"Dio
ce ne scampi e liberi"... Quando si parla di certe cose è bene
subito affidarsi all'Onnipotente... perchè dai pericoli dell'uomo
bene o male ci si può difendere, ma quando la natura si scatena
niente e nessuno può farci niente. Questa doverosa premessa intende
annunciare un argomento che per la stagione è più che mai
attinente. Sono stati giorni piovosi quelli passati e quelli che
ancora ci aspettano lo saranno, ma fino a che piove in maniera
diciamo così "normale" niente da dire, il problema viene
quando comincia a piovere a dirotto, in modo devastante, quasi
apocalittico, insomma quando ci colpiscono quelle che oggi vengono
modernamente chiamate "le bombe d'acqua" e allora ecco
straripamenti,frane, danni a cose e anche a persone e diamo
giustamente colpa all'incuria dei fossi, dei fiumi, delle selve, alla
selvaggia cementificazione e all'inquinamento atmosferico che ha
accelerato di fatto i mutamenti climatici, in (buona) parte tutto
vero, dall'altra un po' meno se è vero come è vero che anche in
epoca lontana tali fenomeni accadevano. Lo sta a dimostrare un fatto
risalente ormai a 186 anni fa e che viene considerato senza dubbio il
disastro naturale più sconvolgente che colpì la valle dopo il
terremoto di Villa Collemandina del 1920. Era il lontano
1829 quando
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La Turrite di Gallicano in piena
(foto Daniele Saisi) |
un devastante uragano colpì la Garfagnana. Pochi, quasi
nessuno a sentito parlare di questo disastro, ormai i quasi due secoli di
distanza da quei giorni hanno cancellato qualsiasi memoria, ma grazie
a Dio esistono gli Archivi Storici ed ecco tutto tornare a galla. All'epoca l'effetto serra neanche si immaginava cosa fosse, i
fiumi e i fossi erano stra puliti, eppure la natura si accanì
comunque sulla già povera Garfagnana.
Riferiscono
di questa tempesta alcuni documenti presenti nell'archivio storico
del comune di Castelnuovo Garfagnana, che nella notte fra il 7 e l'8
ottobre 1829 venne giù il finimondo: "col diluvio d'acqua e
furia di vento". Grandi disastri si ebbero in nove comuni della
Garfagnana. I danni subiti furono vari, ce li possiamo immaginare dal
momento che ultimamente anche da noi sono avvenuti fenomeni simili:
tetti scoperchiati, paesi interamente allagati, frane, strade
interrotte e una grande quantità di fango, ma ci fu di peggio, di
molto peggio, le selve di castagno furono colpite senza pietà,
castagni secolari e castagni giovani senza distinzione furono
divelti, troncati e sradicati come fuscelli e come ben si sa questa
pianta e il suo frutto erano il sostegno di moltissime famiglie
garfagnine, immaginiamoci quindi quale fu la disperazione. Un vero
flagello che spinse nei giorni a seguire gli amministratori dei
comuni colpiti a chiedere immediato aiuto al governatore della
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Castagni distrutti |
Garfagnana: il conte Salinguerra Torello. Il governatore vista
l'entità dei danni e la gravità della cosa indirizzò le
suppliche garfagnine a sua maestà "il Munifico"
Francesco IV di Modena. Il Duca non è che si "sbracò" poi
tanto, dal momento che nell'immediato concesse solo una leggera
riduzione della tassa prediale (n.d.r: un'imposta sui terreni e i
fabbricati, praticamente una I.M.U ante litteram...), nonchè
un'autorizzazione ai sindaci di liberalizzare la vendemmia, che al
tempo era rigidamente regolamentata in base alla maturazione
dell'uva:
"Attesa
la stravaganza della stagione si rilascia in libertà i
proprietari e i coloni di vendemmiare le uve già compromesse, a
loro beneplacito".
Naturalmente
tali provvedimenti non risolsero un bel niente e la situazione
peggiorava di giorno in giorno, di mese in mese. Francesco IV a onor
del vero almeno si adoperò in solerte maniera per ripristinare
quanto prima i pubblici disagi, furono riaperte e risistemate le
strade, si intervenne sulle frane e le pubbliche vie furono
ripulite dal fango. Ma i castagneti dei privati
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L'Altezza Reale
Francesco IV |
cittadini non
rientravano in questi interventi governativi. Il governatore Torello
proclamò lo stato di calamità e si rimise nuovamente al buon cuore
del duca per tutti quei poveri proprietari di selve di castagno (e non solo) e in questo
caso Sua Altezza Reale non fu così zelante come avrebbe dovuto
essere.
Passarono quasi ben tre anni prima che l'illustrissimo duca
prendesse una decisione e che tutte le pratiche burocratiche del caso
fossero andate a buon fine e così come documenti riportano il 19
maggio 1832 il Governatore Torello potè annunciare alle "comunità
supplicati" il clemente provvedimento di Francesco IV:
"Ultimate
le verificazioni, che occorreranno, potrà finalmente aver luogo
il riparto di Italiane lire 3000 che S.A.R. l’Augusto nostro
Sovrano si è degnato di accordare a titolo di sussidio ai più
danneggiati nei castagneti in questa Provincia dall’uragano
del 7 all’8 ottobre 1829. Il riparto è fatto in ragione della
quantità delle piante atterrate nei nove comuni della
Provincia".
Purtroppo
non ci è dato sapere da tali documenti nè quali fossero i comuni
colpiti, nè quale fosse l'entità pluviometrica che provocò cotanta
distruzione, comunque per rendersi conto più o meno di ciò, ci
possiamo immaginare che furono colpiti tutti quei comuni intorno alla
comunità di Castelnuovo, ma per rendere bene l'idea di quello
che successe quella maledetta notte, dato ancor più
rimarchevole, sono la cifra dei castagni abbattuti: ben 22.334 unità,
non contando poi altri alberi da frutto, gli orti e le coltivazioni
portate via dal fango e dall'acqua. Un danno economico che mise veramente alla
fame la Garfagnana, tutto questo dovuto anche ai risarcimenti
irrisori del governo di Modena. Per il comune di Castelnuovo ad
esempio la cifra risarcitoria fu di 494 lire(circa), essendo stato fissato
il valore di ogni pianta abbattuta in 0,13 lire e qualcosina, un
modestissimo risarcimento se si pensa che tale cifra servì solamente
per ripulire le selve dalla devastazione dell'uragano e come se non
bastasse, oltre al danno la beffa se si conta che negli anni
successivi la farina di castagne andò a prezzi vertiginosi.
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Vecchie famiglie contadine |
Insomma
anche questa è la classica storiella all'italiana, come si vede i
tempi passano ma le cattive "usanze" dei governanti
rimangono inalterate nei secoli. Sembra di aprire un quotidiano dei
giorni nostri e leggere delle alluvioni e dei disastri attuali:
governo lento, burocrazia ancor più lenta, risarcimenti inesistenti
o insignificanti...Inutile quindi affidarci a quello che oggi si dice
"il buon governo", ma affidiamoci pure al buon Dio...
Bibliografia
- Articolo di Guido Rossi tratto dal Corriere di Garfagnana del maggio 2012