lunedì 19 gennaio 2015

Era il 23 gennaio 1985, l'allarme terremoto (che non ci fu) che sconvolse l'intera valle.

Sono quei ricordi che rimangono indelebili per tutta la
vita, 
specialmente quando le vivi con gli occhi e lo spirito di quel ragazzetto che a quel tempo ero. Era il 23 gennaio 1985, precisamente 30 anni fa e alle 11:10 della mattina la terra tremò. Noi garfagnini purtroppo ci siamo "abituati", scosse forti ne abbiamo e ne avevamo sentite, ma quella di quel mattino fu paragonabile solamente a quella di qualche anno fa. Quel gennaio del 1985 fu un mese particolare, la neve era caduta abbondante come non accadeva da anni. Per la gioia di noi bambini erano state chiuse per più giorni le scuole e già prima di quel fatidico 23 gennaio c'era già stata qualche scossetta. Dopo tanta neve ci fu un improvvisa ondata di caldo anomalo, ma non fu certo quello a spaventarci. Il terrore vero arrivò all'ora di cena di quell'anomalo giorno, quando verso la fine del TG1 venne passata al conduttore una cosiddetta velina. Le prime parole di questo comunicato mi sono rimaste sempre impresse nella mente:
"Mi viene passata questa notizia che leggo con voi la prima volta..."
In pochi attimi venne comunicato a tutta la popolazione della Garfagnana e della Valle del Serchio (nella lista letta dei comuni interessati rimase celebre la pronuncia errata di Fosciandora) che dal Ministero della Protezione Civile, (guidato al tempo da Giuseppe Zamberletti) arrivava notizia che nella prossime 48 ore ci sarebbe stato un terremoto molto forte e che quello della mattinata stessa era il segno premonitore  di un altro devastante sisma. A diramare l'allerta al ministero dopo un summit di tre ore  con i membri della Commissione Grandi Rischi furono Enzo Boschi e Franc
il ministro della protezione
 civile del 1985 Zamberletti 
o Barberi dell'Istituto Nazionale di Geofisica  che definirono "molto probabile" il rischio di una forte scossa che avrebbe avuto come epicentro Barga. Il tutto senza molti altri dettagli e tanto meno senza nessuna indicazione sul da farsi. Il panico fu totale. Nel giro di poche ore tutta la popolazione si riversò nelle strade sotto una pioggia battente. I telefoni di casa (i cellulari erano ancora un miraggio...) andarono subito in tilt, si crearono numerosi incolonnamenti di auto verso Lucca e la Versilia. I pochi distributori che avevano il self service andarono subito esauriti. Sembravano scene tratte da un film apocalittico americano, ma tutto era incredibilmente vero. I comuni, le forze dell'ordine e i volontari iniziarono ad organizzarsi come potevano, mentre da Pisa e da Livorno lunghe colonne di mezzi militari dei paracadutisti della Folgore si dirigevano in Garfagnana. Come se non bastasse la pioggia si intensificò. I vecchi sostenevano che con la pioggia il terremoto non viene, vecchia saggezza popolare, poco scientifica, ma in quell'occasione grazie a Dio vera. Per tanti che erano fuggiti con le macchine altrettanti erano rimasti nella valle. La maggior parte della gente trascorse quei brutti momenti in auto parcheggiate in spazi aperti, altri si rifugiarono da parenti e amici che avevano case basse e nuove di recente normativa anti sismica. Alle principali stazioni ferroviarie di Barga-Gallicano, Castelnuovo Garfagnana e Piazza al Serchio giunsero treni speciali che accolsero gli sfollati. L'esercitò installò in diversi punti della vallata cucine

da campo per offrire centinaia di pasti caldi. Gli ospedali di Barga e Castelnuovo vennero evacuati e nei centri maggiori della valle furono allestiti ospedali "volanti". Il comportamento dei garfagnini fu esemplare, non ci furono fenomeni di isteria particolare, purtroppo però morì una donna nella fuga di massa, il cuore non resse lo spavento, ma dopo i primi momenti di confusione iniziale, nonostante ancora vi fosse enorme paura, le ore trascorsero in una apparente tranquillità. Come spesso accade in questi casi si diffusero le voci più incontrollate e catastrofiche, si diceva che le Apuane si sarebbero aperte in due dalla forte scossa e che alle porte della valle c'erano centinaia di bare pronte per arrivare in treno a Castelnuovo. Le ore passavano, cessò anche di piovere e finalmente passati i due giorni ci fu il fatidico "Tornate a casa", la tanto attesa scossa non si fece vedere. Il Ministero della Protezione Civile confermò che "dal punto di vista scientifico non vi sono elementi che si oppongono al ritorno della normalità". I garfagnini rientrarono a casa a testa bassa, ma in fondo non infastiditi da quello che era successo perchè sentivano di aver "fregato" il terremoto. L'operazione venne elogiata da Palazzo Chigi che sottolineò la risposta splendida della popolazione. Ad oggi rimane sempre più la convinzione che quella di allora non fu che (come poi molti ebbero a confermare) la prima esercitazione antisismica organizzata in Europa. L'allora ministro Zamberletti commentò "La gente deve abituarsi alla parola "rischio terremoto". Fatto sta che poi in seguito il ministro fu indagato dalla magistratura di procurato allarme. Questa invece è storia recente e il tutto si è ripetuto in maniera quasi uguale come in un film già visto nel gennaio 2013,stavolta a diffondere l'allarme non è stata
I tempi cambiano...l'ultimo allarme
 del 2013 dato via twitter
una velina letta da un giornalista  R.A.I, ma i social network come twitter e facebook che fecero ricadere nella paura più totale per l'ennesima volta tutta la valle. Ma anche stavolta la storia finì in un happy end..

1 commento:

  1. in realtà le lunghe colonne di paracadutisti da Pisa e da Livorno non ci furono, per niente. I paracadutisti partirono invece da Lucca, dove c'era, all'epoca una Compagnia del Genio Pionieri paracadutisti, con 8 autocarri pesanti; tre si fermarono a Bagni di Lucca, tre a Barga ( alle scuole ) e due a Castelnuovo; fummo rinforzati da un gruppo di poliziotti del Reparto Mobile di Firenze giunti in serata. In caserma rimasero i mezzi pesanti per intervenire su chiamata, ma per fortuna non fu necessario. Io comandavo il plotone di Barga. Vittorio Biondi.

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