mercoledì 24 novembre 2021

Mummie, capelli, braccia e perfino il legno della Croce di Cristo... Viaggio fra le reliquie "garfagnine"

Dita, mani, lingue, cuori e anche capelli, senza farci mancare femori, sacre spine e piume di angeli... Signore e signori benvenuti nell'ingarbugliato e complicato mondo delle reliquie cristiane. "Reliquiae" in latino significa "resti", nella maggior parte dei casi queste si riferiscono al corpo di un beato o di un santo, o a un qualsiasi altro oggetto che abbia avuto con questi una  diretta connessione. Esistono poi anche le cosiddette "reliquie laiche", riferite nello specifico a persone famose: la chitarra di John Lennon, il cappello di Napoleone, senza parlare dei vestiti di Elvis e altro ancora. Rimane il fatto che il Medioevo rappresentò l'età d'oro delle reliquie cristiane, si venerava di tutto, dalla lancia che trafisse il costato di Gesù, alla tovaglia usata per lavanda dei piedi per gli apostoli, nonchè il bastone di San Giuseppe, o il latte della Vergine, fino ad arrivare... ai raggi della Stella Cometa. Questi resti viaggiavano da un luogo all'altro dell'Europa, con il loro carico di devozione e superstizione e molti di questi oggetti (presunti) sacri nel loro girovagare non mancarono nemmeno di raggiungere anche la remota Garfagnana. Ad ogni modo, è giusto dire che tutto quello che riguarda le reliquie va preso con le dovute cautele, alcune di esse senza ombra di dubbio le possiamo considerare autentiche e altre un po' meno. A conferma di ciò Papa Paolo VI fece raccogliere in tutto il mondo i denti di Sant'Apollonia, patrona dei dentisti (che fu proprio martirizzata togliendoli i denti con le tenaglie), ebbene, riuscì a raccoglierne circa tre chili... fu dato ordine di gettarli nel Tevere... Che dire allora? Senza paura di essere smentiti possiamo affermare che per secoli e secoli di questa pratica sussisteva un vero e proprio mercimonio, che portò ad una corsa per accaparrarsi ogni sorta,
specie e genere di oggetto che avesse avuto almeno un'apparente vicinanza ad una reliquia, nessuno però si preoccupò o si curò
, come sarebbe stato doveroso fare, della loro dubbia origine, anzi, in seno alle chiese fu portato veramente di tutto. La Valle del Serchio fu una delle zone maggiormente colpite da questa moda e i motivi di questo furono svariati. Il primo fu di ordine puramente superstizioso, si credeva infatti che i resti dei santi avessero proprietà curative e spirituali. Il secondo era naturalmente religioso, in quanto queste reliquie erano funzionali per avvicinare l'uomo alla fede. Il terzo era strettamente politico, ed era quello che più influenzava la Garfagnana, terra da sempre frammentata da poteri contrastanti, infatti possedere gli oggetti dei santi era strumento di rafforzamento dell'identità, ma non solo, per il popolo costituiva (anche) elemento di garanzia per una eventuale protezione divina contro guerre, pestilenze e miseria, inoltre poneva una salda base per le nascenti realtà locali. Era comunque il tempo  dei grandi pellegrinaggi, molti di questi percorsi che conducevano ai luoghi santi passavano proprio di qua e possedere un tale oggetto diveniva motivo di attrazione per quel determinato posto, facendo nascere così una sorta di turismo mistico-religioso. Con il passare degli anni questo singolare traffico di collezionismo sacro non diminuì, al contrario, aumentò e si ampliò così tanto che si rese necessaria una categorizzazione (ancora oggi in vigore). Esistono così reliquie di I classe: ossia tutti quegli oggetti associati direttamente alla vita di Gesù (il legno della Croce, i chiodi della crocifissione o la Sacra Sindone che tutti conosciamo). Le reliquie di II classe: oggetti che il Santo ha usato o indossato (un mantello, un anello o un vestito). Reliquie di IIIa, cioè ogni oggetto entrato in contatto con le reliquie di I classe. Infine reliquie di IV classe, qualunque oggetto che sia entrato in contatto con le reliquie di II... Insomma, questo dovrebbe chiarire bene che mondo tortuoso e complesso è quello di questi oggetti sacri, un mondo  che già in quei tempi lontani era fatto da creduloni, truffatori e da... "corpisantari", personaggi che non avevano il benchè minimo scrupolo nel devastare tombe e cimiteri alla ricerca di corpi di santi o beati o dei loro oggetti. A conti fatti ci si rese conto che era stato passato veramente ogni limite alla decenza e in qualche maniera andava messa la parola fine a questo indegno bailamme. Fu il teologo protestante Giovanni Calvino a scuotere Santa Romana Chiesa dal suo torpore e conseguentemente a pubblicare nel 1543 "Il Trattato delle reliquie", questo elaborato criticava e ridicolizzava il fervore religioso che esisteva intorno ad ossa e
