secondo mese", quello in cui Noè costruì l'arca in attesa del Grande Diluvio. Tale data farebbe riferimento proprio al mese di novembre, mese in cui oggi si commemorano i defunti e fu proprio in onore di quei defunti che Dio stesso aveva annientato, con il fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa fra religione e leggenda diventa un po' più chiara e ci narra che questo rito nasce dall'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny (Francia) che nel 998 fece risuonare le campane a morto dopo le preghiere del tramonto del 1° novembre, offrendo l'ecauristica "pro requie omnium defunctorum", ovverosia "per le anime di tutti i defunti". Un centinaio di
Sant'Odilone da Cluny |
Gallicano inizi secolo scorso |
lutto stretto |
Un vecchio funerale |
ogni ricorrenza dei defunti dal cimitero i morti tornavano nelle loro case uscendo dal cimitero in una lugubre fila, vestiti di cappa e cappuccio. Per accogliere le anime dei cari estinti nella case si accendevano i lumi e la mattina si abbandonavano di buon ora i letti per lasciare il posto alle loro anime stanche dopo il lungo viaggio dall'aldilà, proprio per questo motivo si lasciavano anche le finestre aperte per favorire le visite e si tirava la casa a lucido per fare bella figura, era abitudine lasciare delle mondine sul tavolo da cucina in modo che le buon anime si potessero anche sfamare e guai se per quei giorni si chiudevano a chiave cassapanche, armadi o cassetti, il morto in questo modo avrebbe avuto la possibilità di portare con sè qualcosa che si era dimenticato in vita. Anche i bambini venivano coinvolti a pieno titolo in questa ricorrenza e in una sorta di Halloween nostrano andavano di casa in casa a chiedere generi alimentari di ogni tipo
: arance, noci, castagne, in cambio avrebbero pregato per i morti di quella casa. Passato il 2 novembre rimanevano gli altri giorni dell'anno e in questo caso Sant'Agostino spiegava che bisognava continuare a pregare per i morti anche al di fuori dei rispettivi anniversari e così i familiari continuavano le visite al camposanto portando fiori e i cosiddetti "lumini" votivi. Quei fiori hanno una tradizione antichissima che parte da rituali funebri lontanissimi, i fiori sono connessi alla sfera del sacro in virtù del legame arcaico con gli dei, gli dei infatti si potevano placare offrendo cibo e fiori, il significato cristiano naturalmente si discosta da credenze pagane e ci dice appunto che questo gesto ha un significato di tendere una mano a chi non c'è più: dire "ti penso", "ti voglio bene". Così poi come il lumino, anch'esso ha origini a dir poco remote, già gli etruschi e poi i romani accendevano candele sulle tombe e la loro luce era legata alla vittoria del bene contro il male, al trionfo della vita sulla la morte.
Del resto in qualsiasi modo la pensiamo la morte fa paura, a volte è vissuta come una liberazione, al tempo stesso anche queste tradizioni erano legate dal sentimento principale della vita: l'amore, l'amore perpetuo per un distacco irreversibile dalla persona cara. Usi e costumi che non erano altro che un perpetuarsi della memoria, perchè anche chi muore se continua a vivere nella propria testa non muore mai.
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