mercoledì 20 dicembre 2017

Dal censimento del 1901: la Garfagnana e l'Italia, com'erano e come sono diventate dopo più di un secolo...

Ormai ci siamo, l'anno è finito. Di solito proprio in questo periodo ognuno di noi traccia un consuntivo personale di quei fatidici
dodici mesi appena trascorsi, qualcosa è andato bene, qualcos'altro male e gli auspici di un anno migliore sono il migliore augurio che si possa fare ad una persona. Questo rendiconto viene fatto a tutti i livelli del nostro viver quotidiano, come detto c'è quello personale e c'è quello delle aziende che tirano le somme del loro andamento annuale. Esiste anche un rendiconto generale sull'andamento generale della nostra Italia che si ha però ogni dieci anni, questa indagine è a tutti conosciuta semplicemente come "censimento". Il lasso di tempo naturalmente è ben più ampio  di un semplice anno, dieci anni sono considerati un tempo ragionevole per vedere i cambiamenti che sono in atto in Italia. L'ultimo che abbiamo avuto è stato nel 2011 e si ripete come detto di dieci anni in dieci anni, nell'anno  però che termina con uno. Questo perchè la sua storia parte proprio dal 1861, anno dell'Italia unita e da quella data puntualmente ogni decennio si ripete, a onor del vero nella storia nazionale non si è svolto per due volte, nel 1891 per mancanza di fondi e nel 1941 quando si era in piena guerra mondiale. La funzione principale del censimento è quella di far capire all'amministrazione statale quante persone ci sono residenti nei confini nazionali, quanti di sesso maschile, quanti di sesso femminile, quanti sono i bambini rispetto agli anziani, così da avere una precisa radiografia del Paese, in più, novità inserita nel lontano 1951, oltre al censimento della popolazione in quell'anno(ed è tutt'ora in vigore)fu inserito quello relativo alle abitazioni. Grazie a tutto questo è possibile anche sapere come sono strutturalmente gli edifici e come sono suddivisi. Tutto ciò viene indetto e finanziato dall'I.S.T.A.T (istituto nazionale di statistica)che fa tutto questo non per semplice
curiosità, ma lo fa in funzione a due articoli della Costituzione (art. 56 e 57). Il quadro che viene fuori confrontando i vari censimenti è un vero e proprio spaccato di vita, fa vedere veramente come cambiano i tempi da un punto di vista sociale e culturale e fra le mani mi sono proprio capitati alcuni dati di un censimento del 1901 con particolare riferimento alla Garfagnana. Il 1901 è un anno molto importante: "Oggi inizia un'epoca in cui la storia del mondo dev'essere riscritta", così cita l'inizio del primo capitolo del libro "Il mito del XX secolo" e niente di questo è più vero.Il 1901 si apre al secolo che segnerà per sempre la storia dell'umanità nel bene e nel male: due guerre mondiali, grandi invenzioni ed innovazioni (luce, televisione, aeroplani...), vaccini, antibiotici e così via e quindi è interessante vedere come la nostra Garfagnana viveva prima di questa epocale svolta. Partiamo però prima da un raffronto generale su quello che era l'Italia a quel tempo e su come è oggi, in base proprio ai censimenti del 1901 e del 2011 a ben 110 anni di distanza. Il primo dato che balza agli occhi  è il numero dei residenti che attualmente o meglio secondo l'ultimo censimento (2011) risultavano essere 59.433.744, quasi raddoppiati in poco più di un secolo, infatti al tempo (1901) eravamo 32.965.504. Tale
Com'era l'Italia nel 1901
aumento della popolazione secondo l'I.S.T.A.T lo si deve esclusivamente agli stranieri, poichè 
