mercoledì 12 ottobre 2016

Un ritorno inaspettato: i lupi. Ecco la loro perseguitata storia in Garfagnana

"Ci sono tre predatori che mettono paura all'uomo medio: lo squalo mangia uomini, un branco di lupi,e il dipartimento delle tasse", così ebbe a dire Sir Charles James Lyall funzionario di sua maestà britannica nelle lontane Indie. Questa frase in parte può essere accostata anche alla nostra Garfagnana, poichè togliendo lo squalo la paura rimane (da tempo immemore) per le tasse e ultimamente è tornata a galla per il ritorno dei lupi. Ormai erano spariti dalle nostre terre già da molto tempo ma negli ultimi anni sono tornati prepotentemente alla ribalta. La loro presenza è segnalata in ogni dove nella valle, si parla di due grossi branchi all'interno del Parco delle Apuane, inoltre tempi duri si prospettano anche per i cacciatori di cinghiali, dato che questi lamentano di un dimezzamento delle prede rispetto agli anni passati, colpa dei lupi a quanto si dice. Nei boschi pare non sia difficile neppure trovare carcasse di daini e mufloni, ma non solo, a lamentarsi per il grave danno procurato sono anche i pastori garfagnini, ad esempio in località Cerasa nel comune di Pieve Fosciana delle pecore furono letteralmente sbranate dai lupi. La cosa che però desta più preoccupazione è quello che accadde nel febbraio 2016 a Gorfigliano, quando i lupi scesero dalle pendici apuane per giungere direttamente nel paese, furono avvistati proprio dai paesani stessi che li videro arrivare fino alla piazza principale del borgo, per l'amor di Dio, niente è successo nè a persone nè ad animali domestici, ma un certo timore si fa avanti e a questo proposito furono allertati dal sindaco, sia la Prefettura che la regione che prospettarono come soluzione l'installazione di dissuasori acustici per tenere lontano questi animali. Si, perchè è bene sapere che i lupi non si possono uccidere, quindi la regola di farsi giustizia da soli non vale, anzi il buon lupo deve dire sopratutto grazie della sua salvaguardia a due persone: il ricercatore Luigi Boitani dell'università La Sapienza di Roma ed al professor Erick Ziemen che all'inizio degli
Luigi Boitani uno dei
salvatori del lupo
anni '70 su commissione del W.W.F studiarono la distribuzione della specie e sottolinearono che senza un intervento mirato di li a poco il lupo si sarebbe estinto. Detto fatto in breve tempo (nel 1971) fu emanato un decreto ministeriale che eliminava il lupo dalla lista degli animali nocivi (dove prima era stato inserito con Regio Decreto 1423 del 1923 e che così dettava "la presa degli animali nocivi e feroci può essere fatta con lacci, tagliuole e bocconi avvelenati...")e proibiva appunto l'uso di questi bocconi. Nel 1976 a maggior tutela fu introdotto un ennesimo decreto, il decreto Marcora che sanciva la protezione integrale e il divieto di caccia totale, fino poi ad arrivare alla legge vera e propria del 27 dicembre 1977, numero 968 e tanto per rimanere sempre in tema di leggi e decreti ecco ancora un altro decreto, il 121 che punisce i cacciatori di animali protetti con il carcere da uno a sei mesi o un ammenda fino a 4000 €...mica noccioline! La storia garfagnina come vedremo ci dice che nei secoli il lupo ha sempre abitato le nostre montagne, ma allora quali furono le cause della sua scomparsa? E quali le motivazioni per cui è riapparso ai giorni nostri? La causa primaria della sua scomparsa fu la caccia fatta in maniera selvaggia e continuativa che portò l'animale quasi all'estinzione, d'altronde nei tempi antichi la protezione del gregge era fondamentale per la sopravvivenza e per l'economia di una famiglia. Ecco poi che piano piano e in maniera graduale il lupo è 
riapparso nelle nostre terre e vediamo come mai. L'abbandono progressivo della montagna da parte dell'uomo e il

