mercoledì 22 febbraio 2017

Una millenaria storia: il contrabbando di sale in Garfagnana e le famigerate "vie del sale"

Cosa c'è di più banale, insignificante e tremendamente normale di un
Contrabbandieri pronti per partire
pugno di sale? Si, avete capito bene del semplice sale... Oggi lo troviamo da tutte le parti: dal grande centro commerciale, fino ad arrivare nella più modesta bottega sotto casa. Ma una volta non era così. Per lunghi secoli fu chiamato l'oro bianco e questo prodotto di Madre Natura segnava la fortuna di tutti gli stati che riuscivano a controllarne la produzione e il commercio. Naturalmente gli stati imponevano su questo primario bene tasse da capogiro, favorendo di fatto un imponente contrabbando. La Garfagnana fu tra le principali protagoniste di questo illecito traffico, nato in tempi medievali e terminato solamente con la fine della seconda guerra mondiale. Tutto si svolgeva lontano dalle strade principali e la circolazione avveniva sui molti percorsi montani che furono
 denominati "le vie del sale", battuti questi dai più coraggiosi contrabbandieri. Prima di approfondire l'argomento guardiamo perchè il sale era considerato un bene tanto prezioso.
In primis il sale era quell'elemento che rendeva appetibili tutti
Venditore di sale
quei cibi "arrangiati" di una cucina poverissima, ma sopratutto il sale era l'unico conservante disponibile, all'epoca naturalmente non esistevano frigoriferi o altri tipi di conservanti e grazie proprio al sale si potevano salvaguardare e immagazzinare scorte di cibo per lungo tempo, ad esempio ciò rese possibile alle navi di affrontare lunghi viaggi rendendo possibili floridi scambi commerciali. Da non tralasciare il fatto che poi nei lunghi inverni garfagnini dove il brutto tempo non permetteva le coltivazioni, le riserve di cibo sotto sale salvavano da sicura carestia e inoltre in un economia rurale e di pastorizia come quella garfagnina era l'elemento fondamentale per la lavorazione e la trasformazione del latte in formaggi. Questo minerale aveva poi virtù anche in medicina: era usato come disinfettante per ferite o addirittura come purgante. Insomma, per ben capirsi chi amministrava questo commercio aveva un potere immenso, poichè teneva in pugno la sopravvivenza di un popolo intero. Proprio per questi motivi che il sale diventò una delle merci più contrabbandate, pensiamo ai suoi enormi ricarichi dato che la sua filiera commerciale era infinita, bisognava pagare il
Una grida di Francesco IV duca
di Modena sulla diminuzione
del prezzo del sale
produttore, il sensale, i facchini, il trasporto (già quest'ultima voce faceva triplicare il prezzo)e "dulcis in fundo" le carissime tasse statali, ecco allora nascere le famigerate "vie del sale", bazzicate come detto dai più famosi contrabbandieri della valle. Queste vie partivano dal mare versiliese o ligure, valicavano le Apuane, giungevano in Garfagnana e continuavano su per gli Appennini fino ad arrivare ai margini della Pianura Padana. In Garfagnana con la definizione "vie del sale" non si indicava una strada precisa e ben definita (sarebbe stato fin troppo facile per le gendarmerie locali individuarle) ma bensì di una fitta rete di stradine e mulattiere più o meno nascoste che salivano e scendevano per le nostre montagne. Dove spesso i garfagnini e i versiliesi si incontravano per vendere e comprare