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mercoledì 20 aprile 2016

Viaggio nei "paesi fantasma" della Garfagnana

Fabbriche di Careggine
Diamo onore a chi non c'è più...Stavolta grazie a Dio non parliamo però di morti, ma parliamo di tutti quei paesi in Garfagnana che sono spariti dalla faccia della Terra e dalle mappe di tutta Italia e che sinistramente vengono chiamati "paesi fantasma".Mi sembra giusto ricordare un po' tutti questi borghi che per un motivo o per un altro sono stati progressivamente abbandonati. La Garfagnana sicuramente è una fra le zone in cui maggiormente è avvenuto questo fenomeno e pensare che una volta questi luoghi erano pieni di vita ed attività lavorative, abitati da centinaia di persone e oggi la vegetazione li ha "mangiati" e la memoria li ha cancellati. Questo articolo di oggi non vuole essere però un censimento dei paesi abbandonati della valle, chissà quanti ci sono che non conosco e quanti ce ne sono stati che nessuno ricorda più, vuole essere semplicemente un viaggio in questo fenomeno non tipicamente garfagnino ma che riguarda sopratutto il nostro Paese, infatti secondo dati ISTAT in Italia abbondano a quasi seimila i borghi abbandonati, considerando i veri e propri paesi, gli alpeggi e gli stazzi. Ognuno di questi centri disabitati racconta la storia del proprio territorio e la propria intima vita quotidiana.Quando si disquisisce sui "paesi fantasma" bisogna andare a vedere innanzitutto le cause dell'abbandono che possono essere molteplici. Una fra le cause principali può essere determinata dalle forze della natura,viene subito alla mente il centro storico de L'Aquila distrutto dal terremoto del 2009 e fino a poco tempo fa semi deserto e per esempio nel nostro piccolo esiste(o meglio non esiste più)il borgo di Bergiola nel comune di Minucciano. La sua storia si è sviluppata attraverso i secoli senza particolari problemi fino a quel tragico settembre del 1920 quando (come ben si sa) un distruttivo terremoto colpì l'intera Garfagnana e questo per Bergiola significò una dolorosa fine. Il
Bergiola
(foto tratta dal sito bergiola.it)
paese venne così completamente abbandonato.In seguito con l'andar degli anni la vegetazione si fece fitta ed era difficile anche raggiungerlo e si innescò per questo un clima di mistero e paura, si racconta che in certi periodi dell'anno ci si poteva imbattere in un mostruoso serpente nero chiamato (dai pochi sfortunati che giurano di averlo visto)con l'inquietante nome di Devasto.

Da non sottovalutare nemmeno le cause riguardanti le epidemie.Nei secoli scorsi alcuni alpeggi garfagnini a ridosso dell'Appennino tosco-emiliano a partire più precisamente dal 1629 (quando ormai la peste stava dilagando in Garfagnana), furono letteralmente dati alle fiamme dalle guardie governative del Duca di Modena Francesco I d'Este,che cercavano in questo modo di delimitare il contagio ai centri urbani più grandi, per questo come detto alcuni piccoli abitati dei pastori furono incendiati e di questi centri addirittura non si conosce più nemmeno il nome. A riguardo di epidemie, curiosa è la probabile etimologia del nome del "paese fantasma" di Camperano (località che si trova tra Trombacco e Chieva di Sotto nel comune di Gallicano). La storia ci dice che in questo posto venivano portati i lebbrosi da Piastreto, sotto le grotte di Burioni a Trassilico, il prete dava a quegli sventurati la benedizione e guardando in basso verso di loro scuotendo la testa diceva - Camperanno o moriranno?- e di lì il nome Camperano.
Vispereglia
(foto Daniele Saisi)
Fra tutte le altre cause possibili la più frequente è sicuramente quella economica. Tutti sanno che nel secondo dopoguerra in Italia c'è stato l'abbandono delle montagne e l'invasione delle città o di quei paesi dove cominciavano a sorgere le industrie. Questi villaggi "lontani dal mondo" e con ormai poche possibilità di guadagno furono lasciati progressivamente deserti fra gli anni '50 e '60  e non mancò a questa regola nemmeno la Garfagnana. Vispereglia e Col di Luco sempre nel comune di Fabbriche di Vergemoli ne sono un esempio pratico, questi paesini vivevano infatti di vita propria, proprio in quei tempi in cui il ritmo della vita non era quello di questi anni, andavano avanti come piccoli ecosistemi autonomi, riuscendo ad avere tutto di quello di cui avevano bisogno, grazie alle coltivazioni, alle risorse naturali e all'ingegno delle persone.
Non ci possiamo nemmeno dimenticare delle cause belliche, perchè quando non è la natura, è l'uomo a distruggere quanto costruito da se stesso. La guerra esiste da quando esiste l'uomo e sono numerosi i paesi distrutti dai bombardamenti della II guerra mondiale a conferma di questo il paese di Col di Favilla nel cuore delle Apuane nè è un fulgido esempio. Le attività principali degli abitanti erano la produzione del carbone, la pastorizia, la lavorazione dei metalli presso il canale delle Verghe
Col di Favilla
(foto di Aldo Innocenti)
e l'estrazione del tannino dal castagno, destinato alle concerie del pisano, insomma il paese era più vivo che mai e solo i bombardamenti alleati dell'ultimo conflitto mondiale, dove il borgo subì gravi distruzioni e le allentanti comodità che offriva il fondovalle fecero cessare per sempre il cuore battente di questo ultra secolare abitato. Altro singolare esempio di paese scomparso per cause sempre riguardanti la guerra ed eventuale pericolo di invasione è la curiosa storia del villaggio di Monti situato nel prospiciente colle davanti a Castelnuovo Garfagnana.Il piccolo paesello annoverava una "signora" chiesa intitolata a San Pantaleone e a San Michele, risalente addirittura al 1045, non per questo il

