vivere dentro una culla. Del resto questa è la Garfagnana, uno scrigno racchiuso: da una parte gli Appennini e dall'altra le Alpi Apuane, un territorio appartato e orgoglioso, quasi isolato dal resto della Toscana, abitato da gente fiera delle sue millenarie tradizioni, fiera della propria storia e fiera sopratutto dei suoi monti: le Apuane. La loro bellezza ed unicità ha ispirato leggende, storie fantastiche, scritti e meravigliosi poemi, tramandati nei secoli nelle parole di nobili poeti, scienziati o semplici narratori, più o meno noti. La loro descrizione più alta la da il poeta e scrittore Tommaso Landolfi che le ha definite "I più bei monti formati da Dio". Il sommo poeta Dante Alighieri invece le nomina facendo riferimento agli inferi e nel XXXII canto dell'inferno de "La Divina Commedia"(1321) così dice: "E sotto i piedi un
32° canto dell'inferno |
Giovanni Boccaccio |
Procinto |
La Pietà |
Dopo il periodo degli artisti e dei poeti arrivò il momento di naturalisti e scienziati.
E' la fine del 1600 quando Pier Antonio Micheli (botanico italiano, la cui statua è situata fuori dagli Uffizi) arriva alle pendici della Pania e di li comincia la salita nei suoi versanti scoscesi alla ricerca dell'Elleboro, pianta considerata ottima come rimedio alla follia: "Colse adunque la congiuntura di tre giorni festivi di seguito nel mese d'agosto, e si portò velocissimamente a piedi, con solo cinque paoli in tasca, e pochi quaderni di carta sugante, fino alla più alta cima della scoscesa Pietra Pana, appena accessibile alle capre, ed ivi gli riuscì trovare in abbondanza il desiderato Elleboro". Nel 1743 è Lazzaro Spallanzani (colui a cui è stato dedicato il famoso
Pania della Croce (foto Daniele Saisi) |
Arriva poi il XIX secolo, il secolo degli alpinisti, delle prime risalite, il secolo della nascita del C.A.I (Club Alpino Italiano). Nel 1883 il celebre alpinista scozzese Francis Fox Tuckett sale sulla Pania e al riguardo scrive un articolo: "La descrizione molto affascinante di W. D. Freshfield riguardo alle “Alpi Apuane”, e alla scalata che egli ha compiuto sulla Pania della Croce... mi ha reso impaziente di curiosare su e giù per questo amabile massiccio..". Gustavo Dalgas ricorda in questo modo una delle sue cinque salite verso il medesimo monte: "...basta pensare che questo pizzo, unico fra i suoi anche un poco più elevati confratelli, si scorge contemporaneamente da Viareggio, da Lucca, da Pisa, da Livorno, da Volterra, da Siena, da Firenze, dalla valle
Pania della Croce (foto di Maxzina) |
Fra corsi e ricorsi storici ritornò poi anche il tempo dei poeti...e che poeti !!!
"Occhio l'amor delle Apuane cime Natie libere: ardea nobile augello, in tra le folgori a vol tender su' nembi". Il verso è tratto dalla raccolta di poesie "Levia Gravia" (1868) di Giosuè Carducci, d'altra parte il poeta quello che vede dalla sua finestra di casa(Valdicastello) sono proprio le Apuane. Carducci dunque vi nacque all'ombra di questi monti, lo studente e poi amico Giovanni Pascoli invece vi si trasferisce (Castelvecchio), scrivendo poi una poesia dal titolo "La Pania"(1907): "Su la nebbia che fuma dal sonoro/Serchio, leva la Pania alto la fronte/nel sereno: un aguzzo
blocco d’oro, /su cui piovano petali di rose/appassite. Io che l’amo, il vecchio monte,/gli parlo ogni alba, e molte dolci cose/gli dico:/O monte, che regni tra il fumo/del nembo, e tra il lume degli astri,/tu nutri nei poggi il profumo/di timi, di mente e mentastri...". Nel suo villeggiare per la Versilia nemmeno il Vate,Gabriele D'Annunzio è potuto sfuggire alla loro bellezza. Diverse sono le citazioni che gli ha riservato, ma fra le più belle rimane questa:"Marmorea colonna di minaccevoli punte, le grandi Alpi Apuane regnano il regno amaro, dal loro orgoglio assunte" (Meriggio 1903).
In conclusione bisogna dire che furono in molti fra i personaggi illustri a scrivere di Alpi Apuane, impossibile citarli tutti, ma le ultime righe di questo articolo sono per Fosco Maraini, scrittore insigne, viaggiatore e profondo conoscitore delle culture di tutto il mondo. Era nato a Firenze, ma le sue estati le passava a Pasquigliora, quattro case nel comune di Molazzana. Li, nonostante che i suoi occhi avessero visto tutto il mondo, tornava sempre a La Pania dal giardino di casa Pascoli |
contemplare quei magnifici monti e ricordava sempre la prima volta che li conobbe, ed al suo accompagnatore così domandò: "Che sono quei monti?" chiesi molto incuriosito, quasi impaurito. "Sono le Alpi Apuane", mi fu spiegato. Ammirai a lungo lo spettacolo inconsueto che mi faceva pensare, non so perché, alla creazione del mondo, terre ancora da plasmare che emergevano da un vuoto sconfinato, color dell'incendio".
Mi permetto di riportare qualche tratto del mio romanzo "Ma'ecchia. L'ape regina":< A schiera le Alpi Apuane cambiavano il loro aspetto ad ogni cambio d’angolo, ad ogni curva, ad ogni pendio fino a quando arrivata la carrozza ai piedi di Metra le apparsero come un miraggio di eternità, estese verso l’infinito orizzonte ed incombenti come braccia materne ad accogliere e custodire la vita dell’uomo.>
RispondiEliminaGrazie per l'ospitalità Corrado Leoni
Fosco Maraini è il padre di Dacia Maraini.
RispondiEliminaMi permetto una seconda citazione da Ma'ecchia. L'ape regina. Grazie
RispondiEliminaLa luna spaziava nel cielo ed aveva il volto di una maschera luminosa, che sprigionava una luce fredda, ma intensa da illuminare a giorno la maestosità delle Alpi Apuane, coperte dalla prima neve.
RispondiEliminaSi distinguevano, in un susseguirsi familiare, il monte Sagro incurvato come un corno verso il Pizzo d’Uccello spoglio ed erto verso il cielo quasi a sfidarlo, mentre placido il Pisanino si estendeva ad abbracciare il Garderone fino al monte Cavallo e di lontano la Tambura imbiancata mandava messaggi glaciali. La loro maestosità richiamava l’eterno e un che di sovrannaturale, che incuteva timore come quello che un buon cristiano ha verso Dio. Dall’Appennino imbiancato scendeva un’aria gelida che spingeva ogni creatura a cercare rifugio.