lunedì 30 marzo 2015

La povertà in Garfagnana.Quando per il 50° compleanno del principe vennero distribuite mille porzioni di pane bianco...

Oggi certi alimenti che vediamo sulla nostra tavola siamo abituati a vederli e sopratutto a mangiarli tutti i giorni e non pensiamo che forse una volta erano considerati delle cose uniche,dei cibi esclusivi che si potevano permettere di mangiare solo i grandi signori.Ad esempio cosa c'è di più classico e normale di una pagnotta di pane bianco? Una volta in Garfagnana non era normale mangiare pane bianco, anzi...Oggi vi voglio raccontare una storia curiosa che spero possa far meditare (nonostante tutto) sulla nostra condizione sociale attuale e inoltre attraverso questo racconto vorrei inoltrarmi nella miseria della povera gente garfagnina di allora. 
Tante furono le iniziative promosse dai regnanti nei secoli andati in occasioni di grandi eventi, di ricorrenze reali quali matrimoni,compleanni e quant'altro.Usava particolarmente in queste ricorrenze la distribuzione di pane bianco ai poveri.Lo scopo di tanta magnanimità era però chiaramente subdolo, si voleva in tal maniera ingraziarsi il popolo e apparire benevoli agli occhi del mondo, quindi la distribuzione doveva esser fatta pubblicamente e con più risonanza possibile.Maestri di tale pratica furono sicuramente a inizio 800 i "munifici principi napoleonici", i quali avevano creato un apposito ufficio di beneficenza. Di queste elargizioni occasionali beneficiarono più volte anche i poveri di Garfagnana, quando la Garfagnana per volere di Napoleone fu unita al Principato di Lucca e Piombino nel 1806.Il pane, anche se per molti può sembrare impossibile, raramente faceva parte della dieta dei garfagnini.Nemmeno i contadini,che in qualche zona pianeggiante della Garfagnana producevano grano in buone quantità avevano sempre la possibilità di imbandire la tavola con questa prelibatezza poichè
Segnato in arancione il Principato
  napoleonico di Lucca e Piombino
di cui la Garfagnana fece parte
 dal 1806 al 1814
vendevano buona parte (quasi tutto)del loro raccolto per comprare scarpe e vestiti,soltanto nella mensa dei signori era presente quello che oggi si potrebbe chiamare senza esitazione un bene di lusso.In compenso i mezzadri avevano la possibilità di sfornare il pane cosiddetto "nero",di segale, mentre i "poveracci"dovevano impastare tutto quello che gli capitava a tiro:miglio,panico,veccia,ghiande,patate,scarzella,farro,orzo...
erano gli ingredienti più usati dai nullatenenti,specialmente nei periodi di scarso raccolto. A dimostrazione di ciò nel 1833 Carlo de Stefani (geologo e studioso che operò in Garfagnana) ebbe a scrivere:
"Intanto i poveri del comune vanno a cercare le spighe sfuggite dalle mani dei mietitori"
Felice Baciocchi il principe e
 cognato di Napoleone
e la sorella Elisa che ressero
 le sorti della Garfagnana per 8 anni
Quindi è facile immaginare in questa situazione di indigenza che era la nostra valle con quanta ansia la folta schiera di malnutriti aspettava i grandi eventi e i compleanni dei regnanti.Tra questi attesi avvenimenti è ben documentato nell'archivio storico di Castelnuovo Garfagnana il cinquantesimo compleanno del principe Felice Baciocchi,cognato di Napoleone Bonaparte,nonchè marito della sua augusta sorella Elisa,nel cui programma dei festeggiamenti vi era un articolo che autorizzava il presidente dell'Ufficio di Beneficenza a sfornare mille razioni di pane bianco per i poveri della Garfagnana:
"Le rimetto un esemplare del Programma concernente le feste da farsi per solennizzare il giorno
anniversario di nascita, e di nome di S. A.l’Augusto nostro Sovrano. Ella si compiacerà prendere per tempo le opportune misure, perché l’Ufficio di Beneficenza provveda al riparto delle razioni di pane accordate dall'articolo 4 del programma stesso ai Poveri di tutte le
Comuni, e Sezioni del Circondario, procurando che liSignori siano avvertiti del numero delle razioni,che debbono far fare, e distribuire rispettivamente...".
Ma come fare a selezionare gli aventi diritto a tale beneficenza? Questo compito era affidato ai parroci dei vari paesi che meglio conoscevano le varie miserie dei loro fedeli, ma la situazione era però talmente critica che il numero dei"veri poveri" superava di gran lunga le quote di pane assegnate. Stabilire il "grado di povertà" in una terra di povera gente era veramente difficile essendoci famiglie che piangevano miseria a pancia piena ed altre che per riserbo e dignità non se la sentivano di spandere i loro problemi a destra e a manca. Di solito i principali criteri di selezione che adottavano i parroci erano fondamentalmente quattro: la disoccupazione,l'elevato numero di figli, seguite poi dalle lunghe malattie e dalle invalidità permanenti. Tutto questo pensate un po' per una libbra castelnuovese  (equivalente a circa tre etti e mezzo)di pane per ogni persona selezionata (per le unità di misura garfagnine vedi:http://paolomarzi.blogspot.it/le-unita-di-misura-garfagnine).Detto questo l'Ufficio di Beneficenza di Castelnuovo arrivate le "quote pane" dai preti così suddivise le porzioni nei 17 comuni del circondario:
"Camporgiano n. 50, Careggine 43, Castelnuovo 166, Castiglione 71, Fosciandora 37, Gallicano 43, Giuncugnano 46, Minucciano 46, Molazzana 62, Piazza al Serchio 50, Pieve Fosciana 59, San Romano 43, Sillano 53, Trassilico 81, Vagli Sotto 57, Vergemoli 40, Villa Collemandina 53."
Furono cotti così 500 pani da due libbre castelnuovesi (circa sette etti) che furono tagliati a metà e consegnati alla popolazione la mattina del 18 maggio 1813 non appena finite le celebrazioni religiose indette per il compleanno del principe.
Poveri contadini garfagnini

