Fritz Todt era un uomo qualunque, un signore serio, schivo, nato nel 1891 a Pforzheim, città confinante con la famosa Foresta Nera, era figlio di una Germania borghese e benestante, quella stessa Germania che poi alcuni anni dopo si butterà a capofitto in due scellerate guerre mondiali che porteranno alla fame un intero popolo. Il padre di Fritz era proprietario di alcune industrie e lui non potè far altro che intraprendere gli studi di ingegneria civile che interruppe per partecipare alla prima guerra mondiale come ufficiale nell'aeronautica militare nel fronte occidentale. Finita quella maledetta guerra finalmente riprese gli studi che concluse brillantemente laureandosi nel 1920 a Karlsruhe. Nel 1921 entrò a lavorare come ingegnere nell'impresa di costruzioni Sager & Woerner per la realizzazione di gasdotti e strade.
Una storia questa uguale ad altre mille, una storia comune, insignificante, di un uomo medio, che però indirettamente legherà il suo nome ai destini di molti garfagnini(e non solo).
Tutto cambiò a metà degli anni '30 del 1900, quando conobbe il cancelliere del Reich germanico Adolf Hitler a cui fece subito un eccellente impressione, tant'è che fu messo a capo di un ufficio tutto nuovo per l'attuazione della grande rete autostradale tedesca che grazie all'imponente mole di lavoro si riprometteva di assorbire una parte della disoccupazione germanica. Ma non solo, allo scoppio
|
"Un uomo qualunque":Fritz Todt con la moglie |
della seconda guerra mondiale Todt divenne progressivamente responsabile dell'attuazione logistica e infrastrutturale dello sforzo bellico del Reich: la rete stradale dei territori occupati, le linee ferroviarie, i rifugi di sottomarini e inoltre si doveva occupare di erigere fortificazioni, bunker e rifugi a protezione ed in difesa dei nuovi territori occupati: la linea Sigfrido, il Vallo Atlantico e la famosa Linea Gotica, da tutto questo nacque la famigerata "Organizzazione TODT", meglio conosciuta con l'acronimo di O.T.
L'organizzazione TODT sarà una struttura paramilitare che all'inizio riunirà operai di più di mille imprese di costruzioni private. La quantità di manodopera impiegata fu enorme, dagli iniziali 35.000 lavoratori in poco tempo si passerà a ben 340.000. La prima grande opera di questa organizzazione fu la realizzazione di una serie di fortificazioni lungo il confine francese per oltre 500 chilometri, in soli diciassette mesi questi uomini riuscirono a costruire il Westwall (n.d.r.: il muro dell'ovest), più comunemente conosciuto ai più come linea Sigfrido. Per questa costruzione verranno impiegate più di sei milioni di tonnellate di calcestruzzo, pari a più della metà della produzione annua di cemento della Germania. I giornali
|
Todt con Hitler mentre gli illustra la
costruzione di un ponte |
esaltarono quest'opera, la propaganda celebrò l'avvenimento come un trionfo della TODT. L'onore della O.T crebbe ancor di più quando ebbe il privilegio assoluto di edificare in Assia il celeberrimo "Nido dell'Aquila" quartier generale di Hitler. La popolarità di Fritz Todt era alle stelle. Il 17 marzo 1940 fu nominato ministro degli armamenti, ispettore generale per le strade, ispettore per le acque e l'energia elettrica e plenipotenziario dei lavori edili e per non farsi mancare niente gli fu conferito il grado di Maggiore Generale della Lufwaffe. Nel frattempo la TODT era sempre più impegnata su tutti i fronti di guerra. Arrivò così nella nostra valle nel settembre 1943 per completare gli ultimi tratti della Linea Gotica, ultimo e fondamentale avamposto difensivo che gli alleati dovevano affrontare prima di giungere nella Pianura Padana(sulla storia della Linea Gotica. In quegli anni la TODT toccò il suo apice in quanto a manovalanza, ormai erano qui impiegati oltre un milione e mezzo di lavoratori, una cifra spaventosa, però raggiunta "grazie" al lavoro coatto. Molti garfagnini furono costretti a lavorare forzatamente, rastrellati nelle case e portati a dare di picco e mazza sui nostri monti per ore e ore a scavare trincee nella roccia, tale sorte toccò anche ai prigionieri di guerra e a chi l'8 settembre aveva abbandonato l'esercito e in maniera volontaria si presentava ai lavori,
|
"Il nido dell'Aquila" oggi, costruito dagli
uomini della TODT |
