mercoledì 24 giugno 2015

Sui banchi del regime. La scuola in Garfagnana all'epoca del fascismo

Le attività scolastiche sono ricominciate per la "gioia" infinita di tutti i bambini. Oramai per loro (e anche per noi adulti) le solatie giornate estive cominciano ad essere un ricordo piacevole, l'autunno è alle porte e come è consuetudine la scuola e nuovamente cominciata. La scuola già... per tutti (o quasi)dai nostri genitori, nonni e bisnonni gli anni dell'istruzione hanno voluto dire sacrificio, dedizione e in alcuni (forse molti) casi noia e uggia. Ma però la scuola italiana non è sempre stata uguale nel corso degli anni e si vuole le differenze con i decenni che trascorrevano sono diventate abissali. Infatti, se mi è permesso vorrei consigliare la lettura di questo articolo a qualche bimbo della scuola di oggi, che magari si lamenta di una maestra un po' troppo severa, a mio avviso la lettura di questo modesto pezzo può servire a far comprendere anche a loro l'evoluzione e le differenze fra la scuola di oggi e quella di oltre ottanta anni fa. Questa, comunque sia, è la scuola in Garfagnana nel 1940 in piena era fascista.
Partiamo con il fare due conti spicci e incominciamo con il dire che nei primi anni 20 del '900 l'Italia aveva circa 37 milioni di abitanti e in questo quadro la Garfagnana si presentava come una zona prevalentemente agricola e con un altissimo numero di analfabeti. Dai documenti ancora esistenti nell'Archivio Storico Centrale di Roma risulta che nel 1921 il 25% dei giovani garfagnini fra i 21 e 29 anni non sapeva leggere. Peggio ancora andava per le signorine garfagnine, nella solita fascia d'età la percentuale saliva al 31%,una percentuale a dir poco impressionante, se poi salivamo ancora d'età i numeri aumentavano in maniera vertiginosa. Il fascismo sali al potere nel 1922 e immediatamente l'anno dopo fu attuata la riforma della scuola, la famosa riforma Gentile, definita dallo stesso Mussolini "la più fascista delle riforme" e infatti lo stesso duce in un discorso del 5 settembre 1935,XIII° anno del era fascista puntualizzava:
"Ora poichè nella scuola passano tutti gli italiani è necessario che essa in tutti i suoi gradi sia intonata a quelle che sono oggi le esigenze spirituali, militari ed economiche del paese" 
e così fu, la scuola diventò uno dei luoghi privilegiati dove plasmare il fascista del futuro sotto il motto "Libro e moschetto fascista perfetto". Bambini e bambine garfagnine vennero inquadrati fin dalle elementari in organizzazioni di tipo paramilitare, per
questo nel 1926 venne istituita per i ragazzi l'Opera nazionale Balilla che aveva carattere parascolastico e come detto paramilitare: con essa si intendeva "dare l'assistenza e l'educazione fisica e morale, ai giovani dagli 8 ai 18 anni. Impartire l'educazione religiosa, spirituale e culturale, lo sport, l'educazione militare e professionale. "L'O.N.B" (l'opera nazionale Balilla) fu divisa per età e sesso. I ragazzi furono ripartiti ne i Figli della Lupa (6-8 anni),Balilla (9-10 anni),Balilla moschettiere (11-13 anni) e
Balilla
Avanguardisti (14-18 anni). Le ragazze furono ripartite nelle Figlie della Lupa (6-8 anni),Piccole italiane (9-13 anni) e Giovani italiane (14-17 anni).Natalina di Castelnuovo ricorda:

-La mattina a scuola la prima cosa che si faceva era la preghiera e dopidichè immediatamente si urlava tutti insieme salutando romanamente - W il Duce !!!-.
Ascoltando i ricordi della gentile signora Natalina chiudendo gli occhi sembra di vivere quei momenti:
-Nell'ingresso della scuola c'era una campana appesa alla parete che suonava sia l'entrata che l'uscita. L'entrata suonava due volte poi il portone veniva chiuso e chi arrivava in ritardo doveva tornare a casa senza e senza ma.-
Ogni scuola piccola o grande che fosse doveva obbedire alle direttive che venivano da Roma per quanto riguarda perfino l'arredo stesso, la dotazione infatti prevedeva: il crocifisso, i
ritratti del re e del duce, la bandiera e il bollettino della vittoria della prima guerra mondiale, poi i cartelloni per l'insegnamento, gessetti, lavagne in ardesia e carte geografiche che dovevano servire soprattutto per appuntare con gli spilli l'avanzata dell'esercito italiano in Africa e non poteva mancare nelle scuole più grandi come quelle di Gallicano, Castelnuovo e Barga l'altoparlante collegato alla radio attraverso il quale era possibile ascoltare i discorsi del duce e sempre a proposito di arredamento e dotazioni varie, sempre Natalina ci spiega come andava a scuola
- A scuola mi accompagnava la mamma, a quel tempo non c'erano i pulmini, mi facevo a piedi cinque chilometri ad andare e cinque a tornare. Il banchino era a due posti, il piano era inclinato e sotto c'era l'appoggia piedi, sul piano c'erano due fori dove si metteva il calamaio che conteneva l'inchiostro. Com'era il mio astuccio !? Il mio astuccio era una scatolina di legno con un coperchio che scorreva dentro delle guide e ci tenevo la penna che era un'asticciola di legno dove inserivo i pennini, un lapis e una gomma e siccome la gomma cancellava male e lasciava segni sul quaderno prendevamo allora della mollica di pane ci facevamo una pallina e con quella potevamo cancellare meglio il lapis.-
Non si usavano zainetti, ma borse di tela o di pelle, a seconda delle possibilità delle famiglie, oppure si tenevano legati i libri con un elastico. Per la gioia di tutti i bambini e nonostante che si
Libro di testo II
ELEMENTARE
pensi il contrario i giorni di festa durante l'anno scolastico erano molti di più che di adesso, infatti oltre a quelli che conosciamo oggi, esistevano tutta un'altra serie di feste legate indissolubilmente alla Patria: il 28 ottobre (anniversario della Marcia su Roma), il 4 novembre(anniversario della vittoria della I guerra mondiale), l'11 novembre (il compleanno del re Vittorio Emanuele III),l'8 gennaio (compleanno della Regina Elena), 23 marzo (fondazione dei fasci di combattimento),21 aprile (compleanno di Roma e festa del lavoro),7 maggio (festa dell'Impero),24 maggio (entrata in guerra dell'Italia).Altri giorni di vacanza previsti erano: San Giuseppe (19 marzo), l’Ascensione, il Corpus Domini, San Pietro e Paolo, insomma era una pacchia per chi se la poteva permettere, perchè festa a scuola non voleva quasi mai dire festa a casa. Carolina di Gallicano ricorda che:

- Appena finita la scuola la prima cosa che dovevo fare era mangiare  e poi subito di corsa dal babbo, dovevo aiutare nei campi, "governare" le bestie e guardare i miei fratelli più piccoli e...anche quelli più grandi, quando mi rimaneva tempo e se mi rimaneva facevo i compiti, gli unici giorni di festa piena erano tutte le feste religiose, per le altre se non si andava a scuola si lavorava a casa...Preferivo andare a scuola-
Croce e delizia erano (e sono) le pagelle: italiano, matematica, storia, ma nel 1940 oltre alle classiche materie dovevamo aggiungerci: disegno e bella scrittura, ortografia cultura fascista, lavori donneschi (per le femmine) e manuali (per i maschi), igiene e cura della persona. Come abbiamo visto era tutto incentrato sul duce e il fascismo, perfino la declinazione dei verbi era incentrata su questo culto della persona, da dei libri di testo si legge:"io amo Benito Mussolini, tu ami Benito Mussolini, egli ama Benito Mussolini, noi amiamo Benito Mussolini , voi amate Benito Mussolini..." e così via. E i problemi matematici???? Leggete un po'questi, tratti da dei quaderni di una III elementare di Gallicano nel 1940: 
1) Diciotto Balilla partecipano ad una gita scolastica: se tutti pagassero, la quota di ciascuno sarebbe di lire 17,50. Siccome pagano soltanto 15 Balilla, quanto paga ciascuno di essi?
2) La corazzata «Vittorio Veneto» è armata con 9 grossi cannoni, con 12 di medio calibro, 12 di piccolo calibro e 20 mitragliere. Quante armi sono pronte sulla possente nave? 
Infine voglio chiudere con una bellissima testimonianza della signora Lidia che al tempo frequentò le elementari anche lei a Gallicano. Una testimonianza struggente che non lascia spazio alla parole, ma a una profonda riflessione:
-Ho frequentato la scuola dal 1933 al 1937-38. A causa di una malattia, non ho potuto finire la quinta. Non ricordo con piacere il periodo scolastico perché le maestre picchiavano. Mi ricordo che partivo da casa con un grembiule nero (o con la divisa quando c’era ginnastica, come dettavano le leggi fasciste) e percorrevo i due chilometri che separavano la mia casa dalla scuola a piedi.
A scuola mi aspettavano le maestre e poche materie: italiano, storia, geografia, scienze e matematica, ma per me erano anche troppe. Mi ricordo che i compiti erano molti, ma non li facevo perché andavo a lavorare nei campi. I miei genitori criticavano la scuola, perché non lasciava lavorare i figli in campagna e quindi
Una scolaresca femminile negli anni 40
la terza da destra è la mia mamma
dovevano lavorare di più loro. Io considero la scuola di oggi migliore della mia perché si impara di più e le maestre non picchiano. Il momento più bello della giornata era l’intervallo.
Io, della mia vita scolastica ricordo un episodio molto spiacevole che mi ha fatto vergognare di fronte ai compagni. Il primo giorno mi recai a scuola con una cartella di tela che mia mamma aveva ricavato, visto che non c’erano soldi, dal fondo di un sacco per il frumento. Arrivata a scuola, l’appoggiai sulla sedia, ma appena la maestra la vide, la prese, la svuotò e la buttò dalla finestra, rimproverandomi e dicendomi che non si poteva venire a scuola con una cartella simile.-
Così era sui banchi del regime...

mercoledì 17 giugno 2015

Un viaggio nella storia e nella natura del Parco dell'Orecchiella,meraviglia della Garfagnana


Abbiamo in Italia fra i parchi nazionali più belli in assoluto, ci vengono invidiati da tutto il mondo, come non ricordare il Parco Nazionale del Gran Paradiso, o perchè no quello della Stelvio, senza dimenticarsi quello d'Abruzzo, insomma per non fare torto a nessuno i parchi nazionali in Italia sono ben 24 e tutti fanno parte dell' E.U.A.P ovvero dell'elenco ufficiale delle aree naturali protette, che è un elenco stilato e periodicamente aggiornato dal Ministero dell'ambiente.Pensiamo bene che questi parchi coprono una superficie di 1.500.000 ettari pari al 6% del territorio nazionale e in tutto questo ben di Dio che la natura ci ha offerto come non poteva finirci anche la Garfagnana? Forse pochi lo sanno ma un parco
Il Parco dell'Orecchiella 
(foto trattada "Fabrizio diario")
nazionale nel vero senso della parola l'abbiamo in casa, ovvero il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano istituito con Decreto del Presidente della Repubblica (Carlo Azeglio Ciampi) in data 21 maggio 2001.Il suo territorio si estende per oltre 22.000 ettari lungo la dorsale appenninica interessando le province di Massa-Carrara,Lucca,Reggio Emilia e Parma. In Garfagnana tocca i comuni di Giuncugnano,San Romano e Villa Collemandina e all'interno di questo parco c'è uno dei gioielli più belli di tutti,una riserva naturale statale tutta garfagnina:oggi racconterò la storia del Parco dell' Orecchiella.