Castelnuovo per accontentare veramente tutti i suoi poveri le sue porzioni di pane bianco furono ulteriormente divise:le sue 166 porzioni di pane diventarono così 227, avendo tra i suoi abitanti per la maggior parte manovali e braccianti:gli altri paesi avevano meno esigenze, essendo la loro economia prevalentemente contadina. Tant'è che questi contadini non erano nemmeno contati nelle liste di povertà perchè benchè mangiando poco o tanto bene o male mangiavano tutti i giorni. I festeggiamenti si svolsero a Castelnuovo in un gran tripudio, il consigliere del principe intervenuto riferì a sua maestà di:
"Aver più volte sentito il popolo gridare in coro e con grande entusiasmo il nome del generoso Sovrano"
Mentre ai sudditi acclamanti, che già avevano digerito le scarse razioni gratuite, non restava che sperare nei futuri compleanni
e magari nella nascita di qualche principino, per assaporare ancora il prelibato cibo.

lunedì 23 marzo 2015

Era il 1916,la prima acqua minerale in bottiglia di tutta la Garfagnana:"L'Acqua Minerale Naturale di Gallicano".Ecco la sua tormentata storia

La magnifica etichetta del 1916 dell'
"Acqua Minerale Naturale di Gallicano"
Sono ben 514 etichette diverse,secondo altri fonti addirittura 608.Basta dare uno sguardo nei supermercati nel reparto acque minerali per rendersi conto di questi numeri.In Italia consumiamo pro capite ben 194 litri annui di acqua minerale in bottiglia (dato del 2006), siamo così i primi al mondo per consumo.Secondo dati disponibili del 2014 il volume di affari nel nostro paese  è valutato in circa 2,3 miliardi di euro,numeri sorprendenti ed inimmaginabili, addirittura si contano secondo una stima di Legambiente l'uso di ben 6 miliardi di bottiglie da 1,5 litri pari ad un impiego di 450 mila tonnellate di petrolio.Ma perchè vi faccio tutto questo bel discorso? Cosa c'entra tutto questo con la nostra Garfagnana? C'era un paese nella nostra valle che prima di tutti aveva annusato l'affare,questo paese era Gallicano,che fu il primo paese in tutta la Garfagnana a commercializzare le sue acque minerali, una vera novità che spingeva Gallicano al passo con i tempi, insieme ad un'Italia di inizio 1900 che cercava di cambiare la sua natura lavorativa da nazione agricola in industriale. In località Ponte alla Villa a Gallicano in passato: 
 "...si erano notate delle sorgenti minerali che andavano perdendosi nelle acque del torrente Turrite..."
Gallicano,lo stabilimento
 delle acque minerali.
In rosso l'edificio esagonale dove
veniva imbottigliata
 l'acqua(foto tratta da "Gallicano
in Garfagnana"
di Daniele Saisi)
In questa zona, da notizie di archivio di fine 1800 risulta che ci fosse un "Balneo" comunale chiamato appunto il "bagno di Ponte alla Villa",sappiamo tutti che all'epoca il bagno in casa era un lontano miraggio e allora vi erano a disposizione gratuita della popolazione questi bagni pubblici dove ci si poteva tranquillamente andare a lavare in grandi vasche.Da diverso tempo in paese però si parlava dei benefici straordinari che apportava quest'acqua, si vociferava addirittura di guarigioni miracolose e chissà di quali altri prodigi,ma sappiamo come sono le voci di paese, con il passaparola il sassolino diventa un masso, comunque sia qualcuno volle vederci chiaro e nel lontano 1903 si decise di far analizzare queste acque.I risultati furono sorprendenti, tali acque avevano una notevole mineralizzazione e si evinceva inoltre che:
"L'acqua della sorgente principale è di sapore amarognolo e ha la temperatura di 23°C"

