Incisione di Bartolomeo Pinelli "La Befana"1821 |
Così si conclude il tradizionale canto della Befana, quando i cosiddetti questuanti ringraziano del dono ricevuto.
Il canto della Befana è una delle tradizioni più diffuse e radicate in tutta la Garfagnana, non c'è paese o paesino dove la sera del 5 gennaio sulla porta di casa non vengano cantate queste folcloristiche strofe. Le origini di questi canti si perdono nella storia più antica, fanno parte di quel bagaglio ancestrale di riti pagani e che i secoli(e qualche Papa furbone...)trasformeranno in culti religiosi. Ma partiamo dall'inizio e tutto è da ricondurre a quelle feste che prima del Cristianesimo indicavano le scadenze di un periodo agricolo (una infatti cadeva proprio in questi giorni), tutto era legato indissolubilmente al buon andamento del raccolto e alla sopravvivenza della comunità che per favorirsi nuovi e floridi raccolti procedeva liturgicamente con dei canti propiziatori e lo scambio di doni che significavano l'abbondanza, segno inequivocabile di ricchezza nella quantità di frutti che la terra avrebbe (forse) generato in quell'anno. Le cose cambiarono e nel II secolo dopo Cristo, fu istituita la festa dell'Epifania e la gente imparò a tenere il piede in due staffe (un po' come si fa oggi...) da una parte si festeggiava il suo significato religioso, ma dall'altra continuava il suo rito pagano benaugurante. Arriviamo così nel periodo rinascimentale e vediamo ancora che questi canti della Befana sono più che mai presenti nella Valle, si parla in certi
Canti della Befana (foto di Keane tratta da "Il giornale di Barga") |
Le befanate (foto di Feliciano Ravera, Fotocine Garfagnana) |
"...per ciascuna persona che ardisca, la notte della Befana, di andare alla casa di qualsiasi persona di Barga a dire quelle disoneste parole,le quali sono state dette per l'adietro,sotto pena di soldi dieci, a ribadire per ciascuna persona e per ciascuna volta che la vigilia dell'Epifania canterà quelle brutte cose che si usano da lungo tempo"
Particolare invece è la befanata di Sassi e di Eglio (comune di Molazzana). Solitamente il canto della Befana negli altri paesi garfagnini non varia di molto ed è quasi sempre uguale, mentre qui già dai giorni precedenti si preparano strofe specifiche per ogni componente della famiglia del paese. Si tratta di un modo di mettere in piazza tutti i peccati, ironizzare sui difetti di ciascuno, raccontare le disavventure occorse durante l'anno, ma la notte della Befana era tutto permesso, i padroni di casa facevano finta di gradire ingoiando amaro, comunque non si rifiutavano mai di donare. Ecco come Alcide Rossi (studioso locale) nel 1966 ricordava questi fatti:
"...al mio paese per il modo i cui venivano fatti i "rispetti"(n.d.r:le strofe dedicate), per
Giovanni Pascoli "La Befana" |
Ma le strofe più belle rimangono quelle di Giovanni Pascoli nel 1897 che da Castelvecchio volle ricordare così la Befana, con il suo più celebre canto:
"Viene,viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda,
Com'è stanca!La circonda
neve,gelo e tramontana"
A Vagli Sopra c'era l'usanza di cantare stofe personalizzate ad ogni ragazza in età da fidanzato, ai bar, al parroco e alle botteghe.
RispondiEliminaMio padre (e mio nonno prima di lui) ha scritto per molto tempo queste strofe. Ogni anno una Befana diversa e adatta alla giovane a cui era diretta e alla circostanza. Avevo 16 anni quando l'hanno cantata a me per l'ultima volta. Poi l'usanza è cambiata. A fine anni '70 le vecchie tradizioni venivano considerate troppo obsolete e molte ragazze si vergognavano a far entrare in casa i befanotti. Mio padre e tutti coloro che hanno continuato quest'usanza dopo di lui, furono costretti a scrivere strofe diverse ad ogni rione e non più casa per casa. Poi è arrivato il Covid...
Non so se quest'anno la canteranno...