mercoledì 13 ottobre 2021

Garfagnana: terra di lupi, briganti e... di preti. Vescovi, cardinali, esimi letterati e un quasi Papa

Una volta si diceva che la Garfagnana era terra di lupi e di
briganti e io aggiungerei anche di preti... A questa affermazione corrisponde una ragione storica che non ha nulla a che vedere con un qualcosa di divino, non siamo stati e mai lo saremo una sorta di "terra promessa" scelta da Dio, da dove pescare anime pure e candide per diffondere la parola del Vangelo al mondo... Tutt'altro... Nei secoli scorsi in Garfagnana si sceglieva di fare il prete non solo per vocazione, ma per mestiere, avere un prete in famiglia era un risollevarsi dalla miseria quotidiana, avrebbe portato denaro e prestigio all'interno del proprio focolare domestico. Succedeva infatti che anche le famiglie garfagnine più povere spesso investivano tutti i propri averi sul figlio maschio dotato (fra tutti gli altri fratelli)di un intelletto un po' più spiccato. Si decideva allora di farlo studiare nei seminari di Massa e Castelnuovo nella speranza di vederlo tornare a capo di qualche parrocchia locale. Lo sappiamo bene che nei tempi andati le esimie personalità dei nostri paesetti erano il sindaco, il maresciallo dei carabinieri, il dottore e il prete... Difatti da censimenti fatti
nei tempi passati risulta che la maggioranza dei sacerdoti locali non veniva dalle famiglie abbienti, da li uscivano avvocati, medici e professionisti vari, dalle famiglie povere si generavano contadini e se quei figli non diventavano contadini sarebbero divenuti con buona probabilità dei preti. Questo fenomeno non fu un fenomeno temporaneo ma nacque secoli e secoli fa, fra tutti questi ci fu una moltitudine di preti locali che lasciarono il segno 
"solamente" nelle proprie parrocchie e di cui purtroppo talvolta non sono giunte notizie, ai posteri infatti sono arrivate informazioni su quegli illustri garfagnini diventate personalità all'interno della chiesa cattolica romana: vescovi, cardinali, dotti sacerdoti letterati e perfino un quasi... Papa. Guardiamo allora chi erano e partiamo dal lontano XV secolo. Se non il primo (in ordine di tempo) Nicola Sandonnini fu tra i primi prelati d'alto rango di marca garfagnina. L'illuminato (futuro) principe della chiesa nacque a Piazza al Serchio nel 1422, le sue prime notizie lo danno a Roma nella figura di segretario di Papa Paolo II. Riconosciute le sue doti il Papa lo nominò a soli 39 anni vescovo di Modena. La sua nomina però fu osteggiata dal duca modenese Borso d'Este che si oppose all'ingresso nell'arcivescovato per i pessimi rapporti fra Modena e la Repubblica di Lucca. Le minacce papali d'interdire Modena dai divini uffici fecero cambiare idea al regnante estense e 
Borso d'Este
dopo cinque anni di dissidi il Sandonnini prese possesso della diocesi. Abilissimo nell'arte della diplomazia svolse delicati incarichi per svariati papi. Non si dimenticò nemmeno della sua terra natia,  dove fece costruire la chiesa parrocchiale  nella quale si trova la lapide che lo ricorda. Alla sua morte nel 1499, al suo funerale erano presenti principi e re venuti da ogni dove, fra i presenti Ferdinando Re di Napoli. Non solo il Sandonnini, Modena fra le sue braccia accolse anche Pellegrino Bertacchi nato a Camporgiano nel 1567. Nominato prete giovanissimo nel 1610 divenne vescovo di Modena. Innamorato della sua terra, prima dell'insediamento nella citta emiliana ottenne il permesso dal Papa di celebrare la sua prima funzione da vescovo nel duomo di Castelnuovo. In quei due giorni che rimase nella cittadina garfagnina prima di raggiungere Modena amministrò il sacramento della Cresima a cinquemila fanciulli. A Modena venne accolto con altrettanto entusiasmo. Prese possesso così del suo alto mandato e si fece subito notare per le sue severe regole riguardanti il clero: si proibiva ai prelati il gioco delle carte e il possesso di qualsiasi arma. Unico suo neo, così si diceva, il canto ecclesiale, si racconta che fosse stonato come una campana . Mori nel 1627, le sue spoglie sono sepolte nella cattedrale di Modena. Questa invece è la storia del quasi Papa. 
