magia che coinvolge buona parte degli aspetti del Natale è legata al mito, alla tradizione e in molti, moltissimi casi alla leggenda. Già la stessa data in cui si festeggia la venuta al mondo del Salvatore, rientra proprio in quest'ottica; la Bibbia non dice nulla di specifico circa il mese o il giorno in cui nacque Gesù. Nella scelta del 25 dicembre come giorno di Natale, influi il calendario civile romano, che alla fine del III° secolo celebrava in quel giorno il solstizio invernale, il cosiddetto "sole invitto". Da quella data, le giornate si facevano più lunghe e metaforicamente parlando, in questo contesto, alla nascita del Cristo gli venne attribuito medesimo significato, il significato della Luce che nasce per sconfiggere le tenebre, un nuovo sole di giustizia e verità.
Questo è l'esempio più alto, più significativo, ma ne possiamo
Babbo Natale e San Nicola |
LO ZINEBRO
In Garfagnana c'è l'usanza di fare l'albero di Natale con il
Ginepro |
I RE MAGI SULLA PANIA
Credeteci pure, c'è una notte, fra Natale e la Befana che i Re Magi
passano sopra la Pania, sui loro cammelli alati. Veleggiando sui nostri monti si dirigono verso Betlemme, guidati da una stella maestra. Quello che è certo che la strada è lunga da fare, il percorso è improbo e le Apuane sono uno scoglio duro da superare. Quello è proprio il periodo del maltempo, pioggia e bufere di neve sono all'ordine del giorno e i venti che spirano dal mare creano un muro di nebbia invalicabile, infatti quando i tre Re passano proprio sulla vetta della Pania della Croce i cammelli repentinamente si abbassano dirigendosi verso il monte, prendendo da li lo slancio verso il mare. Nel punto esatto dove gli zoccoli dei quadrupedi toccano la cima, lasciano l'impronta dei loro zoccoli e nel cielo uno sfavillio di scintille, che vengono giù come luccicanti stelle cadenti.
SAN PELLEGRINO E BERTONE: IL MUGNAIO CHE NON VOLEVA FESTEGGIARE IL NATALE
C'è una località vicino a Castiglione che è detta "Il Mulinaccio",
questo dispregiativo ha un perchè. All'epoca, in questa località sorgeva un mulino che prendeva le acque dal vicino torrente chiamato "Butrion". Il padrone era il mugnaio Bertone, uomo infido, antipatico e pure cattivo, dal momento che ad ogni piè sospinto bestemmiava Nostro Signore. Dal cielo l'arcangelo Gabriele chiedeva vendetta, ma il Signore visto l'intercedere di San Pellegrino chiudeva sempre un occhio, chiedendo però in cambio un'opera buona del mugnaio irrispettoso. L'occasione di redenzione l'ebbe la notte di Natale. Tutti i paesani si stavano preparando per andare alla messa, le campane stavano suonando, ma Bertone non ne voleva sapere di andare a messa e per dispetto e per avidità dette il via alle rumorose macine del mulino e cominciò a lavorare. All'improvviso un sinistro rumore echeggiò da sopra il suo mulino, dalla montagna si staccò un grosso masso, che sollecitato dalle ali dell'arcangelo precipitò sulla costruzione, schiacciando Bertone. Si racconta che da quei tempi, proprio la notte di Natale chi passa da quelle parti, sente ancora strani rumori, come lo strepitio di catene e il girar di macine.
IL CEPPO DI NATALE
In Garfagnana dove il retaggio contadino è ancora sentito, le tradizioni natalizie vengono tenute vive affinchè non venga
dimenticato l'insegnamento degli avi. Questo è il caso del "ceppo di Natale", che di leggenda non ha niente, ma rientra nelle nostre care, vecchie e dimenticate tradizioni. Il ceppo, non è altro che un grosso ciocco di legno messo ad ardere nei camini alla vigilia di Natale. Il grosso pezzo di legno, alcuni mesi prima veniva già adocchiato dal contadino, una volta scelto accuratamente era messo ad asciugare, pronto per quella sera ad essere arso davanti alla famiglia riunita. La particolarità era che questo grosso ciocco (talvolta talmente grande da essere trasportato da due persone), doveva ardere fino alla sera di Santo Stefano, in alcune famiglie addirittura fino alla sera del capodanno. Per durare così a lungo venivano usati alcuni stratagemmi, come ungerlo con il grasso di maiale o coprirlo di cenere perchè la brace non lo bruciasse completamente. Di solito veniva chiamato pure il prete a benedire il ceppo, dato che il suo significato rientrava nella sfera religiosa,
dal momento che il suo calore doveva servire per accogliere e riscaldare la venuta di Gesù Bambino nella casa. Ma quest'usanza vide la sua origine in tempi lontanissimi e si rifaceva probabilmente al significato puramente pagano che si dava al solstizio d'inverno: un fuoco sacro, in collegamento diretto con il sole. Tant'è che proprio San Bernardino da Siena deplorava questa tradizione. Siamo a Firenze nel 1424 e queste furono le sue parole: "Per la natività di nostro Signore Gesù Cristo in molti luoghi si fa tanto onore al ceppo. Dalli ben bere! Dalli mangiare! El maggiore della casa il pone suso e falli dare denari e frasche. Perché è così in Natale rinnegata la fede e perché so’ convertite le feste di Dio in quelle del diavolo? Si vuole mettere el ceppo nel fuoco et che sia l’uomo della casa quello che vel mette, coloro i quali pongono il ceppo al fuoco la vigilia di Natale, conservano poi del carbone alcuni contro il
cattivo tempo pongono fuori della propria casa l’avanzo del ceppo bruciato a Natale". Si, perchè esiste ancora l'usanza di conservare le sue ceneri, a quanto pare hanno proprietà magiche e di buon augurio: possono essere sparse nei campi per avere un buon raccolto, favoriscono la fertilità degli animali e proteggono dai fulmini.