dal precedente censimento(2001)hanno segnato un'aumento del 4,3%, in pratica parlando in numeri gli stranieri residenti regolari in dieci anni sono aumentati di 2.694.256, mentre gli italiani sono diminuiti di 250 mila unità. Le donne italiane vincono sugli uomini in quantità, il gentil sesso si attesta su oltre 30 milioni, gli uomini sono 28 milioni; diverso nel 1901 quando le donne erano il 49,7% e i maschi il 50,3%, causa probabile di questa inflessione era che  molte donne purtroppo morivano di parto e talvolta insieme a loro i bambini che portavano in grembo, le cifre in tal senso sono ragguardevoli e spaventose, oltre 46 mila pargoli perivano per le più svariate cause, mentre oggi (dato 2011) sono 2084 i piccoli che muoiono nei primi cinque anni di vita. Sempre rimanendo su questo triste argomento i morti totali di inizio secolo scorso erano 715.036, oggi 613.520. Per quanto riguarda le famiglie nel 1901 il 36% era sposato, in quell'anno 234.819 matrimoni, contro gli attuali 207.138, inoltre (sempre nel 1901) tre famiglie su dieci avevano sei o più componenti (il 30%), non si trattava solo di genitori e figli ma anche di nonni, zii e consanguinei vari, non trascurabile nemmeno le famiglie composte da cinque persone che erano il 13,8% e solo l'8,8% da una sola persona. Oggi le famiglie unipersonali invece sono quasi una su tre (dato in aumento), nel contempo diminuiscono le coppie senza figli (oltre cinque milioni, il 31,4% del totale). La vita come si sa era ed è dura, quindi emigrare era una soluzione per dare una svolta alla propria
La famiglia italiana del 1901:
 otto persone
esistenza, a inizio secolo erano 533.245 gli individui che abbandonavano il suolo natio (nell'ordine) per gli Stati Uniti(121.139), per il Brasile(82.159)e per l'Argentina (59.881), anche attualmente si emigra, nella sorprendente cifra di 147.000 persone, le principali mete (sempre nell'ordine) sono: Regno Unito, Germania e Francia, e sempre più sono i laureati italiani che lasciano il Paese con più di 25 anni di età (quasi 23 mila, con un +13% rispetto al precedente censimento), oltretutto in forte aumento l'emigrazione di coloro che hanno un'istruzione medio bassa (+9%). A proposito di istruzione nell'anno scolastico 1901-1902 gli iscritti alla scuola elementare non sono neanche tre milioni, alle medie 92 mila, alle superiori 27 mila, il 32,7 % degli uomini è analfabeta e il 46,1% delle donne idem, per un totale nazionale del 39,4%, pensiamo però che questa piaga sociale non è affatto estinta, tutt'altro, gli analfabeti in Italia sono la ragguardevolissima cifra di 583.523: Palermo, Messina e Bari sono le città con più illetterati (dati 2001). Allora, come diceva la mia mamma se non si studia si lavora... nel censimento del 1901 fra gli occupati erano considerati anche i bambini nati nel 1891 cioè di nove anni d'età (momento in cui finiva l'obbligo scolastico), in alcuni casi per gli inferiori a questa età la
La famiglia italiana del 2017:
tre persone
dichiarazione di occupazione era fatta dal capofamiglia ma come dice l'Analisi Ufficiale del censimento dell'epoca:
 "...si è preferito di non tener conto di tali dichiarazioni, perchè il lavoro eseguito da fanciulli di così tenera età, forse per poche ore del giorno ed in qualche stagione dell'anno, non può dare un contributo apprezzabile all'attività economica...", allora è evidente che i disoccupati erano la irrisoria cifra di 200 mila persone. Naturalmente degli occupati maschi il 61,1% era impiegato nell'agricoltura e il 21% nell'industria, le femmine invece il 60,9% nell'agricoltura, e il 24,5% nell'industria. Stendiamo un velo pietoso sui dati odierni dall'ultimo censimento, il tasso di disoccupazione 2011 era l'8,4%, dal dato aggiornato a ottobre 2017 in soli sei anni siamo saliti all' 11,1% (si tratta di quasi tre milioni di persone)...