Anche i parchi hanno la sua storia che merita di essere narrata, non sarà fatta di guerre o di conquiste, ma cosa ancor più importante è una storia che fonda le sue radici nella salvaguardia del territorio.La riserva dell'Orecchiella è un'area naturale protetta dal Corpo Forestale di Stato, si estende a forma di rombo nei territori comunali di Piazza al Serchio,San Romano,Sillano e Villa Collemandina su una superficie di 52 Km quadrati e al suo interno vi è il monte più alto di tutta la Toscana,il monte Prado (2054 metri).Questo parco nacque con l'intento di salvaguardare e conservare un luogo di grande valore naturalistico. In effetti una volta queste terre da un punto di vista ambientale erano in un profondo degrado,ogni metro quadro di questi terreni era maltrattato a più non posso.Conclusa la prima guerra mondiale le condizioni socio-economiche di queste zone (e come nel resto della Garfagnana) erano a dir poco critiche. La crisi dell'agricoltura arrivò nei posti più estremi della Garfagnana e portò ad un estrema povertà, i paesi si spopolavano,la gente emigrava per cercare fortuna altrove e il territorio di conseguenza andava alla malora,nessuno coltivava più,le selve erano abbandonate a se stesse e pur di mangiare si
Il Centro visitatori
(foto tratta dal blog "Una montagna di foto)
uccideva qualsiasi animale muovesse foglia, con gli anni a seguire ci fu una ripartenza,la gente si riprese dalle brutture della guerra però si presentò il problema opposto.Le persone erano tornate a lavorare nei boschi e in quel periodo il territorio subì un abuso delle sue risorse naturali,in particolare nei ripetuti e troppo abbondanti tagli alla vegetazione dovuti sopratutto all'attività dei carbonai.Possiamo infatti ancora oggi vedere molte carbonaie in disuso per i boschi della Garfagnana,capita infatti di trovare delle piazzole pianeggianti senza alberi.Queste strutture erano tipiche delle faggete situate spesso nei luoghi più remoti dai quali risultava difficile trasportare il legname e si produceva quindi il carbone vegetale più leggero e facile da trasportare,ma non solo, gli eccessivi pascoli contribuirono allo sfruttamento sfrenato del terreno,soggetto sempre di più a smottamenti e frane,insomma oggi come allora la difficile gestione dei sottili equilibri fra uomo e natura veniva fuori con tutta la sua 
prepotenza.Per questo che nel 1927 il Regio Distretto Forestale di Lucca presentò un progetto per la ricostruzione e riqualificazione del suolo.Nel 1936 partirono i primi rimboschimenti e dopo la seconda guerra mondiale,nei primi anni 50 il progetto continuò anche sotto la nascente Repubblica.La "Forestale" da quel momento fece sentire ancor di più la sua presenza e portò due sostanziali novità:il ripopolamento della fauna e provò ad incentivare lo sviluppo turistico nuovo motore trainante del nascente boom economico italiano. Il  Parco dell'Orecchiella quindi vide così la
Il lago
luce nel 1960, in maniera se mi si permette quasi "abusiva", tant'è che mancava una vera e propria legge istitutiva (che arriverà con
"calma" nel 1980),nonostante tutto fu creato su richiesta degli abitanti stessi di queste zone in collaborazione con il Corpo Forestale. Fra l'altro l' Orecchiella risultò con un alta concentrazione di siti preistorici(e così anche oggi),tanto da essere segnalata come "unicum" in Toscana,le prime presenze dell'uomo in queste zone risalgono addirittura a 10.000 anni fa,a quel periodo risalgono le officine "litiche"(n.d.r:l'insieme degli oggetti fabbricati dall'uomo come utensili e armi) per la lavorazione della selce rinvenute in località Casini di Corte e la Greppia, per non parlare poi della recentissima scoperta fatta sulla Pania di Corfino di un'antico e rarissimo gioiello (per la scoperta leggi http://paolomarzi.blogspot.it/2014/12/eccezionale-scoperta-sulla-pania-di.html).Oggi il vero padrone di tutta questa meraviglia è tornata ad essere la Natura. Un centro visitatori accoglie i turisti che potranno ammirare il museo dei rapaci e quello naturalistico, un meraviglioso giardino di montagna ed un orto botanico, ma i veri protagonisti restano gli animali:cervi,mufloni,caprioli,cinghiali, puzzole e scoiattoli e se si ha fortuna si possono anche ammirare gli uccelli
Un orso dell' Orecchiella
che sovrastano questi cieli:la ghiandaia,la cinciallegra,il picchio o anche la poiana,il gheppio e il falco fino ad arrivare a lei: l'aquila reale.Vera attrazione del parco sia per grandi e per bambini sono gli orsi,diventati a buon ragione simbolo di questo meraviglioso parco.

