Il tricolore che sventolò a Pieve Fosciana |
Ogni tanto penso a quanta fatica e con quanti morti siamo arrivati ad avere un Italia unita, poi un attimo dopo la mia mente va all'Italia di oggi e penso a quei poveretti di Pieve Fosciana nel 1831...vedessero adesso... e mi è impossibile non ricordare quella lontana domenica del 6 marzo di 184 anni fa. Sono passati molti anni dal quel giorno, da quella che gli storici hanno definito come"la prima rivolta del tricolore" in Toscana.Per gli onori della cronaca la Pieve ha il privilegio (come già tutti ben sappiamo) di essere il primo luogo in Toscana in cui è sventolata la nostra bandiera nazionale. Raccontiamo però come andarono i fatti. Tutto nacque ancor prima di quella notte tra il 5 e il 6 marzo. Pieve Fosciana faceva parte del Ducato di Modena, sotto il duca Francesco IV d'Este, quando i carbonari Ciro Menotti e il suo braccio destro Antonio Angelini di Pieve Fosciana iniziarono a organizzare la rivolta di Modena e del suo regno.Fra i due fu amicizia fin da subito,condivisero l’idea di un’Italia unita e libera e in questo anelito di libertà la macchina della rivoluzione si mise in moto anche alla Pieve. Gli artigiani cominciarono a cucire le coccarde tricolori da mettere al petto, mentre sette ragazzi di buona famiglia si mossero per far partecipare tutto il paese. Questi baldi giovanotti fautori della rivoluzione pievarina si chiamavano: Jacopo Pierotti, Nicola Amicotti (già inquisito per i moti del
Il Terrazzo con lapide
da cui sventolò
|
1821), Pietro Pierotti, Pietro Mariani, il dottor Porta Catucci e il professor Giovan Battista Tognarelli Arriviamo così alla fatidica notte del 5 marzo 1831,la notte a cui si fa riferimento.La rivoluzione contro il Duca doveva partire da Modena ed estendersi a tutto il Ducato, per un disguido e per le informazioni che “correvano” con le carrozze o a piedi(internet e gli smartphone ancora non c'erano), a Pieve Fosciana nessuno fu avvertito che questa era stata rimandata di un mese.Tutto però aveva preso il via,alla Pieve sventolò per alcuni giorni il Tricolore. I giovani tolsero dalla casa comunale l’aquila di pietra simbolo di Francesco IV e il Tognarelli issò il tricolore dal terrazzino della casa comunale. Fu un vero tripudio cominciarono le feste,si brindò e si cantò.Furono già elette le nuove magistrature dichiarando di fatto decadute le autorità ducali, fu nominato addirittura un commissario governativo provvisorio Felice Spezzani che partecipò ad un lauto banchetto a base di tordi preparato dalle donne del paese .La rivoluzione però durò tre soli giorni e nel martedì pomeriggio, quando rientrò il Duca nei suoi territorio fu imposto a tutte le
Francesco IV duca di
Modena
|
pievarino Antonio Angelini "Quel 10 marzo era già tutto finito",con questa frase mise fine ai sogni di gloria ma inconsapevolmente aprì una gloriosa pagina per la nostra valle.
Nessun commento:
Posta un commento