Francia, Polonia, Italia, Brasile, India, Nepal, Belgio, Jugoslavia, Grecia, Terranova, Caraibi, Siria-Libano, Cipro, Senegal, Lesotho, Swaziland, Botswana, Seychelles, Mauritius. No, non è una sorta di "villaggio globale", ma fu lo stesso generale inglese Alexander che nelle sue memorie sui tragici fatti della Campagna d'Italia, durante la seconda guerra mondiale, elencò di avere avuto a sua disposizione contingenti militari di ben ventisei nazioni, una vera e propria Babele di razze e di lingue che si presentarono per la prima volta di fronte all'attonito popolo italiano. Anche i garfagnini per la prima volta si trovarono davanti a persone dalle fisionomie diverse dalla loro, molti furono presi da un vero e proprio senso di sbigottimento, lo stupore di trovarsi davanti persone "diverse" che parlavano un'altra lingua e avevamo abitudine differenti fu un vero shock, perdipiù (anche se alleati) la diffidenza aumentava: questi uomini erano armati fino ai denti.
In Garfagnana, sul fronte della Linea Gotica si attestarono soldati
Soldati americani della 92a divisione Buffalo |
Fieri, coraggiosi, leali fino alla morte hanno combattuto a fianco degli inglesi in tutte le guerre, la regina Vittoria li chiamava "i miei piccoli orientali così prodi e fedeli". Fedeli, in quanto erano legati da un debito di gratitudine alla corona inglese che li aveva difesi durante un invasione cinese.
"Ayo Gurkha!", era il grido di battaglia che da oltre un secolo e mezzo precedeva l'attacco che lanciavano ai nemici di Sua Maestà. La loro tipica arma era il kukri, un micidiale coltello dalla lama ricurva e il loro nome deriva dalla città nepalese omonima. Piccoli, robustissimi erano i figli della dimora dei ghiacci: L'Himalaya, il loro coraggio veniva proprio da quella terra, dallo dura lotta con la vita e in questo se si vuole e con le dovute proporzioni erano simili ai garfagnini, dato che fin dalla
Il Kukri arma tipica dei Gurkha |
Indiana, liberarono Faenza sul settore Adriatico della Linea, di fatto la resistenza sul fronte si fece più tranquilla, fu così, per questo motivo che Gurkha furono mandati in supporto alla disfatta alleata che si stava compiendo in Garfagnana. Quando arrivano però i valorosi soldati nepalesi, i tedeschi si erano già ritirati sulle posizioni di partenza, pertanto non ci fu nessun intervento diretto nella battaglia, ci furono però casi sporadici di guerriglia contro uomini della San Marco che stavano ripiegando, alcune unità d'avanscoperta dei Gurkha furono attirate in un'imboscata che si concluse con la distruzione di due mezzi blindati e la perdita di diversi soldati da ambo le parti. Altra documentazione sulla loro presenza(almeno a me), oltre ai fatti nudi e crudi dei loro interventi in Garfagnana non rimane, rimangono però impresse nella mente le parole di un anziana e minuta donna nepalese, moglie di Santa Bahaudur Rai, soldato Gurkha, morto in Garfagnana per circostanze sconosciute: "Non ricordo quando mio marito si arruolò. Dopo circa sei anni seppi che era arrivata una lettera. Mio suocero non si preoccupò di spiegarmene il contenuto. Mi disse solo che mio marito non c'era più, e che avremmo dovuto
celebrare i riti funebri. Seguii semplicemente le istruzioni e feci quanto mi chiesero di fare. Non potevo credere che mio marito fosse morto. Non ho mai visto il suo cadavere. Mio padre avrebbe voluto che mi risposassi. Ma non sono mai riuscita a dimenticarlo. Mantengo ancora la speranza che un giorno possa apparire di nuovo. In più di un'occasione ho sentito dire che era ancora vivo ed era stato promosso capitano"(n.d.r.: testimonianza raccolta da Luca Villa dell'Istituto beni culturali).Di li a poco i valorosi nepalesi vennero trasferiti a Pisa per un periodo di riposo. Ma quello che non fecero in Garfagnana,fu fatto prima a Montecassino e poi sempre sulla Linea Gotica nella parte adriatica, fu li in quella zona d'Italia che lasciarono un segno tangibile del loro valore, tanto che a Rimini esiste il "Rimini Gurkha War Cimitery" dove sono sepolti 790 "Royal Gurkha Rifleman", si stima che in Italia persero la vita circa diecimila uomini, tutti
"Rimini Gurkha War Cimitery" |
- "Arrivano i Gurkha" di Luca Villa, casa editrice "Il Ponte" anno 2007
- "Il Rimini Gurkha War Cimitery", oltremagazine.com, di Daniela Argiropulos, ottobre 2009
Quanto riportato trova riscontro nei miei ricordi di quei terribili e gelidi giorni della fine del 1944. ricordo di aver visto l'arrivo dei Gurkas e altri reparti della VIII Armata dal fronte adriatico. Piu' tardi ho sentito raccontare da individui rimasti nella zona del fronte delle incursioni notturne dei Gurkas nelle prime linee dei tedeschi e e degli italoani e come durante quest incursioni l'abilita' dei Gurkas era tale che riuscivano ad usare il looro temibile coltello e mai spara un colpo seminando terrore e sconforto tra i combnattenti.
RispondiEliminaUn saluto dall'Oregon..
Le tue testimonianze caro Carlo sono sempre preziose ed è un piacere leggerle. Un caro saluto ed un grande abbraccio da Gallicano
RispondiEliminaSaluti
Paolo