con radici, una specie di fava e una specie di grano chiamato mahiz". Così Cristoforo Colombo annotava con piglio catalogatorio il paesaggio agricolo delle Indie. Da quel giorno la storia dell'alimentazione cambiò per sempre. Il mais arrivò così anche in Europa intorno al 1525 e quella piantina dallo straordinario ritmo di crescita, che da tremila anni era alla base dell'alimentazione delle civiltà amerinde, fu destinata a ridisegnare completamente i profili rurali (anche) di tutto il nord Italia, nonchè a stravolgerne le abitudini alimentari. Il mais prima di quella data (1525) era già coltivato in Spagna e Portogallo con un nuovo nome "grano turco". Ma perchè turco? Il linguaggio comune deltempo chiamava "turco" tutto quello che era straniero, o meglio non europeo. Un'altra ipotesi invece dice che il mais fosse già giunto in Europa non dalle Americhe, ma bensì dal medio oriente, con già il nome "granturco" poichè i persiani che lo coltivavano e lo mangiavano vivevano sotto l'impero turco. Comunque sia il suo arrivo in Italia trovò terreno fertile soprattutto in Veneto e nel Friuli. Dapprima, fu la "Serenissima" Venezia ad introdurlo nei suoi territori, visto le sue importanti reti commerciali e la prima semina "italiana"(secondo lo studioso Giovanni Beggio)è datata 1554: "La mirabile et famosa semenza detta mahiz ne l'Indie occidentali, della quale si nutrisce metà del mondo, i Portoghesi la chiamano miglio zaburro, del qual n'è venuto già in Italia di colore bianco et rosso, et sopra il Polesene de Rhoigo et Villa Bona seminano i campi intieri". Ma per vedere l'ascesa e il vero successo di questa nuova coltivazione si dovrà aspettare ancora un paio di secoli, quando finalmente arrivò anche in Garfagnana. Fu infatti durante il settecento che arrivò prepotentemente sulla tavole garfagnine mutandone definitivamente le abitudini alimentari, non più solo castagne e polenta di neccio, ma una nuova polenta stava prendendo piede. Per di più in quegli anni una ciclica serie di carestie fece si che la polenta di granoturco diventasse uno dei piatti principali da mettere sulle tavole, per un semplice motivo: la fame. Fu talmente alto il suo consumo che si calcolò che in base alle coltivazioni ilconsumo pro capite di farina di mais per garfagnino fosse intorno ai 50 chili l'anno (oggi siamo appena a tre chili). Insomma questa nuova coltura arrivò proprio come una manna dal cielo, però portò con se anche dei lati negativi. Se da una parte aveva salvato dalla fame molti garfagnini, dall'altra parte aveva visto l'insorgere di una brutta malattia dai sintomi terribili: desquamazione della pelle, diarrea e demenza, era la pellagra. La colpa non era dovuta allo stesso mais ma a una alimentazione squilibrata, basata sempre e comunque sul solito alimento consumato, questo abitudine portò alla carenza di una vitamina presente in altri alimenti indispensabile per il nostro organismo. La polenta d'altronde è un alimento che ha origini lontanissime, il nome deriva dalla parola latina "puls", infatti, già nell'antica Roma lo stesso Plinio la definì "il primo cibo dell'antico Lazio", quella che appunto era una "poltiglia" preparata cuocendo farina di farro con acqua e in realtà non facciamoci trarre in inganno dalla parola "polenta", difatti per polenta nella nostra valle s'intende esclusivamente quella di granturco o quella dicastagne, ma è da tempo immemore che una qualsiasi polenta fatta con svariati cereali (segale, orzo, miglio, sorgo, ecc...)rimaneva il piatto principale dell'alimentazione contadina da secoli e secoli, a confermare questo è un documento lucchese del 765 d.C, dove si parla di un "pulmentario" di fave e panico, cibo destinato a elemosina per i poveri. Niente a che vedere con le nostre specie autoctone, il "formenton ottofile" è una varietà di mais tutta garfagnina. La sua coltivazione è abbastanza limitata sia per la scarsa estensione, sia per il clima spesso avverso, ma la sua qualità è rinomata e dal sapore
Formenton Ottofile |
Il Nano di Verni |
Bibliografia
- Herbario Nuovo di Castore Durante (1585)
- "Il Mais" di Azimonti Eugenio, Hoepli 1902
- http://germoplasma.regione.toscana.it/
OTTIMO !
RispondiEliminaBravo, Paolo!
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