Tutto questo in Garfagnana...

mercoledì 10 giugno 2015

Lo strego, la macabra storia di un essere tutto garfagnino

"...Di notte si appollaiano gli streghi, si mettono li sopra ad aspettare gli uomini, neri come come corvi.Se ti dovessero domandare: per chi è la notte? Rispondigli:per te,per me,per tutti quelli che camminano nella notte, solo così ti lasciano passare,solo così non diventi uno di loro"
Gli Streghi di Giacomo Agnetti opera propria
C'è una cosa fra le tante che delimita il confine fra l'antica civiltà contadina e la modernità:questa cosa è il buio.Oggi in qualsiasi momento, anche solamente con un display di un telefonino possiamo rischiarare le tenebre e ci rendiamo conto come nella nostra vita il buio,quello vero,sia scomparso. Si, perchè certe storie e certe credenze nascevano nel buio e nel silenzio della Garfagnana e quando il buio avanzava come una pesante coltre dai crinali degli Appennini e dalle Panie,c'è chi giurava di vedere interminabili processioni di lumi fiochi salire e scendere in silenzio lungo i crinali delle montagne:
"All'Alpe, questo me lo ricordo io, queste donne all'Alpe dovevano ballare sicchè aspettavano i suonatori...che dovevano venire questi suonatori...poi c'avevano i fidanzati,insomma dovevano venire.Guardavamo ogni momento se dovevano venire,allora qualcuno disse - Oh, vengono adesso! Vedo laggiù una fila di lumi,vengono adesso!- Ma allora ce li hanno davvero i lumi?...Allora andammo in cima al collettino, che dovevano passare di li sotto...una fila...una fila...una fila...non finiva mai: erano gli streghi. Allora la mia mamma si levò la corona del rosario e me la mise al collo e poi dopo andammo...ci rinchiudemmo dentro, non riuscimmo neanche fuori...e c'era un noce li sopra e andarono a ballare li. Ballavano li sopra, con i suoi lumi che c'avevano...i lumi erano bracci,non erano mica lumi, i bracci facevano lume...Successe quella sera li sola, poi non l'abbiamo mica più visti noialtri...Gli streghi li ho visti quella volta li sola,io...non parlavano zitti e mosca, e tutto un vestito tutto scuro"
Il noce l'albero degli streghi
Questi erano i racconti che gli anziani della Garfagnana narravano durante le veglie nei metati e raccontavano di questi esseri sovrannaturali:gli streghi. Lo strego come ci dice il professor Guidi nella sua analisi (tratta dal libro "Gli streghi,le streghe...") è un personaggio maschio della tradizione popolare garfagnina e a differenza delle streghe e stregoni classici dediti alla stregoneria e volti a procurare il male ad altri,lo strego sembra avere un atteggiamento più ambiguo,in quanto di norma si disinteressa degli esseri umani preferendo riunirsi in gruppo per svolgere cerimonie dedite al diavolo e anche al contatto con l'aldilà, si diceva che fosse capace di fare incantesimi,magie,per cui poteva parlare con i morti e farli tornare in vita,trasformarsi in animale e curare con unguenti.Non era difficile infatti nei tempi andati incontrare anziani che gli streghi li avevano incontrati da vicino, magari proprio nell'ora dell'ordinotte (n.d.r:il rintocco della campana che suona l'Ave Maria la sera),si diceva che i loro volti rimanevano nell'ombra, si intuivano solamente delle possenti figure appena accennate da queste fioche