Guerriero di Casaselvatica (Berceto,Parma) |
La campagna di Circello (Benevento) |
Insomma, tutta questa intrigante teoria per continuare a raccontare quello che capitò agli antichi garfagnini dopo la deportazione nel Sannio. Già scrissi tempo fa un interessante articolo sui tristi fatti che portarono all'esilio di questo indomito popolo (per chi lo volesse leggere clicchi qui: http://paolomarzi.blogspot.com/la-tragica-deportazione-di-un-popolo.html)... ma dopo che successe? Come se la passarono questi guerrieri? Cosa capitò a questa gente? Fecero la pietosa fine degli Indiani d'America? O la sorte fu più benevola nella lontana Campania? Analizziamo quello che fu secondo alcuni esimi studiosi.
"I Liguri prima che i consoli arrivassero non si aspettavano affatto
di dover riaprire le ostilità e, colti di sorpresa, si arresero in circa dodicimila. Cornelio e Bebio, dopo aver sentito l’orientamento del senato tramite lettere, decisero di farli scendere dalle montagne nella pianura, molto lontani dalle loro sedi, per intercludere loro qualsiasi prospettiva di ritorno...I romani possedevano una porzione di agro pubblico in territorio sannita, che era appartenuto ai Taurasini. Era lì che volevano trasferire i Liguri Apuani e a questo scopo bandirono un editto che li obbligava a scendere dai monti con le mogli e i figli portando con sé ogni loro bene. I Liguri più e più volte scongiurarono Bebio e Cornelio per mezzo di loro legati di non essere costretti a lasciare i loro penati, la patria in cui erano nati, i sepolcri degli antenati e si impegnavano a consegnare armi e ostaggi. Non ottennero nulla e, d’altra parte, non avevano le risorse per riaprire il conflitto e così finirono per obbedire all’editto". Così lo storico romano Tito Livio racconta il momento della resa totale dei Liguri Apuani. Era l'inizio della primavera del 180 a.C, l'inizio della fine dei Liguri Apuani. La deportazione assunse dimensioni bibliche e quello che infatti salta subito
all'occhio sono i numeri. Per alcuni storici prudenti la cifra di quarantamila deportati riportata da Tito Livio sarebbe comprensiva di donne e bambini che a quanto pare corrisponderebbe alla cifra di dodicimila guerrieri arresisi. Altri però parlano di numeri ben più impressionanti come lo storico Jhon Briscoe che nel passo in cui Tito Livio scrive "...cum feminis puerisque..." dice che non si può intendere con donne e bambini, ma bensì "insieme alle loro donne e bambini", ecco che allora i numeri si moltiplicherebbero raggiungendo la spaventosa cifra di centoventimila unità.
Ma non finì qui, l'ultima stoccata ad ogni resistenza apuana fu data poi nello stesso anno da il console romano Fulvio Flacco, da Pisa marciò con due legioni dai Liguri Apuani che abitavano nella zona del fiume Magra, dove costrinse alle resa altri settemila uomini.
L'impresa più grande dei proconsoli romani Cornelio e Bebio però doveva ancora cominciare, c'era da trasferire questa moltitudine di persone attraverso buona parte d'Italia, un' impresa epica a cui era impossibile sottrarsi, era evidente che senza sorveglianza militare la mesta colonna degli Apuani si sarebbe assottigliata, per non dire proprio dissolta, senza considerare poi il fatto della possibilità di mettere in pericolo i territori attraversati. Per gli Apuani catturati presso il fiume Magra la loro sorte fu diversa, la loro deportazione fu effettuata via mare, furono fatti salire su navi
romane e sbarcati a Napoli. A dare la misura dell'impressionante sforzo logistico di tale esodo basta fare un raffronto con quello che fu poi la colonizzazione romana nelle terre di Garfagnana, Lunigiana e dintorni, a spostarsi infatti furono (secondo lo studioso Cornell) 71.300 maschi adulti nell'arco di settant'anni (fondatori di diciannove colonie), al massimo in una volta sola si trasferirono seimila famiglie...
Intanto nel lontano Sannio si stava preparando tutto per accogliere i nuovi abitanti, il senato inviò in quei luoghi una delegazione che presiedesse alle assegnazioni delle terre, in più fu stanziata una somma pari centocinquantamila denari perchè nelle nuove sedi gli Apuani potessero procurarsi tutto il necessario per vivere. Su questa presunta benevolenza romana si sono sviluppate interessanti tesi che clamorosamente dicono che non fu deportazione, ma bensì un semplice trasferimento frutto di una trattativa diplomatica fra romani e Apuani. La teoria è avanzata dal professor Alberto Barzanò, ricercatore di storia romana nonchè docente dell'Università cattolica del Sacro Cuore, che asserisce che le parole di Tito Livio (quelle qui sopra riportate) non sono altro che da considerarsi una manipolazione letteraria del tempo, per meglio capirsi tutto fu scritto per rendere esclusivamente gloria ai due proconsoli Bebio e Cornelio, poichè ci sono alcuni fatti che non
Mappa stanziamento apuano nel Sannio |
deportazione-trasferimento fu la concessione di terre migliori, adatte a raccolti agricoli di tutto rispetto.
In conclusione quella che per i nostri Liguri Apuani sembrò una mezza vittoria o per meglio dire un appagamento, la storia con i secoli dirà che fu un ennesimo trionfo romano, diplomatico, strategico e sopratutto finanziario. Non so quindi dirvi se fu realmente trasferimento o deportazione (com'è dibattuto fra storici di tutto rispetto), quello che posso analizzare sono i fatti. I romani nel 180 a.C fecero arrendere gli Apuani con "nullo bello gesto", ovverosia senza aver condotto nessuna battaglia, inoltre gli illusi Apuani finirono nel tempo per diventare veri e propri cittadini dell'impero, per sempre cessò la loro vita di guerrieri liberi dal momento che erano entrati a far parte di uno Stato vero e proprio con obblighi militari e sopratutto obblighi fiscali (le tasse romane erano salatissime!). La vittoria romana fu di conseguenza doppia, essi non si comportarono come gli sciocchi americani che rilegarono gli indiani nelle riserve
lasciandoli a sopravvivere o a vivere di stenti, tutt'altro, da una parte le terre liberate dal nemico (Garfagnana e Lunigiana) furono occupate da nuovi coloni pronti di conseguenza a pagare nuove tasse, dall'altra il nemico fu trasformato in "amico" rendendolo cittadino a tutti gli effetti e se da una parte aveva dei sacrosanti diritti, dall'altra come gli altri cittadini sarebbe stato pronto anch'esso a combattere per la gloria di Roma, ma sopratutto pronto a pagare ennesimi e salati tributi...
Bibliografia:
- "Ab urbe condita" Tito livio
- Marginalità ed integrazione dei liguri apuani: una deportazione umanitaria?" Jhon Thornton 1992
- "Linguistic, geographic and genetic isolation: a collaborative study of italian populations"
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