lunedì 2 giugno 2014

Perchè si dice"Menare l'orso a Modena"? La singolare storia di un oneroso detto...


"Menare l'orso a Modena". Questo è un vecchio detto che forse con il tempo si è fatto desueto, ma che ancora molti conoscono, specialmente in Garfagnana. Il perchè di questo adagio è legato ad una storia ben singolare, risalente addirittura al 1451.Per chiarire meglio l'episodio guardiamo nello specifico lo stretto significato del curioso detto. Difatti tale adagio sottolinea il fatto di accingersi a fare un impresa difficilissima, addirittura quasi impossibile. L'origine del detto nacque nei pascoli garfagnini a cavallo con l'appennino reggiano. All'epoca lo sfruttamento del pascolo e dei boschi era cosa ben seria, tanto che su questioni di confini si scherzava poco. Le liti continue talvolta sfociavano anche in omicidi con i confinanti lombardi (così era chiamato in Garfagnana chi viveva al di là dell'Appennino). Con il tempo che scorreva queste pesanti diatribe erano diventate fin troppo frequenti, era arrivato il momento di giungere ad una soluzione, bisognava che lo Stato intervenisse. Al tempo lo stato in Garfagnana non era Roma, ma era rappresentato da Ferrara e dai suoi governanti: gli Estensi. Con buona pace di tutti l'allora duca di Ferrara Borso 
Borso d'Este 
concesse ai garfagnini la deroga a poter sfruttare pascoli e boschi anche oltre Appennino, ma in cambio il duca fece una bizzarra richiesta. Con un atto pubblico del 28 luglio 1451 rogato da Baldassare Bardella notaro ferrarese, la comunità si impegnava di condurre ogni anno in perpetuo tempo per la festività del Santo Natale il canone di un orso vivo alla corte del duca. Originale richiesta quella ducale non c'è che dire. L'orso infatti doveva servire da preda per le battute di caccia che si facevano a corte o anche per inscenare divertimenti a palazzo durante le suntuose feste. Si può immaginare la difficoltà nel reperire tale animale e l'altrettanto improba missione di condurlo vivo a Modena attraverso impervie montagne, dirupi e valli... Fu allora da questo fatto che in Garfagnana scaturì questa massima, per indicare proprio una "mission (quasi) impossible". Ma la storia comunque sia non finì qui. Ricordiamo al caro lettore che il sopracitato accordo era perpetuo e difatti, nonostante che i secoli e i regnati passassero, tale obbligo rimase e a confermare la circostanza fu una lettera del 15 giugno 1607, il duca Cesare d'Este ribadiva l'impegno da saldare ogni anno, ma data la difficoltà nel reperire orsi (anche perchè forse venuti meno...) si accontentò prima di un cinghiale e poi di un maiale di circa libbre 300 (90 Kg): 

"II Comune et hommi de Carfaniana hanno a dare ogni anno al Nostro Signore a la Festa de Natale per feudo de gabella orsi uno o uno porcho cengiario, e quando non potessero dare dicto orso o porcho cengiario, debbano dare uno porcho domestico di libbre 300"  
Fra orsi, cinghiali e porci si arrivò addirittura al 1740 e al duca di quel tempo non importava un bel niente del vario "bestiaro", nonostante ciò non tolse tale tassa, bensì la tramutò in bei soldoni. Quindi per Natale niente animali, ma ben 12 ducati d'oro... La sospirata "liberazione" da funesta ed insolita gabella arrivò solamente con l'Unità d'Italia. La tassa quindi cessò, ma il detto continuò la sua vita fino ai giorni nostri, ricordandoci cheIn questo mondo non v'è nulla di certo, tranne la morte e le tasse" . 
  

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