altrimenti sarebbe stato deportato nei campi di concentramento del nord Europa. Intanto nel 1942 "l'uomo qualunque" Fritz Todt morì in un misterioso incidente aereo, il comando dell'organizzazione passò sotto la guida de "l'archietetto del Reich" Albert Speer, che come il suo predecessore non si risparmiò nell'impiego di uomini e mezzi. Oltre ad un numero spropositato di operai, l'organizzazione potè contare su un parco smisurato di autocarri e macchine speciali, riversati questi anche in buona parte nella Valle del Serchio, punto nevralgico del fronte. Già nel 1938 il Genio Militare Italiano ordinò la costruzione di fortificazioni nelle coste versiliesi e nelle montagne garfagnine, i lavori non furono completati ma vennero ripresi proprio dagli ingegneri della TODT che avevano a capo l'ingegnere Hosenfled, il quale collocò le sue sedi a Borgo a Mozzano: la sede tecnica a Palazzo Giorgi e la sede amministrativa a Palazzo Santini. In soli dieci mesi si riuscì a creare tutte le difese che partivano dal Piaggione, toccavano Domazzano e arrivavano fino a Borgo a Mozzano, era un intersecarsi di camminamenti, muri anticarro, postazioni armate, gallerie, campi minati e chilometri e chilometri di filo spinato, ma l'errore commesso fu però clamoroso, un vero e proprio smacco morale per gli infallibili ingegneri TODT e in effetti fu così e non si considerò che costruendo posizioni difensive in quel tratto di valle si rendeva possibile un eventuale incursione americana attraverso la Val di Lima (raggiungibile da Pistoia), rischiando in questo modo di essere presi clamorosamente alle spalle (per la storia della Linea Gotica "garfagnina" leggi: http://paolomarzi.blogspot.it//conosciamo-lalinea-gotica.html). Kesserling, capo supremo delle forze tedesche in Italia ordinò di far indietreggiare il
|
Palazzo Giorgi a Borgo a Mozzano
sede della TODT (Foto bargarchivio) |
fronte di ben 20 chilometri, attestando gli avamposti nelle zone di Molazzana, Gallicano, Ponte di Campia, in questo arretramento furono distrutti, ponti, strade e gallerie. Così anche in quella zona furono impiegati nei lavori forzati altri garfagnini, che furono questa volta facilitati nei lavori dalla morfologia delle montagne, la linea fu modellata seguendo le postazioni vantaggiose che offriva la natura. Si calcola che in tutti questi bunker e gallerie costruite nella Valle del Serchio vi abbiano lavorato al servizio della TODT più di tremila abitanti delle zone circostanti, per dodici mesi circa. Lavori forzati, duri, interminabili, senza essere minimamente pagati se non con una inqualificabile brodaglia, perdipiù tutti i lavoratori catturati durante i rastrellamenti, una volta finito il turno di lavoro venivano trattenuti nel campo di concentramento di Anchiano (n.d.r:piccola frazione di Borgo a Mozzano), ideato proprio a questo scopo. Don Alberto Santucci scrive: "Avendo fatto i tedeschi un campo di
|
Coprifuoco a Borgo a Mozzano,
pena la fucilazione (foto Paolo Marzi) |
concentramento alla Socciglia,nei pressi di Anchiano, il Proposto si recava ogni giorno la, a visitare e a confortare i concentrati e spesso otteneva dal comandante tedesco la liberazione di alcuni di essi". Nella messa della domenica si riusciva pure a portare qualche indumento contro il freddo pungente e perfino qualcosa da mangiare a questa povera gente. Accadde però un episodio drammatico, l'11 agosto 1944. Otto uomini del campo di Anchiano vennero portati a lavorare a Forte dei Marmi, quando nei pressi di una località versiliese assistono alla fucilazione da parte dei tedeschi di 31 rastrellati, per eliminare testimoni scomodi vennero fucilati anche loro, si salverà solo uno. Rimarrà invece eroica l'impresa del geometra Silvano Minucci di Borgo a Mozzano, che si arruolò volontario nella TODT per non finire negli spietati campi di concentramento. Con la sua professione infatti aveva contatto più con le carte che con la terra e riuscì in questo modo ad intercettare e ricopiare in tre copie un accurato rilevamento topografico delle opere di difesa, delle aree minate e in pratica di tutte le postazioni tedesche. La preziosa mappa fu in seguito recapitata a Lucca al comando militare alleato della V armata con l'aiuto di Annamaria Cheli e di altre staffette che portavano nascosti dentro la canna della bicicletta i preziosi documenti. Ma
|
Ricostruzione della mappa di Silvano
Minucci (Archivio Isrec Lucca) |
di prezioso non c'erano solamente queste mappe, altra preda ambita dai partigiani locali erano i magazzini TODT, difatti questi magazzini erano ricchi di ogni ben di Dio, dalle cibarie, agli attrezzi da lavoro e perfino armi e questo è quello che a proposito successe a Franco Bravi che in quel 1944 aveva appena diciassette anni e che già aveva lavorato nella TODT sia all'Isola Santa (comune di Careggine) che a Borgo a Mozzano e proprio in quei giorni era fuggito dal campo di concentramento di Anchiano per paura della deportazione in Germania, unendosi di fatto ad una piccola formazione di partigiani:
”Il
mattino dopo decisi di partire: Presi quattro o cinque fette di
polenta di neccio e seguii la strada che mi aveva indicato (un