Poi al tempo esisteva anche un angolo di mondo che si chiamava  Garfagnana e che timidamente e inconsapevolmente si affacciava al secolo che porterà anche a lei sconvolgimenti mai avuti prima. Analizziamo anche qui un po' di dati che ci dovrebbero fare un po' riflettere e vediamo che quello che salta subito all'occhio è il dato in controtendenza sui numeri dei residenti. Se a livello
La Garfagnana oggi
nazionale abbiamo avuto nei decenni un forte incremento della popolazione, la Garfagnana ha avuto negli ultimi centodieci anni uno spopolamento. Nel 1901 erano 46.916 gli abitanti che risiedevano legalmente nella Valle, quelli di fatto invece erano 37.856, divisi in 17 comuni, oggi (dato 2011) i garfagnini sono 28.307, divisi in 14 comuni. I garfagnini di inizio secolo proprietari di fabbricati e di terreni erano 6481. I "proprietari capitalisti" (così definiti coloro che hanno terreni e case date in affitto o in gestione), sono 721, di questi "proprietari capitalisti" nessuno è milionario, si tratta in ogni modo di fortune piuttosto ragguardevoli e queste persone sono rappresentate sopratutto da quegli emigranti che sono rimpatriati portandosi dietro quel discreto "gruzzoletto" frutto del duro lavoro. Di fronte a tutto questo penso che sia chiaro che l'attività principale era l'agricoltura: 8573 maschi e 3912 donne per un totale di 12.485 erano le persone impiegate "in qualità di contadini o coloni" (specifiche parole), da aggiungere a tutti questi i piccoli proprietari che lavoravano direttamente il proprio terreno, aggiungendo questo dato si può dire che gli addetti all'agricoltura erano i due quinti dei residenti. Nell'industria, nei mestieri e nell'artigianato lavoravano 2416 uomini e 501 donne, le cose però cambieranno totalmente nel 1916 quando a Fornaci di Barga aprirà la Società Metallurgica Italiana meglio conosciuta come S.M.I, la svolta occupazionale sarà  e rimarrà epocale per la valle. Altri dati sul lavoro ci dicono ancora che nel piccolo commercio
La SMI di Fornaci: svolta sociale
e economica della valle
(bottegai, piccoli commercianti...) ci sono 503 uomini e 17 donne, rimangono poi tutti quei mestieri (che sinceramente non so perchè) vengono calcolati tutti insieme che sono: impiegati dello Stato, guardie municipali e campestri, preti, frati, maestri e maestre questi sono 608 uomini e 12 donne, di questi 136 uomini e 12 donne appartengono al culto (preti, frati e suore). Un fatto curiosissimo da sottolineare è che in questi numeri non vi è nemmeno una maestra...eppure chi è che non ha avuto nel passato o nel presente una maestra? Con molta probabilità l'occupazione principale delle maestre non era quella d'insegnare, non è difficile che anch'esse fossero nelle categorie agricole. Ai lavori domestici invece c'erano 144 uomini "casalinghi" e 8998 donne...
 i pensionati invece erano 44...Per quanto riguarda la scuola, gli scolari, gli studenti (per studenti si intende i ragazzi che frequentavano la scuola media inferiore o superiore) e i seminaristi erano 1003 maschi e 1032 femmine, un numero veramente bassissimo...Eppure le scuole elementari in Garfagnana erano tantissime, ben 122, ma i bambini che la frequentavano erano pochissimi, consideriamo che la riforma della scuola secondo la legge Coppino del 1877 prevedeva l'obbligo fino alla terza elementare e la facoltà di arrivare fino alla quinta  classe (ed eventualmente anche oltre), ma purtroppo il 65% dei bambini
Scuola femminile di inizio secolo
(foto tratta da Bargarchivio)
abbandonava l'istruzione finita l'obbligatorietà.

