L'ORO DELLA TAMBURA
La vetta della Tambura |
Lassù, in fondo a uno dei canali che fiancheggiano la Tambura si dice che vi sia un giacimento d'oro, ma c'è un altra suggestiva ipotesi che racconta di un consistente tesoro portato li dal mare, dai predoni che solcavano le coste versiliesi cinquecento anni fa. Ad avvalorare questa tesi c'è la storia di un cavatore di Vagli che un dì del 1915 a pochi giorni dallo scoppio della I guerra mondiale andò a refrigerarsi proprio in un pozzo in fondo a questi canali della Tambura e con grande meraviglia vide qualcosa che brillava alla luce del sole. Era una vera moneta d'oro,l'entusiasmo del cavatore andò alla stelle per quella moneta venuta da chissà dove e questo bastò per correre in paese e informare la famiglia dell'accaduto, ma come sapete nei piccoli paesi occhi e orecchie sono dappertutto e in meno che non si dica la voce del ritrovamento si era sparsa in ogni dove. La domenica successiva arrivarono uomini da ogni versante apuano per cercare il tesoro, le ricerche continuarono per giorni e giorni senza trovare nemmeno l'ombra di un centesimo bucato. I giorni passavano e il sogno del tesoro nascosto man mano si affievoliva, ma le credenze invece sono dure a morire e esiste ancora il mito di una buca nascosta e profonda nei pressi del Passo Tambura, all'entrata del quale è scolpita l'immagine di un diavolo che indica senza dubbio il punto preciso dove si trova il tesoro. Lascia perfino al fortunato avventuriero di impadronirsi della cospicua fortuna, ma a patto di fare in fretta poichè al primo udire di campane di qualsiasi paese nelle vicinanze, le rocce si richiuderebbero per non riaprirsi prima di sette lunghi anni. Qualcuno giura che invece la maniera per impossessarsi delle monete d'oro sia quella di contarle tutte, ma un'incantesimo rende impossibile la prova e così le monete sono ancora nel ventre della Tambura, ma profezia dice che un giorno qualcuno riuscirà a sciogliere l'incantesimo e sulle Apuane non ci sarà più nè fatica,nè povertà.
LE PATATE D'ORO
Costa Pulita (foto tratta dal blog Montagnatore) |
Si è favoleggiato un tempo che dallo "sfasciume" di sassi che scende dalla Pania vi fosse qualche bagliore giallastro, chissà, monete d'oro o forse pepite.In effetti è la strana sensazione che ancora oggi colpisce il camminatore che passa per quelle aride "sassaraie", gli sembra di essere colpito da un lampo dorato. Eppure un fondo di verità ci deve essere se è vera quella leggenda che un tempo raccontava la gente di montagna di quel contadino di Fornovolasco che aveva un campo di patate poco sopra il paese, un posto quello dove in verità non ci passava nessuno perchè a quanto pare "ci si sentiva qualcosa".Una mattina di buon'ora il contadino andò a levare le patate per poterle andare a vendere in Versilia,dopo che le ebbe sistemate nelle ceste le caricò sul dorso del mulo e si incamminò. Per accorciare la strada prese in direzione della Costa Pulita passando per i prati di Valli, ma all'improvviso nell'inerpicarsi su per la montagna il mulo si fermò, non voleva saperne di avanzare neanche di un solo centimetro. Il contadino provò quindi a tornare indietro e la bestia si muoveva agilmente, ma come faceva per riprendere la salita si puntava inesorabilmente. Il pover'uomo si infuriò e cominciò a bastonare il malcapitato animale, ma si accorse però che il mulo a ogni piccolo passo, faceva un immane fatica, il contadino capì restando a bocca aperta che più l'animale saliva più il carico di patate aumentava. Intanto il pomeriggio diventava cocente e il sole cominciava a picchiava forte,l'uomo era esausto, il mulo ancor di più e la situazione era veramente difficile, il contadino allora si vide costretto a prendere l'amara decisione di vuotare le ceste, ma con grande meraviglia quelle che vide ruzzolare giù per il monte non erano patate, bensì delle grosse pepite d'oro.Invano l'uomo cercò di recuperarle ma ormai si erano tutte frantumate in polvere, non era possibile recuperarne neanche un pezzetto. Ecco perchè chi passa di li ha la sensazione di vedere i riflessi dell'oro è tutti ciò che rimane del tesoro del contadino.
IL TESORO NASCOSTO NELLA TORRE
Il Monte Procinto |
C'è un solo giorno dell'anno, ad un'ora ben precisa che secondo leggenda il monte Procinto si trasforma in torre, dentro la quale è custodito un tesoro favoloso.Questa storia fu ascoltata una sera a veglia da un soldato che si trovava a casa in licenza e rimase sorpreso da quanto era successo a quel capitano che aveva sentito raccontare la medesima storia da un vecchio del paese e si era quindi voluto mettere alla ricerca del tesoro nascosto. A niente valsero però le raccomandazioni dei paesani che lo avvertivano di inquietanti presenze, figuriamoci se un soldato scampato a mille pericoli poteva avere paura di eventuali creature misteriose. Prese così la decisione di costruirsi una capanna di fronte al monte e stare accorto a ogni movimento. Passarono giorni senza nessuna sorpresa, ma una notte di luna piena i campanili nelle vicinanze rintoccarono l'ora più breve, all'improvviso il Procinto apparve ancor più svettante come una torre inespugnabile e da una porticina uscirono dei piccoli esseri vestiti da guerrieri che ripetevano:
Custodiamo il nostro oro
non cediamo il tesoro
a qualunque mortale
che non conosce il segnale
Il capitano corse verso la porticina, ma fu fermato dal sibilo di cento serpenti che erano avviluppati tutti intorno ad una statua che rappresentava un guerriero e gli chiesero così cosa volesse trovare:
- Il tesoro della torre- rispose il soldato
e di tutta risposta i serpenti aggiunsero:
-E sai dare un segnale per entrare?-
- No!- ribattè il capitano -ma quando me lo direte lo saprò -
Un forte vento con furia inaudita lo sospinse fuori, ma il militare non si scoraggiò, aveva tutta la notte per risolvere l'arcano.
Intanto i folletti guerrieri si erano radunati in cerchio intorno ad un albero e allegramente ripetevano:
Custodiamo il nostro oro
non cediamo il tesoro
a qualunque mortale
che non sappia il segnale
Cento bastonate riceverà
ed entrare non potrà
e fu proprio in quell'attimo che uno dei folletti si lasciò scappare una sibillina frase:
-Come farà mai a spezzare la lancia della statua del guerriero?-
e tutti i piccoli esseri cominciarono a ridere e a spassarsela al chiaro di luna. Svelto, svelto il capitano corse verso la porticina e cercò invano di spezzare la lancia della statua. Allora preso ormai dalla bramosia fece cadere la statua per terra che si frantumò in mille pezzi, rivelando clamorosamente al suo interno una chiave d'oro che l'uomo non riuscì a prendere perchè in men che mai i piccoli guerrieri gli saltarono addosso bastonandolo e malmenandolo di santa ragione.
Il povero militare si svegliò nella sua tenda davanti al Procinto, il sole era già alto, niente era rimasto della sera precedente, se non un brutto sogno e uno strana e dolorosa sensazione in tutto il corpo di ossa rotte...
Patrice De La Tour Du Pin, poeta francese così diceva:
"I paesi che non hanno leggende sono destinati a morire di freddo"...
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