sabato 4 aprile 2015

Garfagnana 1451:quando la Pasqua non voleva dire uovo di cioccolato,ma bensì autoflagellazione e corona di spine...

Si fa presto a dire Pasqua.Oggi quando si dice Pasqua ci viene subito in mente l'uovo di cioccolato,il luculliano pranzo del dì di festa o il seguente giorno del lunedì dell'Angelo quando andiamo a far "merendelle" per i prati.Ma non è stato sempre così, anzi, le ricorrenze di quei giorni della Settimana Santa in Garfagnana di qualche secolo fa erano lugubri e tristi,più che festeggiare bisogna pentirsi ed espiare attraverso le sacre rappresentazioni,anche se di rappresentazione avevano ben poco...qui si faceva sul serio.Il Concilio di Trento (1545-1563) ha costituito un momento importante per lo sviluppo  e l'evoluzione delle sacre rappresentazioni.Nei secoli passati in Italia avevamo avuto un nascere incontrollato di riti, si approfittava di ogni occasione e di ogni ricorrenza per manifestare la fede.In seguito alle decisioni di Trento furono limitate ed in alcuni casi anche impedite.Quelle manifestazioni erano diventate troppo rumorose e disordinate che il popolo riteneva giusto celebrare dentro gli edifici sacri.Si decise quindi per la sopravvivenza dei riti più importanti,fra questi appunto continuò a vivere la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo da farsi durante la Settimana Santa. Questa consolidata tradizione intorno al 1600-1700 subì sopratutto in Garfagnana una spinta maggiore dovuta alle grandi predicazioni dei gesuiti che proliferavano in zona e pensare che di questa spinta ulteriore non ne avevamo proprio bisogno dato che il nostro fervore religioso era già a dir poco alto se nel 1451 a Castelnuovo venne costituita una confraternita di flagellanti:la Compagnia della Croce (n.d.r:gli antenati dell'attuale Misericordia di Castelnuovo) fondata dal francescano frà Francesco Corso, essi furono autori di meritevoli iniziative, dall'assistenza ai  bisognosi a quella dei malati che poi in seguito porteranno anche alla fondazione dell'omonimo (e attuale) ospedale, il"Santa Croce" di Castelnuovo Garfagnana, ma è anche giusto
l'autoflagellazione
ricordare che per il periodo pasquale ( e non solo) questa confraternita si attivava in estenuanti preghiere e addirittura nella fustigazione volontaria, questa autoflagellazione avveniva in pubblico nella piazza principale del paese e veniva considerata una forma di penitenza. Fu un movimento questo in Garfagnana che arrivava a organizzare processioni nel giorno del venerdì santo composte da un migliaio di persone, processioni interminabili, che coinvolgevano ogni strato sociale:dal povero al ricco e che attraversava e toccava ogni posto e località della cittadina garfagnina, i penitenti facevano uso di corona di spine,del cilicio (n.d.r: cinghia contornata da uncini e costellata di nodi che veniva stretta o intorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore forte e costante) e tutti i confratelli si frustavano a sangue, il tutto (dicevano) per soffrire come soffrì Cristo sulla Croce.Ma è bene dire ad onor del vero che questo strazio fu vietato da Papa Alessandro IV nel 1261 (e ribadito ancora nel Concilio di Costanza del 1417), ma che poi in barba alle leggi del Santo Padre fu continuato per secoli ancora e nel 1700 circa eravamo sempre alle solite.Come detto questa volta erano i gesuiti, predicatori in Garfagnana che affermarono ancora questa "tradizione" pasquale, convinti nel fatto che la fantasia popolare andasse colpita il più possibile, per garantire un attaccamento sempre maggiore, quasi morboso alla fede cristiana. I sapienti predicatori utilizzavano l'arte oratoria e con sapienza marcavano le loro gesta e i loro movimenti erano teatrali e queste processioni nonostante il divieto papale continuavano ad essere un supplizio: i partecipanti questa volta incappucciati ed incatenati continuavano a portare il cilicio e sopra il nero cappuccio la irta corona di spine, il tutto nella surreale atmosfera creata dall'oscurità, rotta sola dalla
Il cilicio
tremolante luce della fiaccole.Una volta arrivati nella cima di una collinetta nei pressi di San Carlo il predicatore si ergeva sul palco ed inscenava momenti della Passione e della dannazione dei peccatori...Che dire! Per fortuna una volta ogni tanto i tempi cambiano in meglio...


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