conoscente di nome Amedeo Dini), e cioè: la Formica, via Nova, la
Gatta. Quando arrivai era quasi mezzogiorno e fino ad allora non
avevo visto nessuno. Mi sedetti sopra un sasso per riposarmi, perché
ero assai stanco e mi misi a mangiare la polenta. Dopo pochi minuti
sentii dei passi, mi girai e vidi un uomo con un fucile in mano che
mi disse: -Cosa ci fai da queste parti?-. Allora io risposi: -Mi
|
Tunnel nella montagna,
linea gotica Borgo a Mozzano
(foto Paolo Marzi) |
manda il Volpe- e allora lui mi domandò come mai il Volpe mi
mandasse da loro. Gli raccontai la storia e mi disse di andare
con lui. Dopo circa cento o duecento metri c’era una capanna
coperta a piastre e una coperta a paglia, e dentro c’erano una
decina di uomini. Mi presentò a uno che disse di essere il capo. Mi
chiese il nome e quanti anni avevo. Gli dissi che mi chiamavo Bravi
Franco e avevo diciassette anni e mezzo. Volle sapere dove avevo
lavorato con i tedeschi e gli raccontai che prima lavoravo a Isola
Santa, poi mi trasferirono a Borgo a Mozzano da dove ero scappato. Mi
disse che per il momento non aveva armi da darmi, ma che nel giro di
qualche giorno sperava di poterle avere, infatti dopo due giorni mi
chiamò e mi consegnò un moschetto che disse di aver avuto dai
carabinieri di Vagli. Mi insegnò come si caricava e mi disse di
conservare bene le cartucce perché erano preziose perché poche. Verso
sera mi chiamò di nuovo e mi domandò, sapendo che avevo lavorato a
Isola Santa, se sapevo di preciso dove era il magazzino viveri della
TODT e se era in un posto dove fosse facile attaccarlo per procurarsi
dei viveri e se mi sentivo il coraggio di farlo. Gli dissi di sì e
così il giorno dopo, verso le tre, si partì in sette compreso il
capo che disse di chiamarsi “Lupo” (naturalmente come nome di
battaglia). Gli altri rimasero lì a fare la guardia. Si arrivò
sopra Isola Santa passando dal passo di Scala
|
Tunnel nella montagna,
linea gotica Borgo a Mozzano
(foto Paolo Marzi) |
e da lì con il
binocolo si osservavano gli operai che finivano il turno di lavoro.
Appena venne buio si scese in paese, ma ci fermammo dietro un muro,
perché si sentivano dei passi. Si vide un uomo che io riconobbi
subito: era uno che lavorava con me prima che andassi a lavorare a
Borgo a Mozzano. Lo chiamai per nome, si chiamava Bertoni, si fermò
ed ebbe un po’ di paura vedendoci tutti armati. Gli dissi le nostre
intenzioni e se sapeva quanti tedeschi c’erano. Mi rispose che
erano solo due, i soliti che passavano tutti i giorni a controllare
gli operai sul lavoro.
-Allora
sono anziani- gli dissi -e uno parla abbastanza bene l’italiano-.
-Si,
è proprio lui- mi rispose -ho saputo che è austriaco, non sparate
perché ce ne sono altri alle baracche del cantiere. Speriamo che non
se la prendano con noi paesani-
Ci
si avvicinò al magazzino e si rimase alcuni minuti ad osservare cosa
facevano. Finalmente uno venne fuori e accese una sigaretta. Allora
il capo ed altri due partigiani, che erano i più vicini, gli
intimarono di alzare le mani, lui le alzò subito e l’altro, nel
sentire le voci, venne sulla porta e nel vedere tutti gli uomini
armati, le alzò subito anche lui.
|
Bracciale per lavoratore TODT
(Foto Paolo Marzi) |
Si
entrò dentro, ma di viveri c’era poca roba. Si presero subito i
fucili e una decina di pani e un centinaio di scatolette di carne.
Quello che parlava italiano si raccomandò di non prendere le armi,
altrimenti li avrebbero fucilati. Però noi per essere più sicuri,
si presero i fucili e uno di loro, quello che parlava italiano, lo
portammo fin sopra il paese. Gli rendemmo i fucili dopo aver tolto le
cartucce e gli si disse di aspettare una mezz'oretta prima di tornare
al magazzino.
Si
seppe poi che il giorno dopo i tedeschi presero in ostaggio alcuni
uomini del paese, ma visto che erano tutti uomini che lavoravano con
loro e che non c’era stata violenza da parte dei partigiani, furono
rilasciati lo stesso giorno “.
Negli ultimi anni di guerra quando la sorte della Germania nazista
|
Tessera per lavoratore
TODT |
era ormai segnata, molti gruppi della TODT furono richiamati a rafforzare le divisioni decimate da anni di combattimento. Ma il loro intervento, mentre tutto il mondo nazista stava crollando non servì in alcun modo a ritardare la fine del Terzo Reich.
Bibliografia:
- "L'organizzazione TODT e le sue attività in Italia durante la seconda guerra mondiale" di Carlo Alfredo Clerici "Uniformi e Armi"1995
- "Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo guerra e resistenza" di Feliciano Bechelli, Pezzini Editore 2016
- "Racconti di guerra vissuta" di Tommaso Teora, Banca dell'identità e della memoria 2014
Nessun commento:
Posta un commento