parte del suo patrimonio nazionale era andato distrutto e dappertutto vi erano lutti e rovine. Nonostante tutto un nuovo spirito di rinascita si faceva strada nella nazione, la volontà di essere partecipi dell'opera di ricostruzione animava tutti, ma non c'era da ricostruire solamente le case bombardate, i ponti distrutti e le sconnesse strade, c'era da ricostruire l'animo di una nazione intera. Il fascismo era finito per sempre, finalmente si poteva tornare ad esprimersi liberamente con parole, con scritti e ognuno era libero di seguire la propria vocazione politica. Per l'Italia cominciava allora una nuova epoca e bisogna tornare a dare voce a tutti e a dare spazio a tutte le idee. La Garfagnana in questo caso era stata colpita duramente, in tutti i sensi, c'era da ridare anche qui nuova linfa ad una regione già di per se povera, c'era da farla conoscere questa terra dimenticata da Dio nella speranza di portare nella valle dei visitatori (la parola turista al tempo non era ancora nel parlar comune) a fare gite nella nostra valle, perchè poi una volta giunti, questi visitatori si dovevano fermare beatamente nelle nostre botteghe a comprare i nostri prodotti e a bere nei nostri bar. Un idea rivoluzionaria questa per l'immediato dopo guerra, c'era già chi pensava a portare turismo in Garfagnana, figuriamoci che ancora oggi c'è chi fra i nostri amministratori locali nemmeno ci pensa... Ma chi aveva avuto un idea tanto arguta e lungimirante quanto sovversiva? Solo un'intelligenza sopra la media come quella di Almiro Giannotti alias il Gian Mirola poteva pensare una cosa così sbalorditiva. Il Gian Mirola per i pochi che non lo conoscono fu lo scrittore e giornalista(a mio avviso) più dotato, brillante e pronto che la Garfagnana (e non solo) abbia mai avuto.Inutile stare qui a
Il Gian Mirola |
tirature di questo supplemento toccavano cifre stratosferiche,negli anni trenta arrivò ad essere il settimanale più letto d'Italia con una tiratura di oltre seicentomila copie, mentre negli anni '40 e '50 confermando il primato di giornale più letto la tiratura toccò addirittura il milione di copie. Questo giornale colpì subito l'italiano medio e fu concepito proprio come il settimanale degli italiani, che doveva scandire come un calendario le giornate liete e le tragedie, si dava molto spazio alle foto e ai disegni, storiche furono le sue copertine disegnate prima da Achille Beltrame e poi da Walter Molino, in ogni numero il disegnatore aveva il compito di rendere vivo con la sua tavola il fatto più interessante della settimana, insomma, pubblicare qualcosa qua sopra significava farsi conoscere in tutta Italia e così fu che il Gian Mirola riuscì nel miracolo. Il suo articolo sulla Garfagnana comparve su "La Domenica del Corriere" solamente un anno e cinque mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 3 novembre 1946 riuscendo ad uscire insieme all'importante tavola di copertina che rappresentava l'altrettanto importante evento: la prima volta che le Nazioni Unite si riunivano nella nuova sede di New York, quanto sia stata voluta o fortunata questa coincidenza non si sa, il fatto portò comunque a una maggior quantità di copie vendute di questo bellissimo numero, che anch'io oggi posseggo nella mia
3 novembre 46.Il numero de La Domenica del Corriere dove si parla di Garfagnana (collezione Paolo Marzi) |
"Garfagnana terra sconosciuta"
La pagina sulla Garfagnana (collezione Paolo Marzi) |
E'
invece un pittoresco lembo di terra toscana, incuneato fra gli
Appennini e le Apuane, dove termina il regno dell'ulivo ed incomincia
quello del castagno.
Terra
ricca di tradizioni folcloristiche, d'usi e costumi intatti da più
secoli.
"L'ultima
regione dell'Universo" la chiamano gli abitanti, alludendo
argutamente alla corona dei monti orridi e belli, che la circondano.
Qui
il castagno nasce e vegeta spontaneamente e nelle selve abbondano,
come in un piccolo lembo di Paradiso terrestre, funghi, fragole,
lamponi, mirtilli, more.
