mercoledì 24 marzo 2021

Quando in Toscana il Capodanno era il 25 marzo. Storia di "stili", riforme e di...tanta confusione

Proprio adesso, 24 marzo, mentre stai leggendo quest'articolo se tu avessi vissuto nella Toscana di 270 (e oltre) anni fa ti staresti preparando(covid permettendo) per i bagordi del veglione di fine anno... Se invece vivevi in Garfagnana (fino al 1582) e cioè sotto il Ducato di Modena, il veglione di fine anno lo avresti festeggiato la vigilia di Natale: il 24 dicembre. Naturalmente ai quei tempi non esistevano i festeggiamenti come noi oggi le intendiamo e di veglioni neanche a parlarne, però quello che è vero che l'Italia fino a non molto tempo fa era un'inestricabile guazzabuglio per quanto riguardava il modo di iniziare l'anno. Praticamente si viveva in un capodanno continuo, bastava viaggiare da uno staterello all'altro. Difatti esistevano svariati modi per calcolare l'anno e i più consueti contemplavano due cosiddetti stili legati strettamente alla sfera religiosa. Lo stile dell'Incarnazione e lo stile della Natività, tanto per complicare ancor di più le cose succedeva anche che nel medesimo stile potevano convivere delle varianti significative, c'era ad esempio lo stile Pisano che seguiva lo stile dell'Incarnazione, anticipando però di un anno lo stile Fiorentino,anch'esso basato sull'Incarnazione (quindi un anno datato Anno Dominice Incarnationis MCXXVII, die Kalendarum octubris redatto a Pisa andrebbe datato 1126 ottobre 1°, a Firenze

