misterioso legame che ha con l'uomo. Una moltitudine di numeri sono legati a svariate simbologie o a dei significati nascosti, fra quelli a noi più noti ci sono il 13 e il 17... Ma c'è un numero che oggi (a malincuore) è tornato più che mai di "moda": il quaranta. Quaranta è un numero speciale, considerato in senso biblico un numero che indica una situazione di attesa e di provvisorietà. Scorrendo la Bibbia infatti, tale numero ci si presenta davanti un'infinità di volte. Vediamo così che nella Sacra Scrittura con 40 si indica la durata della vita media dell'uomo. Quaranta sono gli anni trascorsi dal popolo di Israele nel deserto, così come 40 giorni e 40 notti durò il diluvio universale. Nel Nuovo Testamento questo numero si trova ben ventidue volte, cosicchè 40 giorni fu il digiuno di Gesù nel deserto e quaranta furono i giorni che il Signore si manifestò ai discepoli dopo la resurrezione, così come sono quaranta i giorni della Quaresima pasquale. Insomma, a quanto pare anche la parola quarantena, che in questi disgraziati giorni sentiamo in ogni dove è legata anche a questi biblici fatti. La quarantena è un'invenzione tutta italiana, o meglio veneziana. Già
1400 le navi in quarantena a Venezia |
La peste a Milano. Promessi Sposi |
Santa Maria di Nazareth oggi, lazzaretto veneziano |
Da immemore tempo le strade che hanno attraversato la valle, sono state "croce e delizia" dei suoi abitanti. Durante e dopo il medioevo proprio queste vie furono il passaggio obbligato per tutti quelle persone che si volevano recare a Roma dal nord Italia, da li infatti transitavano pellegrini, mercanti e soldati, questo grande afflusso di gente portò il grande sviluppo del commercio in tutta la Garfagnana...ma quando nel tempo ciclicamente scoppiava un'epidemia questa strada diventa la porta d'accesso della morte stessa... D'altronde per scongiurare ogni pericolo anche all'epoca se ne studiavano di tutte. Fu il Granduca di Toscana per la peste del 1630 a vietare la transumanza dei greggi provenienti dalla Garfagnana
diretti in terra di Maremma. Il colpo fu duro per l'economia garfagnina, circa quarantamila capi con l'arrivo dell'inverno avrebbero rischiato di morire di freddo e fame. Il Duca di Modena perorò allora la causa dei pastori garfagnini presso lo stesso Granduca, che accettò l'idea del regnante modenese: sia i greggi che i pastori sarebbero stati visitati dai medici ducali, se sani sarebbero stati lasciati passare, assoggentandoli però alla quarantena.
In Garfagnana non ci siamo mai fatti mancare niente, con il passare dei lustri, dei decenni e dei secoli, lebbra, peste e colera non sono mancati. Juan Antonio Quiros Castillo ci racconta (nel suo libro dedicato all'ospedale di Tea)che fra l'VIII e il XVI secolo fra Garfagnana e Lunigiana furono fondati oltre duecento ospedali e fra questi erano contati numerosi lazzaretti. Loppia, Torrite,
Santa Lucia a Gallicano |
Il monatto |
Tipica conformazione di un lazzaretto |
Arrivò anche il tempo in cui per l'ultima volta si sentì parlare di lazzaretti in Garfagnana. La storia del lazzaretto nella valle terminò però con l'arrivo di un'altra grande pestilenza "il fatal
cholera morbus". Il colera arrivò nella valle nell'agosto del 1854 per sparire poi nel novembre dell'anno successivo. La solerzia del governo estense fu davvero straordinaria, dopo appena quattro giorni le autorità decisero di dividere la Garfagnana in tre distretti sanitari, ogni distretto un lazzaretto: nella fortezza di Mont'Alfonso a Castelnuovo, nell'ex convento delle suore a Vagli e
in casa Valdrighi (San Donnino) a Piazza al Serchio, inviando di conseguenza quattro suore da Modena per assistere gli ammalati. Nei giorni successivi (proprio come stiamo facendo adesso), altre commissioni con poteri speciali chiusero tutti i confini con permanenti posti di blocco. Nel 1855, il 15 ottobre, si ha notizia dell'ultimo garfagnino che visse "l'esperienza" del lazzaretto, "il convalescente di cholera, Giovanni Spina di Sillano" ricoverato
presso la Fortezza di Mont'Alfonso.
I tempi passano e i virus ritornano e con essi i problemi si ripresentano identici a quelli dei tempi andati... Il colera passò, lasciando però nella miseria più nera contadini, braccianti, operai e negozianti. Nel 1856 il sindaco di Castelnuovo faceva sapere che l'amministrazione non era in grado di aiutare tutte le persone che ne avevano fatto richiesta: "Per fortuna l’inverno è ormai alle spalle - disse il primo cittadino durante una riunione straordinaria del consiglio - e non ci resta che sperare nella buona stagione e nella misericordia dell’Onnipotente"...
Bibliografia:
cholera morbus". Il colera arrivò nella valle nell'agosto del 1854 per sparire poi nel novembre dell'anno successivo. La solerzia del governo estense fu davvero straordinaria, dopo appena quattro giorni le autorità decisero di dividere la Garfagnana in tre distretti sanitari, ogni distretto un lazzaretto: nella fortezza di Mont'Alfonso a Castelnuovo, nell'ex convento delle suore a Vagli e
in casa Valdrighi (San Donnino) a Piazza al Serchio, inviando di conseguenza quattro suore da Modena per assistere gli ammalati. Nei giorni successivi (proprio come stiamo facendo adesso), altre commissioni con poteri speciali chiusero tutti i confini con permanenti posti di blocco. Nel 1855, il 15 ottobre, si ha notizia dell'ultimo garfagnino che visse "l'esperienza" del lazzaretto, "il convalescente di cholera, Giovanni Spina di Sillano" ricoverato
La fortezza di Mont'Alfonso |
I tempi passano e i virus ritornano e con essi i problemi si ripresentano identici a quelli dei tempi andati... Il colera passò, lasciando però nella miseria più nera contadini, braccianti, operai e negozianti. Nel 1856 il sindaco di Castelnuovo faceva sapere che l'amministrazione non era in grado di aiutare tutte le persone che ne avevano fatto richiesta: "Per fortuna l’inverno è ormai alle spalle - disse il primo cittadino durante una riunione straordinaria del consiglio - e non ci resta che sperare nella buona stagione e nella misericordia dell’Onnipotente"...
Bibliografia:
- "Ospedali e territorio. Lunigiana e Garfagnana a confronto" G. Cappellini 2015 "Memorie dell'accademia lunigianese di scienze"
- "Corriere di Garfagnana" aprile 2010 "Il fatal cholera morbus del 1855" Guido Rossi
interessante e ben documentato
RispondiEliminaGrazie Enrica !
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