l'ingresso nel campo di concentramento di detenuti italiani |
Chi erano coloro che gli stessi americani identificarono come Enemy Aliens? Tutto cominciò quel maledetto 10 giugno 1940 con la dichiarazione di guerra, quando Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia palesò la volontà di mettere a ferro e fuoco Gran Bretagna e Francia e si concretizzò definitivamente nei fatti l'11 dicembre 1941, quando anche gli Stati Uniti d'America diventarono ufficialmente nostri nemici. A quel punto seicentomila civili italiani e italo -americani regolari che si trovavano sul territorio statunitense furono trattati da ostili e per questo sottoposti a coprifuoco, ai controlli della polizia, al sequestro dei beni e alla
I giornali dell'epoca italiani parlavano già degli arresti degli italiani negli U.S.A |
"Il primo a partire- racconta Al (diminutivo di Alfredo)- fu mio padre da Vergemoli. A Vergemoli lavorava nei campi, era il secondo
Il campo di concentramento di Fort Missoula |
La cronaca di quel periodo ci racconta che la polizia nel giro di poco tempo chiuse scuole, giornali, circoli italiani, pizzerie, rosticcerie, tutti luoghi sospettati di essere centri di
I giornali americani cosi dicevano "Gli Italiani hanno colpito. Mussolini è in azione qui" |
"Mia madre -continua Al- non si riprese più, dopo la liberazione la nostalgia per la Garfagnana fu ancora maggiore, pregava giorno e notte che la riportassimo a vivere all'ombra della Pania, non fu mai possibile se non in qualche breve vacanza, ed è il mio più grande dispiacere"
Per capire bene a che livello fosse in America la psicosi anti-italiana è emblematico il fatto successo a Francesco Di Maggio che abitava a San Francisco, era il padre del più famoso giocatore di baseball di tutti i tempi Joe Di Maggio (futuro marito di Marilyn Monroe), mentre lui era negli stadi a infiammare le folle il suo papà era a casa agli arresti domiciliari per il suo cognome italiano...e lui era fra i più fortunati. Niente in confronto a quello che successe a Mario, partito da Barga in giovanissima età, ben presto dimenticò il paese natio, si trovava bene in California, il clima, la gente, la fidanzata appena trovata e un buon lavoro. Tutto bello fino al giorno in cui tornò a casa dopo aver svolto alcune faccende domestiche e lì trovò la polizia ad attenderlo: "Gli chiesero di seguirlo - racconta il nipote- lui gli rispose perchè, la risposta degli agenti fu lapidaria: sei italiano. A mio nonno gli fu poi sequestrato anche il suo peschereccio, strumento principale del suo lavoro. Lavorava infatti come pescatore e forniva pesce alle industrie del settore. Le autorità portuali dichiararono che il suo peschereccio "italiano", così come tutti quelli "italiani" presenti sulle coste californiane potevano essere usati per introdurre nel Paese armi o spie".
A causa di tutto questo l'industria della pesca californiana subì un tracollo vertiginoso, gli italiani pescavano il 90% del pesce locale.
Sempre il nipote di Mario ci narra che la stessa sorte di suo nonno la subirono anche i vicini di casa del quartiere italiano:
"Rimanevo sempre a bocca aperta ed incredulo quando mi diceva che un suo amico paralizzato fu portato via su una sedia a rotelle,
Particolare di Fort Missoula |
Come detto i più fortunati che per qualche motivo agli occhi dell'F.B.I apparivano meno "pericolosi" se la cavavano con forti costrizioni alla libertà personale, come il divieto di allontanarsi oltre i dieci chilometri da casa e con l'obbligo di firma alla stazione di polizia più vicina, per gli altri la destinazione era il campo di concentramento. Ma com'era la vita in questi campi di prigionia?
" Mio nonno Mario fu rinchiuso a Fort Missoula, e diceva che malgrado l'inquietante presenza del filo spinato e delle torri di guardia sorvegliate da soldati armati non si stava poi tanto male, il mangiare non mancava mai e fu ancor meglio quando arrivò nel campo l'equipaggio di una nave da crociera, si arrivò a mangiare perfino bene, tant'è che anche le guardie stanche del rancio
Internati Italiani |
La caccia all'italiano durò fino alla caduta del regime fascista (25 luglio 1943) e cessò definitivamente con l'armistizio di Cassibile (8 settembre '43), ma già quando il presidente americano Roosevelt alla fine del 1942 era in odor di nuove elezioni presidenziali, desideroso di accaparrarsi il sostegno degli italo americani, allentò fortemente le restrizioni per i nostri connazionali sospendendo di fatto ogni imprigionamento.
Gli internati fecero così mestamente ritorno alle loro vite e alla propria casa:
"Molti - afferma ancora Al- dei nostri amici e conoscenti dopo questa brutta esperienza fecero ritorno in Italia e anche in Garfagnana.Un amica della mamma (nata nel paese di San Romano) e tutta la sua famiglia, compresi i tre figli nati negli Stati Uniti furono tutti arrestati ed imprigionati, ottenuta la libertà lavorò giorno e notte per racimolare soldi per tornare con la sua famiglia in Garfagnana. Il suo terrore era che prima o poi sarebbero tornati per catturarli nuovamente. Quando la signora salutò mia mamma per fare ritorno nella Valle del Serchio si congedò con queste parole: -Meglio poveri, ma liberi a casa propria-"
Oggi parlamentari americani di origine italiana lottano perchè vengano perlomeno riconosciute agli emigranti italiani delle scuse ufficiali che mai ci sono state, un bel documentario intitolato "Bella Vista" (n.d.r: l'ironico nome che i prigionieri avevano dato a Fort Missoula)e un libro della studiosa Carol Van Valkenburg
Mappa dei campi di detenzione americani |
Fonte:
- Un ringraziamento particolare a Francis Poli giornalista freelance americano ma di chiare origini lucchesi, per avermi segnalato e messo in contatto con le famiglie sopracitate. L'articolo rivisto e integrato verrà pubblicato negli Stati Uniti sul periodico "Voce Italiana", giornale per italo americani di Washington D.C
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