Leggende e usanze queste, che fanno parte di un bagaglio culturale antico, che si intreccia in un singolare mix di sacro e profano, ricordandoci che non è importante cosa trovi sotto l'albero di Natale, ma chi trovi intorno. Buon Natale a tutti !!!
Bibliografia:
Credeteci pure, c'è una notte, fra Natale e la Befana che i Re Magi
L'impronta dei cammelli sulla Pania |
SAN PELLEGRINO E BERTONE: IL MUGNAIO CHE NON VOLEVA FESTEGGIARE IL NATALE
C'è una località vicino a Castiglione che è detta "Il Mulinaccio",
questo dispregiativo ha un perchè. All'epoca, in questa località sorgeva un mulino che prendeva le acque dal vicino torrente chiamato "Butrion". Il padrone era il mugnaio Bertone, uomo infido, antipatico e pure cattivo, dal momento che ad ogni piè sospinto bestemmiava Nostro Signore. Dal cielo l'arcangelo Gabriele chiedeva vendetta, ma il Signore visto l'intercedere di San Pellegrino chiudeva sempre un occhio, chiedendo però in cambio un'opera buona del mugnaio irrispettoso. L'occasione di redenzione l'ebbe la notte di Natale. Tutti i paesani si stavano preparando per andare alla messa, le campane stavano suonando, ma Bertone non ne voleva sapere di andare a messa e per dispetto e per avidità dette il via alle rumorose macine del mulino e cominciò a lavorare. All'improvviso un sinistro rumore echeggiò da sopra il suo mulino, dalla montagna si staccò un grosso masso, che sollecitato dalle ali dell'arcangelo precipitò sulla costruzione, schiacciando Bertone. Si racconta che da quei tempi, proprio la notte di Natale chi passa da quelle parti, sente ancora strani rumori, come lo strepitio di catene e il girar di macine.
IL CEPPO DI NATALE
In Garfagnana dove il retaggio contadino è ancora sentito, le tradizioni natalizie vengono tenute vive affinchè non venga
dimenticato l'insegnamento degli avi. Questo è il caso del "ceppo di Natale", che di leggenda non ha niente, ma rientra nelle nostre care, vecchie e dimenticate tradizioni. Il ceppo, non è altro che un grosso ciocco di legno messo ad ardere nei camini alla vigilia di Natale. Il grosso pezzo di legno, alcuni mesi prima veniva già adocchiato dal contadino, una volta scelto accuratamente era messo ad asciugare, pronto per quella sera ad essere arso davanti alla famiglia riunita. La particolarità era che questo grosso ciocco (talvolta talmente grande da essere trasportato da due persone), doveva ardere fino alla sera di Santo Stefano, in alcune famiglie addirittura fino alla sera del capodanno. Per durare così a lungo venivano usati alcuni stratagemmi, come ungerlo con il grasso di maiale o coprirlo di cenere perchè la brace non lo bruciasse completamente. Di solito veniva chiamato pure il prete a benedire il ceppo, dato che il suo significato rientrava nella sfera religiosa,
dal momento che il suo calore doveva servire per accogliere e riscaldare la venuta di Gesù Bambino nella casa. Ma quest'usanza vide la sua origine in tempi lontanissimi e si rifaceva probabilmente al significato puramente pagano che si dava al solstizio d'inverno: un fuoco sacro, in collegamento diretto con il sole. Tant'è che proprio San Bernardino da Siena deplorava questa tradizione. Siamo a Firenze nel 1424 e queste furono le sue parole: "Per la natività di nostro Signore Gesù Cristo in molti luoghi si fa tanto onore al ceppo. Dalli ben bere! Dalli mangiare! El maggiore della casa il pone suso e falli dare denari e frasche. Perché è così in Natale rinnegata la fede e perché so’ convertite le feste di Dio in quelle del diavolo? Si vuole mettere el ceppo nel fuoco et che sia l’uomo della casa quello che vel mette, coloro i quali pongono il ceppo al fuoco la vigilia di Natale, conservano poi del carbone alcuni contro il
San Bernardino, il predicatore |
Leggende e usanze queste, che fanno parte di un bagaglio culturale antico, che si intreccia in un singolare mix di sacro e profano, ricordandoci che non è importante cosa trovi sotto l'albero di Natale, ma chi trovi intorno. Buon Natale a tutti !!!
Bibliografia:
- "La Pania" dicembre 1990 "Il zinebro" professor Gastone Venturelli
- "Racconti e tradizioni popolari delle Alpi Apuane" Paolo Fantozzi. Edizioni le lettere
- "Predica XXIV" San Bernardino da Siena
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