duca Alfonso II d'Este si fece dei problemi e nel 1579 non esitò a costruirvi l'attuale e famosa Fortezza di Mont'Alfonso,cosicché lo sfortunato paese fu inglobato letteralmente nelle imponenti mura, negli anni successivi fu militarizzato e di conseguenza cancellato da qualsivoglia mappa.
Può succedere anche che un paese venga completamente espropriato e questo è successo al più famoso di tutti i "paesi fantasma" cioè a Fabbriche di Careggine. I giorni che suo malgrado lo resero nella memoria di tutti immortale arrivarono all'inizio del 1941 quando la Società Selt Valdarno (l'attuale E.N.E.L)sbarrò il corso del fiume
Fabbriche di Careggine semi sommerso
Edron con lo scopo di costruire un bacino idroelettrico e così tra il 1947 e il 1953 venne costruita la diga (92 metri di altezza) che portò alla nascita del lago di Vagli e alla conseguente morte del paese che ormai già stava sotto a 34 milioni di metri cubi di acqua. Quando venne sommerso la località contava 31 case popolate da 146 abitanti, un cimitero,un ponte a tre arcate e la chiesa romanica di San Teodoro risalente al 1590. I 146 abitanti che a malincuore lasciarono le loro case furono trasferiti nel vicino paese di Vagli di Sotto oppure in altri paesi della valle.

L'Isola Santa
(foto tratta dal blog Giorni Rubati)
Simile fine la fece pure l'antico borgo dell'Isola Santa nel comune di Careggine, ma qui il discorso cambia un po' e la causa fu da considerarsi antropica (mamma mia che parolona!!!), per antropico si intende tutti quei fattori che, attraverso la mano dell'uomo provocano delle reazioni che hanno la risultante di produrre (in questo caso) lo spopolamento di un paese. Il più lampante in Garfagnana riguarda proprio l'Isola Santa, lì la pace finì nel 1949 quando venne costruita un ennesima diga per lo sfruttamento della Turrite Secca.Il centro abitato fu in parte sommerso: alcune case, un ponte ed un mulino. Il peggio però doveva ancora venire, difatti si scoprì che tutto il resto del paese rimasto in superficie aveva problemi di stabilità,problemi dovuti alle grandi escursioni di acqua, imposte dalla Selt Valdarno. La situazione venne risolta alla fine degli anni '70, ma ormai lo spopolamento era avvenuto e danni irreparabili erano già stati fatti, l'Isola Santa era ormai quasi disabitata. Nel 1975 gli ultimi abitanti rimasti, durante uno svuotamento del bacino artificiale, occuparono il paese in segno di protesta per rivendicare il diritto a case nuove e sicure. La lotta in buona parte ebbe successo, le abitazioni nuove furono costruite altrove, e fu la definitiva morte di un antichissima comunità.

