mercoledì 20 febbraio 2019

Il guerriero apuano: la sua vita, le sue armi e la sua divisa

"Panoplia"...e che parola sarà mai questa. In effetti finchè anch'io
Un fante ligure
disegno di Jhonny Shumate
non mi sono interessato di certe materie mai l'avevo sentita nominare, dato solo chi si interessa di specifiche argomentazioni storiche sa il suo significato esatto. Comunque sia per coloro che come me erano ignari di questo termine, ecco che "panoplia" è una parola di origine greca composta da "pan" (tutto) e "hoplon" (arma), letteralmente armatura completa. In parole povere e meglio comprensibili a tutti, questo vocabolo è usato per indicare l'insieme delle armi di offesa come la spada, la lancia e lo scudo, ma non solo dal momento che ci può descrivere anche l'elmo e la corazza che proteggeva il corpo. Gli studiosi e gli appassionati di questa branca della storia studiano tutte le armature antiche da quelle esistenti da prima della nascita di Cristo a quelle medievali, rinascimentali fino a quelle più moderne. Nelle memoria collettiva di tutti se si parla di armi e armature ci vengono subito in mente quelle dei valorosi legionari romani o quelle dei coraggiosi gladiatori, per non dire di quelle classiche in stile cavalieri della tavola rotonda. Rimane il fatto che non solo le grandi armate o i grandi eserciti che abbiamo studiato sui libri di scuola hanno avuto i loro valorosi guerrieri descritti di tutto punto dagli storici e dai film che tutti conosciamo, anche in Garfagnana abbiamo avuto i nostri valorosi combattenti che avrebbero difeso fino alla loro estinzione le proprie terre. Mi sento dunque di rendere omaggio al guerriero apuano conosciuto si di indole fiera e caparbia ma altrettanto poco conosciuto da un punto di vita prettamente circostanziato. Facendo questo anche noi finalmente ci potremo immaginare com'erano questi coraggiosi soldati.