sale era proprio in quegli insospettabili hospitali che servivano anche per rifocillare i pellegrini di passaggio, ma avevano pure la funzione di proteggere questo contrabbando, diventarono quindi un punto nevralgico di spaccio, a conferma di questo una delle principali "vie del sale" passava proprio per L'Isola Santa, ed era proprio li nel hospitale di San Jacopo che avveniva fuori dagli sguardi indiscreti il pagamento o lo scambio di merci fra contrabbandieri. Di lì, il contrabbandiere garfagnino proseguiva attraverso i sentieri e verso i paesi di Torrite, Careggine, Castelnuovo e Camporgiano.
Isola Santa centro di spaccio del sale
Un'altra strada alternativa partiva sempre da Torrite e raggiungeva i paesi di Sassi, Molazzana e Gallicano, importante era anche quella via che passava dalla Foce di Petrosciana e di li scendeva verso Fornovolasco e i paesi limitrofi, luogo di scambio e smistamento era l'hospitale di Santa Maria Maddalena, oggi volgarmente conosciuto come "la chiesaccia". La più famosa rimane però la Via Vandelli che aveva il compito di servire la zona dell'Alta Garfagnana, qui si registrò infatti un'efferato omicidio a causa proprio del sale (per il caso leggere http://paolomarzi.blogspot.it/il-caso-del-sandalo-rosso-html) e anche di qui poi si diramavano altre mulattiere che servivano i borghi vicini, fra le più percorse c'era la Piazza al Serchio -Gramolazzo che risaliva il torrente Acqua Bianca, arrivava a Nicciano, Castagnola ed Agliano, quest'ultimi affacciati proprio sul bellissimo lago di Gramolazzo. Trasportarlo poi non era affatto semplice, il sale è pesante e sui sentieri scoscesi delle montagne lo si spostava in sacchi piuttosto leggeri per non appesantire troppo i muli, i viaggi erano faticosi e in caso di pioggia bisognava immediatamente proteggere il carico. La dura vita del contrabbandiere non finiva qui, il Ducato di Modena in Garfagnana e in tutto il suo regno in genere incentivava a denunciare questi fuorilegge, anche in maniera segreta. Ma è appunto in quel preciso momento storico che la figura del contrabbandiere raggiunse un immagine leggendaria in tutta la valle, quest'uomo era colui che
la Via Vandelli percorso di
contrabbandieri di sale
sfidava le leggi dello Stato oppressore per favorire gli interessi della gente comune. Il contrabbando di sale era visto con grande favore dalla popolazione che non solo non denunciava i loro eroi ma li difendeva in tutte le maniere dagli "sbirri". Fu un vero problema questo per il Ducato, in Garfagnana ci fu una vera sollevazione a favore dei contrabbandieri, perdipiù i gendarmi non favorivano i buoni rapporti e spesso nei confronti della povera gente che difendeva i fuorilegge si lasciavano andare a non poche crudeltà. A dimostrazione di questa avversione per i tutori della legge ci sono dei documenti comprovanti che all'avvicinarsi degli "sbirri", in paese veniva suonata la campana a martello. In poco tempo i contadini che erano nei campi si radunavano nella piazza del borgo, armati di "bastoni, falci e forcon", difendendo i contrabbandieri o i paesani ricercati perchè in possesso di piccole quantità di sale. Quasi sempre accadeva che i gendarmi fuggissero a gambe levate, lasciando di fatto libero l'arrestato. Ci fu un caso ben documentato che racconta la non felice "visita" dei gendarmi. Ciò accadde nei pressi di Castelnuovo: 

