trascorressero il loro tempo a casa, in paziente attesa dei valorosi compagni e a badare alla casa e ai figli. In realtà non è così, il numero di coloro che si sacrificarono per il bene comune è altissimo. C'era infatti chi raccoglieva abiti, cibo e altri generi di prima necessità, chi si occupava dei feriti e chi si avventurava in pericolosissime staffette partigiane trasportando ordini a destra e a manca, superando i temutissimi posti di blocco tedeschi. D'altronde la storia è piena di eroi, di eroine un po' meno. I nomi spesso si dimenticano, ma i sacrifici di quelle donne che si adoperarono per la liberazione del nostro Paese, quelli hanno lasciato il segno tutt'oggi. Fra queste, giunte alla notorietà ricordiamo Nilde Iotti (prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente della Camera),che divenne partigiana dopo l'8 settembre '43, o anche Tina Anselmi (prima donna ad aver ricoperto l'incarico di ministro della Repubblica)che
decise di entrate a far parte della Resistenza dopo che aveva assistito da parte dei nazisti all'impiccagione di trentuno prigionieri, anche lei fu impiegata come "staffetta". Ad ogni modo i numeri dovrebbero parlare da se; secondo l'A.N.P.I (l'associazione dei partigiani d'Italia)le donne coinvolte nell'ultima guerra furono migliaia e migliaia: circa 35.000 mila furono quelle coinvolte direttamente nelle battaglie, 70.000 in gruppi di protesta e ben 11.000 quelle uccise o deportate. La maggioranza di tutte queste donne è stata dimenticata dalla storiografia e dalla memoria pubblica, solo negli ultimi anni abbiamo ripreso coscienza di rendergli dignità storica e parità politica ed è in questo contesto che anche la Garfagnana ha la sua eroina da ricordare, non sarà al livello delle sue illustri colleghe, ma anch'essa lasciò un segno tangibile nella storia della Resistenza garfagnina. Lei era Violante Bertoni, ma da tutti conosciuta come Mamma Viola. La sua storia rimane indimenticabile e rimarrà fra gli episodi di guerra della valle, uno dei più grandi atti di coraggio e solidarietà. Viola nacque alle pendici del Monte Rovaio (comune di Molazzana) il 10 aprile 1891, la sua famiglia da generazioni coltivava quelle terre nei pressi dell'Alpe di Sant'Antonio e anche lei nel corso della sua vita continuò la solita attività. A 17 anni sposa Francesco Mori da cui avrà otto figli. La vita contadina per Viola è dura e faticosa, ma gli anni che seguiranno saranno fra i più tremendi che la storia ricordi. La seconda guerra mondiale è cominciata da anni, ma in Garfagnana il 1943 è fra gli anni più tragici.Le montagne dove sorge l'abitazione
l'abitazione di Mamma Viola oggi (foto escursioni apuane9 |
Monte Rovaio (foto escursioni apuane) |
Pietro Petrocchi da membro del Gruppo Valanga conobbe Viola e così ne parlava: "Quante sofferenze, quanti disagi materiali e sopratutto morali! Ma non ho mai sentito dalle labbra di Viola una parola di recriminazione, di rimprovero: l'unico suo grande dolore fu la morte di tanti giovani patrioti, che accomunava nel ricordo e nel
Parte degli uomini del Gruppo Valanga (foto tratta dal libro "L'ALTRA FACCIA DEL MITO" di Valiensi-Petrocchi) |
Infatti quello che smuove la coscienza della povera donna e che la convince più che mai a contribuire alla lotta per la Resistenza è la partenza del figlio Luigi per la guerra in Russia e l'ingresso dell'altro figlio Alfredo nelle brigate partigiane, i due ragazzi non faranno mai più ritorno fra le braccia della loro madre, il primo muore nel 1945 in Germania, mentre l'altro trova la morte sul Monte Forato calpestando una mina inesplosa. In quei ragazzi del Valanga rivedeva allora i suoi figli e pensava magari che anche per loro, da qualche parte ci sarebbe stata un'altra Mamma Viola, che come lei avrebbe dato loro un riparo, del cibo, che avrebbe diviso le provviste della propria famiglia senza pensare proprio come lei a quello che andava incontro. Petrocchi la descriveva ancora come una donna schietta e di rude franchezza montanara, dietro il suo dolce aspetto si nascondeva una figura granitica.
L'esempio di Viola incoraggiò molte famiglie a schierarsi dalle
partigiani |
Arriva così anche la fine della guerra e le gesta di questa donna della montagna arrivano in tutta la valle, le sue azioni protettrici e la grande umanità dimostrata nei confronti di quei giovani spinge lo Stato ad assegnarle la Medaglia d'oro al Valor civile, che lei rifiuta motivando il suo diniego con l'assenza dei figli morti, avrebbe preferito averli accanto a lei piuttosto che ricevere quel tributo. Negli anni successivi Viola si trasferisce a Cardoso di Stazzema e nel 1969 muore. Ma la storia non finisce qui. Nel 1981 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini (anche lui partigiano) con l'appoggio della vice presidente della Camera Maria Eletta Martini decide di assegnare ai figli la medaglia al Valore per le azioni della loro mamma.
Ma non sono le medaglie che contano, quello che conta è il cuore, il
la piazza intitolata a Molazzana |
Bibliografia
- Carla Guidi liceo Scientifico Michelangelo Forte dei MARMI
- La Nazione 1 settembre 1981
Era la mia bisnonna ho sempre sentito raccontare la sua storia . E visto il ritaglio del giornale con la sua foto e la medaglia al valore .
RispondiEliminaOnora alla tua bisnonna, donna come poche. Spero che il mio articolo ti sia piaciuto. Un caro saluto
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