Si conclude così questo piccolo viaggio nei paesi abbandonati della Garfagnana e il mio pensiero va a tutti gli abitanti (ormai quasi tutti scomparsi) di questi
borghi e alla tragedia che hanno subito, veder sradicate le loro origini,le loro abitudini, abbandonare le case e i campi che loro stessi o i loro genitori costruirono e coltivarono con sacrificio e amore deve essere stato uno strazio inimmaginabile e di difficile sopportazione. 

mercoledì 9 settembre 2015

Verità o leggenda? La storia di Teodora e Anselmo e "la leggenda del Lago di Vagli"

1994 ecco come appariva il paese di Fabbriche
di Careggine dopo l'ultimo svuotamento
Nelle mie ricerche storiche garfagnine mi sono spesso trovato davanti a dei fatti riscontrati che da una parte risultavano vicende realmente accadute, mentre dall'altra i soliti accadimenti mi scaturivano addirittura in leggende. Questa anomalia spesso l'ho riscontrata nelle vicende che raccontavano in particolar modo della nostra gente, della nostra semplice gente e non riguardava affatto vicende strettamente storiche inerenti a regnanti, battaglie e guerre, quindi facilmente documentate e documentabili.Tutto questo perchè in Garfagnana c'erano brutte storie che come si suol dire "tornava male" raccontarle ai posteri, alle generazioni future, perchè storie scomode per la mentalità dei secoli passati, storie di brutali assassinii,di vicende amorose un po' scabrose, di ruberie varie commesse dai paesani stessi, quindi spesso e volentieri questi episodi si cercava di buttarli in leggenda con tanto di diavoli e fantasmi vari di contorno, quello che era importante era salvare
l'onorabilità del paese e dei parenti del colpevole dei misfatti a futura memoria e così spesso è stato.In tanti casi in Garfagnana episodi di cronaca nera ci sono stati passati nei decenni e nei secoli come leggenda (per esempio leggi:http://paolomarzi.blogspot.it/2014/11/il-caso-del-sandalo-rosso-storia-di-un.html), ma come ben si sa qualsiasi leggenda il suo fondo di verità l'ha sempre. Infatti mi è tornato alla mente in questi giorni che si sta parlando nuovamente di svuotare il lago di Vagli, di una storia proprio in tal senso, accaduta piuttosto di recente,proprio quando Fabbriche di Careggine (il futuro paese sommerso) fu evacuata per far posto alla mastodontica diga di Vagli e al suo invaso.Questi fatti che andrò a narrare sono meglio conosciuti come "la leggenda del Lago di Vagli", ma di leggenda qui ce n'è ben poca, credetemi, è una storia che farebbe invidia a qualsiasi trasmissione televisiva che si occupa di questi casi o a qualche scrittore di gialli, insomma una bella ma brutta storia che io racconterò come leggenda vuole, a voi poi discernere la verità dalla leggenda stessa.

L'antico paese di Fabbriche di Careggine oggi riposa in fondo al lago di Vagli (per la sua storia leggi http://paolomarzi.blogspot.it/2014/04/fabbriche-di-careggine-il-paese.html), poche case ricoperte di fango raggruppate intorno alla chiesa di San Teodoro e al suo campanile. Oggi i suoi abitanti sono i pesci, ma una volta era un borgo industrioso, divenuto negli anni uno dei maggiori fornitori di ferro dello stato estense, nonché considerato un punto strategico di passaggio per la famosa Via
Come appariva il paese quando era abitato
Vandelli che collegava la Garfagnana con il mare versiliese dove i messi postali riposavano sul suo caratteristico ponte di pietra prima di affrontare le faticose salite che si snodavano sulle pendici della Tambura. A quel tempo la voce del paese (come poi di molti altri) erano le campane del campanile della chiesa principale: annunciavano gioia, pericolo, il dovere, il dolore, la festa. Rendevano veramente un gran servizio, inimmaginabile ai nostri tempi, due belle campane bronzee annunciavano quello che era successo o che stava per accadere. Quando suonavano "a disperso" gli uomini uscivano dalle case con il "lume" e andavano a cercare chi si era perso nella bufera di neve o nel buio bosco, quando suonavano "a fuoco" uomini, donne e anziani uscivano di corsa per spegnere l'eventuale incendio, addirittura quando talvolta le nevicate erano abbondanti e la circolazione diventava difficile, le campane invitavano gli uomini con le loro pale a pulire le vie, o sennò le campane suonavano per le giornate obbligatorie, quando per tre giorni in un anno ogni uomo doveva lavorare gratis per la comunità rimettendo a posto i selciati, facendo manutenzione alla chiesa e alla cose pubbliche in genere. Tutto questo per narrare la vicenda di Teodora ed Anselmo che abitavano al margine del paese di Fabbriche di Careggine (oggi borgo sommerso).La donna era guardata con sospetto dai compaesani, era una donna strana, solitaria, aveva l'abitudine di rimanere fuori dopo il tramonto e la consuetudine di camminare da sola nelle selve, tant'è che veniva considerata una sorta di strega, molti quando la vedevano passare in paese si facevano il segno della croce. Arrivò così un 13 dicembre e Anselmo uscì a fare la legna nel bosco,la notte scese rapidamente cancellando ogni cosa,dalla Tambura e dal Sumbra scesero miriadi folletti spargendo ghiaccio in ogni dove. Anselmo quando vide ciò si affrettò verso casa con il suo carico di legna ma disgraziatamente scivolò lungo il sentiero e non riuscì a rialzarsi. Nessuno lo soccorse e naturalmente morì di freddo. Teodora non si preoccupò minimamente del ritardo del marito e non avvertì nemmeno il campanaro, il campanile era rimasto silenzioso in quella gelida
1947 il campanile sommerso
notte. La moglie approfittò dell'assenza del marito intorno alle sue losche faccende. Il mattino seguente verso mezzodì Teodora si decise di dare l'allarme dicendo che il marito era partito la stessa mattina di buon ora per andare a fare legna e che non aveva fatto ancora ritorno, si finse preoccupata e disperata e si raccomandò che qualcuno andasse a cercarlo.Le campane suonarono "a disperso" e gli uomini partirono alla ricerca e dopo poco trovarono il povero Anselmo ai margini del bosco con una gamba rotta. Gli uomini capirono subito che era morto già da parecchie ore e sospettarono che la moglie intenzionalmente non avesse dato l'allarme. Nessuno potè incolparla, ma piano piano con il tempo gli abitanti del borgo la emarginarono ancora di più. La donna viveva ormai nel "ciglieri" (n.d.r:la cantina), dal quale non usciva mai e passava il suo tempo dimenticata dalla gente. Nel 1941 la società Selt Valdarno (oggi Enel)decise di costruire un bacino idroelettrico.In paese stavano iniziando i lavori per chiudere la valle del torrente Edron e nei pressi del borgo, si sarebbe costruita una grande diga che, sbarrando le acque impetuose del torrente, avrebbe dato vita ad un nuovo lago artificiale. In paese c'era gran fermento, in poco tempo bisognava abbandonare le case e andare a vivere altrove. Incredulità e tristezza la facevano da padrone, le campane non suonavano più,la gente si preparava a smobilitare e alla meglio si arrangiava a trasportare mobili e quant'altro da parenti o in altre case. Anche Teodora fu informata che la sua casa sarebbe ben presto stata invasa dalla acque, ma lei non ci voleva credere e nessuno l'avrebbe costretta ad abbandonare casa. Ma un giorno del 1947 le acque arrivarono per davvero, Teodora cercò di fuggire dalla cantina ma rimase prigioniera del fango. Tutti dissero che era la sua giusta condanna. 


Il momento dell'evacuazione
del paese 1947

Anni dopo quando fu svuotato il lago per la prima volta nel 1958, a qualcuno tornò in mente la povera donna e alcuni provarono a ricercare il cadavere di Teodora. Non fu trovato niente, nemmeno un osso, qualcuno pensò che fosse riuscita fuggire. Il fatto rimane comunque un mistero. Eppure c'è qualcuno che giura che nelle notti del 13 di ogni mese sente le campane suonare, si dice che sia il fantasma di Teodora, costretta dal Diavolo a suonare fino all'alba per scontare i suoi peccati e in particolare per quello di non averle suonate la notte che il povero Anselmo si perse nel bosco...

Una storia di altri tempi che fonde verità e leggenda. Vicende che si perdono nelle tradizioni orali dei paesi più nascosti...