mercoledì 11 agosto 2021

Garfagnana (anche) terra di confino: dissidenti politici, ebrei e mafiosi...

Porto Ercole, Favignana, Ponza, Elba, Lipari, Pantelleria. Località
italiane stupende, di vacanza, di mare, divertimento e gioia. Oggi però! Durante gli anni del regime fascista furono luoghi di dolore e sofferenza. Furono infatti dei luoghi cosiddetti di "confino". Ma cos'era il confino? Con questa parola si definiva una misura di prevenzione prevista dall'ordinamento giuridico italiano durante il Regno d'Italia. Questa misura fu già introdotta in Italia fin dai primi anni della sua Unità. La legge Pica del 1863 la definiva "domicilio coatto". Successive modifiche (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 6 novembre 1926 n° 1848) la cambiarono profondamente trasformandola in "confino di polizia". Dopo la nascita della Repubblica tale legge fu dichiarata incostituzionale, introducendo però una misura simile: il 
"soggiorno obbligato". Naturalmente ognuna di queste modifiche di legge aveva le sue grandi differenze e se ai tempi del regime colpiva soprattutto dissidenti politici, oggi va a punire le associazioni mafiose e i soggetti pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza. Il "massimo splendore" di questa misura di prevenzione fu proprio durante il ventennio fascista, essa infatti mirava a inviare in soggiorno forzato in svariate località italiane tutte quelle persone ritenute socialmente pericolose. In questo caso il confino di epoca fascista si divideva in due tipologie: il confino comune, che colpiva omosessuali, prostitute e tutti quelli che erano nemici della morale pubblica. Esisteva poi il confino politico che
perseguitava tutti coloro che erano avversi e contrari al fascismo, fra questi "confinati" ricordiamo l'ex Presidente della Repubblica Pertini, Antonio Gramsci(fondatore del Partito Comunista Italiano)e gli scrittori Curzio Malaparte e Carlo Levi. Fattostà che la vita per questi malcapitati era tutt'altro che facile, seppur in libertà, nella maggior parte dei casi tutte queste persone venivano isolati dalla vita sociale, privati del loro lavoro, allontanati dalla famiglia e mandati nei posti più sperduti e isolati d'Italia. Si, perchè oltre ai ridenti e solatii luoghi sopra elencati esistevano posti ben più isolati che un isola e fra questi c'era anche la nostra Garfagnana. Pochi sanno che la valle in quel tremendo periodo e anche in tempi recentissimi è stata prima località per confinati politici e poi dopo soggiorno obbligato per esponenti mafiosi... Ma andiamo per gradi e cominciamo allora a raccontare questa storia. La Garfagnana, così come altri luoghi selezionati sulla terraferma secondo il pensiero del M.V.S.N (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), era l'ideale per mandare al confino persone socialmente pericolose, era difatti un luogo "isolato", lontano dai confini di stato, lontano dalle principali strade di 
La Milizia Volontaria
collegamento, lontano dai grossi centri urbani, ideale poichè tale milizia riteneva la nostra valle "arretrata nelle condizioni di vita della popolazione e quindi non suscettibile da idee politiche fuorvianti e pericolose, impossibile quindi che ivi si possa covare dissenso politico e intellettuale". Da queste parti non capitarono mai quelli che diventeranno negli anni successivi esponenti politici di spicco, tanto meno vi giunsero personalità famose, ma è indubbio che nel corso di quei tremendi anni una ventina di confinati vi giunsero. I nomi non sono da me saputi, ma dai registri anagrafici comunali del tempo sono bene evidenziate le parole "confinato per motivo politico". Spesso anche gli stessi confinati non rivelavano il loro status, poichè il regime era riuscito a far considerare dalla gente malfattori comuni i confinati per ragioni politiche. Le regole da sottostare per questa povera gente erano dure, severe e rigide. Innanzitutto gli veniva elargita una misera diaria per il sostentamento, ma i Carabinieri dovevano ben vigilare ogni spostamento e guardare bene che non si ritrovassero in luoghi pubblici, per di più in ogni momento poteva capitare un'ispezione dell'alloggio e li veniva perfino vagliato quello che il confinato leggeva. La sua posta poi prima passava dalla censura dei Carabinieri, poi da quella della Milizia e poi (eventualmente)arrivava  nelle mani del destinatario e tutto questo sarebbe continuato per tutta la durata della pena, che poteva variare dal minimo di uno, al massimo di cinque anni (rinnovabili) e a parte casi eccezionali, la popolazione locale non ebbe rapporti di conoscenza con i confinati stessi e, il più delle volte non era nelle condizioni di poterne neppure conoscere l'identità. Caso diverso fu quando nella seconda metà del 1941 a Castelnuovo Garfagnana furono inviati 
dai vertici del Reich tedesco al confino coatto circa settanta ebrei. Uomini, donne e bambini provenienti dalle nazioni dell'Europa Centrale (Austria, Polonia e Ungheria) cacciati dalle 
Una famiglia ebrea di Castelnuovo
