giovedì 23 aprile 2015

Il tedesco e la bambina. Storia di guerra, amicizia e liberazione

Gallicano bombardata con veduta
su Piazza Vittorio Emanuele
(foto tratta da "Gallicano in Garfagnana"
 di Daniele Saisi)
Questa è una di quelle storie che ci fa capire che chi di solito è dipinto come cattivo non lo deve essere per forza e comunque. Gli avvenimenti che andrò a raccontare rientrano proprio nell'ottica per ricordare i 70 anni della liberazione d'Italia dal nazifascismo (25 aprile 1945) e ancor di più per cercare di far capire il dramma personale di quei soldati che sotto ogni bandiera e nazione la guerra l'hanno vissuta sulla propria pelle quotidianamente, pensando ogni giorno a quei figli e a quelle mogli lasciate a casa sperando un dì di ritornarvi. I fatti si svolgono a Gallicano nell'estate del 1944 in piena seconda guerra mondiale in via Serchio, una delle vie principali del paese. Al numero 18 di questa strada abita una bambina a dir poco esuberante e vivace, questa bambina si chiama Albertina e quando esce di casa per giocare la mamma fra le tante e doverose raccomandazioni gli dice di non andare nell'aia dietro casa,di non parlare con i soldati e di non dargli affatto confidenza. Si, perchè nella capanna nell'aia dietro casa ci sono le salmerie dell'esercito tedesco, i muli adibiti al trasporto di viveri e armi e alcuni camion adoperati per il movimento delle truppe. Qui i soldati tedeschi della Wehrmacht appartenenti al reggimento alpino denominato Mittenwald presidiano il posto 24 su 24 e dormono al piano inferiore della casa di Albertina, immaginiamo quindi la paura che regna in quella casa di notte,la famiglia della bambina al piano di sopra e gli alpini tedeschi al piano di sotto accampati dentro a dei sacchi a pelo. Comunque sia le giornate scorrono abbastanza tranquille e Albertina per disobbedire è l'asso di briscola, ma cosa si vuole pretendere da una bambina di 8 anni? Sappiamo come sono fatti i bimbi,fatto sta che la piccola quel giorno in mezzo all'aia vede fra gli altri un soldato tedesco seduto su un ciocco di legno intento a pulire il suo Mauser Karabiner 98K (n.d.r:fucile da guerra della Germania nazista) e siccome la bambina come gli è stato detto sa che il tedesco è il nemico e vuole anche lei a suo modo combatterlo, così si mette dalla parte opposta dell'aia stessa dove in un angolo ci sono dei sassi, detto fatto la piccola raccoglie questi sassi e comincia a scagliarli verso il
Albertina è la prima
 a destra (la più bassa)
con delle amiche,a destra
si vede uno scorcio dell'aia
soldato, prima lo colpisce a una gamba e il tedesco alza la testa dicendogli seccamente:

-Genug haben !- (n.d.r: "Finiscila, ne ho abbastanza!")
la piccola continua e lo colpisce sul calcio del fucile e il tedesco ancora:
-Genug haben !-, ma lei imperterrita insiste e lo centra ancora su una spalla, a quel punto il soldato si alza, posa il fucile a terra, la bambina tenta di fuggire viene però acciuffata e sonoramente sculacciata. Albertina piangente corre a casa di corsa dalla mamma e gli racconta l'accaduto, la mamma naturalmente si arrabbia con la figlia e gli raccomanda di andare subito a scusarsi con il soldato, non si sa mai a volte per scatenare ripercussioni sulla persone inermi basta molto meno e poi quei soldati dormono nella loro casa. Stavolta Albertina è impaurita sa di averla fatta grossa e capisce che bisogna chiedere scusa e parte per mano con la mamma nell'aia alla ricerca del soldato. Trovano l'uomo che si sta adoperando a dar da mangiare ai muli, subito la mamma frettolosamente e con paura batte sulla spalla dell'uomo e immediatamente chiede perdono per l'accaduto promettendogli che questo non sarebbe più accaduto, Albertina annuisce alle parole della mamma, il soldato capisce e in un italiano stentato risponde:
-No problema-, fa poi un cenno alla piccola di aspettare, va verso la sua bisaccia e tira fuori una barra di cioccolato fondente Van Houten (n.d.r: marca di cioccolato olandese) e lo porge alla bambina accarezzandole il visino. Da quel momento fra Albertina e il soldato nascerà una profonda e sincera simpatia,un'amicizia.Albertina ogni giorno è nell'aia in barba a tutti i divieti dei genitori,insieme al suo nuovo amico soldato Lucas o semplicemente Lucky per gli amici. Il tedesco dai ricordi della bambina si chiamava Lucas, ma tutti i suoi commilitoni come detto lo chiamavano Lucky. Agli occhi della piccola quest'uomo era già molto diverso da tutti gli adulti che conosceva:aveva circa trent'anni, robusto, alto, biondo e con gli occhi celesti come il mare e questo gli appariva già di per se molto strano abituata a vedere uomini mori e di statura media, addirittura poi si ricordava pure della città di provenienza che era Augusta (la piccola si rammenta anche la città  perchè si chiamava così anche la sua zia...), terza città bavarese per popolosità.Così anche Lucas prende a ben volere quella bambina gallicanese che gli ricordava molto la sua piccola figlia Elga, anche lei nata nel 1936 come Albertina, anche lei mingherlina e castana e ormai purtroppo erano già passati due lunghi anni dall'ultima volta che l'aveva vista insieme alla cara moglie.Tutti i giorni il tedesco mostra così alla piccola Albertina le foto della sua bimba, di sua moglie e di un piccolo cane nero,mentre la mamma ormai rassegnata alla disobbedienza della figlia la osserva sempre con occhio vigile dalla finestra di casa.Alla fine della giornata,al rincasare il saluto fra la strana coppia di amici si svolge sempre nella solita maniera: Lucky ogni fine giornata allunga sempre qualche preziosa cibaria alla piccola e poi raccomandandole il silenzio più assoluto mettendosi il dito indice vicino naso gli dice:
-Shhh,Hitler und Mussolini sind scheißt- (n.d.r:"Shhh,Hitler e Mussolini sono delle merde"), così ogni volta. Il tempo passa e fra Albertina e Lucky l'amicizia si è consolidata. Albertina ha imparato a contare fino a dieci in tedesco e così ha fatto anche
Atto ufficiale del comune di Gallicano
del 1945 che attesta la liberazione
del paese il 9 ottobre '44
(documento gentilmente concesso
 da Claudia da Prato)

