la via Vandelli |
e continuano...figuriamoci una volta.Un caso emblematico è rappresentato da questa vecchia strada di cui vi racconterò oggi. Abbiamo sentito parlare spesso della Via Vandelli e parlando di essa riusciremo a capire che all'epoca costruire una strada era un impresa a dir poco titanica.Il tutto ebbe inizio con un matrimonio d'interesse nel lontano 1741 fra il figlio del duca di Modena Ercole d'Este e l'erede del ducato di Massa Maria Teresa Cybo-Malaspina, si perchè è bene precisare che il Ducato di Modena (che allora governava la Garfagnana) aspirava come nelle migliori tradizioni dei regni a uno sbocco sul mare per migliorare i mercati e sopratutto (in questo caso) per la creazione di un porto militare (poi mai fatto a causa dei bassi fondali) e quale occasione migliore di far sposare il proprio rampollo con la figlia di un duca, principe o chicchessia che avesse almeno un lembo di terra che si affacciasse sul mare? Tale sorte come detto toccò al Ducato di Massa.A matrimonio fatto le aspirazioni del duca di Modena Francesco III si concretizzarono e pote dare inizio (per dire il vero l'opera fu iniziata nel 1739 a promessa di matrimonio avvenuta...) ad una strada che congiungesse Modena con Massa che attraversava l'Appennino tosco-emiliano giungeva in
il percorso della Vandelli |
trasportavano il marmo di estrazione locale e concepita in modo di durare nel tempo. Le pendenze dovevano essere tali da permettere il loro superamento. Un ulteriore vincolo era rappresentato dalla necessità che il tracciato non attraversasse mai lo Stato Pontificio, né la Repubblica di Lucca, né il Granducato di Toscana.Tutti questi fattori determinarono un costo rilevante per la sua realizzazione tant'è che fu presentata al popolo come strada carrozzabile e commerciale per farla pagare in parte alle comunità locali (passano i secoli ma le brutte abitudini rimangono...) Per completare l'opera, lungo la strada vennero costruite stazioni di manutenzione e stazioni di sosta per il cambio e l'abbeveraggio dei cavalli, ostelli, piazzole per lo scarico ed il carico delle merci e posti di guardia.La strada inoltre aveva numerose diramazioni che servivano per collegarsi a piccole località, fabbriche, cave di pietra,di marmo e miniere di ferro.Il tratto più duro da fare fu manco a dirlo quello del passo del Monte Tambura.Insomma fra alti e bassi la strada fu terminata nel 1751 dopo dodici anni circa di duri lavori e 360 Km di percorrenza complessiva .La strada una volta fatta presentò subito due grandi problemi nel tratto garfagnino.Il primo era dovuto ai rigidi inverni nostrali;la neve rendeva impossibile il passaggio di qualunque mezzo, il secondo era il pericolo che correvano coloro che la percorrevano;i briganti garfagnini divennero una minaccia per tutti, soldati, viandanti e mercanti.Il problema era tanto grave che il duca mise la pena di morte per tali manigoldi e ancora oggi sono visibili i fori dei pali dove venivano giustiziati.Fu comunque utilizzata pienamente per quasi 50 anni, poi cominciò a perdere d'importanza, nuovi assetti commerciali spostarono gli interessi altrove.Il duca provò a concedere detassazioni e agevolazioni a chiunque avesse aperto un'attività lungo la via, provò in questa maniera a dare un nuovo impulso, ma niente.Con
l'annessione poi al Regno d'Italia la strada perse definitivamente d'importanza e sopratutto il prezioso sostegno economico per la sua manutenzione.Eccoci arrivati ai giorni nostri e questa strada ha subito un imponente lavoro di restauro dal comune di Massa e dal Parco delle Apuane.Oggi la strada è ancora "viva" numerose persone attraverso il percorso C.A.I n°35 vi praticano il trekking, la mountain bike,gite a cavallo ed escursioni in genere.L'importanza storica non è andata quindi persa per questi posti dai panorami così mirabili.
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