La Garfagnana quindi si presentava al nuovo e importante secolo arretrata sotto tutti i punti di vista: culturale, sociale e lavorativo. Augusto Torre (giornalista e professore universitario 1889-1977) fece un esame attento a questo censimento "garfagnino" del 1901, dando un perchè a questa grave arretratezza e così ebbe a dire:"...la mancanza di scambio e di idee fra paese e paese, mancanza che trae a se anche quella di qualunque rapporto e suscita e favorisce invece i contrasti e le ostilità fra villaggio e villaggio, quel campanilismo , che per cause futili e insignificanti produce lotte e risse talvolta ferimenti e uccisioni, coi relativi strascichi..." . In questo senso nonostante sia passato un secolo forse è cambiato qualcosa? Ostinati sempre a curare solamente ed unicamente il nostro piccolo orticello...


Bibliografia

  • "Censimento della popolazione del Regno d'Italia" 10 febbraio 1901. Volume V. Direzione Generale di Statistica. Roma
  • "15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni 2011" Ufficio stampa ISTAT
  • "La Garfagnana" di Augusto Torre. Articolo pubblicato su "La Voce", 26 ottobre-2 novembre 1911

mercoledì 6 dicembre 2017

Morte e distruzione.I danni della II guerra mondiale in Garfagnana

Questa infinita crisi economica ha attanagliato ogni speranza sul
Castelnuovo Garfagnana bombardata
(foto di Vladimiro Bertoi
 su gentile concessione di Nicola Simonetti)
futuro: non si fanno più figli, non si costruiscono più case, non si acquistano più auto e per questo (nonostante qualche lieve ripresa) viviamo in uno stato di incertezza assoluto. Spesso discutendo con amici e conoscenti si è parlato di quale poteva essere la miglior soluzione per uscire da una recessione quasi ormai cronica e la risposta più frequente, 
più sbalorditiva e sconcertante  è stata: la guerra. La guerra da molti (o da alcuni, non lo so) è vista come la panacea di tutti i mali e come un avversità necessaria per la ripresa economica mondiale, ma forse non ci rendiamo bene conto di ciò che diciamo. Le perdite umane e infrastrutturali non sono mai proporzionate ai guadagni e tra le altre cose i danni civili sono spesso più alti di quelli militari, questo vale per le guerre passate e per quelle attuali e future. C'è forse qualcuno di noi che è disposto a perdere un suo caro o la sua casa in nome di una eventuale ripresa economica? Credo proprio di no...L'articolo in questione vuole aprire un po' gli occhi su questa strampalata teoria e far capire bene, dati alla mano su dove possa arrivare il potenziale distruttivo dell'uomo e non crediamo di vivere in un angolo di mondo particolare e ovattato, la Garfagnana durante la seconda guerra mondiale fu colpita in maniera inesorabile, metteremo quindi anche il dito sui danni che subimmo a quel tempo, ma partiamo dai dati generali parlando di quello che fu l'ultimo conflitto mondiale in fatto di distruzioni perpetrate a cose e persone. In Italia la quasi totalità dei bombardamenti fu operata da parte degli alleati (inglesi ed americani quindi), mentre una piccola parte fu compiuta dai tedeschi. Nella seconda fase del conflitto i danni materiali
Propaganda italiana
sui bombardamenti americani
prodotti dalle razzie, dalle ruberie e dalla occupazione delle case pubbliche e private sono state compiute dalle truppe naziste ai danni della popolazione civile inerme. Tutto il Paese da nord a sud soffrì di questa situazione e i numeri in tal senso parlano chiaro: -29% della produzione industriale nazionale (nonostante lo sforzo bellico), - 63% il calo della produzione agricola, il 40% delle linee ferroviarie distrutte, diciamo poi che è difficile quantificare nello specifico  le distruzioni subite dai privati, un calcolo più preciso può essere fatto sul patrimonio artistico-culturale, non tralasciando però le vittime civili dei bombardamenti che si aggiravano  nel nostro Paese intorno alle centocinquantamila unità. Passando ancora alle cifre le città che subirono più danni a livello del patrimonio storico- culturale furono nell'ordine: Napoli, Milano, Torino, Genova, Palermo, Foggia, Roma e Messina. Invece parlando in termini di percentuale le peggiori distruzioni alle costruzioni private e pubbliche le hanno subite le città di Rimini distrutta per l'80% delle sue abitazioni, poi Livorno (80%),
