La pasimata |
l'impasto della pasimata |
Ingredienti:
- 1 kg di farina bianca tipo 0
- 6 uova
- 400 gr di zucchero
- 200 gr di burro
- 250 gr di uvetta
- un cubetto di lievito di birra (una volta si usava il lievito madre)
- un pizzico di sale, un cucchiaio di semi di anice, un bicchierino di vin santo, acqua o latte quanto ne richiede l'impasto.
Sera del primo giorno:aggiungere al lievito 170 gr di farina, un uovo, 30 gr di burro, 65 gr di zucchero, acqua o latte quanto basta, impastare e lasciare lievitare
Mattina del secondo giorno: aggiungere all'impasto 330 gr di farina, 2 uova, 70 gr di zucchero, 135 gr di zucchero, acqua o latte quanto basta, impastare e lasciare lievitare
Sera del secondo giorno: aggiungere all'impasto 500 gr di farina, 3 uova, 100 gr di burro, 200 gr di zucchero, acqua o latte quanto basta
Mattina del terzo giorno: aggiungere all'impasto 250 gr di uvetta fatta rinvenire nel vin santo la sera prima, il vin santo, il cucchiaio di semi di anice e una bustina di lievito per dolci. Mettere il composto in un contenitore di circa dieci centimetri e larga 25-26 e lasciarla lievitare al caldo. Nel pomeriggio quando la lievitazione supera il bordo del contenitore stesso , scaldare il forno fino a 180° circa, infornare e cuocere per 50-60 minuti.
Oggi come allora la pasimata viene consumata durante la Quaresima, fino ad arrivare alla sera sabato santo quando viene portata a benedire in chiesa. Nella sua versione originale a quanto pare sembra che fosse un normale pane, non dolce, che con il trascorrere del tempo è stato ingentilito dalla presenza dell'uvetta e dello zucchero. In termini religiosi questo dolce una volta aveva un particolare significato, infatti era considerato un cosiddetto "pane rituale", in tutte le parrocchie garfagnine la pasimata veniva benedetta e distribuita in chiesa, un pane da dividere fra tutti, ad ognuno la sua parte, nel significato di unione e fratellanza. Antiche testimonianze ci rimangono ancora oggi, che certificano la presenza di questa ghiottoneria nella nostra valle da (come minino) ben 400 anni. La ricetta originale a quanto pare risale al 1621, quando la Confraternita del Santissimo Sacramento di Castiglione Garfagnana ne stabilì la distribuzione a tutti i confratelli:
" Archivio Arcivescovile di Lucca. Libro delle visite pastorali del Vescovo di Lucca vol 39. La compagnia ha di entrata staiuole 9 di
grano, con obligo di distribuire 6 in tanto pane il Giovedi Santo, dandone uno per famiglia: et le altre 3 le consuma in dare pasimata et fare altro a loro beneplacito".
Sempre secondo Ivo Poli ci sarebbe un documento attestante la presenza della pasimata ancor prima di quello castiglionese e sarebbe presente nell'archivio parrocchiale di San Jacopo a Gallicano risalente al 1603 e riporta i vari pagamenti fatti dalla chiesa con grano ricavato dalle rendite dei suoi terreni:
"per i campanari, il maestro, il sacrestano, gli operai e per la pasimata ai poveri"
Castiglione Garfagnana dove si dice abbia origine la ricetta originale |
Sempre secondo Ivo Poli ci sarebbe un documento attestante la presenza della pasimata ancor prima di quello castiglionese e sarebbe presente nell'archivio parrocchiale di San Jacopo a Gallicano risalente al 1603 e riporta i vari pagamenti fatti dalla chiesa con grano ricavato dalle rendite dei suoi terreni:
"per i campanari, il maestro, il sacrestano, gli operai e per la pasimata ai poveri"
Rimane però ancora un grosso dubbio su questo dolce nostrale. Qual'è il significato del suo curioso nome? Guardiamo un po'. Intanto cominciamo con il dire che non in tutti i paesi garfagnini si chiama con il solito termine. Ad esempio in Alta Garfagnana viene chiamata "fogaccia pasquale", dalle parti di Piazza al Serchio invece è
denominata "crescenta", nella zona di Barga "schiaccia" da probabili reminiscenze del periodo fiorentino, ma comunque sia se dici "pasimata" questo appellativo viene riconosciuto da tutti. Il nome ha un origine incerta e il suo significato non corrisponde nemmeno alle caratteristiche del suo impasto, difatti il "Dizionario etimologico" del 1907 ci dice che il vocabolo potrebbe derivare dal latino "passamatum" che troverebbe addirittura nel termine greco "paxiadi" un suo omologo che significherebbe "pane cotto sotto la cenere", alcuni esperti letterati attribuiscono invece il suo perchè alla parola bizantina "pasimet", vocabolo che significa "pane non lievitato", tutto ciò come detto non corrisponde però in ogni caso alle caratteristiche proprie della sua laboriosa lavorazione, il mistero dunque rimane, anche se permane un'ultima teoria sull'etimologia di questo bizzarro sostantivo, poichè si dice che dato che è una squisitezza tipicamente pasquale, la nascita del suo nome vada ricercata nel vocabolo "passio" derivante appunto dalla passione di Cristo.
Sapori e tradizioni di un tempo che fu...Bisognerebbe andare a chiedere ai nostri vecchi, staccarli dai loro acciacchi e domandare a loro: - Ma com'era la pasimata ai tuoi tempi? Che ricordi ti riporta alla mente?...-
C'è poco da fare...è un dolce per riflettere sul tempo...
vecchie cartoline pasquali |
pazienza e tempo per la lievitazione |
C'è poco da fare...è un dolce per riflettere sul tempo...
Bibliografia
- L'Aringo- il giornale di Gallicano n 1 anno 2015. "412 anni di pasimata" di Ivo Poli
- "Dizionario etimologico" 1907
- "Castiglionegarfa.it" Pasimata della Garfagnana
Paolo, ho condiviso nella mia pagina questo articolo, che mi sembra molto interessante, non soltanto per la ricetta, ma per l'accurata spiegazione della sua preparazione: cari ricordi!
RispondiEliminaPerfetto
RispondiEliminaGrazie !!!
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