loro case e destinati in tutti quei Paesi alleati o occupati dai nazisti. I tedeschi chiamarono questa operazione "Vertrieb", ovvero "la ripartizione". Furono dapprima alloggiati in albergo(Il Globo, il Vittoria e L'Aquila d'Oro), poi si stabilirono presso case di privati che affittavano a loro una o due stanze, altri ancora trovarono sistemazione presso i locali della Fortezza di Mont'Alfonso, altre famiglie erano sparse per Torrite, Via Marconi, Via Farini e altre strade ancora. Nel loro regime d'internamento libero ben presto fraternizzarono con i castelnuovesi che si daranno da fare per aiutarli, così come la stessa Amministrazione Comunale 
cercò in qualche maniera di essere comprensiva, nonostante le restrizioni e i divieti. Si formarono anche amicizie e relazioni e di nascosto (malgrado fosse assolutamente divieto per loro lavorare) qualche ebreo trovò impiego come fotografo, barbiere, sarto, meccanico e disegnatore. Questa povera gente passò 28 mesi nella cittadina garfagnina e ben presto si capì il perchè le autorità tedesche avevano permesso tutta questa fratellanza fra ebrei e popolazione locale. Il 4 dicembre 1943 arrivò l'ordine del OberKommando der Wermatch (il comando supremo delle forze armate tedesche), parlava chiaro: tutti gli ebrei residenti a Castelnuovo il mattino seguente
si dovevano riunire presso la caserma dei Carabinieri locale, destinazione campo di concentramento di Bagni di Lucca e poi trasferimento ad Auschwitz... Passarono poi gli anni, i regimi totalitari scomparvero e il confino di memoria fascista decadde e fu sostituito in età repubblicana dal "soggiorno obbligato". 
Il soggiorno obbligato era un provvedimento giudiziario consistente (proprio come nel caso del confino) nell'obbligo di soggiornare in una località ristretta, stabilita dal tribunale, per un certo periodo di tempo sotto la vigilanza delle forze dell'ordine. Introdotto come misura cautelare dalla legge 31 maggio 1965, n. 575 soprattutto come misura di contrasto alla mafia in Italia, venne poi abolita per effetto del referendum abrogativo del 1995; nell'ordinamento attuale ci sono disposizioni simili, contenute in varie norme. Comunque sia a parte queste doverose sottigliezze di leggi e decreti rimane il fatto che questo "soggiorno obbligato" era mal digerito dai comuni che dovevano ospitare (come nella maggior parte dei casi) esponenti mafiosi di un certo rilievo, si pensava, e a mio modo di vedere a giusta ragione, che questo fenomeno portasse a una sorta "d'inquinamento" mafioso in una parte d'Italia che fino a quel punto era rimasta fuori da ogni giro malavitoso. Dall'altra parte i vertici della Polizia affermavano che questa misura sarebbe stata opportuna, sarebbe stato uno smacco per il malavitoso perchè: "tutti coloro che vengono inviati al confino ricevono un duro colpo per il loro prestigio" Dati alla mano una delle regioni più interessate da ciò era proprio la Toscana, che dal 1961 al 1972 aveva accolto 228 persone a soggiorno coatto, che rappresentavano oltre il 9% di tutti i soggiornati d'Italia. Le province di Palermo, Reggio Calabria e Trapani stavano saldamente in testa a questa classifica e in Garfagnana fra gli anni '70 e i primissimi anni'80, di questi criminali ce n'erano ben tre, residenti nei comuni di Castiglione, Piazza al Serchio e Minucciano, tutti provenienti dalla provincia di Reggio Calabria e tutti esponenti di un certo spessore della 'Ndrangheta.
Se si vuole forse non era poi questo gran numero, ma ben presto si capì il perchè... Il Ministero dell'Interno si accorse che non era il caso di inviare altri delinquenti nella Valle del Serchio... Già, ce n'erano anche troppi... Difatti la Garfagnana durante gli anni di piombo fu indifferentemente, sia per terroristi di destra che di sinistra, centro di addestramento alla guerriglia e all'uso delle armi. Fra il 1974 e il 1979 la magistratura evidenziò fra interrogatori e intercettazioni varie che proprio la nostra valle era uno dei maggiori centri d'addestramento per il terrorismo italiano, nonchè rifugio e terra di latitanza per i maggiori esponenti dell'eversione armata. 
Probabilmente i primi a ripararsi fra le impervie montagne garfagnine furono i gruppi neo fascisti che avevano alcuni esponenti di spicco proprio nella provincia di Lucca, per di più in Toscana operava la colonna armata legata a Mario Tuti. A queste indagini fra Garfagnana e terrorismo lavorò molto il Procuratore di Firenze Pierluigi Vigna. Capirete bene allora voi il motivo per cui in quegli anni non furono più inviati altri mafiosi in soggiorno obbligato in Garfagnana. Mafiosi (seppure sotto sorveglianza) e terroristi sotto lo stesso tetto potevano creare pericolose alleanze, traffici e chi
sa cosa altro
 ancora. Insomma, questo per dire che sotto i nostri occhi di garfagnini amanti della propria terra, dei suoi paesaggi e delle sue tradizioni, esisteva o esiste (?) un "mondo sommerso", un mondo fatto di misteri, di segreti e di eventi nascosti. Un mondo di cui spesso ignoriamo la sua esistenza.


Bibliografia

  • "La criminalità organizzata in Toscana. Storia, caratteristiche ed evoluzione" di Enzo Ciconte, dicembre 2009, Centro Stampa Giunta Regione Toscana
  • "La Garfagnana tra brigate rosse e gruppi neofascisti durante gli anni di piombo" di Andrea Giannasi da "Il Giornale della Garfagnana" 2 febbraio 2017 
  • "Andare per luoghi di confino" di Anna Foa, editore "Il Mulino" anno 2018
  • "Il confino: come si mettevano fuori gioco gli oppositori" best5.it