Cominciamo con il dire che qui il lavoro degli storici è stato immane, mentre per tutti gli altri eserciti che hanno avuto maggior risalto nella storia è stato facile trovare documentazioni e descrizioni, per il popolo apuano gli studiosi hanno potuto fare riferimento a pochi storici antichi che sommariamente descrivevano armi, armature e quant'altro, in questo caso molto hanno aiutato anche i ritrovamenti nelle tombe di oggetti atti alla difesa come pugnali e punte di lancia.
Tutto cominciò(in questo senso) con questa frase:"Adeversus Liguras tunc primum exercitus promotus est" ovverosia: "Allora per la prima
La stele di Lerici
volta fu inviato un esercito contro i liguri"
, qui Tito Livio (storico romano)ci parla del 238 a.C, di quando Roma mosse ufficialmente per la prima volta guerra contro le popolazioni liguri ed è da questo momento che gli Apuani entrano di prepotenza nelle fonti letterarie latine, illustrandoci non solo le gesta belliche di questo popolo, ma anche le loro armi. A dire il vero già una stele del VII e VI secolo a.C rinvenuta a Lerici (La Spezia) nel 1992 ci descriveva il guerriero ligure d'elite con una spada ad antenne simile ad un giavellotto, una lancia, un elmo a calotta e uno scudo tondo, con i secoli però il corredo di guerra sarà destinato a cambiare, le influenze romane modificarono sostanzialmente l'armamento e il guerriero che andremo a descrivere e di cui parlano gli storici antichi è quello che visse sulle nostre terra tra il III secolo e il II secolo a.C. Diodoro Siculo (altro storico dell'epoca) ci dice che: 
"I Liguri hanno un armamento, per struttura, più leggero di quello dei romani; li difende infatti uno scudo ovale lavorato alla moda gallica ed una tunica stretta in vita, ed attorno avvolgono pelli di fiera (n.d.r: animale selvatico) ed una spada di media misura". Da questo punto di vista le fonti sono tutti concordi nel dire che gli Apuani avevano un equipaggiamento leggero (hostis levis) adatto al combattimento in luoghi montani, uno scontro fatto d'imboscate e scaramucce repentine. Gli Apuani non disdegnavano neanche lo scontro in campo aperto, proprio perchè abituati all'asprezza e alla morfologia della loro terra, sempre fonti latine citano la capacità di resistenza nel corpo a corpo, scontro a loro prediletto, dove dimostravano grande caparbietà: "Un nemico armato alla leggera, quindi veloce e mobile che non permetteva in nessun luogo di trovare un momento di tranquillità o una posizione sicura" (Tito Livio). Andando più nel particolare analizziamo quali erano gli elementi principali del guerriero apuano. Partiamo dall'elmo (i cui ritrovamenti sono scarsi e sporadici), sicuramente era un'oggetto di prestigio ad appannaggio esclusivo dei militari, di solito i normali fanti erano dotati di un
elmo in ferro o bronzo a calotta, simile al cappello di un fantino,
Elmo a calotta apuano ritrovato
alla Croce di Stazzana (Castelnuovo G.na)
il discorso cambiava per gli elmi cosiddetti "cornuti". Le corna avevano un significato particolare (e qui si entra nell'ambito antropologico)stavano a rimarcare la possenza virile e bellica di colui che lo indossava e molto probabilmente erano portati da individui di rango, da capi militari che sfoggiavano questo elmo come uno status symbol, sicuramente non erano usati in guerra visto il loro ingombro, l'utilizzo di questo accessorio era indicato
Elmo apuano "cornuto"
sopratutto in cerimonie ufficiali. Un altro elemento importante era lo scudo, sono poche però le fonti latine che ci parlano delle fattezze dello scudo, comunque sia quelle poche notizie sono tutte concordanti nel dire che era di forma oblunga, perdipiù anche i ritrovamenti nelle sepolture sono inesistenti dal momento che era abitudine dei Liguri di bruciare i loro morti, questo faceva si che anche i resti in legno dello scudo andassero inceneriti. L'arma preferita dagli intrepidi apuani era la lancia, questo fra l'altro è un elemento che che viene ritrovato molto spesso nelle tombe. Era difatti l'arma principe con cui si poteva affrontare anche una cavalleria, gli apuani con questa lancia cosiddetta "
da urto" con punte (o meglio detto in gergo esatto cuspidi) di oltre 45 centimetri potevano disarcionare dal cavallo e uccidere un cavaliere romano in men che non si dica, altri ritrovamenti in tombe ci fanno conoscere anche lance con cuspidi notevolmente più corte. L'altro "pezzo forte" del corredo da guerra apuano era la spada; l'influenza e gli spostamenti dei celti in Italia mutò fisionomia anche a questa arma, venne così adottata quella che gli esperti chiamano "spada lateniana", una spada a
Riproduzione di spada lateniana
doppio tagliente (che incide da ambedue i lati), la lama era di circa 80 centimetri, ma la vera rivoluzione di questa fu quella di soppiantare la vecchia spada che era simile  per lo più a un lungo coltello, la "lateniana" invece aveva la forza dirompente dei fendenti d'ascia e la penetrazione letale delle corte lame.

Il "De mirabilibus auscultationibus" (n.d.r: un testo di aneddoti greco) racconta che: "... alcuni liguri tirano con la fionda così bene che quando vedono parecchi uccelli, stabiliscono tra di loro quale ciascuno debba prepararsi a colpire, perchè sono convinti di colpirli tutti facilmente". La fionda (o frombola)era l'arma più diffusa e a portata di mano a tutta la popolazione ligure apuana, veniva usata a scopo di caccia, oppure per la difesa propria.
Come qualsiasi altro rispettabilissimo esercito anche i liguri avevano le loro insegne militari, non raggiungeranno mai la fama del celeberrimo S.P.Q.R. ma a quanto pare Tito Livio non lascia dubbi su questo fatto: "Quando il console si accorse che le insegne dei liguri non si muovevano in nessuna direzione...ottantadue insegne militari furono conquistate", purtroppo qui Tito Livio si ferma, senza addentrarsi in nessuna descrizione e quindi non abbiamo
fionda o frombola apuana
informazioni su cosa potessero rappresentare, nè tantomeno di che foggia o materiale fossero. 

Popolo fiero ed indomito quello Apuano che aveva nel suo D.N.A la difesa della sua terra, che lo portò a scontrarsi con l'esercito più potente del mondo: i romani. Ma l'amore per quella che millenni dopo diventerà anche la nostra terra lo possiamo dedurre da queste parole degli storici: "...nello stesso tempo i Liguri, riunito un esercito con uno speciale giuramento sacro, di notte all'improvviso assalirono l'accampamento del proconsole Minucio". Un giuramento che impressionò anche gli stessi romani. Una "lege sacrata"(giuramento sacro) che gli Apuani facevano fra di loro, una promessa solenne di
difendere la propria terra e la propria nazione fino alla morte.