Lui era Pietro Campori nato a Castelnuovo Garfagnana nel 1553.Pietro era un passo avanti a tutti i suoi coetanei, tant'è che si credette utile mandarlo a studiare a Lucca gli studi classici  e poi successivamente a Pisa dove ottenne la laurea in utroque (n.d.r: laurea che veniva conferita nelle prime università europee che indica i dottori laureati in diritto civile e in diritto canonico). Per uno con le sue capacità intellettive all'epoca una delle poche strade percorribili era dedicarsi al sacerdozio e così vocazione fu. Infatti fu una mirabolante escalation la sua, salì in maniera veloce tutti i gradini ecclesiastici, fino a sfiorare alla morte di Papa Paolo V, nel 1621, l'elezione a Sommo Pontefice. Ma andiamo per gradi
Pietro Campori
e cerchiamo di raccontare in maniera piuttosto breve come andarono le cose. Pietro giunto a Roma assunse una posizione influente nella potentissima famiglia Borghese, che già al soglio pontificio aveva un proprio componente, Paolo V (al secolo Camillo Borghese).Alla corte dei Borghese, il Campori assunse in un primo tempo la segreteria personale del cardinal 
Scipione Borghese, poi divenne  maggiordomo e con tale qualifica non solo ebbe conoscenza di tutti gli affari dei Borghese, ma addirittura assunse la gestione dei loro traffici. Era diventato il personaggio più importante di tutto l'entourage della famiglia. Le onorificenze per Pietro Campori si sprecavano, compreso il giorno in cui Papa Paolo V, il 19 settembre 1616, lo elevò alla porpora cardinalizia (si riferisce di ricchi omaggi al nuovo cardinale da Modena, Castelnuovo e Lucca).Arrivò poi il giorno (28 gennaio 1621) che Paolo V morì e qui si aprì una lotta fra famiglie per portare Papa un proprio rappresentante. Già il defunto Papa aveva fatto capire che il Campori doveva (e sottolineo doveva) essere eletto Papa, addirittura si credette che inizialmente il cardinale garfagnino avesse forze sufficienti per essere eletto per adorazione (n.d.r: senza votazioni) ma l'altrettanto influente famiglia Orsini mise il bastone fra le ruote. Il cardinale Orsini procedette energicamente a radunare un partito per l'esclusione di Campori, poteva contare su alcuni cardinali importanti e sull'appoggio dei rappresentanti di Francia e Venezia. Mentre Pietro poteva contare sugli ambasciatori di Spagna e Toscana. La cosa poi degenerò, si rincorsero voci gravissime contro il Campori che lo dipingevano uomo indegno, macchiato di gravi peccati giovanili e si disse addirittura che avrebbe comprato i voti dei cardinali d'Este, dandogli in cambio, una volta Papa, la restituzione del ducato di Ferrara. Comunque sia alla chiusura della porta del conclave la situazione era totalmente incerta. Per soli tre voti Pietro Campori non diventò Papa e così solo dopo un giorno di conclave Alessandro Ludovisi con il nome di Gregorio XV salì sulla cattedra di Pietro con buona pace di tutti. Ci furono poi quei prelati che dedicarono la loro carriera ecclesiale non alla scalata al potere, ma bensì all'intelletto e alla cultura, Don Domenico Pacchi ne è il classico esempio. Nacque a Villa Collemandina il 16 dicembre 1733. Rimasto da bambino orfano di padre, fu affidato alle cure dello zio Michelangelo Pacchi parroco a Molazzana, sotto la sua ala protettrice lo zio insegnò al piccolo il latino (a otto anni lo scriveva già correttamente). Insomma il piccolo Domenico era dotato di