Successive e più minuziose analisi decretarono definitivamente che le ottime condizioni geologiche,l'abbondanza,l'esame batteriologico che risultò puro dimostrarono che quest'acqua era utile in molte patologie in particolar modo nelle gastropatie, inoltre furono scoperti addirittura altri cinque punti di sorgenti nel paese, ma la più importante era proprio quella di Ponte alla Villa.Quale miglior occasione allora di commercializzare le acque di Gallicano? Nel 1916 incominciarono i lavori per la costruzione di un chiosco esagonale (di notevole fattura architettonica) adibito all'imbottigliamento dell'acqua e di fatto così la vendita partì.Ecco cosa si legge dello stabilimento di Gallicano in un libro del 1916 di Giuseppe Scipione Vinaj e di Rodolfo
Il progetto poi realizzato
del chiosco ottagonale
per l'imbottigliamento
(foto tratta da "Gallicano
 in Garfagnana
di Daniele Saisi)
Pinali intitolato "Le acque minerali e gli stabilimenti termali, idropinici ed idroterapici d'Italia":
"Lo stabilimento aperto dalla primavera all'autunno,possiede un locale per le bibite ed ha un comparto per la confezione delle bottiglie destinato all'esportazione, con locale di sterilizzazione dei vetri, di imbottigliamento, di spedizione, ecc.Gallicano dista solo pochi chilometri dalla stazione ferroviaria (previo attraversamento del fiume Serchio) questo facilita in modo assoluto l'esportazione delle ottime acque per nuovi lidi e tutte le più scrupolose misure igieniche vengono usate per questo scopo.Notevoli lavori si stanno intraprendendo per dare un utilizzo maggiore allo sviluppo delle importanti sorgenti del Gallicano"

Ma purtroppo così non fu, la produzione e l'imbottigliamento dell'acqua di Gallicano non si sviluppò. I motivi che portarono ad una rapida ascesa e a una altrettanta rapida discesa rimango ancora oggi un mistero. Si possono ipotizzare alcune teorie,  prima fra tutte la difficile commercializzazione.Chi era perlomeno in Garfagnana nel 1916 che si poteva permettere di comprare l'acqua in bottiglia? Quando i nostri nonni la andavano a prendere alle molteplici fontane sparse nei paesi? O sennò i costi di trasporto.Data la nostra problematica collocazione geografica trasportare via treno l'acqua da vendere in città aveva dei costi enormi e poi si dice anche della concorrenza di altre stazioni termali più importanti, si narra inoltre di storie tragiche e misteriose dopo la chiusura degli stabilimenti di Ponte alla Villa che non starò qui a raccontare perchè non supportati tali fatti da prove sicure. Con il tempo gli edifici subirono un progressivo abbandono. Oggi a molti gallicanesi di tutto ciò rimane in casa il ricordo di queste
La bottiglia dell'
"Acqua Minerale
Naturale di
Gallicano"
bellissime bottiglie e della sua magnifica etichetta che riporta tale voce:
"Azione terapeutica: 
Efficacissima nelle malattie del tubo gastroenterico-Del fegato-Delle vie biliari-Nella gotta,diabete,renella,nella calcolosi epatica,nelle affezioni del rene e delle vie urinarie-Antiurica-Fortemente diuretica 
Uso: 
Due o tre bicchieri al mattino e può adoperarsi anche per tavola"                                                                                   
Oggi a tener alto l'onore garfagnino delle acque minerali rimane unicamente "Fonte Azzurrina" di Careggine che finalmente dopo alterne vicende la scorsa estate ha ripreso la sua attività dopo che è stata acquisita dalla "Tesorino" di Montopoli Valdarno (Pisa). Auguriamo di tutto cuore di avere tutti quei successi che sono mancati al suo illustre predecessore, "L'acqua minerale naturale di Gallicano":la prima acqua minerale in bottiglia di tutta la Garfagnana.

mercoledì 18 marzo 2015

La storia delle nostre montagne: le Alpi Apuane.Partendo da 220 milioni di anni fa,passando dai Liguri Apuani per finire a Dante

Le vediamo sempre lì,conosciamo la loro bellezza, apprezziamo
La Pania Secca con Il rifugio Rossi
 l'ospitalità dei suoi rifugi, rimaniamo ammirati dalla sua fauna ed estasiati dai suoi fiori, ma forse quello che conosciamo un po' meno e la loro storia e la loro origine.Le Alpi Apuane sono i nostri monti e meritano di essere conosciuti a tutto tondo.Certo quello che andrò a scrivere non sarà sicuramente tutto quello che c'è da sapere sulle Apuane (bisognerebbe scrivere un libro,forse due, forse tre...) ma queste righe vogliono stimolare il lettore  interessato a maggiori ricerche. Partiamo da molto lontano e proviamo a fare uno sforzo con l'immaginazione e torniamo a 220  milioni di anni fa,nel periodo che i geologi chiamano Triassico Superiore.La geografia del mondo era molto diversa da quella attuale e nella zona che sarebbe divenuta l'attuale Liguria e Toscana c'era un vecchio continente detto Pangea con clima caldo ed arido,questo continente cominciava a lacerarsi e dividersi,l'allontanamento dei due margini provocava nella zona di nostro interesse un'area dapprima paludosa, poi con il maggior distaccamento si trasformò in area  marina ma poco profonda ed infine divenne un vero e proprio mare tropicale da paragonarsi a dire degli esperti alle attuali Bahamas, possiamo quindi immaginare l'attuale Versilia con scogliere coralline,calde lagune circondate da spiagge bianchissime e isolotti con vegetazione tropicale.Ma purtroppo per noi questo Paradiso era destinato a finire, l'ulteriore allontanamento dei continenti fece gradualmente raffreddare il mare.Questa situazione si mantenne fino a 96 milioni di anni fa (Cretaceo Superiore) quando due blocchi che possiamo identificare come l'Europa e l' Africa del Nord iniziarono a riavvicinarsi, stringendo come una tenaglia la terra emersa che che cominciò a deformarsi e a comprimere il tutto facendo così
I fiori delle Apuane
accavallare grosse porzioni rocciose.In questa fase di compressione e deformazione si realizzarono i processi di formazione della Apuane e dei suoi pregiati marmi e così fu che grosso modo e in parole povere le Alpi Apuane videro la luce(da notare inoltre che i cugini Appennini sono un po' più giovincelli, si sarebbero formati dopo).Comunque sia snoccioliamo due numeri e diciamo che la catena Apuana si estende per soli circa trenta chilometri e l
'area occupata dalle stesse misura 2100 kmq.Nessun punto della catena raggiunge i 2000 metri. La massima altitudine è data dal Pisanino (m. 1946), cui seguono la Tambura (1870), la Pania della Croce (1859), il Pizzo d'Uccello (1782), il Sumbra (1765), il Sagro (1749), il Corchia (1677), compresi tutti in un tratto di soli 20 km.Il nome deriva letteralmente da quello dei Liguri Apuani gli antichi suoi abitanti, ma Strabone (geografo e storico greco) li chiamava Lunae Montes (i monti della luna) e Dante i Monti di Luni (paese in provincia di La Spezia),ma il nome comune e storico è quello di Panie.Entrata nel linguaggio scientifico e ormai anche in quello comune,solo nel secolo scorso,per opera principalmente del Repetti(geografo e naturalista),la denominazione Alpi Apuane compare,forse la prima volta nel 1804 al nuovo Dipartimento del Regno Italico che ne comprendeva la regione.L'aspetto frastagliato delle creste montuose, che ricordano quello delle Dolomiti e il biancheggiare quasi niveo dei detriti marmorei giustifica il nome di Alpi a rafforzare tale concetto ci pensò Felice Giordano nel 1868 in una delle prime adunate del Club Alpino Italiano a Firenze  e disse che:

"Il nome Alpi sta bene invero a questa giogaia che proietta nel cielo un profilo scabro,straziato e irto di picchi alti".
l'eremo di San Viano
 I Liguri Apuani furono i primi ad abitare i nostri monti, i loro primi insediamenti risalgono al VI secolo prima di Cristo,quando si stanziarono nei dintorni di Pisa e verso tali montagne.Verso IV secolo a.C con la graduale espansione degli Etruschi, accompagnata da quella dei Romani costrinse i Liguri Apuani a ritirasi sui monti della Garfagnana (vedi http://paolomarzi.blogspot.it/2014/08/comera-la-garfagnana-di-duemila-anni-fa.html).Con l'andare dei secoli e dei millenni questi monti hanno conosciuto molte tragedie sopratutto nella seconda guerra mondiale,ricordiamo su tutte la strage di Sant'Anna di Stazzema e anche catastrofi naturali come l'alluvione di Cardoso e Fornovolasco nel 1996. Nel 1985 invece viene istituito il Parco Naturale delle
Alpi Apuane a difesa dell'ambiente e del territorio che si divide in tre zone distinte, la Garfagnana ,la Versilia e Massa Carrara che decretarono fra l'altro la nomina del patrono di tutte le Apuane: San Viano,l'eremita che visse sulle balze orientali del Roccandagia e che viene festeggiato e portato in processione il 22 maggio nel suo incastonato eremo posto nei boschi a una quarantina di chilometri da Campocatino.Molti poeti nel passato hanno ricordato nei loro poemi e nelle loro poesie le Apuane, da Dante,che le cita nella Divina Commedia nel XXXII°canto dell'inferno (per l'argomento vedi : http://paolomarzi.blogspot.it/dante-conosceva ),ad Ariosto, per arrivare a Pascoli e a D'Annunzio,ma le parole a me più care rimangono quelle di Fosco Maraini (scrittore,poeta e alpinista): 
"Che sono quei monti?"
 chiesi molto incuriosito,quasi impaurito 
Tramonto sulle Apuane
"Sono le Alpi Apuane"
 mi fu spiegato. 
"Ammirai a lungo lo spettacolo inconsueto che mi faceva pensare,non so perchè,alla creazione del mondo: terre ancora da plasmare che emergevano da un vuoto sconfinato,color dell'incendio".

mercoledì 11 marzo 2015

Il muro conteso:"Il Muraccio" di Pieve Fosciana.La barriera che divideva due stati,Lucca da Modena...prima ancora del Muro di Berlino