Bibliografia:

  • "La panoplia del guerriero ligure orientale tra il II e III secolo a.C" di Andrea Guareschi (https://biatec.wordpress.com/guerriero-ligure/)

mercoledì 13 febbraio 2019

Proverbi garfagnini: come conoscere le proprie radici

Si diceva una volta che i proverbi erano la saggezza del popolo.
Erano proprio in quei tempi in cui con un proverbio si metteva fine a una lunga discussione, ma non solo, il loro uso occupava tutti gli aspetti della vita, con i proverbi si insegnava ai figli le regole del viver quotidiano, con i proverbi si accettava una spiegazione a fatti naturali o anche sovrannaturali e addirittura chi parlava per proverbi veniva ritenuto una persona saggia. Insomma il proverbio era un pilastro del viver sociale, una specie di raccolta di leggi autorevoli e condivise. I proverbi non sono farina della storia contemporanea ma la loro conoscenza si ha da tempi lontanissimi, si trovavano già nelle culture primitive come parte fondamentale del sapere e in forma scritta vediamo che gli egizi, i babilonesi, gli assiri e cinesi ne facevano uso nei codici che riguardavano le varie branche delle attività e nei diversi aspetti del sapere. Per essere ben chiari il proverbio non è cosa da poco storicamente parlando, grazie ad un proverbio si possono ricostruire frammenti importanti della filosofia di vita di un popolo, dei suoi valori, del panorama sociale economico, in altre parole vi si può leggere tutto ciò che non è scritto nei libri di storia. La Garfagnana è ricca di proverbi più o meno conosciuti e anche qui come detto possiamo capire molte cose sul viver garfagnino di un tempo. La maggior parte di queste massime è infatti legata all'attività contadina e alle condizioni del clima che miravano ad avere un raccolto migliore, ma anche la devozione ai santi e alle loro auspicate grazie vede un'abbondanza di proverbi, quello che però traspare dai proverbi locali è la visione positiva di essi, volti comunque sia a trovare una soluzione positiva ad ogni problema che si presenta, questo ci dice molto anche sulla morale di vita dei garfagnini di una volta. Guardiamo allora di andare nello specifico e vedere un po' qualcuno di questi proverbi nostrali e di dare (dove mi è possibile) anche una spiegazione. 
Direi che il proverbio garfagnino per antonomasia è questo: "Quando
la Pania ha il cappello garfagnin prendi l'ombrello". In effetti niente di questo è più vero, quando le nuvole vengono dal mare e
La Pania con il cappello
(foto David Sesto)
sovrastano la cima della Pania (nostra montagna per eccellenza)in Garfagnana è bene prepararsi alla pioggia. Infatti a conferma di questo se si vuole c'è il proverbio
 inverso che lega a doppio filo la meteorologia con l'agricoltura:"Quando le nuvole vanno verso il mare prendi la zappa e vai a zappare"e così quando vediamo che nuvole tornano verso il mare oltrepassando le Apuane il contadino può preparare i suoi attrezzi per ricominciare a lavorare nei campi.Come visto molti dei proverbi della valle sono legati al tempo, proprio perchè una situazione meteo più o meno buona in Garfagnana faceva la differenza. La nostra valle nei tempi antichi e in parte anche oggi è una terra legata ai raccolti, all'agricoltura e ai prodotti del terreno da mettere in tavola per sfamare le numerose famiglie di una volta, ecco che allora i nostri vecchi erano sempre a scrutare il cielo e a vedere dai "movimenti" della natura cosa poteva più o meno influenzare il clima e allora vediamo nascere dei proverbi che ci dicono di come può evolvere il tempo: "Arcobalen della mattina tutto il giorno spiovicina, arcobalen della sera se è torbato rinserena"; i nostri antenati dicevano che se fosse apparso un arcobaleno al mattino, tutto il giorno probabilmente avrebbe fatto tempo piovigginoso, in caso contrario qualora si fosse mostrato sul far della sera il giorno dopo sarebbe stato sereno. "Quando torba sulla brina acqua o neve si avvicina"; questo è un proverbio assai conosciuto e dice che quando annuvola sulla brina non è difficile che in Garfagnana possa nevicare. Ce ne sono altri (sempre su questo tema) in dialetto stretto: "Cielo a pan o piove oggi, o piove diman", con il cielo coperto di nuvole compatte sicuramente se non piove il giorno stesso pioverà il giorno dopo. In dialetto è pure un altro:" Se piove per l'ascenzion va tutto in perdizion"; se pioverà il giorno dell'Ascensione (nel mese di maggio) tutto il raccolto ahimè andrà perso. Bellissimo e significativo il prossimo proverbio:"Quando tira la tramontana pane e vino in Garfagnana", in parole povere dice che se l'inverno sarà molto freddo, si avranno finalmente abbondanti raccolti.

Altri proverbi ancora, invece puntano il dito sulla scaltrezza e la furbizia del garfagnino, ecco che allora a tutti è conosciuto il detto "Garfagnino scarpa grossa e cervello fino" , meno conosciuto 
l'altro che tira in ballo un bel pezzo di Toscana:"Per farla a un fiorentin ci vuole un lucchese, ma per farla a un lucchese e un fiorentino ci vuole un garfagnino"
Ci sono anche proverbi sulla vita quotidiana che insegnano come si suol dire "a stare al mondo". "Se vuoi star bene a questo mondo appoggiati a un campanile o a un sasso tondo"; i nostri vecchi dicevano in sostanza due cose, che per star bene su questa terra bisognava farsi prete o intraprendere il mestiere del mugnaio (il rimando al sasso tondo fa riferimento alla macina del mulino).Significativo pure quello che dice: "Penso e ripenso e a pensà vaneggio.Credevo di fa mejo e invece ho fatto peggio", insomma, certe cose bisogna farle senza pensarci troppo. Anche l'amicizia è importante e il proverbio ci rimanda a questo detto: "Se vuoi tradire l'amico acqua sulle cirage e vin sul fico"; se vuoi tradire o far star male un amico prova a fargli bere l'acqua con le ciliege e il vino con i fichi. I proverbi garfagnini mettono in guardia anche sull'amore, ed ecco che in questo caso la similitudine fra la castagna più preziosa (la carpinese) e una bella ragazza è ben azzeccata:"La carpinesa è vista ed  è presa". Attenzione anche a chi ha una bella moglie: "Se c'hai la moglie bella ti ci vuol la sentinella".
Non potevano mancare i proverbi riferiti ai mesi dell'anno."Gennaio
polveraio empie il granaio", un gennaio ventoso e asciutto fa si che l'anno porti dei  buoni raccolti di  grano. "Chi ha un ciocchetto nel cortile lo asserbi a marzo e aprile"; secondo questo proverbio sarebbe il caso di conservare un po' di legna per il camino per marzo e aprile, potrebbe fare ancora un po' di freddo. "Quel che fa a maggio fa a settembre", il tempo che farà a maggio lo farà anche a settembre. "Giugno ha la falce in pugno"."Luglio trebbiatore quanta grazia del Signore". "Agosto fa che il grano sia riposto". "Asciutto di settembre leva e un rende" . "Per i santi cappotto e guanti, ma se freddo non fa, aspettalo a febbrà", se non fa freddo a novembre, sicuramente lo farà a febbraio. "Dicembre imbacuccato raccolto assicurato".
Naturalmente una terra di forte tradizione cattolica come la Garfagnana non poteva far altro che affidarsi ai santi anche nei
Santa Barbara e il fulmine
suoi proverbi.
 "Per San Pellegrino la castagna è come un lupino"; a maggio la castagna è ancora piccolissima, mentre "Tra San Jacopo(ndr:25 luglio) e Sant'Anna (n.d.r:26 luglio) mette l'anima la castagna", oppure a "San Lorenzo gran calura e Sant'Antonio gran freddura, l'uno o l'altro poco duran". "Santa Barbara e San Simon liberateci dal lampo e dal tron", difatti Santa Barbara protegge dai fulmini e San Simone dai tuoni."Se piove per Santa Maria(n.d.r:15 agosto) il caldo porta via".
Siamo arrivati quindi alla fine di questo piccolo viaggio nella saggezza popolare garfagnina. I proverbi alle volte fanno sorridere, ma allo stesso tempo sono rivelatori di grandi verità e apprendere le perle di saggezza dei nostri nonni significa anche conoscere le nostre radici.



Bibliografia:

  • "La gente garfagnina dicea così" a cura dell'Unione dei Comuni della Garfagnana edito dalla Banca dell'identita e della memoria" anno 2005