il soldato che a sua volta ha imparato anche lui a contare fino a dieci in italiano e che dire poi delle risate che si fanno quando insieme cantano "Quel mazzolin di fiori".Arriva così anche la fine di quell'estate del '44, i bombardamenti alleati si fanno sempre più insistenti, la V^ armata americana comandata dal generale Mark Wayne Clark e i brasiliani della F.E.B (n.d.r: Força Expedicionária Brasileira)del comandante Joao de Morais stanno risalendo velocemente il Serchio e il 9 ottobre 1944 entrano in Gallicano liberandolo, è un grande tripudio e una felicità per tutta la popolazione, ma fra tutta questa felicità c'e una bambina triste, la piccola Albertina ha perso il suo amico soldato, quell'aia ormai è vuota e senza significato, i tedeschi si sono ritirati sui monti circostanti e hanno di conseguenza spostato il proprio comando a Castelnuovo Garfagnana. I mesi trascorrono, Albertina ha cominciato a capire l'importanza di tale evento,il significato di libertà incomincia a entrare nella sua testolina dato che per la sua giovane età ancora non l'ha mai assaporata, solamente l'aria che si respira in paese e le facce distese delle persone mettono il buon umore. Ma purtroppo non è finita lì e nei giorni più belli dell'anno,quelli di Natale, scattò inesorabilmente l'operazione "Wintergewitter"(n.d.r:"Tempesta d'inverno".Per la cronaca di quella battaglia leggi: http://paolomarzi.blogspot.it/2014/12/il-piu-tragico-natale-che-la-garfagnana.html), i tedeschi lanciano a sorpresa questa controffensiva e il 27 dicembre 1944 hanno già
rioccupato nuovamente Gallicano.Albertina dentro il suo misero cappottino si mise sul cancello dell'aia sotto un sferzante vento gelido aspettando il ritorno dell'amico soldato.La piccola ormai si era resa conto che la sua amicizia sarebbe comunque finita, ma il
desiderio di salutarlo per un ultima volta era grande. Il soldato non passò mai da quel cancello.Cinque giorni dopo i tedeschi si ritirarono di nuovo sulle montagne, gli alleati con l'aiuto dei Gurkha nepalesi dell' 8^ divisione Indiana e di un massiccio bombardamento ricacciarono indietro il nemico e con quella anche l'ultima speranza di rivedere Lucky fu miserevolmente persa.Nella primavera del 1945 le sorti della guerra erano segnate, nelle file naziste e in quelle della Repubblica Sociale si moltiplicarono le diserzioni, molti si consegnarono anche agli alleati. Il 18 aprile gli americani fecero scattare l'operazione "Second Wind", un azione combinata di mitragliamenti e bombardamenti che risaliva da Gallicano verso la Garfagnana. Il 20 aprile '45 Castelnuovo fu liberata, gli ultimi baluardi di resistenza ci furono verso Piazza al Serchio, ma entro il 25 aprile tutta la valle era definitivamente libera dall'oppressione nazista. Albertina anche quando diventò grande non smise mai di pensare e pregare per quel soldato, nel sogno che un giorno abbia fatto ritorno sano e salvo a casa dalla sua piccola Elga.
"Questo racconto lo dedico a colei che a quel tempo era la piccola Albertina e che purtroppo oggi non c'è più.Dopo 27 anni da quei fatti Albertina diventò la mia mamma".
In seguito la mamma, nonostante le insistenze dei familiari non volle mai fare ricerca di Lucas (pur sapendo abbastanza notizie per identificarlo) per paura e il dispiacere di
La Divisione Buffalo (composta da solo negri)
furono i primi americani
ad entrare in Garfagnana

saperlo morto nella ritirata.Lei lo voleva immaginare a casa, in Germania vicino al camino acceso con la sua piccola Elga sulle ginocchia che raccontava che in Italia durante la guerra aveva conosciuto una bimba come lei, graziosa e vivace di nome Albertina.

7 commenti:

  1. Un racconto molto dolce e affettuoso. Fatto di affetti veri e spontanei che appartengono ai bambini e che passano dentro l'animo umano di un adulto che annulla l'appartenenza al "nemico" per ritrovare i propri sentimenti familiari. Racconto come un "sogno" che diventa realtà di massima affettività quanto l'autore ci dice che la bambina era sua madre di cui non ha più la sua presenza fisica ma indelebile nel suo animo. Grazie Paolo per questo racconto.

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    1. Un grazie di cuore a te Vincenzo. Un'analisi perfetta. Grazie veramente

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  2. Bel racconto. Peccato che nessuno abbia provato a rintraccare il Soldato Tedesco.

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    1. IL desiderio di non rintracciare il soldato fu espresso da Albertina, per paura di saperlo morto. Anche adesso fare ricerche sarebbe come infrangere un desiderio espresso, anche se la curiosità sarebbe tanta

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  3. Thank you! What a well written informative story! Loved this so much, and your Mom was amazing!

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  4. Thank you for your compliments. These are stories that remain in the heart

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    1. Thank you for your compliments. These are stories that remain in the heart

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