luci.Una diffusa credenza raccomandava di tirare diritto, di fare finta di niente, non si doveva mai per nessuna ragione accettare uno dei loro lumi per rischiarare la via,alla prime luci dell'alba si sarebbe trasformato in un osso di morto.Meno che mai bisognava seguirli nei loro cortei, si correva il rischio di scomparire, morire o anche diventare pazzi, tutto questo perchè queste cerimonie avevano a che fare con i morti e conoscere o anche solo sfiorare i misteri della morte era un'esperienza da cui nessun essere vivente poteva tornare indietro. Come nella più classica delle tradizioni l'albero del noce era quello dove si radunavano gli streghi,non è chiaro proprio perchè il noce, ma si pensa che questo albero tende a crescere isolato, facendo il vuoto attorno e che le sue foglie per alcuni animali siano tossiche,quindi poteva succedere che passando davanti a questi alberi di sentire il richiamo di una civetta, durante il tramonto non è un fatto straordinario,ma se questo richiamo è insistito vuol dire che in quel momento è in corso un sabba di streghi che si sono trasformati in uccelli notturni,più inquietante sarebbe notare che i rami di tale albero si muovono senza il ben che minimo soffio di vento, in quel caso gli streghi non sono sul noce ma bensì un tutt'uno con  il noce stesso, in quell'occasione conficcando un pugnale nella pianta gli streghi rimangono imprigionati nel tronco, così non potranno fare ritorno nel loro corpo e nella loro casa,infatti il potere del metallo contro gli spiriti si unisce alla forma del pugnale che ricorda la croce di Cristo, è bene fra l'altro chiarire un importante concetto, di giorno questi streghi erano uomini normali che svolgevano la consueta vita quotidiana e allora come capire se il marito,il figlio o l'amico sia strego o meno? Ad esempio se di notte veniva trovato esanime,sprofondato nel sonno da cui era quasi impossibile svegliarlo era segno che la sua anima era in giro per dei ritrovi con altri streghi e che non
Gramolazzo (canale della Gattaia)
 1930:da queste capanne con il tetto
 di paglia e nei racconti
 a veglio nascevano i racconti sugli streghi
(foto collezione Fioravanti)
avrebbe quindi fatto ritorno prima dell'alba. Un'altra maniera indiretta ci arriva da altre testimonianze in tal senso e ci dice che è da tenere d'occhio colui che viene infastidito da un gatto particolarmente nervoso o sennò la persona che viene richiamata ossessivamente da una civetta. Parliamo però adesso di come ci si può proteggere e chiariamo il fatto che streghi si nasce e per nascerci bisognava venire alla luce intorno a San Giovanni (cioè fra il 24 e il 26 giugno) e difatti le mamme per proteggere i loro figli nati in quei giorni mettevano della cera nelle orecchie dei piccoli, si credeva così  che non sentissero i richiami degli streghi.Erano destinati a diventare streghi anche coloro che nascevano con la "camicia", cioè avvolti nell'amnio. Per scongiurare questi diabolici esseri o meglio per allontanarli dal raccolto della castagne esisteva anche un'antichissima tradizione contadina meglio conosciuta come "Maconeccio" di cui si hanno notizie già dal lontano 1671 e Anselmo Micotti nel suo "Descrizione cronologica della Garfagnana" a proposito di questo ci dice:

"In questa terra anch'oggi conservano un'usanza molto strana.Ogn'anno la notte di San Michele di settembre gli huomini vanno fuori alla campagna e come essi dicono a cacciare gli streghi,suonando campane,tamburi e scaricando archibugi e facendo altri strepiti,gridando ad alta voce: -Maconeccio,maconeccio- parole cred'io barbare, e credono in questo modo di assicurare la raccolta delle castagne dalle stregharie"
 Il Maconeccio era una cerimonia molto importante.Il nome è composto da "maco" che per alcuni significa abbondanza e da "neccio" cioè farina di castagne.La sera di San Michele (il 29 settembre) la gente dei paesi si riuniva nelle piazze, ognuno prendeva "un mannello"(n.d.r:un fascio) di paglia incendiato e iniziava una sorta di processione profana per le vie e per i castagneti vicini che si concludeva poi con un grande falò nella piazza di partenza. Si gridava e si suonavano pure strumenti musicali e si ripetevano formule e litanie di rito per allontanare gli streghi dai raccolti di castagne, fondamentale sostegno per tutta la Garfagnana. Addirittura questa usanza durò fino agli anni precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale e poi finì e in realtà oggi gli streghi sono spariti perchè il buio di cui accennavo all'inizio del racconto non esiste più e senza dubbio e secondo gli anziani garfagnini gli streghi sono spariti da quando c'è la luce elettrica...

mercoledì 3 giugno 2015

Le antiche strade garfagnine:La millenaria Via Francigena,una strada che cambiò il nostro modo di vivere

Mille anni fa e nei secoli successivi le vacanze non esistevano, anzi non erano proprio minimamente pensate e ci si spostava da casa per due motivi sostanziali considerati fondamentali per l'esistenza terrena e spirituale dell'uomo:per combattere le guerre o per fare pellegrinaggi. Una delle più importanti strade di pellegrinaggi passava anche dalla bella Garfagnana. Questa strada diventerà presto conosciuta a molti come la Via Francigena. La Francigena era una "selva" di strade,viuzze e di sentieri spesso paralleli,confusi, uniti e scissi dallo scorrere del tempo, in pratica qui vi si riversava un fiume di passione e di fede che trovava il suo passaggio anche in Garfagnana e nei suoi "hospitali".La Francigena o Franchigena, Francisca o Romea, come detto fa parte di un fascio di vie che conducevano dall'Europa centrale a Roma per fare pellegrinaggio e visita alla tomba dell' apostolo Pietro.Era nel medioevo una delle tre "peregrinationes maiores" insieme alla Terra Santa e a Santiago de Compostela.Per questo che l'Italia era percorsa da pellegrini di ogni sorta,molti si fermavano a Roma ma molti avrebbero poi proseguito fino al porto di Brindisi dove c'era l'imbarco per la Terra Santa.Nella maggior parte dei casi i
Le antiche direttrice della Framcigena
pellegrini seguivano le vecchie strade consolari costruite dagli antichi romani.Sopratutto i pellegrini,  provenienti dalla terra dei Franchi (la Francia), in età post carolingia cominciarono a passare le Alpi ed entrare in Italia in Val di Susa attraverso il colle del Moncenisio o del Monginevro, per questo motivo che il nome di questa strada fu "Francigena", cioè strada proveniente dalla Terra dei 
Franchi. Le notizie scritte più antiche della Via Francigena risalgono al 990 d.C, da una relazione dettagliatissima fatta da Sigerico arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma. L'arcivescovo inglese descrive 79 tappe del suo viaggio annotandole in un diario. Il testo originale della cronaca annota numerandole queste tappe toscane a noi vicine: 

"XXV Forcri, (oggi Porcari),XVI Luca, (oggi Lucca), XXVII Campmaior, (oggi Camaiore).XXX Aguilla, (oggi Aulla),XXXI Puntremel, oggi Pontremoli)"
Quindi si deduce che i primi itinerari scansavano la Garfagnana. Ma come ben detto e com'è importante sottolineare la Francigena non era propriamente una strada, ma piuttosto un fascio di vie, un sistema viario con molte alternative.Una di queste vie alternative al tracciato di Sigerico era appunto in Garfagnana,una direttrice del pellegrinaggio che portava in Pianura Padana e da qui su una delle varianti che conducevano nella Val di Taro (Parma), che scendeva poi in Lunigiana attraverso il Passo di Tea e in alternativa valicava il passo di San Pellegrino da Modena,dal quale fin dalla metà del 700 d.C salivano i pellegrini padani per giungere in Garfagnana .La via Francigena che passava in Garfagnana con il tempo prese sempre più importanza, per tre motivi:il primo perchè "saltava" tutta la costa
evitando così il pericolo di essere contagiati da febbri malariche derivanti dalle zone paludose vicine al mare, il secondo permetteva di evitare attacchi e saccheggi da parte di pirati ottomani che infestavano la costa in quel periodo e poi perchè questa garfagnina era la strada più breve per raggiungere tranquillamente Lucca ed andare a venerare anche il Volto Santo che si pensava nel medioevo rappresentasse il volto reale di Cristo. Attualmente infatti il tratto della variante "Francigena di Garfagnana" è chiamata "la Via del Volto Santo". Ogni paese in Garfagnana si trascina dietro di se il segno millenario di stirpi di "romei" diretti da San Pietro in Roma per il pellegrinaggio della vita,un interminabile impeto di fervore religioso che passava dai valici appenninici, collanti tra Lunigiana e Garfagnana,poi continuava negli "Hospitali" di San Michele,le Verrucole, oppure nel convento della Sambuca,procedendo sempre da nord si trovavano ben quattro spedali dipendenti dalla pieve di Fosciana (l’Hospitale S.Peregrini, L’Hospitale S. Reguli de Monteperpori, l’Hospitale S. Bartholomei de Saltello e l’Hospitale S. Marie de Buiti),da non dimenticare inoltre  Lo spedale “de Ysola Sancta” che era dipendente della pieve di Careggine, poi a Castelnuovo, Barga,il piccolo convento di San Bernardino (Mologno), due spedali erano anche nel plebanato di Gallicano (“Hospitale S. Concordii de Colle Ascinario e l’Hospitale de Garilliano”), tre nel plebanato di Loppia (l’Hospitale Pontis Populi, l’Hospitale de Calavurna” e la “Domus infectorum de Strignano”e infine l'antico monastero di Borgo a Mozzano. Sono molti quindi i luoghi che la storia ricorda come ospizi dove i pellegrini trovano conforto e preghiera oltre che un piatto caldo e un giaciglio accettabile. Anche gli ingegneri dovettero risolvere il fatto di agevolare il flusso di queste peregrinazioni in
Il Ponte di San Michele
Garfagnana,ed ecco che proprio in questo periodo nascono quei meravigliosi ponti a "gobba d'asino" che dovevano collegare le sponde di impetuosi fiumi e torrenti.Bellissimi sono i ponti di San Michele,di Pontecosi, Castelnuovo,Loppia. Lungo le strade il "romeo" diretto a Lucca incontrava decine di "mestaine" a cui affidare in preghiera la propria anima in viaggi così lunghi e pericolosi(per l'argomento leggi http://paolomarzi.blogspot.ii/un-patrimonio-artistico-.html).Curiosità delle curiosità mi piace evidenziare che proprio nel medioevo e proprio perchè eravamo una rotta della Francigena che abbiamo oggi in Garfagnana i nostri mercati settimanali.Segni di grandi passaggi sorti nel tempo,i mercati di Piazza al Serchio,Castelnuovo,Gallicano,Barga furono regolati rigidamente dai governi locali perchè ogni località un giorno alla settimana alternativamente potesse godere di scambi commerciali con i pellegrini che giungevano da ogni dove in Garfagnana, un vero momento di unione fra valligiani e forestieri,per cui si decise
Il Ponte di... Pomtecosi 
(foto di Mariani Pasquale)
il giorno settimanale che ogni paese potesse mettere in mostra le sue merci(mercoledì Gallicano,giovedì Castelnuovo e così via...).A

partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata "Itinerario Culturale del Consiglio d' Europa" assumendo alla pari del Cammino di Santiago dei Compostela una dignità sovranazionale. Tutti gli anni inoltre viene ripercorsa questa storica strada con una bella "passeggiata" da San Pellegrino
in Alpe a Gallicano. Un bel percorso attraverso la millenaria storia di una Garfagnana dai mille volti.