“Arrivarono li soldati per esercitar il loro carico in virtu delli
"Gli sbirri" estensi
ordini, et mandati dai Provveditori al sale, capitasse in casa del suddetto Marco inquisito, al quale havendo trovato certa quantità di sale di contrabando volessero levarla, al che opponendosi Giovanni suddetto, tolse una stanga da carro con quella mortalmente percotendo uno di essi ministri, et li suddetti Pietro et Giacomo, dandosi l’uno, all’altro aiuto et favore cooperativo insieme con molti altri, che per hora si tacciono, ferissero anco li due altri uno pur mortalmente, et l’altro di percossa grave, et importante, ne contenti di questo Antonio suddetto instigato da Battista dasse campana a martello convocando molta gente e gridando dall'alto, ammazza,ammazza...". 

Tale ormai era diventata la sicurezza dei contrabbandieri che lo smercio di sale avveniva alla luce del sole. Nei paesi durante questa pubblica vendita accadeva quasi sempre che si formassero lunghissime file e nell'attesa del proprio turno capitavano addirittura delle memorabili risse. Tuttavia tutta questa convinzione d'impunità si manifestò in tutta la sua prepotenza il 20 maggio del 1720, quando Giacomo Giacomelli contrabbandiere d'eccellenza si presentò con i suoi muli carichi al mercato di Castelnuovo Garfagnana, vendendo pubblicamente sale "con aperto scandalo universale", la gente nonostante la meraviglia accorse in fretta e furia e in men che non si dica il sale finì e il Giacomelli se ne andò tranquillamente come era venuto. Naturalmente il malvivente non la passò liscia, l'onta subita dal governo locale proprio sotto le finestre di"casa" fu troppo grossa e fu così che subì una condanna in contumacia al bando perpetuo, in alternativa dieci anni di galera.Il Giacomelli non cascò mai nella rete della giustizia era un pesce troppo grosso, i contrabbandieri di lungo corso sfuggivano alla cattura perchè spesso erano armati e
Commissione per la tasse
 su sale e tabacco 1851
organizzati in bande, eccezion fatta per Pietro detto il Broccolo (o Bossolo) che andava pure lui impunemente a vender sale con il suo cavallo, fu catturato e condannato a remare per diciotto mesi. Rimaneva però il fatto che quando "gli sbirri" stavano per molto tempo senza catturare nessun presunto manigoldo si rifacevano allora sui miserabili, su coloro che facevano questi traffici per sbarcare il lunario, capitava però qualche volta che il giudice comprendesse la situazione. Fu il caso di Francesco da Pieve Fosciana che aveva in casa circa venti chili di sale, questa quantità fu ritenuta adatta all'uso personale e familiare, fu "mandato liberatamente assolto". 

Lo spaccio di sale in tutta la Garfagnana durò fra alti e bassi quasi mille anni, fu un fenomeno veramente esteso che si ripresentò e terminò una volta per tutte con la fine della seconda guerra mondiale. Testimonianze del 1944 ancora oggi ci parlano di contrabbando di sale in maniera diversa di quello che fu per tanti secoli addietro. Anche durante la guerra la carenza di sale in tutta la valle si fece sentire e allora ci pensavano le donne della Versilia a favorire questo commercio a prezzo di un lungo e faticoso
Donne nella produzione di sale in Versilia,
 (foto Sentieri della memoria.comune di Massa)
lavoro. Carrette spinte a mano si recavano sulla spiaggia e riempivano di acqua marina ogni tipo di contenitore, preferibilmente damigiane per il vino o fusti rivestititi di zinco. La produzione si realizzava in luoghi appartati, in stalle dismesse, in posti comunque non visibili ai tedeschi o ai fascisti. La legna veniva recuperata nelle pinete, si accendevano così grandi fuochi e dentro questi recipienti l'acqua veniva messa al fuoco, una volta portata ad ebollizione e alla conseguente vaporizzazione non rimaneva altro che sale. Per rendere un po' l'idea della cosa si può dire che da ogni damigiana d'acqua si poteva ricavare ben due chili di sale. Una volta imballato invece, erano sopratutto gli uomini che si preoccupavano di salire in montagna per venderlo, usando ancora i vecchi e ultra secolari sentieri di una volta, dirigendosi così
(foto Sentieri della memoria comune di Massa)
verso la Garfagnana e dato che soldi ne circolavano pochi, talora il sale veniva scambiato con farina, patate e castagne. I viaggi su e giù per le montagne in quel periodo non si fermarono mai, si facevano sia d'estate che d'inverno, con la neve e il gelo e con ai piedi solamente zoccoli di legno.

E allora pensandoci bene, quanta storia c'è dietro un semplice:
 -Scusa, mi potresti passare il sale?-



Bibliografia:

  • Archivio di Stato di Modena
  • "Il cammino del Volto Santo. Dalla Lunigiana, attraverso la Garfagnana, fino a Lucca", "Sentieri e vie di contrabbando:il sale" di Normanna Albertini
  • "I sentieri della memoria", La Via del Sale

mercoledì 15 febbraio 2017

La "Bernadette" della Garfagnana: Anna Morelli. Quando la Madonna apparve a Gramolazzo

Non è facile credere a ciò che non si vede, questa regola vale ancor
Gramolazzo,anni 30 al Canale della Gattaia
(collezione Silvio Fioravanti)
di più in campo religioso ed è da sempre stato tema di scontro fra scienza e credenti. La scienza dal canto suo dice che i miracoli e le apparizioni mistiche sono frutto di visioni riconducibili eventualmente anche a delle patologie e chiude il tutto in un ottica esclusivamente razionalistica, essi obbiettano che non sussiste alcun fondamento scientifico che dimostri l'esistenza di questi fenomeni soprannaturali e che comunque sia, ancor prima bisognerebbe dimostrare l'esistenza di colui che si presume ne sia all'origine, cioè Dio stesso. Queste affermazioni fanno rivoltare nella tomba tutti i Papi sepolti nelle Grotte Vaticane e la Chiesa inorridisce e afferma che la Fede è sopra ogni cosa e che non tutto quello che non si vede, non esiste. L'amore non si vede, la speranza, la gioia, non si vedono ma esistono, ma se non credi in Dio, nei suoi miracoli e nelle apparizioni perchè non può vederli con i tuoi occhi, allora non dovresti credere all'amore e ai sentimenti che governano il mondo. Così si riassume in maniera molto semplicistica l'infinita lotta fra scienza e Chiesa. Tutto questo bel discorso fa da introduzione ad un fatto molto controverso e (forse volutamente) poco conosciuto avvenuto esattamente 70 anni fa in Garfagnana, quando a Gramolazzo apparve la Madonna, ma prima di raccontare i fatti mi è necessario dire che ognuno dei miei cari lettori è libero di trarre le proprie conclusioni su questi lontani accadimenti, in maniera libera e spassionata, da parte mia visto il delicato argomento mi rifarò puntualmente ai fatti di cronaca e al materiale in mio possesso.

La protagonista di questa vicenda era Anna Morelli una ragazza di Gramolazzo (frazione del comune di Minucciano)malata dal 1941, la
Anna Morelli "la miracolata"
(foto collezione Paolo Marzi)
povera donna non riusciva più ad inghiottire cibo e quel poco che deglutiva non riusciva assolutamente a digerirlo e lo vomitava puntualmente, gli era stato diagnosticato un male terribile che minava seriamente la vita stessa. Medici di ogni sorta e da ogni dove l'avevano visitata ma le speranze date da questi luminari erano sempre ridotte al lumicino. Il 1947 fu l'anno che la malattia degenerò, ma fu anche l'anno della svolta, quando da un possibile prodigio miracoloso la Madonna apparve alla ragazza nella sua camera da letto dove giaceva ormai inerme. La Santa Vergine stando al racconto dell'ammalata non pronunciò parola ma toccò la fanciulla sullo stomaco, la parte malata, e miracolosamente dove la Madonna pose la sua mano apparve sulla pelle una croce vermiglia e oltretutto l'oscuro male sparì. Immaginatevi voi, giornalisti, fotografi, autorità civili ed ecclesiastiche accorsero nel remoto paesino garfagnino per conoscere quella che al tempo fu definita "la miracolata". Tutti volevano raccogliere testimonianze e intervistando gli abitanti del borgo in molti confermavano le tesi conosciute:- Creda pure a me che l'ho vista, quella aveva il diavolo in corpo!- così all'epoca affermava un giovane del posto. La ragazza da parte sua mostrava a tutti la sua rossa croce a testimonianza della sua guarigione e così di parola in parola accorrevano per vederla da ogni parte della Valle del Serchio (e non solo). Gramolazzo era diventato il paese della "miracolata", divenuto meta ove l'umanità stanca e sfiduciata da anni di guerra andava a ritemprare la propria Fede, "andando- come dicevano le cronache del tempo- a toccare con mano profana il segno tangibile di una volontà sconosciuta". La cosa assunse, come spesso accade in questi casi i contorni del fanatismo, i pellegrini entusiasti assediavano la casa di Anna notte e giorno e i
La camera da letto di Anna,
dove ebbe la sua prima visione
(foto collezione Paolo Marzi)
giornalisti ripetevano come pappagalli le solite domande sull'ormai famigerata apparizione, domande a cui la ragazza aveva ormai risposto un migliaio di volte. Nel frattempo, sappiamo come sono fatti i cronisti, andarono a scavare nel privato della giovane e venne fuori che proprio la giovanotta aveva velleità da pin up e che proprio l'anno prima era stata eletta "Stella di Garfagnana" in un concorso di bellezza a carattere regionale. I tagliandi per decretare la vincitrice provenivano a bizzeffe alla redazione del giornale promotore, i maligni dicevano che ella stessa avesse finanziato la sua elezione, ma i maligni, si sa, non mancano mai

La storia non finì qui,anzi tutt'altro, la Madonna apparve più volte ad Anna Morelli, ed ecco dunque di seguito quello che un giornalista scrisse quando anche lui fu presente ad una di queste apparizioni.

"La fede muove le montagne, io mi sono mosso per molto meno, un volgarissimo telegramma. E sono stato fortunato: ho visto Anna
La folla assedia la casa di Anna Morelli
(foto collezione Paolo Marzi)
mentre vedeva la Madonna. Il miracolo è atteso per le quindici, aveva richiamato a Gramolazzo increduli fedeli da tutti i paesi vicini. Ho chiesto alla ragazza dove sarebbe avvenuto il miracolo. Mi ha risposto con un sorriso:- Non lo so; dove mi sentirò di andare in quel momento- E intanto con grazia femminile accendeva una profumata sigaretta. Non crediate che con questo Anna sia un po' civetta. Tutt'altro. Ha smesso di tingersi le labbra e le unghie, parla con una certa disinvoltura, ma con una serietà assoluta. Posa compiacente davanti all'obbiettivo, cita senza riluttanza libri che ha letto e films che ha visto. Chiedo cosa ne pensa di Bernadette, il film della miracolata di Lourdes. L'ha visto ma non esprime giudizi. Alla quattordici e dieci Anna mi dice:- Scusi non posso più rimanere devo scendere in strada-. Tento di trattenerla ma la ragazza è in preda ad un evidente nervosismo. Scende, la seguo. Ad un certo punto si getta in ginocchio e, pallidissima in volto, congiungendo le mani e sbarrando gli occhi mormora:- Eccola !-. La folla si inginocchia, piange sommessamente. Anna, la "miracolata" con lo sguardo fisso in avanti, sorride e mormora parole incomprensibili. E' in estati. Riesco a percepire alcuni monosillabi privi di senso:- Si...No...-. Per accertarmi del suo stato di sensibilità la pungo per due volte inaspettatamente, con uno spillo. Due goccioline di sangue, la ragazza non sente e non fa un movimento. Gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto vedono...Sviene. La portano di peso in casa. Dopo un attimo riprende i sensi. Grosse lacrime le scorrono sulle guance fra i singhiozzi che la fanno scuotere tutta, racconta della visione avuta:- Anna il segno che ti ho impresso ti resterà in eterno, Dillo e fallo vedere a tutti. Il cuore di Gesù sanguina per i peccati degli uomini.. Farai costruire un santuario-. Giù nella strada la folla inginocchiata prega."


Le apparizioni successivamente continueranno ed usciranno dai nostrali confini per giungere in quel di Marina di Pisa e
Grotta di Villa Santa
a Marina di Pisa ieri
precisamente alla grotta di Villa Santa. Siamo nel 1948 e già questo luogo era stato precedentemente visitato da celesti apparizioni, stavolta per mezzo di una piccola di quattro anni Paola Luperini, fattostà che anche Anna Morelli fu richiamata insieme ad altri veggenti in questo posto, ancora oggi considerato sacro. La testimone Lola Roncucci, signora pisana, oggi abitante a Livorno apre il suo scrigno dei ricordi e rammenta nitidamente di quella ragazza garfagnina e proprio di un episodio che vale la pena di raccontare, quando ad Anna in una precedente visione le fu detto dalla Vergine di invitare alla grotta gli infermi e gli ammalati in un dato giorno. La notizia fu ripresa da tutti i quotidiani e arrivò all'orecchio di una ragazzina di 14 anni Ilva Borghini di Rio Marina (Isola d'Elba). La bambina elbana aveva una brutta storia alle spalle, il padre la gettò dalla finestra per delle futili divergenze e nella caduta la piccola rimase paralizzata irrimediabilmente. Comunque Ilva quel giorno raggiunse Marina di Pisa, arrivò in barella. Come lei erano presenti molti altri malati provenienti da tutta Italia e tutti erano in preghiera, quando ad un certo punto della veglia, Anna attorniata dai sacerdoti presenti ebbe la visione. La folla presente, come racconta la testimone Lola Roncucci rimase sbalordita quando dal cielo sopra la testa della veggente garfagnina cominciarono a scendere petali di rosa bianchi, Anna li raccolse e questi si tramutarono in ostie, una di queste era grande e rotonda, le altre due erano attaccate insieme. Terminata l'apparizione Anna le divise a pezzetti che distribuì ai presenti, l'ostia più grande rimase al prete. Uno di questi pezzettini toccò proprio ad Ilva Borghini, una volta ingerito udì una voce che le diceva:- Ilva, alzati e cammina-, prima con titubanza e poi in maniera più decisa la bambina scese dalla barella, cominciò a camminare superando anche diversi ostacoli, salendo scalini, schivando tronchi di albero e poi tornò improvvisamente indietro raggiungendo la barella da dove era venuta e tornò sorprendentemente paralizzata. La ragazzina spiegò che quando camminava la Madonna continuava a parlarle dicendole così:-Vedi Ilva ti ho dimostrato di poterti guarire per concessione di mio Figlio, ma lascio a te la decisione e la scelta. Vuoi essere guarita o rinunci alla guarigione per la conversione dei peccatori? Domani torna qui, mi vedrai e solo
Grotta di Villa Santa a Marina di Pisa oggi
allora mi dirai quale è stata la tua decisione-
. Figuratevi voi, la decisione per la madre e la giovane quattordicenne era a dir poco combattuta. Tale combattimento cessò il giorno dopo, quando la Madonna riapparve alla piccola che decise di rimanere inferma per la conversione dei peccatori. Negli anni a venire per Ilva fu un continuo calvario, fu seguita da un padre spirituale, in seguito a

questi avvenimenti si fece poi suora. 
Nel 1951 ci fu una delle ultimi apparizioni per Anna Morelli, quello che le disse la Madonna quel giorno di sessantasei anni fa, ancora rabbrividire il sangue nelle vene: - Grandi calamità vi attendono. Malattie cattive ed epidemie infesteranno il mondo: molti moriranno. Piogge fortissime arriveranno e devasteranno, allagando e sotterrando ogni cosa; fulmini scenderanno dal cielo distruggendo case e raccolti, tutta la terra sarà in movimento e neppure il mare vi risparmierà. Vi saranno fame, disordini e ribellioni, sangue innocente che correrà per la strada; il fratello ucciderà il proprio fratello e prestissimo ci sarà anche la guerra; microbi nuovi e terribili presto infesteranno la terra...-

Ben presto la Chiesa cercò di stendere una cortina di fumo su questi fatti. La ragazza fu fatta refertare da una commissione medica che la giudicò "soggetto isterico ed epilettico", e la croce sullo stomaco? "Tracce ecchimotiche" e la brutta malattia? "All'esame radiologico appaiono tracce di ulcera cicatrizzata". Insomma la Chiesa Cattolica Romana credette di non autorizzare il culto, per quali motivi non lo so e tutt'oggi rimangono (almeno a me) misteriosi, bisognerebbe ricercare negli archivi vaticani della "Congregazione per la dottrina della Fede", ma il vostro umile cronista a così tanto non arriva. Entrando un po' di più nel particolare posso solo dire che la Chiesa Cattolica giudica questi avvenimenti in base a tre fasce: le accetta e ne diffonde il culto, non le condanna e nemmeno le approva, o le condanna attraverso scomuniche e diffide. I fatti di Anna in Garfagnana rimangono nel limbo, cioè non sono stati condannati ma nemmeno approvati. Tengo a sottolineare un fatto, che le apparizioni mariane "autorizzate" dal inizio della storia della Chiesa Cattolica sono circa quindici e che le apparizioni della Madonna a Medjugorje a tutt'oggi non sono accettate dalla Chiesa, anzi...
Per Anna "la miracolata" così come rapidamente arrivò la notorietà e la fama altrettanto rapidamente arrivò l'oblio, voluto e preteso da Santa Romana Chiesa...



Bibliografia:

  • Domenica del Corriere 21 dicembre 1947, anno 49,n°51
  • Profezie di fine millennio di Anna Maria Turi, edizioni Mediterranee 1996
  • "Lumen Gentium" Vaticano II paragrafo 12
  • "Il Tirreno" , 1 settembre 1997 "Parlano i testimoni delle apparizioni a Villa Santa"

mercoledì 8 febbraio 2017

Vecchie storie di paura in Garfagnana

E' proprio durante il lungo e rigido inverno garfagnino che
le persone si riunivano "a veglio", questa parola aveva la capacità di riscaldare, divertire e distrarre le persone che nelle fredde sere invernali si riunivano (quando a casa di uno, quando a casa di un altro) davanti al focolare, qui si discuteva dei più svariati problemi,della dura giornata di lavoro nei campi e si raccontavano pure le vicende più incredibili e racconti meravigliosi. Il momento saliente della serata era infatti quando poteva capitare di raccontare storie di paura, in quel momento anche i ragazzi e i bambini che fino a quel momento erano distratti o appisolati in qualche "cantone" della casa si risvegliavano prontamente e aguzzavano le orecchie. La luce tremolante delle fiamme nel camino, la penombra della casa e l'abilità di raccontare dell'anziano oratore di turno creavano un'atmosfera tutta particolare, ad aggiungere gusto alla narrazione c'erano le "mondine" quasi pronte sul fuoco e l'aspro vinello nostrale era il coronamento della veglia. La tradizione orale di questi racconti così è andata avanti per secoli fino ad arrivare a noi, grazie sopratutto al recupero e alla trascrizione di questi racconti da parte di associazioni culturali come il "Gruppo vegliatori di Gallicano" o "La Giubba" di Piazza al Serchio. Le storie che andrò a narrare oggi sono tratte in buone parte dall'egregio lavoro fatto da Umberto Bertolini e Ilaria Giannotti e quelle che ho scelto sono racconti di paura al di fuori dell'ordinario, non legate alla pura tradizione garfagnina dei buffardelli o degli streghi (di cui già ampiamente ho scritto) ma bensì riguardano vicende verosimilmente accadute (così almeno giuravano i protagonisti...), di spiriti e fantasmi. Solitamente prima di cominciare con un racconto il cantastorie faceva delle raccomandazioni, tanto per creare un po' di pathos negli ascoltatori e rammentava alle donne presenti se avevano raccolto i panni lavati dei
loro figli messi ad asciugare all'aria aperta, tale faccenda doveva essere fatta prima che le campane avessero suonato l'Ave Maria della sera, perchè c'era la convinzione che dopo quell'ora per le vie dei paesi garfagnini si aggirassero esseri maligni e se malauguratamente avessero solamente sfiorato i panni stesi, questi potevano procurare brutte malattie  ai bambini  che le avessero indossati. In caso di dimenticanza bisognava "raccattare" questi vestiti il mattino seguente all'ennesimo suono delle campane. Ci si raccomandava anche di non bere alle fontane dopo l'or di notte (n.d.r: l'ordinotte era un'ora dopo l'Ave Maria, cioè quell'ora che segnava la fine del giorno e l'inizio della notte) poichè si "poteva pigliare lo spirito maligno", però si ci si poteva dissetare solo dopo aver detto "Acqua corrente, ci beve il serpente, ci beve Dio e ci bevo pure io". Dopo questi buoni consigli di rito si cominciavano a raccontare le storie di paura; una fra le più famose narrava le vicende di MATT'MATTEO. Questo racconto è probabile che abbia un fondo di verità e riferisce dei fatti accaduti ad un pastore di Vagli
All'inizio della Valle Arnetola, lungo il corso della via Vandelli si aprono numerose grotte, in quei luoghi si ha come l'impressione che le Apuane ti si stringano tutto intorno, alcune di queste grotte
Le buche della Valle Arnetola
sono profondissime  e le loro acque interne come per magia affiorano proprio nel territorio di Vagli. Una di queste buche, la buca del Pompa, effettivamente faceva sbucare le proprie acque cristalline nei pressi di un lavatoio. Nelle vicinanze di questa buca portava a pascolare le pecore Matt'Matteo, un pastore molto giovane, esuberante e vivace, sempre allegro e con il suo zufolo in bocca. Un brutto giorno il pastorello volle affacciarsi alla buca, gli era parso di sentire delle voci, ad un tratto il suo caprone gli rifilò una forte testata che lo fece precipitare negli abissi. Matt' Matteo morì. La notizia rattristò tutto il paese e quel che era peggio la povera madre non aveva neanche il corpo su cui piangere. La mamma venuta a conoscenza che le acque della maledetta buca si raccoglievano nei pressi della fonte del lavatoio volle andare lì ad aspettare il corpo del figlio, difatti alcuni giorno dopo le acque restituirono il berretto e lo zufolo, ciò rafforzò ancor di più la convinzione che prima o poi il cadavere del figlio sarebbe ricomparso. Fu tutto vano, i giorni passavano e la madre non si muoveva più dal lavatoio e chiamava in continuazione il figlio, i paesani portavano alla povera donna cibo ed acqua per sostenerla ma la morte dopo un mese circa giunse anche per lei, il dolore fu troppo forte da sopportare. Dopo i fattacci chi passava nelle vicinanze del lavatoio, specialmente dopo le uggiose giornate di pioggia c'è chi vedeva fra la nebbia la povera mamma seduta sul bordo della vasca che guardava nell'acqua ed emetteva un gemito di disperazione da far gelare il sangue nelle vene. 

L'altra storia se si vuole è abbastanza recente ed è figlia dell'immigrazione e il protagonista è esistito per davvero. I fatti raccontano di tale LEONZIO (nome volutamente creato ad arte per celare la vera identità). Leonzio era emigrato in Inghilterra ed era tornato in Garfagnana  come si suol dire con le tasche piene, con tutti i soldi guadagnati si era comprato una dimora di tutto
rispetto che per la sua grandezza e magnificenza era soprannominata "il castello". Ma come si sa i denari non insegnano nè la buona educazione, nè le buone maniere, per di più non andava mai in chiesa e non sopportava i poveri. Comunque sia decise per il suo ritorno di offrire ai paesani più ricchi un succulento banchetto presso il castello. Di ritorno dall'aver ordinato le provviste per la grande cena passò davanti al cimitero del paese, vedendo un teschio lo calciò in modo sprezzante così dicendo:- Stasera faccio un grande banchetto e giacchè ti ho trovato ti invito, così mi dirai come si sta nell'aldilà-. Arrivò così la sera e la cena ebbe inizio, i più prelibati piatti erano presenti in quella casa, l'orchestra non smetteva mai di suonare e tutti i commensali gridavano:- Viva Leonzio !!!- e quando la festa era proprio all'apice si sentì bussare alla porta, tanto forte che il castello tremò. Leonzio dette il permesso ai suoi servi di andare ad aprire con il preciso ordine di far entrare chiunque fosse stato ricco o di prenderlo a calci se era un povero. Il servo andò ad aprire e si spaventò tantissimo, così tanto da mettersi seduto per la paura, aveva visto un'orribile ombra, quest'ombra chiedeva di vedere il padrone dal momento che era stata invitata. Riferite le parole dell'essere a Leonzio, prontamente cancellò l'invito, aveva capito che quella "cosa" era l'anima di quel teschio che aveva calciato in giornata. Immediatamente fece chiudere tutti i portoni e le finestre con chiavistelli a doppia mandata ma l'ombra non si fermò, con una tremenda spallata abbatté il grosso portone d'ingresso, gli invitati furono presi dal panico generale, chi scappava a destra, chi a manca ma la creatura rassicurò tutti, voleva solo ed unicamente Leonzio, che fu così avvolto fra le spire dell'ombra che lo immobilizzò dicendogli queste parole:- Nipote mio ascoltami, ti do una brutta notizia, oggi tu morirai, credevi di regnare invece da ora in poi penerai con me per tutta l'eternità all'inferno-. Quel giorno stesso Leonzio morì e nessuno ebbe più il coraggio di entrare in quel palazzo che ben presto fu invaso dai topi che per prima cosa mangiarono il suo ritratto.La prossima novella mescola storia e paura e anche queste vicende fanno riferimento a fatti reali. L'episodio avvenne verso la metà del 1700, quando la nuovissima ma impervia Via Vandelli diventò un'arteria importantissima per i commerci con il mare (leggi la sua storia http://paolomarzi.blogspot.it le-strade-garfagnine-di-una-volta-.html). La strada era trafficata sopratutto dai mercanti di sale e quello che successe in quel terribile inverno di tre secoli fa, fece prendere il nome a quel tratto di via FOSSA DEI MORTI. Qui alcuni mercanti estensi
La Via Vandelli
in un rigido inverno si recavano a Massa per approvvigionarsi di sale, furono colti da una tempesta di neve senza precedenti. I cavalli e i mercanti erano assiderati dal gran freddo, il vento e la neve battevano pungenti nei loro volti e praticamente non riuscivano ad andare avanti, si rifugiarono in un avvallamento del terreno che diventò ben presto la loro tomba, con ogni probabilità furono colti da una slavina. Da allora i cavatori di marmo e i passanti quando nevica odono ancora in quel luogo i lamenti dei morti e lo scalpitare dei cavalli.


Così si concludeva una sera "a veglio" di un tempo lontano, ognuno riprendeva le proprie cose, le madri si caricavano in braccio il bimbetto impaurito e infreddolito e si andava a casa propria a riposare per il giorno dopo, non rimaneva però che un'operazione da fare, l'ultima persona che lasciava la stanza aveva il compito di battere il ceppo ardente con le molle del camino, le scintille che uscivano dalla cappa camino andavano a portare prosperità nei campi.