Il "Muraccio"  oggi a Pieve Fosciana
Prima del Muro di Berlino, prima della Peace Lines di Belfast,prima della barriera di separazione fra Palestina e Israele, prima di tutti questi c'era il "Muraccio" di Pieve Fosciana.La costruzione di muri e muraglie a scopo difensivo e di separazione risale alla notte dei tempi,quando per proteggere il proprio popolo e territorio da possibili invasori, re e imperatori facevano innalzare grandi barriere di pietra che arginassero gli eserciti nemici e così fu anche in Garfagnana,anche noi abbiamo avuto la nostra "muraglia cinese",il nostro bel muro che è meglio conosciuto proprio come il "Muraccio",innalzato a difendere e a dividere i territori lucchesi di Castiglione Garfagnana da quelli estensi e oggi è ancora li;per i più è solo un anonimo muro senza significato, ma per dirimere la questione 400 anni fa intervenne addirittura l'imperatore.Prima però di addentrarci nel particolare, per meglio capire la vicenda bisogna partire da un po' più lontano. 
Modena e Lucca oggi sono due città  probabilmente molto simili,due città della buona provincia italiana.Nel 1603 invece all'epoca dei fatti non potevano che essere più diverse.Modena era la capitale dei domini estensi,Lucca era una repubblica.Da una parte i nobili di corte passavano il tempo a "giocare" con le armi e ad inscenare duelli, dall'altra invece una ristretta élite di famiglie patrizie per la maggioranza banchieri (tanto per cambiare...),gestiva il
potere in modo molto più austero.Tanto per intendersi era diverso anche il modo di concepire la conquista, da parte modenese più si ingrandiva il regno e meglio era, senza badare tanto per il
Il groviglio di stati...
Modena (e la Garfagnana),Lucca e Firenze
(mappa del 1844)
sottile,mentre Lucca quando cercava di intraprendere qualche guerra lo faceva in modo oculato e sceglieva quei territori da conquistare ricchi di materie prime o posizionati strategicamente da favorire scambi e commerci e in mezzo a tutto questo c'era la Garfagnana ancorata a concezione di vita ed a ordinamenti piuttosto medievali.Agli Estensi la Garfagnana non piaceva moltissimo, mandavano a ricoprire cariche governative tutti gli amministratori di poco valore o caduti in disgrazia come il povero Ariosto o quel pazzo di Alfonso III, il duca che si era fatto frate dopo la morte della moglie Isabella di Savoia sfiancata da ben 14 parti. Da parte garfagnina invece i modenesi piacevano certo più dei lucchesi,la ragione è fin troppo ovvia ed è di questione fiscale, per i lucchesi vigeva un sistema tributario molto rigoroso e oneroso, mentre Modena era molto più "liberale" da questo punto di vista, essi erano interessati a riscuotere una somma periodica da ripartire a piacimento dei garfagnini stessi e spesso tale somma veniva pure negoziata. Un bel giorno Lucca però fece due conti (per dirla in parole povere) e vide che non tornavano, nonostante i numerosi tributi che affliggevano la Repubblica Lucchese, bisognava rimpinguare le casse dello stato.Come fare? Cercando di fare guerra agli Estensi, conquistando qualche suo possedimento in modo così da avere più sudditi sotto di se su cui applicare le tasse,l'equivalenza veniva facile:più sudditi, più tasse, uguale soldi...In Garfagnana sotto Lucca c'era la Vicaria di Castiglione, praticamente era rimasta quest'isola lucchese, quasi un enclave nel mezzo di tutta a provincia Estense,tuttavia però Castiglione rimaneva potente militarmente e toccò a lei l'improbo compito di fronteggiare le truppe modenesi per conquistare qualche lembo di Garfagnana estense.Per qualche tempo si durò a punzecchiarsi reciprocamente, qualche fucilata da un confine all'altro, qualche scaramuccia e man mano però che gli anni passavano la cosa si faceva sempre più pesante, i morti incominciarono ad essere numerosi e gli assedi molto lunghi, quella terra di confine fra Castiglione (lucchese) e Pieve Fosciana (estense) era diventato un luogo da evitare, la vita non si poteva più svolgere regolarmente neanche per la povera gente. A un certo punto (siamo nel 1613 circa) un
Mattia d' Asburgo
Imperatore del Sacro Romano Impero

garfagnino (anzi più di uno...) di simpatie estensi e che sopratutto non aveva voglia di pagar fior di quattrini di tasse agli esosi lucchesi ebbe la bella pensata di tirar su un bel muro e così una bella mattina i soldati lucchesi se lo trovarono letteralmente tra i piedi senza saper più che fare.Le scorribande fra i contendenti smisero, ma però la Repubblica di Lucca non la prese benissimo e scrisse così una lettera di protesta ufficiale nientepopodimeno che all'imperatore del Sacro Romano Impero Mattia d'Asburgo in persona,che continuava ad avere giurisdizione in materia di confini. Mattia aveva però altro a che pensare (siamo nel periodo poco prima della Guerra dei Trent'anni) e non voleva questa grana tra i piedi, però l'imperatore sapeva bene che la penisola italiana era un groviglio di staterelli, principati, ducati, tutti alleati con le maggiori dinastie europee e accontentare l'una o l'altra parte si correva il rischio di inimicarsi una importante casata, cosa da evitare assolutamente alla vigilia di una guerra...e decise quindi insieme ai suoi giuristi di fare come Ponzio Pilato, decise "di lavarsene le mani e i piedi",optò per una soluzione che accontentava tutti e allo stesso tempo nessuno. Si deliberò che questo muro andava si abbattuto,ma non adesso,bisognava misurare, bisognava verificare di persona, insomma i giuristi imperiali prendevano tempo in attesa dello
Vecchia mappa del "Muraccio"
scoppio della guerra che sicuramente avrebbe fatto dimenticare tutto e così successe,nel 1618 la Guerra dei Trent'anni ebbe inizio e tutto passò in secondo piano, addirittura con il tempo a guardia del muro fu costituita una guarnigione militare estense.Ora che l'Italia è unita a ricordare quel mucchio di pietre sono solo gli studiosi e gli appassionati di storia, pensare che fu un vero e proprio caso di politica internazionale, alla vigilia di un tumultuoso periodo. Eppure quello era un confine fra due stati, due culture e due mondi completamenti diversi che però permise agli abitanti di attraversare senza troppi danni tutti gli anni successivi senza scorribande, agguati ed attentati che avevano rovinato la vita a molti.

sabato 7 marzo 2015

La donna che attraversò tre secoli: Nelly Lemetti, "la bambina del Pascoli".

