In primo piano Luciano Zanelli con Pertini (foto tratta da "Il Tirreno) |
Castelletto (Giuncugnano) |
Tanti sono i ricordi del periodo vissuto a tu per tu con la più alta carica dello Stato, che Zanelli definisce «un uomo buono, affabile che sapeva mettere a proprio agio tutti».
«Con noi della scorta – aggiunge - aveva un rapporto quasi familiare. Era camaleontico, perché sapeva stare con tutti e dovunque e sganciato da quello che era il cerimoniale».
Le
vacanze in Val Gardena:
«Ogni anno Pertini era solito passare le vacanze in Val Gardena. E con lui noi della scorta – spiega Zanelli -. Una volta quando arrivammo il presidente mi disse che voleva entrare in un negozio e mi pregò di chiamare gli altri agenti. Voleva comprare a tutti un maglione uguale al suo e che indossassimo insieme. La cosa ci imbarazzava perché nella maniera più assoluta non volevamo approfittare della sua generosità, così noi della scorta facemmo presente al titolare che ci saremmo pagati il proprio capo d'abbigliamento. Ed ancora conservo quel maglione. Sul fatto dei soldi non sentiva ragioni, voleva pagare sempre lui. Ovviamente quando si consumava un pasto nei ristoranti andavo io o un collega a pagare il conto. Appena tornavo al tavolo la frase era sempre la stessa “Giovanotto quanto ha speso?”. Prima di iniziare il pranzo o la cena domandava se i ragazzi (così chiamava il personale della scorta, ndr) avevano mangiato. Più che un presidente era stare insieme ad un amico».
«Ogni anno Pertini era solito passare le vacanze in Val Gardena. E con lui noi della scorta – spiega Zanelli -. Una volta quando arrivammo il presidente mi disse che voleva entrare in un negozio e mi pregò di chiamare gli altri agenti. Voleva comprare a tutti un maglione uguale al suo e che indossassimo insieme. La cosa ci imbarazzava perché nella maniera più assoluta non volevamo approfittare della sua generosità, così noi della scorta facemmo presente al titolare che ci saremmo pagati il proprio capo d'abbigliamento. Ed ancora conservo quel maglione. Sul fatto dei soldi non sentiva ragioni, voleva pagare sempre lui. Ovviamente quando si consumava un pasto nei ristoranti andavo io o un collega a pagare il conto. Appena tornavo al tavolo la frase era sempre la stessa “Giovanotto quanto ha speso?”. Prima di iniziare il pranzo o la cena domandava se i ragazzi (così chiamava il personale della scorta, ndr) avevano mangiato. Più che un presidente era stare insieme ad un amico».
La
partita a carte:
«Dal
centro carabinieri dove il presidente alloggiava in Val Gardena –
ricorda ancora il maresciallo Zanelli - la mattina ci spostavamo con
le campagnole per raggiungere qualche rifugio, ma gli ultimi tre
chilometri Pertini li voleva fare a piedi. E se prima di pranzare
c'era da aspettare un po' immancabile era la partita a carte con gli
uomini della scorta. Io però una partita con lui non l'ho mai fatta
dato che non ho mai tenuto in mano un mazzo di carte»
L'amore
per i bambini:
«Durante i vari spostamenti ci fermavano in autostrada al solito rifornitore di benzina. Pertini ne approfittava per prendere un caffè. E se c'erano dei bambini comprava loro delle cioccolate. Li adorava e adorava l'affetto della gente che incontrava sempre volentieri».
«Durante i vari spostamenti ci fermavano in autostrada al solito rifornitore di benzina. Pertini ne approfittava per prendere un caffè. E se c'erano dei bambini comprava loro delle cioccolate. Li adorava e adorava l'affetto della gente che incontrava sempre volentieri».
Vado
in ufficio:
Così era solito dire Sandro Pertini quando la mattina presto si recava al Quirinale. La sera verso le 17.30-18 veniva riaccompagnato a casa, vicino alla fontana di Trevi.
Così era solito dire Sandro Pertini quando la mattina presto si recava al Quirinale. La sera verso le 17.30-18 veniva riaccompagnato a casa, vicino alla fontana di Trevi.
Zanelli
racconta un altro particolare legato al capo dello Stato:
«La
sera Pertini sarebbe voluto uscire in incognito, non voleva creare
disturbo agli uomini della scorta. Quando me lo diceva lo faceva
quasi sottovoce. Ma la cosa non era possibile. Il sabato, invece,
spesso andavamo al Caffè Greco».
La
pipa spenta:
Svela un particolare Luciano Zanelli su un oggetto tanto caro a Pertini: la pipa. «Era quasi sempre spenta, il presidente non era un fumatore accanito. L'accendeva dopo pranzo giusto per fare un paio di tiri. Era un po' il suo giocattolo. Aveva una ricca collezione di pipe e una volta nella Marche una famosa ditta gliene realizzò una davanti a lui in soli 35 minuti».
(Intervista del 2012 di Azelio Biagioni per il quotidiano "Il Tirreno")
Svela un particolare Luciano Zanelli su un oggetto tanto caro a Pertini: la pipa. «Era quasi sempre spenta, il presidente non era un fumatore accanito. L'accendeva dopo pranzo giusto per fare un paio di tiri. Era un po' il suo giocattolo. Aveva una ricca collezione di pipe e una volta nella Marche una famosa ditta gliene realizzò una davanti a lui in soli 35 minuti».
(Intervista del 2012 di Azelio Biagioni per il quotidiano "Il Tirreno")
Zanelli oggi (foto tratta da facebook) |
Uno dei dipinti di Zanelli (foto tratta da Facebook) |
Insomma ecco un altro garfagnino di cui andare fieri.
Nessun commento:
Posta un commento