conseguente ripopolamento di cervi, daini e cinghiali ha fatto si che il lupo potesse tornare a vivere nei nostri boschi. Negli anni si sono susseguite molte voci sul fatto che lo stesso lupo fosse stato reintrodotto in Garfagnana per mano umana, ma gli esperti rifiutano questa ipotesi, smentiscono poi di particolari incroci della specie con lupi americani o cecoslovacchi, in parole povere il Centro di salvaguardia del lupo appenninico dice che il ripopolamento(per mezzo dell'uomo)sull'Appennino Tosco- emiliano non c'è mai stato e con queste parole conferma che:- il fenomeno di colonizzazione di nuove aree è totalmente naturale-. In pratica questo lupo che gira famelico per i greggi nostrali è il solito lupo che già da tempi remotissimi vagava nei boschi di casa nostra, cacciato più che mai in maniera spietata. Si presume che il lupo fosse già presente nella valle già nel VI secolo d.C, all'indomani delle prime invasioni barbariche, quando questi fieri guerrieri misero a ferro e fuoco sia la Garfagnana che tutta la penisola italiana, fu un lungo periodo di completa disorganizzazione sociale, per di più la peste e la povertà ridussero notevolmente la popolazione locale, questi fattori crearono le condizioni ideali per il lupo di potersi riprodurre in tutta tranquillità per mancanza di competitori naturali e tutto il territorio era in completo stato di abbandono. Ma presto l'uomo tornò a fare i conti con questo predatore. La società con il tempo riprese il suo naturale cammino, ora però il lupo era il re assoluto dei boschi e delle selve. Il numero di questi predatori in quegli anni raggiunse livelli mai più raggiunti, tanto da mettere in serio pericolo l'uomo e ciò che gli apparteneva. Siamo infatti intorno al 1300 quando cominciano a nascere le leggende e le credenze più disparate su questo animale ed è proprio in quel periodo che il lupo suo malgrado diventa il protagonista cattivo delle fiabe, ecco allora che uccidere un lupo diventa un atto di giustizia e un dovere e le carcasse dei lupi più feroci vengono esposte fuori dai paesi garfagnini, ma non solo, per quanto la cosa appaia ridicola ci sono documenti che attestano di processi a questo animale, si ha notizia di maledizioni lanciate sulle belve ad opera di preti, dal momento che è il lupo che viene cavalcato
La caccia al lupo dura da secoli
dalle streghe per andare al sabba e le stesse si dice che abbiano rapporti sessuali con questo animale. Il lupo così si sarà fatto nei secoli la sua etichetta, per tutti adesso rappresenta il male e per questo doveva essere combattuto con tutti i mezzi possibili e i legislatori dei nostri comuni adottarono vari sistemi per vincerlo. Il più praticato era mettere una vera e propria taglia sulla testa del mal 
capitato animale. Il comune era quindi pronto ad elargire premio in denaro a chiunque portasse un lupo vivo o morto. Addirittura in certi comuni si faceva l'obbligo ai contadini di dare la caccia all'animale. A questi propositi ecco una norma della Stato di Lucca del 24 maggio 1343 che così diceva:

"Bandisce da parte di messer lo Vice vicario
Che ciascuna persona di qualunque conditione sia, la quale consegnerà et appresenterà alla Camera di Lucca alcuno lupo o lupa vivo o morto arà incontenente dal Camarlingo della dicta camera tre lire di piccioli, se serà lupo grande et atto a nuocere; e se fusse delli altri lupi piccoli, di ciascuno vivo, avrà soldi XL, et di ciascuno morto soldi XX..."
Ma questi soldi non bastarono e per incrementare ancor di più lo sterminio del lupo nella valle gli amministratori furono costretti
Branchi di lupi sterminati messi in mostra
fuori dal paese
ad aumentare il premio, dalle tre lire il compenso fu aumentato notevolmente fino ad arrivare a 17 lire. La lotta fra l'uomo e lupo continuò nei secoli a venire, tanto che duecento anni dopo troviamo ancora vigente la taglia sul lupo. Difatti dal registro "dell'Offizio dell'entrate" ecco qualche annotazione dei pagamenti eseguiti per la cattura dei lupi. Ad esempio nel 1565 tal Gian Maria di Pellegrino di Bolognana si ritrova in tasca 17 lire suonanti per la cattura di un lupo grosso. L'anno dopo (1566) a Baccio da Castiglione ecco le solite lire ma stavolta per ben sei lupacchiotti, che dire poi di Lentino di Batista e Cesare di Francesco di Eglio che nel 1568 ebbero l'ardire di catturare ben due lupi grossi, naturalmente la taglia venne raddoppiata. 
A metter il bastone di traverso a questo bistrattato animale non bastava solamente, come si è visto il vigente Stato, ci si mise pure

la chiesa: chi non rispettava i precetti di "Sanctae Romanae Ecclesiae" poteva essere attaccato dal lupo, o lui o i suoi greggi e per confermare questo leggiamo una leggenda figlia di quel lontano periodo. La leggenda si intitola semplicemente "Il pastore e il lupo".
-C'era un pastore nei pressi di Vagli che viveva sperduto con il suo gregge per le montagne, nessuno mai lo incontrava, scendeva in paese solamente per andare alla messa. In quei tempi lontani i lupi erano un vero flagello per i pastori, ma questo problema non toccava il nostro caro pastore perchè la sua fede  e il suo coraggio erano più che sufficienti per tenerli lontani, quando vedeva un branco di lupi all'orizzonte o intento ad uscire dalle impervie gole montane, ecco che il buon pastorello si inginocchiava e cominciava a pregare e alzando solamente una mano fermava l'avanzata inesorabile dei lupi. Una domenica il pastore non scese in paese per andare alla messa, aveva molte faccende da sbrigare, ma quella notte le pecore si misero a belare a più non posso, egli capì subito che i lupi erano ormai vicini. Salì su un masso e si inginocchiò, ma questa volta l'avanzata dei lupi non si fermava, il pastore capì che non essendo andato alla messa i suoi poteri erano spariti, allora estrasse dalla tasca il suo Rosario, chiese perdono e i lupi immediatamente si ritirarono-. Sul
masso dove si inginocchiò ancora oggi si possono vedere le impronte delle ginocchia del pastore.
Insomma è dura la vita del lupo, da Cappuccetto Rosso in poi non ha avuto più pace, una pace che credo neanche ai giorni nostri riuscirà ad avere...


Bibliografia:


  • Rivista di archeologia storia e costume. Anno XLIV N 1-2 2016 "Brevi note sulla presenza del lupo in Lucchesia" di Osvaldo Nieri
  • "Racconti e tradizioni popolari nelle Alpi Apuane" di Paolo Fantozzi

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