Nelly Lemetti in età giovanile
Quale  miglior occasione dell'8 marzo per ricordare le donne?Personalmente sono però dell'avviso che non occorre un giorno particolare per ricordarsi delle donne, dell'innamorata, del papà o della mamma, lo trovo al quanto riduttivo,comunque atteniamoci alle tradizioni e anch'io farò la mia parte attraverso le pagine di questo mio blog. Il pensiero e il mio omaggio in questo giorno di festa per "il gentil sesso" va ad una donna speciale,molto particolare, una donna garfagnina che è riuscita a "toccare" ben tre secoli,una signora "antica" nata nell'ottocento e morta nel terzo millennio, una donna forte, caparbia, una vita vissuta veramente come poche, lei che era meglio conosciuta come..."la bambina del Pascoli" al secolo Nelly Lemetti.
Nelly nacque alla Barca,località nel comune di Gallicano in un lontano 19 dicembre del 1896.Suo padre Luigi era il proprietario del "Osteria del Platano" (ancora oggi esistente) al Ponte di Campia,l'osteria vedeva Giovanni Pascoli fra i suoi più assidui frequentatori.Questa amorosa bambinetta in poco tempo divenne la prediletta del poeta. S'incontravano quasi ogni giorno all'osteria, le attenzioni che il Pascoli rivolgeva alla piccola Nelly erano molte,la bambina nelle giornate estive gli sedeva accanto presso il tavolo di ferro battuto nella piazzetta davanti all'osteria, mentre d'inverno si trasferivano all'interno alla fioca luce del camino, immersi nell'odore acre del vino e del fumo. Uno dei
L'Osteria del Platano oggi
primi a ricordarsi di Nelly fu il giornalista Giulio Simonini che in occasione dei suoi cento anni (1996) la intervistò per il quotidiano "La Nazione",e lei ricordava spesso questi momenti vissuti intorno a quel tavolo di ferro battuto:

"Era qui che il Pascoli trascorreva il suo tempo libero.Amava leggermi le poesie e correggere i miei compiti, inoltre gli piaceva conversare e prendere appunti sul dialetto garfagnino dai barocciai e gli avventori che si rifocillavano al "Platano" scambiando con loro qualche bicchiere di vino. Ricordo con nostalgia le mie giornaliere visite al Colle di Caprona (n.d.r:la casa del Pascoli) per portare al professore il giornale e i sigari che aveva ordinato all'osteria del papà.Il poeta ricambiava i miei servigi con cioccolatini e fragranti biscotti preparati dalla sorella Mariù,lasciandomi poi giocare con il cagnolino Guli."
Addirittura la piccola Nelly è citata in alcune lettere private del poeta scritte al suo amico Alfredo Caselli, in una di queste si rivolge a Nelly chiamandola teneramente "figliolina"
"La mia figliolina e tornata or ora da una corsa fatta sino alla Barca per prendere i pesci" ( n.d.r:alla Barca esisteva presso tale Niccodemo Marroni dei vivai di pesce).
"L'Osteria del Platano" ai tempi del Pascoli
Arrivarono anche i momenti tristi e il povero Luigi, padre della piccola Nelly morì e la famiglia Lemetti rischiò seriamente di perdere le licenze per gestire l'osteria, ma grazie all'interessamento del "professor Pascoli" come diceva Nelly,la mamma poté continuare l'attività. Nelly cresceva,nel frattempo il suo mentore, "il professore" era morto (n.d.r:6 aprile 1912) e sua mamma continuava serenamente l'attività.Era arrivato quindi il momento di farsi una vita propria e in quell'intervista e nella sua mente riaffioravano ancora nitidi i ricordi del suo ultracentenario cammino e ripensava sempre a quei 16 anni quando si invaghì di un bel giovanotto del luogo di nome Giacomo, presto si sposarono e presero la decisione di trasferirsi nella terra in cui i sogni si trasformavano in realtà:"le lontane Americhe".Fu l'inizio di un avventura a lieto fine.Presero in gestione un saloon a Chicago, si rivelò subito un lavoro pesante, erano gli anni del proibizionismo e la città era frequentata dal fior fiore dei gangster e spesso i due sposi dovevano placare l'esuberanza e i litigi dei focosi clienti,ma tutto comunque andò a gonfie vele. Con la sicurezza economica tornò forte il richiamo dei familiari e della Garfagnana e si decise di ritornare in Italia.Con i soldi guadagnati in America Nelly con suo marito Giacomo costruirono una villetta alla Barca (oggi ancora esistente),nella località dove nacque,mentre a Genova in un piccolo appartamento di proprietà del figlio Dagoberto (già ultraottantenne)e in sua compagnia passava gli inverni dilettandosi nel ricamo, mentre d'estate ritornava al paese natio assistita amorevolmente dalla
Pascoli gioca con il suo cane Guli
nipote Duse Lemetti.Giulio Simonini, il suo intervistatore la ricordava come una donna con una verve invidiabile,una mente lucida, uno spirito forte e sereno, spesso sorprendeva i suoi interlocutori da tanto che era informata sui fatti che riportavano sia la stampa che la televisione.Nel 2004 Nelly ci lasciò dopo 108 anni di vita intensa e adesso riposa nel cimitero di Castelvecchio a poche centinaia di metri dalla tomba del suo protettore Giovanni Pascoli...Ecco chi era "la donna che attraversò i tre secoli".