Usi
e costumi
Le didascalie:Un tipo garfagnino,con qualche annetto ma ancora in gamba |
Scettri
di cartone, corazze di latta, elmi e spade di legno formano l'arredo
scenico e il vestiario degli artisti che, accompagnati da un unico
violino, cantano su un motivo semplice, poggiando sulla prima e sulla
quinta sillaba di ogni verso.
Gli
argomenti dei "Maggi" possono essere scelti fra i fatti più
salienti della storia greca o romana, fra le vite dei Santi, degli
eroi, o fra i poemi classici, come La Gerusalemme Liberatao
L'Orlando furioso.
Altre
forme d'arte popolare sono le "Befanate", gli "Stornelli",
i "Rispetti"; ancora vive e in uso fra i contadini della
regione. Abbiamo conosciuto, in Garfagnana, contadini che non
sapevano fare l'o col tondo dei un bicchiere e recitavano, magari a
memoria, uno o più canti della Divina Commedia, illustrandone poi,
con esattezza, il significato storico e letterale.
Ospiti
illustri e briganti cortesi
Le didascalie:Dove l'orrido è bello...e il bello orrido |
In
quel tempo gli Appennini erano covo di numerosi bande di briganti e
attraversare le montagne per recarsi da Castelnuovo (sede del
governatorato) a Modena (capitale estense) o viceversa non era
impresa troppo facile.
Durante
uno di questi viaggi l'Ariosto fu fermato e, col seguito, spogliato e
derubato. Proprio come succede oggi sui valichi alpini.
I
briganti stavano insaccando la refurtiva quando, ad uno del seguito,
sfuggì il nome del poeta. Il capo dei banditi, premuroso, chiese
subito: Dov'è messere Ludovico?
-
Sono io - rispose tutto tremante il poeta.
-
Non sia torto un capello al grande Ariosto - ordinò allora il campo
ai compagni.
Fece
restituire a tutti quanto era stato rubato e proseguì, poi, rivolto
al poeta:
-
Messere, anche i banditi della Garfagnana, che voi sferzate nelle
vostre "satire" vi stimano e vi apprezzano - E s'inchinò
in segno di rispetto.
Ordinò
poi, ad una parte della banda, di scortare il poeta ed il suo seguito
fino al limite della "Gran selva" affinchè non corressero
il rischio di essere disturbati da altri.
Così
l'autore dell'Orlando furioso giunse a Modena sano e salvo,
benedicendo le muse che lo avevano protetto in una brutta avventura.
Marmo,
carbone e... fragole
Oggi
la Garfagnana è una delle Regioni d'Italia più dimenticate.
Le didascalie: Nel regno del castagno, quando le pecorelle escon dal chiuso. La Pastorella pudica si copre la faccia per non farsi fotografare |
La
guerra vi sostò per sette mesi. Villaggi interi furono distrutti o
bruciati. Uomini di tutte le razze bivaccarono nelle case abbandonate
e molti, oggi, leggendo questo articolo ed osservando le fotografie
riprodotte in questa pagina, sussurreranno, compiaciuti o
rammaricati, la famosa frase manzoniana: "Io c'era!"
Sulle
strade, solcate allora dalle pesanti ruote dei pezzi d'artiglieria,
discendono oggi i più importanti prodotti della regione, diretti ai
vari mercati del mondo: marmo per le Indie e per le Americhe,
castagne e farina di castagno per la Francia e per la Spagna, legna e
carbone per l'Italia settentrionale.
Una
delle occupazioni più caratteristiche è la raccolta delle fragole,
che qui nascono spontaneamente. Ceste e cestelli vengono allineati,
ogni giorno, durante la raccolta, lungo i margini delle strade, in
attesa delle macchine che passeranno, nelle prime ore del mattino, a
caricare.
Importante
è anche la raccolta dei funghi, i quali vengono inviati, nelle
annate di massimo raccolto, in tutta Italia.
Funghi,
fragole e castagne per la mensa; lana e canapa per i vestiti, che qui
vengono filati e tessuti a mano; carbone e legna per la stufa; marmo
e calce per la casa.
Tutto
questo dà la Garfagnana, l'illustre sconosciuta, che un giornalista
ha scoperto, in questi giorni, senza passare i confini dello Stato.
Scoperta, descritta, illustrata: per voi.
Gian Mirola
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