con il pensiero rivolto a Dio. Ci si alzava così prima dell'alba, al suono delle prime campane, si dicevano le orazioni e una volta fatto per tre volte il segno della croce ci si vestiva e ci si lavava quelle parti del corpo rimaste scoperte: mani e viso. Dopodichè ci si recava alla messa... Come abbiamo già ben capito la religione era considerata parte integrante di tutta la vita medievale, tutto girava intorno a Dio, ingraziarsi il Signore salvava da quella moltitudine di pericoli che erano proprio fuori dalle mura. Guerre, carestie, pestilenze, erano
considerate punizioni divine e opera stessa del demonio, come era da considerarsi opera del diavolo se qualche raccolto andava alla malora. Le stesse autorità locali si preoccupavano di mantenere questa 
concordia fra il divino e l'uomo, infatti non si esitava a ordinare affreschi e quadri che rappresentassero la Madonna o a mettere figure dei santi all'ingresso o sulle porte dei castelli, e all'occasione si pensava poi a far benedire le nuove campane che servivano si a scandire il tempo e a richiamare i fedeli, ma servivano anche scacciare i mali che erano opera del demonio (grandine, tempeste e fulmini). Finita la messa mattutina cominciava la vera e propria giornata. Si faceva una prima colazione e una seconda si faceva all'ora terza (verso le nove) e intanto gli artigiani aprivano le botteghe, gli ortolani rientravano dalla campagna dopo aver fatto rifornimento di merce, le massaie davano gli ordini alle serve o alle figlie per la cucina, per il bucato o per altre faccende casalinghe. Non mancava nemmeno lo strillone che andando in giro per le strade del castello annunciava a gran voce al popolo le nuove disposizioni delle autorità. Insomma le vie dei castelli garfagnini si animavano di gente indaffarata in mille lavori, gli artigiani ad esempio di solito esibivano la loro arte e la loro mercanzia all'aperto, ma gran parte di questi lavori si
svolgevano proprio all'aria aperta. Per queste strade non mancava nemmeno chi mendicava, diventare povero al tempo era molto più facile di adesso: un raccolto andato a male, una malattia o un qualsiasi altro infortunio che rendeva la persona inabile al lavoro era la strada che portava dritta all'indigenza. Anche i malati di mente vivevano di elemosine, loro erano fra quelli che nascevano in disgrazia e che spesso erano reietti dalla gente perchè considerati degli indemoniati. Fuori dalle mura venivano portati i lebbrosi e gli appestati, ai tapini veniva messa una campana al collo per segnalare la loro eventuale presenza, ciò permetteva agli altri di allontanarsi al loro arrivo. E le donne?  Per le donne (in alcuni casi) andare in miseria era ancora più facile, bastava la morte del marito o del padre per cadere in disgrazia. Il loro ruolo tuttavia era sempre quello "dell'angelo del focolare", spettava a lei la cura della casa, pensare al fuoco della cucina, nonchè di rifornire la casa del bene più prezioso: l'acqua. Quell'acqua benedetta che nelle case delle persone agiate si poteva prendere da un proprio pozzo, mentre la gente comune doveva partire con le fiasche e andare alle pubbliche fontane. Sempre alle donne spettava il compito di curare i propri figli, erano purtroppo loro che vivevano costrette
 in casa e per questo erano le uniche responsabili della salute dei pargoli. Le loro medicine venivano dalla natura, dalla conoscenza delle erbe, usanze che si tramandavano di madre in figlia...inutile dire che dalla medicina alla stregoneria il passo era breve... Molte di queste donzelle venivano accusate di malefici se un bambino non cresceva, o cresceva mingherlino o malaticcio. In Garfagnana ci furono delle povere donne
accusate di essere in combutta con il diavolo perchè avevano un figlio cosiddetto "scambiatino", cioè un bimbo che era stato sostituito dal diavolo con una creatura infernale. Ma il dolore e le pene per queste madri non si limitavano solo a questo, consideriamo infatti che la mortalità infantile era altissima (dal 10 al 20% dei bambini moriva entro il decimo anno d'età), quasi ogni donna passava prima o poi la tremenda esperienza della morte di un figlio. Teniamo anche presente,  che una considerevole parte di queste fanciulle moriva durante il parto o per le sue conseguenze. Insomma, pure la morte faceva parte dell'esperienza quotidiana di vita. Tant'è che un funerale poteva essere considerato una sorta di spettacolo pubblico. Se il defunto era una persona agiata, non sarebbero mancate le processioni sfarzose, i cavalli bardati, le bandiere, in più si potevano vedere tutte queste gran dame e questi messeri con gli abiti migliori. Però lo spettacolo che andava per la maggiore nei castelli garfagnini e che attirava molte persone più di qualsiasi altra
Esecuzioni medievali

manifestazione era la pubblica punizione dei criminali. I disgraziati difatti venivano portati nelle pubbliche piazze o in giro per il borgo, esposti agli insulti e agli sberleffi della popolazione. Se poi la sorte , o meglio ancora la giustizia, avesse decretato una qualsiasi pubblica esecuzione o una qualsivoglia tortura, per il popolo era come andare ad una festa. Ci si cambiava, si metteva l'abito della festa, si sospendevano i lavori e si andava ad assistere all'evento. Dalle varie condanne stabilite per legge e ancora oggi presenti nei "Libri delle Esecuzioni e Pene" (conservati ancora oggi in alcuni archivi storici) la scelta a cui poter assistere era ampia: si poteva assistere al rogo se erano sodomiti, ai ladri era invece riservata la gogna pubblica, la fustigazione o la marchiatura con il fuoco sulle guance, i bestemmiatori erano frustati, mentre gli assassini venivano impiccati. Finito lo spettacolo ognuno ritornava nelle proprie case e finalmente  veniva l'ora di mangiare. I ricchi naturalmente avevano un menù più vario: carne, selvaggina, insaccati, verdure fresche e dolci speziati... i poverelli mangiavano perlopiù zuppe con verdure, legumi o cereali, secondo e come potevano essere insaporite con un pezzo di lardo, non mancavano però le uova delle proprie galline, la carne del maiale e qualche pesce del Serchio. Arrivati alle sera, la fine della giornata l'annunciavano le campane della chiesa del castello. Un'ora prima del tramonto suonava la prima Ave Maria, questa indicava alla gente di lasciare il proprio lavoro e mettersi in cammino verso casa in quanto il sole cominciava a calare e il pericolo si poteva fare concreto. C'era anche un secondo scampanio, un'altra Ave Maria che
indicava l'inizio dell'oscurità, questa campana era rivolta a quei contadini che erano sempre fuori dalle mura paesane, bisognava che si affrettassero ad entrare, in segno di protezione propria questi contadini dovevano recitare "l'Angelus Domini". Per finire esisteva anche un ultimo suono, detto "Ave Maria dell'or di notte", indicava che era trascorsa già un ora dopo la notte, era pericolosissimo essere ancora al di fuori delle mura, anche perchè da quell'ora le porte del castello non sarebbero più state riaperte fino al mattino successivo, agli "scellerati" che erano rimasti fuori non rimaneva altro che recitare il "Requiem Aeternam", preghiera conosciuta al tempo come Ave Maria dei morti... Chi aveva raggiunto casa non rimaneva altro che cenare ed andare a letto, si gettavano
San Michele
così gli abiti su una pertica orizzontale per proteggerli dai topi e ci si addormentava (più o meno) beatamente. La mattina dopo sarebbe cominciata nuovamente una tipica giornata medievale garfagnina...

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