terribili e cruenti ormai si è raccontato tutto (o quasi). La seconda guerra mondiale lasciò lutti, distruzioni e una scia di dolore che si prolungò per molti anni. La consapevolezza dell'immane tragedia che ai garfagnini era capitata fra capo e collo fu tangibile da subito, da dopo quel glorioso 25 aprile 1945. Finita l'euforia e la gioia del momento arrivò il tempo di rimboccarsi le maniche e ricostruire oltre che a case, ponti e strade, bisognava anche rimettere in piedi l'animo delle persone, bisognava ricominciare a vivere, in tutti i sensi, e affrontare da subito i primi e i più urgenti problemi dell'immediato dopoguerra. La storia garfagnina della seconda guerra mondiale ha spesso dimenticato questi fatti, sappiamo infatti quello che successe prima, durante e nessuno (o meglio pochi) hanno raccontato quello che accadde immediatamente dopo la liberazione, eppure quegli imminenti problemi, erano veramente dei grossi grattacapi da risolvere.
Già a livello a nazionale il clima non era dei più sereni, quel 7 agosto 1946 quando la diplomazia italiana si presentò alla
La firma italiana sul trattato di pace di Parigi |
Castelnuovo. La rocca ariostesca bombardata |
Adesso la limpida aria garfagnina era diventata aria fetida, l'odore acre dei cadaveri in decomposizione ammorbava l'aria e la terra, la salute pubblica era in pericolo e perdipiù, ospedali e dottori non erano pronti ad affrontare un eventuale emergenza sanitaria. La guerra era
I morti per le strade |
Sminatori |
Ma nonostante la guerra finita, la morte dai garfagnini voleva ancora il suo tributo, non bastavano quei cadaveri sparsi sulle montagne, la morte ne chiedeva di nuovi e magari ancora più giovani di quelli che aveva già preso. Ecco che allora un nuovo e stringente impiccio doveva essere prontamente risolto. Si calcola che fra il novembre 1944 e l'agosto 1945 gli addetti del nucleo artificieri di Lucca
Mine in Garfagnana |
Anche da un punto di vista puramente sociale la situazione era completamente allo sbando, tutto il quadro sociale era infatti completamente da ricostruire, prima ancora dei ponti e delle strade. Eravamo di fatto quasi tornati ai tempi dell'Ariosto, bande di rapinatori e assassini vari circolavano nella valle in maniera libera ed impunita. D'altronde gli eserciti in ritirata avevano lasciato in circolazione armi di ogni tipo e foggia e chiunque, perfino i bambini se ne poteva impadronire tranquillamente, ma molte di queste armi non caddero in mano a dei bambini, di queste ne approfittarono
Bambini su carro armato abbandonato |
parte la celeberrima "banda Giuliano", che aveva a capo il famosissimo bandito Salvatore Giuliano, il "Re di Montelepre". Ma altri episodi di extra territorialità furono scoperti nel gennaio 1947. Al Sillico furono arrestati una donna del posto ed un prigioniero tedesco evaso, la loro attività era lo spaccio di medicinali provenienti dal deposito centrale di Livorno, dove erano stati rubati da altri membri della banda che aveva anch'essa diffusione regionale. In conclusione, come possono leggere i miei lettori, la violenza faceva da padrona e veniva perpetrata non solo dalle associazioni a delinquere, ma anche da gente comune che per questioni di scarso rilievo (come liti familiari o problemi di vicinato) non esitava a passare a vie di fatto commettendo omicidi o tentativi di omicidio.
Americani a Lucca |
Manifesto dell'epoca. Piano Marshall |
Bibliografia
- "La terra promessa" di Oscar Guidi. "Collana della Memoria", Unione dei Comuni della Garfagnana. Anno 2017
Uno spaccato di storia affascinante e premonitore per chi promuove discordia superficialità indifferenza verso i propri simili. Grazie. Corrado Leoni
RispondiEliminaGrazie !
EliminaPaolo "Grazie"... Hai rinnovato ricordi e memorie degli anni della mia gioventu'. A Calomini un mio carissimio compagno di scuola, Giorgio Roni, perse la vita dallo scoppio di una mina. Come sempre ti ammiro per le tua accuratezza e per i commenti veraci alla storia. Grazie ancora e un caro saluto dall'Oregon. Carlo
RispondiEliminaGrazie Carlo, le tue dichiarazioni di stima mi fanno sempre un grande piacere, specialmente da un testimone di quei lontani tempi. Ti aspetto a Gallicano, Covid permettendo, per fare una bella e lunga chiacchierata . Un carissimo saluto Paolo
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