lunedì 2 marzo 2015

Conosciamo la"Linea Gotica": avvenimenti,curiosità e numeri di una brutta pagina di storia garfagnina

Abbiamo sentito parlare sempre di "Linea Gotica".Per la nostra, Garfagnana sono due parole comuni che riportano a giorni tristi e lontani, giorni di morte,giorni di guerra.Per i nostri nonni questa linea di fortificazioni che tagliava in due l'Italia era conosciuta semplicemente con la parola "fronte".Per i garfagnini questa linea di morte era unicamente "il fronte".Ma cos'era nello specifico la Linea Gotica? Guardiamo com'era composto questo teatro di guerra,scendiamo nella curiosità e andiamo a cercare il perchè di questo nome e purtroppo andiamo a vedere che numeri tragici sviluppò.Insomma, conosciamola meglio.Il suo ideatore fu il feldmaresciallo tedesco Albert Kesserling, lo scopo di questa catena di fortificazioni difensive nata nel 1943 durante la II guerra mondiale era di rallentare l'avanzata alleata verso il nord Italia dopo lo sbarco in Sicilia del 9 luglio.Trecentoventi sono i chilometri della sua lunghezza totale.La Linea Gotica si estendeva dalla provincia di Massa Carrara a quella di Pesaro Urbino.Partendo dalle Alpi Apuane, proseguiva verso est lungo la Garfagnana, poi sui monti dell'Appennino modenese e bolognese, risaliva la Valle dell'Arno e quella del Tevere fino ad arrivare all'Appennino forlivese,poi discendeva ancora lungo il versante adriatico fino a Pesaro.Il progetto originale prevedeva la realizzazione di una fascia di fortificazioni larga ben 35 chilometri, ma non vi fu il tempo di realizzare ciò, gli americani premevano alle porte della Pianura Padana.Dodici anni i francesi impiegarono a costruire la linea Maginot, il complesso di fortificazioni che difendeva i confini orientali della Francia.I tedeschi invece ebbero a
Schieramenti sulla Linea Gotica
disposizione solo 10 mesi per dar vita alla Linea Gotica.I lavori iniziarono nel settembre 1943.Per la sua costruzione i nazisti reclutarono soldati e prigionieri italiani (circa 50.000 operai) e 2.000 soldati di una brigata slovacca che finirono a lavorare per la TODT (una grande impresa di costruzioni creata in Germania da Fritz Todt) e sotto il controllo diretto di 18.000 genieri germanici.Tutti coloro che lavoravano nella TODT non venivano pagati e avevano il compito di costruire bunker in cemento armato e campi minati, scavare fossi anti carro e posizionare tralicci di filo spinato.I lavori furono necessariamente interrotti nell'agosto del 1944, quando gli americani sferrarono il primo attacco.In soli dieci mesi però erano stati realizzati 3604 trincee,2375 nidi di mitragliatrici, 479 posti cannone, 16.000 postazioni di tiratori scelti,in più erano state posizionate l'impressionante numero di 95.689 mine antiuomo.I chilometri di fossato erano quasi 900 e quelli di filo spinato ben 117. Naturalmente,specialmente nelle nostre zone per costruire tutto questo la TODT fu facilitata dalla morfologia dei nostri monti, la linea fu modellata seguendo le posizioni vantaggiose che offriva l'ambiente naturale.Ma guardiamo adesso l'origine del suo nome. Perchè Linea Gotica? I tedeschi battezzarono inizialmente questa linea con il nome di Linea Gotica (Gotenstellung) in onore alla
Manifesti di propaganda
per lavorare nella TODT
antiche e impavide tribù germaniche dei Goti che invasero l'Europa centro meridionale,ma poi per volere dello stesso Hitler (che nonostante tutto sentiva odor di sconfitta) temendo ripercussioni propagandistiche negative e sbeffeggianti si decise di chiamarla semplicemente con un nome molto meno altisonante: Linea Verde (Grune Linie), nome dovuto questo dalla rigogliosa vegetazione che era presente in questi luoghi.Arriviamo quindi a quello che ci riguarda nello specifico e diciamo subito che già dal 1938 sulle alture della Garfagnana si cominciò a costruire fortificazioni di difesa dal Genio Militare Italiano, lavori interrotti quasi subito per poi essere ripresi nel 1943 dalla TODT con a capo l'ingegner Hosenfield il quale piazzò la propria sede a Borgo a Mozzano. Anche qui molti nostri concittadini furono impiegati in lavori forzati, d'altronde era l'unica via di scampo per non finire nei campi di concentramento.Una menzione particolare va rivolta ad un geometra italiano in servizio coatto nell'impresa di costruzioni tedesca,questo geometra operava nelle nostre zone e si chiamava Silvano Minucci il quale dei progetti delle difese naziste della zona faceva le copie che poi nascondeva nella canna della bicicletta e le faceva giungere al comando alleato a Lucca.La questione Linea Gotica in Garfagnana era unica perchè i tedeschi commisero un grosso errore da un punto di vista strategico,vediamo perchè. Cosa particolarissima  la linea difensiva in Garfagnana  e in Valle del Serchio era doppia e così si sviluppava:



  • La prima denominata Linea Verde I partiva dal Cinquale per poi giungere attraverso le Apuane in Valle del Serchio, tagliarla completamente fino a Borgo a Mozzano e risalire verso gli Appennini
  • La seconda denominata Linea Verde II partiva sempre dal Cinquale, proseguiva verso Seravezza,saliva il Monte Altissimo,la Pania della Croce,la Pania Secca, scendeva verso il Serchio all'altezza di Barga e del comune di Fosciandora dove la valle si restringe per poi risalire gli Appennini attraversando Sommocolonia                                                                                   
Castelnuovo bombardata 1944
L'errore commesso dagli ingegneri della TODT non tenne conto di una possibile incursione alleata attraverso Bagni di Lucca che si poteva raggiungere tranquillamente dalla montagna pistoiese rischiando così di essere colti alle spalle a Borgo a Mozzano (Linea Verde I).Perciò Kesserling dette l'ordine di indietreggiare di 20 chilometri fino all'altezza circa del Ponte di Campia (Linea Verde II).In questo arretramento i nazisti distrussero ponti,strade e gallerie.Nel frattempo gli americani agli ordini del generale Clark avevano dato il via alla fine dell'agosto '44 alla famosa "Operazione Olive",nome in codice del piano di attacco a tenaglia per sfondare la Linea Gotica.Per la valle cominceranno così giorni bui e tristi. Inizialmente la Garfagnana doveva essere risparmiata dagli eventi bellici, nei piani dei nazisti era considerata una "zona bianca"adibita a raccogliere gli sfollati dei territori interessati dagli scontri.Ma non fu così, si consumò una guerra di logoramento tipica della I guerra mondiale che durò 7 mesi. Il 30 settembre i brasiliani della F.E.B si aggregarono alla 92a Divisione statunitense Buffalo raggiungendo Borgo a Mozzano dove stabilirono il comando.Negli stessi giorni i partigiani coadiuvarono gli alleati conquistando le vette Apuane, "il Valanga" prese il Croce e il Matanna. Il 1° ottobre intanto fu liberata Bagni di Lucca,nella solita settimana i soldati brasiliani avanzarono ancora di 20 chilometri liberando Ghivizzano,Piano di Coreglia,
Borgo a Mozzano,
fortificazioni della Linea Gotica oggi
Fornaci,Gallicano, Barga (anche se era già stata abbandonata dalle forze germaniche da giorni) e Sommocolonia. Sembrava una cavalcata trionfale ma tutto il fronte si fermò li, bloccato per tutto l'inverno dalle pessime condizioni climatiche. Adesso il centro nevralgico delle operazioni di guerra diventò Castelnuovo. Durante questo tremendo inverno l'evento più rilevante fu l'operazione"Tempesta d'inverno" (per questa famosa battaglia leggi: http://paolomarzi.blogspot.it il-piu-tragico-natale) condotta dalle forze germaniche che respinsero gli alleati facendoli arretrare per oltre 20 chilometri (che dopo pochi giorni poi recupereranno), ma per il resto dei mesi la situazione rimase stagnante.Le scaramucce continuarono da una parte e dall'altra senza risultati importanti,gli unici a rimetterci erano i garfagnini ormai prostrati dalla guerra. I mesi passavano e lo sfinimento la faceva da padrone. Nelle forze tedesche della Wehrmacht e in quelle italiane della Repubblica Sociale (la Divisione Monterosa) cominciarono le diserzioni, molti si consegnavano al nemico,mentre dalla parte alleata il morale cresceva,la Linea Gotica aveva ceduto a Massa Carrara, 

mentre da nord stavano sopraggiungendo rinforzi. Il momento era
Borgo a Mozzano, Linea Gotica, bunker
propizio,era arrivata l'ora di dare la spallata finale alla linea e così fu. Il 18 aprile 1945 prese il via la decisiva azione di guerra denominata "Second Wind",un operazione combinata da pesanti mitragliamenti e bombardamenti e con l'aiuto dei partigiani risalendo da Gallicano fu sfondata la Linea Verde II e finalmente il 20 aprile Castelnuovo Garfagnana era libera. Nella fuga i nazisti continuarono la loro opera di distruzione,distruggendo anche il bellissimo Ponte della Villetta. La Garfagnana dopo la liberazione di Piazza al Serchio (e dei comuni circostanti) avvenuta il 25 aprile era definitivamente libera dall'oppressione nazista.La Linea Gotica in Garfagnana lasciò una pesante eredità. I danni subiti dalle infrastrutture e dalla popolazione furono ingentissimi.A quel tempo si contarono 360.000 sfollati fra garfagnini e versiliesi e 3200 morti civili (dato approssimativo). Le zone più colpite dai bombardamenti americani furono Gallicano,Barga,Molazzana, Camporgiano, Careggine, ma a
Il Ponte della Villetta 
fatto saltare in aria dai tedeschi
simbolo di tutti questi paesi c'era Castelnuovo che per il 95% della sua estensione fu rasa al suolo. Oggi le fortificazioni della Linea Gotica le possiamo ammirare a Borgo a Mozzano, sono praticamente intatte e le possiamo visitare prendendo appuntamento con la pro

loco del posto. Un appuntamento con la nostra storia da non perdere assolutamente.