per lavarsi e per rilassarsi, queste furono un vero e proprio centro di socializzazione, di divertimento e anche di sviluppo di attività. Il loro incremento ci fu verso il II secolo a.C e con il passar dei tempi diventò uno dei principali luoghi di ritrovo, dal momento che la loro entrata era libera e potevano essere frequentate da persone di qualsiasi ceto sociale. I "balneum" pubblici furono talmente amati che gli imperatori che si succedevano facevano a gara a superare i propri predecessori nel costruire terme più grandi e più belle. Tanto per rendere chiara l'idea, all'interno di esse si potevano trovare centri sportivi, piccoli teatri, locande, ristoranti e saloni per feste, insomma una struttura antesignana delle attuali e modernissime Spa. Anche la tanto rinomata ingegneria romana qui trovava la sua esaltazione, difatti le acque venivano scaldate da un'ingegnoso impianto idraulico, giacchè il calore veniva prodotto nel "praefornium", un forno dal quale l'aria calda si diffondeva nelle camere d'aria lasciate sotto i pavimenti rialzati (detti "ipocausti"), o si diramava attraverso un reticolo di tubi in terracotta ("i tubuli") nascosti lungo le pareti. Esistevano poi, come nell'argomento di cui ci interesseremo, impianti termali nati da sorgenti naturali di acque calde. In ogni suo dove Roma cercava sempre di individuare eventuali sorgenti naturali: nei villaggi, negli scali marittimi e perfino nelle vicinanze dei castra, così, forse, potrebbe essere avvenuta l'eventuale scoperta dei "Bagni di Torrite". I vecchi abitanti del paese di Torrite li hanno sempre chiamati così: "i bagni romani", quella zona posta tra il mulino del Campatello e la centrale Enel, dove da tempo immemore sgorgavano abbondanti acque calde. Cominciamo subito con il dire che la loro origine romana non è suffragata da nessun documento, esistono solamente alcune ipotesi che potrebbero lasciare qualche sospetto, ad esempio la loro ubicazione. Alcuni studiosi infatti vedono nel termalismo un'impulso alla viabilità, i romani nel costruire le loro strade tenevano (anche) conto di poter sfruttare eventuali sorgenti termali presenti nelle vicinanze, infatti la funzione dei "balneum" era quella di far riposare i viandanti in godevolissime vasche di acqua calda dopo le dure
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| Torrite |
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| Matilde di Canossa |
Dei cadenti resti del bagno, nel 1600 ne parlò anche un' eminente
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| bagni romani di Bormio |
Visto allora tutto questo disfacimento, come potrebbe essere stata la loro struttura e composizione? Partiamo parlando delle acque. A quanto pare quest'acqua raggiungeva i 34 gradi e in realtà le sorgenti sarebbero state ben tre: due calde e una fredda, così come tre sarebbero state le stanze, divise per reparti, con distinzione fra uomini e donne.
Rimane il fatto, tanto per dare dati finalmente certi, che il primo documento che parla dei bagni di Torrite è un atto notarile datato 1525. Fra gli altri dati sicuri ci fu pure la visita del Duca d'Este Alfonso II, era il 1580 e così l'accademico Vandelli ci
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| Alfonso II d'Este |
Quello che fece il duca probabilmente più nessuno lo fece, un colpo di grazia mortale alle già presenti rovine lo dette il terremoto del 1747, che portò tutto allo sfacelo totale. In tempi moderni le terme si resero nuovamente utili, ma non per fare refrigeranti bagni, stavolta furono usate durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo. Poco dopo, nell'immediato dopoguerra, Enel iniziò i lavori sotterranei per realizzare la nuova centrale... la sorgente delle acque termali sparì così per sempre...
Bibliografia:
- "Descrizione Istorica della provincia di Garfagnana" Sigismodo Bertacchi, a cura del Centro studio Carfaniana Antiqua Lucca 1973
- Domenico Vandelli 1724 "Carta del modenese"
- Domenico Pacchi "Ricerche istoriche sulla provincia della Garfagnana" 1785
- "Le origine dei bagni di Torrite" di Andrea Giannasi, "Lo Schermo" giugno 2013































