mercoledì 30 dicembre 2015

La Pania racconta.La leggenda della sua croce e dell'orrido Canale dell'Inferno e... una storia di cronaca vera

Alpi Apuane in una vecchia cartolina
Lassù la montagna è silenziosa e deserta,fra poche ore il nuovo anno si porterà via il vecchio e con esso tutte le delusioni e le amarezze trascorse.Laggiù nella valle nuove speranze e nuovi propositi si faranno vivi nei nostri cuori e per dare il benvenuto alle nostre attese i botti,gli schiamazzi e le feste la faranno da padrona per quella notte, ma loro là in alto ci guarderanno indifferenti e questi veglioni non scalfiranno minimamente la solennità delle Panie, in effetti cos'è per loro un anno? Loro sono li da milioni d'anni, hanno visto passare glaciazioni,terremoti e guerre,miliardi di persone sono passate sotto le loro cime, per loro un solo e semplice anno è come per noi un solo e semplice secondo. Il silenzio della Pania e delle sue sorelle è quasi inquietante in questo clima di
Sullo sfondo il Pizzo
 delle Saette
dove il diavolo viveva
festa, il severo volto del gigante addormentato ci invita a ricordare le antiche leggende che si raccontano dalla notte dei tempi:diavoli, streghe, mostri, strani esseri che a loro volta si intrecciano con il sacro e il profano,senza dimenticarsi poi qualche fatto vero che gli anni hanno trasformato in fiaba. Ecco allora ricordarmi del diavolo che da millenni viveva sulla cima del Pizzo delle Saette, viveva lì arroccato su quei massi,da quella posizione poteva vedere bene quale anima si trovasse sulla cima dell'attuale Pania della Croce, per poi così farla sua preda.Stava sempre avvolto in un mantello nero che usava per volare da una cima all'altra. Un bel giorno il prete dell' Alpe di Sant'Antonio salì sulla vetta della Pania per le rogazioni (n.d.r:preghiere,penitenze e processioni propiziatorie per la buone riuscita dei raccolti) e da lassù cominciò a benedire tutte le cime circostanti, piantò poi sulla vetta stessa una croce per ingraziarsi il buon Dio e allontanare il male. Il diavolo a tale visione si arrabbiò, si agitò, andò fuori di sé così tanto che gettò il suo mantello molto lontano. Andò a cadere sotto la Pania creando di fatto un grande solco dove nessuna erba, fiore o albero vi cresce ancora. Quel luogo oggi si chiama "Canale dell'Inferno" e sempre da quel giorno sulla vetta della Pania non mancò mai più una croce, tanto prendervi poi il nome.Ma leggenda, tradizione vuole che non finisse qui.La corsa del diavolo per scappare alla visione della croce prosegui per le impervie "sassaraie" di Borra Canala, la sua
Il canale dell'inferno
fuga a rotta di collo era talmente precipitosa che inciampò e picchiò una tremenda "culata" sul
le rocce, tanto da lasciarvi l'impronta del culo stesso con accanto tre fori, che corrispondevano alle punte del forcone del maligno, quel luogo inaccessibile prende il nome di "culata del diavolo".Quel posto è legato a doppio filo alla "paura",si dice che gli animali (dotati come ben si sa di sensibilità superiore) non vogliono passarvi. Sempre in quei dintorni successe un fatto di triste cronaca e come spesso succede la cronaca popolare trasforma in leggenda qualsiasi cosa a cui non sappia trovare una spiegazione logica.Al tempo la notizia fece molto scalpore, precisamente non si sa il giorno della tragedia (ad oggi documentazioni certe non ne ho trovate), fatto sta comunque che i primi quotidiani locali riportarono la notizia, quindi credo che grazie a questo dato la potremo collocare intorno al 1880, quando gli uomini salivano nelle notti estive in Pania nella cosiddetta "Buca della Neve",posta proprio sul cammino del Canale dell'Inferno,li in quel crepaccio la neve era perenne e siccome al tempo i frigoriferi non esistevano gli uomini la portavano via avvolta nella paglia per conservarvi quello che credevano più
Antica foto.La Buca delle nave.
 Gli "uomini della
neve" la stanno raccogliendo
opportuno.La notte era il momento migliore per questa operazione,di giorno il sole picchia forte e la neve si sarebbe sicuramente sciolta, ma l'oscurità porta difficoltà e in una di quelle notti una terribile bufera estiva colse un pover'uomo.Acqua e vento lo fecero cadere in un burrone. Il ragazzo era figlio unico di madre vedova e per la donna era la sua unica ragione di vita, gli amici salirono subito il giorno dopo in Pania per cercare il povero corpo ma non vi fu maniera di trovarlo, per giorni le spedizioni continuarono senza esito. La disperazione della madre era tanta, l'idea di non rivedere più vivo il suo ragazzo l'aveva fatta, ma perlomeno sperava di ritrovare il corpo per poterlo piangere dopo degna sepoltura.A quel punto oramai non rimaneva che una soluzione,partire personalmente nella ricerca, sicuramente con l'istinto e il cuore di madre sarebbe riuscita a trovarlo e s'incamminò con il lanternino per il monte.Vagò un  giorno e una notte e la mattina dopo fu ritrovata morta abbracciata ad una roccia. La notizia destò sbigottimento ed emozione nella valle, tanto da trasformare questa storia in mito. Si dice che quando si sta per avvicinare una
La Pania della Croce
burrasca in Pania ancora si riesce a vedere un lumino: -...è la donna con la lanterna che cerca suo figlio...- si mormora nelle case. Così ogni volta che i nuvoloni si fanno minacciosi la lanterna si riaccende, e si vede vagare per canaloni e crepacci, allora tutti si rinchiudono in casa, segno che quella sarà una terribile notte di vento e di pioggia.



Anche questa è una delle tante storie delle Alpi Apuane che da milioni d'anni ci guardano attenti ...

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