giovedì 26 dicembre 2019

Alle origini del campanilismo in Garfagnana

foto di Daniele Saisi
Scrive Goethe nel suo celebre viaggio in Italia:-Qui sono tutti in urto, l'uno contro l'altro. Animati da un singolare spirito di campanile, non possono soffrirsi a vicenda-. La questione si fa "seria" quando si trattano certi argomenti. Il campanilismo è uno di questi e noi toscani lo viviamo come il pane quotidiano e nello specifico anche la Garfagnana lo sente come una cosa viscerale. Nonostante però che la Toscana sia la patria delle cosiddette "guerre di campanile", il termine "campanilismo" deriva da un aneddoto avvenuto a centinaia di chilometri di distanza. Siamo a Palma Campania nel 1841 e finalmente per i palmesi viene il tanto sospirato giorno della separazione dal comune di San Gennaro Vesuviano, un decreto del sovrano del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, sancisce che Palma Campania può istituire un proprio comune autonomo. Nel contempo, dall'altra parte, a San Gennaro Vesuviano viene eretto il tanto desiderato campanile,
San Gennaro Vesuviano
il campanile senza l'orologio
orgoglio di tutta la comunità, su ogni facciata viene posto l'orologio civico, tranne che su una, quella posta ad oriente, quella verso Palma Campania... Questo è quello che dice la tradizione, ma solo la definizione del vocabolario rende bene l'idea: "Attaccamento esagerato e gretto alla propria città o al proprio paese". Checché se ne dica, questo fenomeno in Italia è molto sentito e importante, simboleggia un senso di identità e di appartenenza al luogo di nascita. Un sentimento talmente forte che travalica la stessa identità nazionale. Tutto ciò non nasce a caso ma ha profonde ragioni storiche. L'Italia è una nazione molto giovane, la sua completa unificazione nazionale termina 
alla fine della I guerra mondiale nel 1918, e fino ai tempi risorgimentali siamo una moltitudine di stati separati, che spesso combattono fra di loro, ognuno con la propria lingua e le proprie tradizioni. Questa è la falsariga del perchè anche in Garfagnana il campanilismo è così sentito, non facendo riferimento solamente a quello classico fra garfagnini e barghigiani, ma ciò accade fra comune e comune, ma non solo, anche fra quei paesi che fanno parte del solito comune e che distano poche centinaia di metri uno dall'altro. D'altra parte la Garfagnana fin
Gli stati italiani
prima dell'unificazione
dal medioevo ce la possiamo immaginare come un grosso ring, dove ognuno combatte contro l'altro e dove i governanti 
della nostra valle, con furbizia, fin da quei tempi hanno fatto leva sul carattere dei garfagnini e in genere sul sentimento umano: invidia, gelosia, opportunismo, emozioni ideali per fomentare zizzania e contrasti.A quel tempo il nostro attaccamento alla terra, nel senso proprio della parola, è invece dovuto al semplice bisogno di mettere il pane sotto i denti, dal momento che per struttura morfologica la Garfagnana è difficilmente coltivabile, per questo che un solo metro di terra in meno significa meno raccolto e di conseguenza minor cibarie, quindi la filosofia del "questo è tuo" e "questo è mio", è chiara fin dai primordi, poi a soffiare sui fuochi delle discordie territoriali hanno cominciato i primi "nobiluomini" e sul motto "divide et impera" faranno le loro fortune. Gherardinghi, Rolandinghi, Suffredinghi, siamo agli inizi dell'anno mille e il territorio comincia ad essere diviso fra potenti famiglie feudali, ognuna di esse cerca di portare nella testa dei propri sudditi l'ideologia a cui la stessa potente famiglia è assoggettata: quando l'imperatore e quando il Papa. I secoli passano e la divisione è sempre più presente e più netta nelle nostre terre. La Garfagnana è divenuta terra di conquista per altre città, che sono a sua volta in lotta fra loro: Firenze, Pisa e Lucca. Nel XV 
Guerre medievali
secolo di tutta risposta i garfagnini si scocciano di questo tira e molla e mettono in ballo un'ennesima città e un nuovo signore. Così facendo nel 1429 con un atto di dedizione, si passa sotto gli Estensi di Ferrara. Al marchese d'Este Niccolò III sono assegnate le vicarie di Castelnuovo, di Camporgiano e di Gallicano, mentre al marchese Borso d'Este (nel 1451)viene affidata la giurisdizione per le cosiddette vicarie denominate "Terre Nuove". Insomma, le divisioni aumentano, addirittura sotto la medesima casa regnante! 

Perciò, capirete voi, come si faceva a non diventare campanilisti in Garfagnana, in tutto questo bailamme? Inoltre, per rendere la situazione ancor più ingarbugliata è d'uopo notare che già nel 1500 siamo il crocevia di tre stati: Lucca, Firenze e Ferrara(poi Modena). Di campanilismo ne sa già qualcosa l'Ariosto se nella IV satira così dice riferendosi alla Garfagnana:
"Ogni terra in se stessa alza le corna,
che sono ottantatre, tutte partite
da la sedizion che ci soggiorna."
Si avete capito bene, 83 comuni, divisi in quattro vicarie, e ogni
Le Satire
L.Ariosto
comune vuole dire la sua... Povero Ariosto !!! Che deve poi combattere pure l'ostilità dei garfagnini verso Firenze. Diciamoci la verità, gli Estensi ne farebbero volentieri a meno delle terre garfagnine, ma il garfagnino invece non vuole far parte di Firenze. Si vede che l'esperienza non è stata buona, quando Papa Leone X (acerrimo nemico degli Estensi) consiglia ai fiorentini di conquistare la vallata. I fiorentini accettano il consiglio e nel 1521 ne prendono possesso, ma alla morte del Papa, alla fine del solito anno, i notabili di Castelnuovo scacciano il commissario pontificio, richiedendo nuovamente la protezione di Modena. Non pensiamo che questo breve periodo di dominio gigliato non ha lasciato il segno per l'argomento che stiamo trattando, tutt'altro, da ciò nascono due fazioni con forti spinte autonomistiche, che si muovono e si regolano in direzioni opposte. I notabili garfagnini si dividono quindi in due "partiti": uno detto "all'italiana", filo ecclesiastica e "filo fiorentino" e l'altro definito "alla francese" e vicino al duca d'Este, alleato dei francesi. Barga invece accoglie a braccia aperte Firenze, anche lei tirata da una parte all'altra dai lucchesi e dai pisani, nel 1341 decide di sottomettersi a Firenze. E' la sua fortuna, i Medici hanno  grande interesse per Barga e del suo circondario, da cui traggono importanti materie prime, concedendo poi ai loro cittadini privilegi ed esenzioni fiscali che consentono lo sviluppo di fiorenti attività e commerci. Barga
Il Marzocco a Barga
simbolo fiorentino
del potere popolare
difatti rimane fiorentina fino al 1859. Questa antica ricchezza barghigiana probabilmente è la genesi del tanto "odio" garfagnino. Forse il sentimento dell'invidia, giocò molto su questo fatto, il garfagnino fu generalmente un contadino povero, questa povertà lo portò ad essere scaltro e furbo, mentre il barghigiano già all'epoca vantava un paese ricco di palazzi signorili e di uno stile di vita completamente diverso. Rimane il fatto che il culmine di questo campanilismo fra garfagnini e barghigiani è stato toccato nel lontano 1666, per la precisione sono i gallicanesi i protagonisti del fattaccio. Il fiume Serchio a quel tempo è una risorsa importantissima, sia per la pesca, sia per la creazione delle cosiddette "vasche da macero": grossi pozzi d'acqua dove viene messa a marcire la canapa, risorsa significante per l'epoca. Queste pozze sono fonte di interminabili diatribe e a complicare la situazione ci si mettono problemi di confine, dal momento che anche lo stesso fiume è diviso in tre stati (quelli sopra citati), tutti cercano di "disordinare" le acque a proprio piacimento. Per secoli è il lavoro delle Cancellerie a dirimere pacificamente le spinose questioni e nonostante la buona volontà si arriva anche al misfatto. Un "bel" giorno i gallicanesi si appostano quatti quatti dietro a dei massi e allo scorgere dei barghigiani, intenti a deviare le acque del
Vasche di macero per la canapa nei fiumi
fiume aprono il fuoco, c'è un vero e proprio scontro ad archibugiate, sedato in qualche maniera dalle forze dell'ordine.

Sarebbe però errato pensare che "il campanile" divideva (e divide) solamente Barga dal resto della valle, no, anche la stessa Garfagnana ha vissuto campanilismi estremi come quello del 1921 e dalle pagine de "Il Camporgiano" così si leggeva: "...gagliarda e generosa alziamo in alto, su,su, più in alto dell'altezza dei nostri monti, alziamo la nostra bandiera, la bandiera fiammeggiante dell'indipendenza civile, della libertà, del progresso, della nostra emancipazione. Noi vogliamo risvegliare tutte le nostre latenti energie e dirigerle senza distinzione di partito e di casta verso la lotta unica, per un nostro avvenire migliore, verso la lotta per tutelare gli interessi dell'Alta Garfagnana che nulla hanno in comune con quelli della Bassa". La questione tirata in ballo dal giornale ha origini anche economiche. Il giornalista vede una parte bassa della valle come più moderna e al passo con i tempi, da poco infatti ha aperto la
La S.M.I di Fornaci, foto d'epoca
S.M.I di Fornaci di Barga, molti dei nuovi operai cominciano ad abbandonare le colture per lavorare in fabbrica. La parte nord
(sempre secondo il periodico), invece ha esigenze diverse, legata com'è ancora alle attività rurali, per questo che l'Alta Garfagnana preferisce rimanere sotto la provincia di Massa, mentre la Garfagnana Bassa è per l'annessione alla provincia di Lucca.
Riassumendo il tutto possiamo dire che sono tre le cause che c'hanno portato al nostro campanilismo (talvolta) estremo. La prima ha una ragione storica: la Garfagnana nei secoli, rispetto a molte altre zone d'Italia prima dell'unificazione è una terra frazionata e divisa in maniera esasperata: vicarie, comuni, circondari, ognuno di essi in buona parte autonomo, essere poi terra di confine di tre stati, ha acuito ancor di più il termine più caro alla parola "campanilismo": divisione. Il secondo motivo lo possiamo ricercare in una spiegazione economica, volta allo sfruttamento
Castelnuovo,vecchia cartolina
della terra e delle acque, la povertà infatti aumentò il senso della proprietà: meno terra hai a disposizione per coltivare, meno si mangia. Il terzo motivo è puramente di carattere umano e accomuna tutti i campanilismi del mondo... d'altronde l'invidia è una "brutta bestia", Wilhelm Busch dice a proposito :-il guadagno altrui viene quasi sempre recepito come una perdita propria".

I tempi però non sono cambiati, sono passati secoli e secoli e nel 2020 ancora ognuno sta a ragionare per il proprio orticello, non abbiamo ancora capito che un popolo unito, una collettività unità è un ostacolo a chi vuole comandarla per i propri fini. Quello che invece può fare la differenza davvero, è imparare a connetterci fra
di noi, ciascuno individuando  e valorizzando le proprie caratteristiche. Per il resto ben venga la divisione del "campanile", quel sano campanilismo, dove ci sta pure lo sfottò e la presa in giro. Ma per favore, non cadiamo nuovamente nella trappola del vecchio motto: "divide et impera". La storia insegna.

1 commento:

  1. Una piccola precisazione: per i sangennaresi venne il tanto sospirato giorno :-)

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