martedì 23 settembre 2014

Quando la Garfagnana faceva parte della provincia di Massa Carrara. Sessantaquattro anni di lotte prima di esseri annessi a Lucca...

Si parla sempre di più (specialmente quando si instaura un nuovo
La Garfagnana sotto la provincia
di Massa e Carrara
governo) dell'abolizione o meno delle province, tutte le opinioni sono condivisibili a mio avviso, sia di chi pensa che è giusto abolirle poichè favorirebbe uno snellimento burocratico e un minor costo di mantenimento per la comunità, sia chi pensa di conservarle per questioni campanilistiche e di identità culturale. Già l'identità culturale...Noi garfagnini la nostra identità culturale ce la siamo fatta in casa (se così si può dire) perchè nel corso dei secoli siamo stati "sballottati" e tirati per le braccia a destra e a manca. Prima hanno provato a metterci il "cappello" i lucchesi, poi siamo diventati modenesi, dopodiché in epoca napoleonica abbiamo fatto parte del Dipartimento del Panaro, successivamente per un brevissimo periodo (1848-1849) eravamo annessi al Granducato Costituzionale di Toscana, per poi diventare (in epoca dei nostri nonni) massesi, per poi essere definitivamente annessi alla provincia di Lucca. Quindi la nostra identità ce la siamo creata da soli, con tutti i nostri difetti e i nostri pregi, con le guerre di campanile e le nostre beghe interne e nonostante tutto e tutti siamo contenti di essere di essere così come siamo. Oggi però voglio appunto parlare di storia "recente", di come siamo finiti per sessantaquattro anni sotto la provincia di Massa, forse pochi se lo ricorderanno ma prima di essere "lucchesi" eravamo difatti "massesi"
. La prima volta che la Garfagnana venne accostata a Massa fu nel 1806 quando Napoleone Bonaparte, nuovo padrone d'Italia ci inserì, insieme anche a Carrara, nel neo principato lucchese dei Baciocchi ( un principato creato ad hoc con decreto imperiale del 30 marzo 1806 dove fu insediata a capo la sorella Elisa Bonaparte con il marito Pasquale Baciocchi, da qui appunto il nome). Con il Congresso di Vienna del 1815 Massa ritornò lontana dai nostri destini, infatti con la caduta di Napoleone ritornarono i vecchi padroni di casa, gli Estensi per buona parte della valle e i lucchesi per Gallicano, Castiglione e Minucciano, tutto questo fino al 1859, salvo per una parentesi di undici mesi sotto il Granducato di Toscana. Comunque sia rimane il fatto che i venti risorgimentali e le aspirazioni di un Italia unita cominciavano a soffiare forte e nel dicembre del suddetto anno fu creata la provincia di Massa e
Piazza Aranci Massa
Carrara, con un decreto di Carlo Farini che di fatto ridisegnava la futura suddivisione dell'Emilia in attesa e in previsione della sua annessione al Regno di Sardegna (all'epoca eravamo considerati emiliani...non toscani, dato che eravamo sotto gli Estensi, quindi Modena). In virtù di tale suddivisione amministrativa si pensò bene di includerci nei confini dell'attuale Toscana e nella fattispecie nella neo provincia di Massa. La Garfagnana vi entrò a far parte con 17 comuni (
Camporgiano, Careggine, Castelnuovo Garfagnana, Castiglione Garfagnana, Fosciandora, Gallicano, Giuncugnano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano, Sillano, Trassilico, Vagli Sotto, Vergemoli, Villa Collemandina), al contempo la provincia fu divisa a sua volta in tre circondari:(n.d.r: il circondario indicava quella città che doveva amministrare altri comuni facenti parti del circondario stesso) Massa, Pontremoli e Castelnuovo Garfagnana. La provincia contava ben 40 comuni. Per molti questa annessione, fra cui gli stessi amministratori governativi, era già considerata un "anomalia burocratico organizzativa", un annessione provvisoria, ma come sapete il provvisorio in Italia con gli anni che passano diventa spesso  definitivo. L'Italia era ormai unita e i governanti di Roma si dimenticarono ben presto di questa anormalità, ma i garfagnini già trascorsi pochi anni da quell'unione lamentarono dolorosi "mal di pancia" per quella scomoda provincia. Scomoda per una serie di motivi che  effettivamente era difficile non condividere, tanto è vero che la nostra valle dipendeva già da Lucca per quanto riguardava il distretto militare, il tribunale, il genio civile e la finanza, ma non solo, da un punto di vista puramente geografico eravamo  più uniformi verso la piana lucchese, dato che dall'altro lato (Massa) eravamo divisi dalle Apuane e questo rendeva a dir poco disagevoli le comunicazioni con il capoluogo di provincia, da non sottovalutare poi quello che era lo sbocco naturale per i rifornimenti e il
Una bella e antica pagina tratta
 da "Bargarchivio"
dove sono evidenziati nel quadrato
rosso i comuni
garfagnini
che facevano parte della provincia
 di Massa con il relativo sindaco
commercio rivolto anch'esso verso la città delle mura. Si indissero quindi dei simil-referendum interni ai comuni garfagnini e si raccolsero firme  per richiedere allo Stato l'aggregazione alla provincia di Lucca, visto che, come si leggeva nel documento "...l'unione alla provincia di Lucca rimase sempre nostra tenace aspirazione..."e in realtà era talmente tanta la volontà dei garfagnini di annettersi a Lucca che si tirarono fuori perfino cervellotiche questioni razziali Si arrivò a dire che sia i costumi e la lingua erano più affini a Lucca che con Massa. Insomma a forza di dubbiosi referendum, delibere e proteste varie si arrivò (dopo 64 anni) al giorno fatidico. Era il 9 novembre 1923 quando con il Regio Decreto n°2490 i 17 comuni della Garfagnana furono annessi alla provincia di Lucca:


"Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d'Italia In virtù della delegazione di poteri conferita al Governo con la legge 3 dicembre 1922, n. 1601;Uditi il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno, Presidente del Consiglio dei Ministri; Abbiamo decretato e decretiamo: Art. 1. Il circondario di Castelnuovo di Garfagnana, attualmente appartenente alla provincia di Massa e Carrara, è aggregato alla provincia di Lucca...."

                          Firmato: Benito Mussolini.

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