Alcune vittime dei bombardamenti su Roma
(foto tratta da "L'Unità)
Foggia(80%), Civitavecchia (80%), Cagliari (70-80%), La Spezia (70-75%)e ancora a decrescere altre città come Reggio Calabria, Messina, Ancona...altre cittadine più piccole come Recco, Cassino e Paternò furono distrutte nella sua totalità, invece le prime tre città che subirono più vittime furono: Napoli (20-25 mila), Foggia (20 mila) e Roma (7 mila), tutto questo portò nei cinque anni di bombardamenti incessanti al fenomeno dello "sfollamento"; le popolazioni erano rimaste senza casa, sconvolte dalla paura non trovarono di meglio che fuggire dalle loro città e paesi cercando rifugi più sicuri altrove. Un numero elevato di persone (quasi due milioni), lasciò allora le proprie case (o quello che rimaneva)per salvarsi da probabile morte.  In tutto questo computo non c'è calcolato però tutto il resto d'Italia: le cittadine, i piccoli paesi e le sperdute zone montane, ed
Thunderbolt americani pronti
a bombardare anche la Garfagnana
 anche la Garfagnana non è compresa in tutto questo rendiconto. Un grosso lavoro in tal senso per recuperare dati e notizie lo si deve al professor Oscar Guidi che è riuscito negli anni a rendere un quadro ben chiaro di quello che furono le distruzioni
 materiali e non, nella nostra Valle. C'è subito da dire che da un punto di vista prettamente violento la guerra combattuta in Garfagnana non fu sicuramente fra le più cruente, diverso il discorso se guardiamo gli effetti di questo sulla gente e le infrastrutture, per rendere bene l'idea cerchiamo di dare un quadro delle conseguenze delle azioni belliche sulle case, sulle strade e sui ponti ed anche (purtroppo)sulle persone decedute. I bombardamenti sulla valle cominciarono nel maggio 1944, quando gli aerei americani mitragliavano i treni che transitavano sulla linea Lucca- Aulla, a Fornaci di Barga ad esempio dopo una di queste incursioni perse la vita un uomo di Castelnuovo e anche alla stazione di Poggio- Villetta e Pontecosi stessa fine subirono altre persone. Il triste primato di primo paese garfagnino bombardato
Gallicano distrutta
toccò a Piazza al Serchio, il 29 giugno un attacco aereo causava la distruzione di diverse case e di una chiesa, i morti furono circa una quindicina e i feriti cinquanta. Il 2 luglio fu il turno di Castelnuovo Garfagnana e della sua stazione ferroviaria, qui persero la vita tre bambini ed un ragazzo di diciassette anni, a quanto pare queste operazioni miravano (su indicazione dei partigiani) a far esplodere depositi di munizioni e carburante nemico. Fu poi il turno dei passi appenninici, così fu preso di mira il Passo delle Radici, ma il peggio si ebbe quando si attestò il fronte in tutta la valle, oltre ai bombardamenti entrò in campo anche l'artiglieria pesante. A farne le spese più di tutti fu proprio Castelnuovo che fu quasi rasa al suolo, la posizione strategica del paese la portò più e più volte ad essere martirizzata dalle bombe, le sue distruzioni furono immani tanto da assurgere a simbolo di devastazione e di rovina, cosi il 15 febbraio 1945 nei pressi della cittadina in località Novicchia in un rifugio antiaereo trovarono la morte 30 persone, nei mesi precedenti (nel novembre
Barga devastata
'44)Sassi pagò il suo tributo lasciando sul campo undici bambine e quattro suore, tutti sfollati da Pisa, poi nel dicembre del solito anno fu colpito Gallicano, qui le vittime furono ventidue ed ancora la lista si allunga con San Romano, Villa Collemandina e Pieve Fosciana. Ai danni provocati dai bombardamenti alleati si aggiunsero quelli dei tedeschi che battendo in ritirata facevano saltare in aria qualsiasi infrastruttura di collegamento: gallerie ferroviarie, ponti e strade. A fronte di tutto questo cominciava la tragedia dei "senza tetto", centinaia trovarono rifugio presso il Centro Profughi di Lucca. La situazione era veramente critica, a Molazzana risultavano distrutte 150 case e 5 ponti, i "senza tetto" erano circa 1250(compresi gli sfollati di altre zone), a Fosciandora il problema maggiore(oltre alle case devastate) lo creava la
Il ponte di Ceserana in fase di ricostruzione
(foto di Vladimiro Bertoi su gentile
concessione di Nicola Simonetti)