1127 ottobre 1
°). Troppo complicato??? Niente paura! Adesso vi spiegherò chiaramente tutti i fatti. Le antiche (anzi antichissime) comunità contadine di una volta propendevano di far iniziare l'anno con il principio dell'annata agricola e cioè quando iniziavano i lavori nei campi, difatti il calendario romano di Romolo faceva iniziare l'anno a marzo. Con l'avvento del cristianesimo la musica cambiò e bando a qualsiasi scelta che ognuno facesse sul quando e come cominciare l'anno, si decise che a segnare le svolte del tempo dovevano essere le feste religiose. Così fu, che l'inizio dell'anno da luogo in luogo fu stabilito prevalentemente in due date: l'Annunciazione, ossia il 25 marzo, quando si ricorda l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele alla Madonna della nascita verginale di Gesù e il 25 dicembre, il Santo Natale. Le considerazioni dell'epoca dicevano che il ciclo annuale doveva cominciare con il primo atto della Salvezza: con l'Incarnazione di Cristo, il momento in cui "Verbum caro factum est". Dall'altra parte il Natale (che difatti cade esattamente nove mesi dopo l'Annunciazione) legava l'inizio
dell'anno all'apparizione di Gesù, del Verbo in mezzo agli uomini, opzione poi che prevalse nella maggioranza dei casi. A fronte di tutto questo in Italia cominciò il bailamme di date sul giorno in cui far principiare l'anno e così ogni Stato adottò il sistema a loro più congeniale in un intricarsi convulso di giorni che vedevano oltre allo stile dell'Incarnazione e allo stile della Natività, anche (come abbiamo già letto) lo stile Pisano che seguiva lo stile dell'Incarnazione che rispetto allo stile fiorentino (anche questo basato sull'Incarnazione) lo anticipava di un anno. Lo stesso stile Pisano (oltre che a Pisa) era seguito da Piombino, a Roma alcuni Papi lo adottavano altri no, a San Miniato, a Bergamo, a Lucca(in parte), a Lodi (fino al XV secolo) e a Tarquinia. Il cosiddetto stile fiorentino era seguito ovviamente a Firenze, a Ravenna, Novara e Cremona (fino al XVI secolo), nella nostra Toscana trovò consenso a Siena, Pontremoli, Colle Val d'Elsa, Prato e a Lucca (fino al XII secolo). Lo stile della Natività prendeva invece una bella fetta di nord Italia ed era usato a Pavia, Brescia, Alessandria, Crema, Ferrara, Modena(e così anche in Garfagnana), Como (fino al XV secolo), Rimini e Orvieto. In Toscana era applicato alle città di
Pistoia, Massa, Arezzo e Cortona. Ad aumentare tutto questo grande disordine c'erano anche città come Milano, Bologna e Roma, dove questi diversi sistemi convivevano o si succedevano. Ma attenzione, la sarabanda di date non finiva qui, esisteva anche uno stile bizantino che faceva iniziare l'anno il 1° settembre ed era seguito in Calabria, ad Amalfi e a Bari... Ditemi voi come un povero sventurato del tempo poteva capirci qualcosa e anche oggi in tal senso per gli storici e gli studiosi la cosa non è semplice, poichè quando si analizzano documenti antichi si deve tener conto di questa accozzaglia di sistemi. Più previdenti furono gli antichi e saggi romani, anche loro facevano iniziare l'anno a marzo ma perlomeno nel loro vastissimo impero uniformarono per tutti i popoli sottomessi un'unica e sola data: il 15 marzo (successivamente il 1°), il che spiega a noi moderni perchè il nome dei mesi (che al tempo erano dieci) rimandi ancora per etimologia a un loro conteggio a partire da quello che per noi sarebbe il terzo mese (per i romani il primo): settembre il settimo mese, ottobre ottavo mese, novembre il nono, dicembre il decimo. Questo era il calendario romano o anche detto di Romolo o che dir si voglia calendario pre- giuliano. Pre- giuliano perchè un bel giorno dell'anno 46 a.C il buon Giulio Cesare decise la riforma del suddetto calendario, cosicchè, secondo calcoli
astronomici decise di iniziare l'anno non più a marzo, ma con grande spirito di lungimiranza il 1° gennaio (ops... dimenticavo, gli anni naturalmente si contavano non dalla nascita di Cristo, che ancora doveva nascere, ma bensì dalla data della fondazione di Roma), ma non solo, dal momento che c'era volle dedicarsi anche un mese, il mese quintile (cioè il quinto) divenne Julios ossia l'odierno luglio. Fattostà che questa riforma (a cui furono aggiunti gli odierni due mesi mancanti) che prese il nome di calendario Giuliano piacque molto e con alcune variazioni perdurò in tutta Europa per circa 1600 anni, fino al giorno in cui Papa Gregorio XIII stanco di tutto questo gran casino di date sparse per tutta Europa fece proprio come Giulio Cesare più di mille anni prima... Il 24 febbraio 1582 con la bolla "Inter gravissimas" riformò definitivamente il calendario, fissando una volta per tutte (e per tutti !!!) il primo gennaio come suo inizio. Proprio per tutti però no... Questa intimazione non valse per la Toscana e il suo Granducato che con grande caparbietà e tenacia non volle in nessuna maniera aderire a quel calendario gregoriano che adesso era applicato in tutta Europa. Tale e tanta fu la perseveranza del cattolicissimo Granducato e dei suoi possedimenti(vedi anche Barga)che nemmeno il fiorentino Giovanni de' Medici quando giunse al soglio di Pietro (1605) con il nome di Papa Leone X convinse il granduca Ferdinando I ad attenersi al nuovo calendario, nemmanco le giustissime motivazioni del Santo Padre persuasero il regnante
toscano: adottare questo calendario avrebbe significato minori confusioni politiche e uno snellimento dei commerci. Non ci fu niente da fare, per la Toscana l'anno sarebbe continuato ad iniziare il 25 marzo. Le tradizioni, la cultura e le usanze valevano più di qualsiasi altra cosa e allora come non poteva "Fiorenza", la città dei fiori, porre l'inizio dell'anno con l'avvento della primavera e soprattutto, Firenze era la città devota alla Madonna, a lei furono intitolati i templi maggiori, dalla SS Annunziata (dove il capodanno era celebrato con grandi feste al cospetto dell'affresco miracoloso della Madonna stessa), ma anche la stessa cattedrale di Santa Maria del Fiore alludeva (ed allude) alla rinascita della natura e al tempo stesso alla "rinascita" dell'umanità nel giorno dell'Incarnazione. Insomma, da quel momento per tutta la Toscana granducale la disobbedienza papale perdurò ancora per 167 anni, quando un bel dì il granduca Francesco III di Lorena stufo di tutta questa manfrina abolì gli antichi usi e impose anche per la Toscana che l'anno dovesse cominciare il 1° gennaio. Era il 20 novembre 1749, con il 1° gennaio 1750 iniziò per tutto il Granducato (c
ome era già in uso da molto tempo in molti
altri stati italiani e stranieri)
 la nuova conta degli anni. Le motivazioni che portarono l'illuminato granduca a questa sofferta decisione furono assolutamente tutte giustificate e al passo con i tempi, innanzitutto volle dare un uguale modalità di inizio anno in tutti i suoi possedimenti e più che altro in un Europa percorsa e unita da flussi e traffici di persone, merci e capitali non aveva più alcun senso mantenere un sistema di conta degli anni insolito e desueto, per cui:"...allo scopo di evitare ogni confusione e difficoltà nel discernere il tempo ha comandato, con la legge del 20 novembre 1749, che l'epoca e gli anni della salvezza dell'uomo, che solevano essere conteggiati dalle popolazioni toscane a partire da diversi giorni, vengano da tutti fatti iniziare in un unico ed identico modo, così che non venga più osservato il precedente
costume, contrario a quello dell'Impero Romano, ma che a partire dal prossimo anno 1750 e in perpetuo, il 1 gennaio che segna l'inizio del nuovo anno presso gli altri popoli, venga celebrato ed usato nel conteggio del tempo anche con il consenso del popolo toscano"
. Firmato: Cesare Francesco Pio, Fortunato, Augusto, Duca di Lorena e Bar e Granduca di Toscana, nato per il benessere della collettività, amplificatore della Pace, difensore della concordia e Salvatore del mondo... 

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