un'intelligenza acutissima, tant'è che dapprima (a soli 15 anni) fu mandato a Firenze per approfondire gli studi e poi a Bologna dove si perfezionò in teologia e in filosofia. A 24 anni era già di ritorno in Garfagnana, venne ordinato sacerdote nel duomo di Castelnuovo. Numerose le opere da lui scritte fra tutte rimarrà la più famosa: "Ricerche historiche sulla provincia di Garfagnana", pietra miliare per chiunque s'interessi di storia locale. L'ultima sua ultima opera delle già 600 scritte la pubblicò ormai ottantanovenne. Mori a 92 anni nel 1825. E, se così come abbiamo letto, il Pacchi eccelleva nella scrittura, Monsignor Bartolomeo Grassi spiccava nella musica. Bartolomeo nacque nel 1846 alla Villetta (San Romano) i titoli a lui conferiti nel corso della sua carriera ecclesiale furono molteplici: Cameriere d'Onore di Sua Santità, Canonico di Santa Maria Maggiore ad Martyires, socio dell'Accademia Pontificia dei nuovi lincei, ablegato apostolico del cardinale Place arcivescovo di Rennes, decorato della Legion d'Onore in Francia e dell'Ordine di Leopoldo del Belgio. Ma la sua vera passione era la musica, anche questa passione venne nobilitata da altrettanti riconoscimenti, conquistando nel 1881 il Gran Premio di Milano, nel 1885 ad Anversa durante l'esposizione universale gli venne conferita la massima riconoscenza per l'insegnamento musicale. Ma il fiore all'occhiello fu una sua invenzione di una nuova tastiera cromatica e di un nuovo sistema di scrittura degli spartiti. Morì nel 1904 a soli 58 anni in un drammatico incidente durante i lavori di restauro della chiesa della Villetta. C'è anche chi fu amico di poeti, e che poeti! Di lui scrisse Giovanni Pascoli: "Mi ha scritto monsignor Sarti, dicendomi che, quando morirò, Gesù mi verrà incontro a braccia aperte". Andrea Sarti vescovo di Guastalla nacque a Rontano e morì durante la prima guerra mondiale. Molte persone invece si ricorderanno ancora del Cardinal Paolo Bertoli, nato a Poggio di Garfagnana nel 1908, l'alto prelato fu un vero giramondo, un vero e proprio globe trotters della chiesa cattolica. A ventitrè anni fu ordinato sacerdote e tre anni dopo lo troviamo già segretario della Nunziatura apostolica di Belgrado. Sarà l'inizio di un lungo peregrinare per tutti i paesi del mondo. Nel 1942 arrivò a Parigi dove strinse importanti conoscenze, alcuni anni dopo trovò incarico come addetto agli Affari Esteri ad Haiti, poi messaggero di Pace in Svizzera. Nel 1952
Cardinale 
Paolo Bertoli
 delegato pontificio in Turchia, l'anno seguente si insediò in Colombia per seguire da vicino lo sviluppo religioso della nazione. Lì rimase sei anni, lo ritroviamo nel 1959 in Libia come Nunzio Apostolico, dopodichè gli fu conferita la prestigiosa Nunziatura di Parigi. Il 1969 fu l'anno della nomina a cardinale, concessa da Paolo VI, successivamente fu investito del mandato di Prefetto della Congregazione dei Santi e Camerlengo di Santa Romana Chiesa. Alla morte di Paolo VI si parlò anche di una sua probabile elezione a Sommo Pontefice. Morì a 93 anni nel 2001. Per ultimo ecco Don Antonio Fiorani, il classico prete di campagna, portato d'esempio per tutti quei sacerdoti che rinunciarono a qualsiasi carriera per rimanere legati alla propria terra e alla propria gente. Antonio Fiorani nacque a Casatico nel 1876, poeta, commediografo, un personaggio celebre, le cui opere hanno interessato i maggiori intellettuali e critici nazionali. Nato da genitori contadini fu ordinato sacerdote agli inizi del secolo e inviato a Vergemoli dove rimase per per ben 40 anni. La sua fu una sorta di missione in quel piccolo paese che era privo di conoscenza delle più elementari cognizioni di cultura, dovute in buona parte all'isolamento geografico. Negli anni successivi fu chiamato come insegnante di latino e italiano nel seminario di Castelnuovo, rifiutò di trasferirsi in sede preferendo compiere per tre volte alla settimana, per ben 19 anni, una ventina di chilometri a piedi pur di rimanere a Vergemoli. Il destino lasciò un segno indelebile nella storia del piccolo borgo: Don Antonio arrivò nel paese il 17 giugno 1900 e lì vi morì il 17 giugno 1940. L'articolo poi potrebbe continuare ancora, molti altri preti locali lasciarono il segno del loro passaggio e non esiste un paese in Garfagnana che qualcuno non ricordi il prete di una volta...

Bibliografia

  • "Profili di uomini illustri della Valle del Serchio e della Garfagnana" di Giulio Simonini, Comunità Montana della Garfagnan, Banca dell'Identità e della Memoria, anno 2009   

5 commenti: