Un'immagine della peste a Firenze del 1348 |
Ne "I Promessi sposi" si racconta della peste del 1630 |
A San Pellegrino nel 1630 si facevano continue processioni per ingraziarsi la benevolenza del santo contro la peste |
Il Monatto |
La peste paralizzò la già povera economia garfagnina. Si interruppero tutti i commerci con gli stati vicini per pericolo del contagio, le coltivazioni furono tutte abbandonate, le persone non lavoravano e di conseguenza non guadagnavano e per di più coloro che potevano dare una mano, come le persone ricche e con denari, fuggivano dai paesi per raggiungere lidi più tranquilli e sani. Si continuò così per tutto il 1630 e con il finire di quell'anno parve che l'epidemia si fosse calmata, ma non fu così. Finito l'inverno e con l'arrivo della primavera del 1631 il morbo riprese più forte che mai e così ancora nel 1632, per poi finalmente cominciare a scemare. Ormai non c'era quasi rimasto più nessuno da uccidere, interi nuclei familiari scomparvero, altri furono decimati, questa peste aveva fatto orfani su orfani. Ci fu una particolare ed inevitabile tendenza, si racconta che in quel periodo si formarono molti nuclei familiari fra i superstiti.
I numeri precisi delle morti nella Valle del Serchio e in Garfagnana non si sanno, si può stimare che ci fu un calo demografico dal 40% al 60% e un crollo totale delle nascite. Tanto per prendere come metro di paragone, possiamo vedere che città come Bologna, che prima della peste (1628) contava 62.000 abitanti, nel 1631 erano già 47.000. Nel solito periodo Firenze passò da
L'indice demografico dal 1550 al 1800 da notare gli anni relativi alla peste(1630) |
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