tessuti del corpo umano, fece notare che alcuni santi avevano tre o quattro corpi diversi sparsi per tutta Europa o che una spugna veniva adorata come se fosse il cervello di San Pietro... Per la Santa Sede fu come aprire gli occhi su un qualcosa che già si sapeva e che più o meno era tacitamente consentito, da quel momento però, per autenticare una reliquia servi un certificato di autenticità che solo il vescovo poteva concedere. Ma allora le reliquie che abbiamo in Garfagnana sono vere o false? San Pellegrino e San Bianco mummificati sono proprio loro? e il legno della Santa Croce che è a Gallicano è proprio quello? Possiamo solamente dire che tutte queste reliquie possiedono un certificato d'autenticità. Gli studiosi però affermano che certi criteri di vecchie certificazioni erano per così dire un po' lacunosi. Infatti insieme a questi oggetti non è affatto raro trovare un piccolo cartiglio o un vero e proprio documento con tanto di sigillo in lacca rossa, in cui un alto prelato o un vescovo a suo tempo certificarono l'autenticità della reliquia secondo diritto canonico. Era però il metodo con cui venivano attribuiti questi certificati che lasciava un po' di perplessità, difatti spesso ci basava sulla tradizione orale o sulla cosiddetta "continuità", non mancava nemmeno che questa documentazione fosse assegnata per "adorazione": una determinata reliquia era ormai venerata dai fedeli da molto tempo, per cui era impossibile che non fosse vera... Quello che è certo che sono davvero pochi i casi in cui si è conservata traccia della reliquia fin dal suo nascere. In sostanza non rimane che fidarci delle cronache antiche e credere... Credere che la reliquia più nota di
tutta la Garfagnana:  i corpi mummificati di San Pellegrino e San Bianco, siano li in quella chiesa, quasi incorrotti da 1500 anni e custoditi da 600 in quel tempietto marmoreo di Matteo Civitali. C'è poi Pieve Fosciana che dal 31 agosto 1860 ricorda e festeggia il Beato Ercolano. Pochi anni prima, nel 1856, fu rinvenuta la sua tomba nei pressi del suo convento, da quel giorno i suoi resti mortali sono conservati dentro un'urna. E se di questi suddetti santi sono rimasti i corpi e pochi altri resti, di San Doroteo nella chiesa di Cardoso a lui dedicata non rimase che un braccio che era già venerato nel 1260: "Nel detto castello se ne fà in questo giorno gran solennità, portando in processione dalla chiesa maggiore al suo oratorio, il suo braccio tenuto amorevolmente in vaso d'argento". Fu invece alla "Compagnia della Santa Croce" di Castelnuovo, i fondatori di un nuovo ospedale, che verso la metà del 1500, proprio grazie al loro grande amore avuto verso i bisognosi, che il conterraneo Cardinal Pietro Campori donò a loro diverse e preziosissime reliquie: secondo la tradizione si sarebbe trattato del latte e di un pezzo del velo della Vergine Maria, alcune reliquie degli apostoli Pietro e Paolo (insieme ad altre) e a un pezzo della Santa Croce. Il solito pezzettino di legno della Santa Croce lo ritroviamo a Gallicano, questo nel 1728 fu donato alla comunità dal Reverendo Vincenzo Cheli, inoltre (sempre a Gallicano)non poteva mancare la
reliquia
della santa croce di
Gallicano
reliquia di San Jacopo, patrono del paese, e nella chiesa omonima insieme a quella del suddetto apostolo abbiamo una reliquia di San Giovanni Battista, Santa Scolastica, Santa Caterina e Papa Pio V queste (in parte) donate nel 1666 dal padre gesuita  Bartolomeo Santucci. Di fronte a tutta questa santità nostrana non poteva nemmeno mancare la reliquia del poverello d'Assisi, ossia San Francesco, questa è a Borgo a Mozzano, nel convento a lui dedicato, ma non c'è solo questa, fra pezzi di stoffa, capelli e ossa abbiamo reliquie di Santa Rita da Cascia, San Rocco, San Bernardino, Sant'Antonio da Padova e a seguire ancora una trentina fra santi e beati... Ah dimenticavo, anche a Borgo a Mozzano c'è un ennesimo pezzettino della Santa Croce... A proposito di questa santa e benedetta croce mi ritornano alla memoria gli scritti dell'umanista spagnolo Alfonso del Valdes che riguardo a questa disse: "
I chiodi della croce, come scrive Eusebio, erano tre... e adesso ce ne sono uno a Roma, uno a Milano e uno a Colonia, poi ancora un altro a Parigi, uno a León, e infiniti altri. E infine, i legni della croce: vi dico in verità che se riunissero tutti quelli che dicono esservi nella cristianità, basterebbero per riempire un carro". Va bhè, la fede è fede e questa non va discussa, sennò così non si chiamerebbe, comunque sia a corollario di questi resti sacri, sono i suoi contenitori, un vero portento di bellezza sono infatti i
reliquiari: magnifici e di uno sfarzo impressionante, delle vere  e proprie opere d'arte, alcuni sono in oro, altre in argento e taluni erano tempestati di pietre preziose. Tutti questi oggetti, sono oggettivamente affascinanti, misteriosi e forse a volte un po' patetici, però bene o male rappresentano una cultura, una tradizione ed una identità, valori oggi quasi del tutto scomparsi...

Bibliografia

  • "La storia delle SS reliquie della comunità gallicanese" Fabrizio Riva, Don Fiorenzo Toti, anno 2021
  • "Il traffico delle reliquie" di Jesus Callejo, National Geographic, anno 2020
  • La foto della reliquia della Santa Croce di Gallicano è tratta dal opuscolo "La storia delle SS reliquie della comunità gallicanese"

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