distruzione del Ponte di Ceserana, collegamento fondamentale con la strada provinciale (oggi regionale), anche Pieve Fosciana lamentava devastazioni: i ponti di Pontardeto e di Pontecosi erano stati fatti saltare in aria e qui i senza casa erano circa un migliaio, a Castiglione 37 erano le case inagibili e 500 i "senza tetto", in più i vari ponti e ponticelli che portavano al Passo delle Radici erano inutilizzabili, nel comune di San Romano il bellissimo ponte ferroviario della Villetta non fu risparmiato così come i caselli dei pastori di Campocatino subirono danni. L'elenco sarebbe ancora lungo e vi rimando al libro "Dal Fascismo alla Resistenza. La Garfagnana tra le due guerre mondiali" di Oscar Guidi per aver maggiori dettagli, fattostà che la quasi totalità dei nostri paesi ebbe distruzioni ingenti a beni pubblici e privati, in pratica tutto il sistema viario stradale e ferroviario aveva subito danni rilevantissimi, a tutto questo con gli anni successivi alla fine del conflitto si andò ad aggiungere il problema dei campi minati e degli
Il Ponte ferroviario della
 Villetta distrutto
ordigni abbandonati degli eserciti in lotta, per questa ragione i morti e i mutilati(sopratutto bambini)continuarono ancora in tempo di pace. Ma tutti questi danni chi le pago? Come faceva una nazione ridotta allo stremo come la nostra Italia a riparare tutto questo? A risolvere i nostri problemi ci pensò lo "Zio Sam", uno zio d'America, o per meglio capirsi gli Stati Uniti d'America in persona, attraverso un piano di ripresa europea ("European Ricovery Program") meglio conosciuto a tutti come "Piano Marshall" dal nome del suo principale fautore il segretario di stato statunitense George Marshall, che durante un discorso all'Università di Harvard invitò i paesi europei a presentare un programma di ricostruzione economica che gli stessi Stati Uniti si impegnavano a finanziare. Anche l'Italia usufrui di questi finanziamenti, il danno globale della guerra calcolato in tutti i suoi ambiti si aggirava intorno ai 3.200 miliardi di lire ( equivalente a quasi 1 miliardo e settecentomila euro...), dagli Stati Uniti arrivarono ben 1500 milioni di dollari (cifra in parte data in prestito e in una buona percentuale elargita a fondo perduto) destinati alla ricostruzione delle linee ferroviarie, strade, ponti, acquedotti, fognature, case, industrie e aziende agricole. Il Piano Marshall diventò operativo il 3 aprile 1948, ma solo dopo pochi giorni 
rischiò subito la sospensione, eravamo infatti in prossimità delle
Il Piano Marshall
elezioni politiche italiane e il pericolo comunista era tangibile, gli americani furono chiari fin da subito, qualora il nostro Paese avesse eletto un governo comunista gli aiuti sarebbero stati interrotti in maniera definitiva, per scongiurare la minaccia scese in campo Papa Pio XII che paventò lo spettro "dello stomaco vuoto e l'anima dannata" e insieme a lui gli stessi Stati Uniti che appoggiarono senza se e senza ma la Democrazia Cristiana che 
quel fatidico 18 aprile 1948 con il 48,5% dei voti ottenne una schiacciante vittoria. Le sovvenzioni quindi ripresero e i primi aiuti che arrivarono a Milano furono dei camion di farina, benedetti  personalmente dal cardinal Schuster che li definì prontamente "una grazia di Dio", ma l'autista del camion immediatamente lo corresse:-No Eminenza, mi scusi, casomai è grazia degli americani...-. 



Bibliografia:

  • "Missione Americana ERP in Italia- Uffico stampa- Divisione informazione- giugno 1951
  • "Dal fascismo alla resistenza.La Garfagnana fra le due guerre mondiali" di Oscar Guidi-Banca dell'identità e della memoria. Anno 2004
  • "I danni materiali e la conseguenza della guerra" www.icar.beniculturali.it