nostri; che la terra è la madre di tutti. Tutto ciò che capita alla terra capita anche ai suoi figli. Sputare a terra è sputare a se stessi. La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Tutto è collegato, come il sangue che unisce una famiglia. Ciò che capita alla terra, capita anche ai suoi figli". Queste erano le parole del medico francese David Servan-Schreiber che aveva capito quanto stretto e collegato fosse il legame fra l'uomo e il posto in cui vive. Questo vincolo è compreso ancor di più a colui che vive in mezzo alla natura, a colui che fin da tempi immemori ha cercato di trarre dalla terra il cibo da mettere in tavola, portando così l'uomo e i frutti della terra a una relazione intima che coinvolgeva e coinvolge tutti gli aspetti della vita. Infatti con i frutti della terra non ci sfamava "solamente", ma con la raccolta delle erbe che
forniva la natura venivano fatte medicine, colori per i tessuti e manufatti, ma si utilizzavano anche per riti e magie. Il garfagnino nei tempi passati ha fatto di questo il suo Credo, legando alla terra, ai suoi frutti e alle sue erbe una serie di credenze popolari, tant'è che nel tempo certe credenze si sono consolidate e hanno assunto in certi casi anche il ruolo di verità, tanto da suscitare gli interessi di sociologi e studiosi che hanno voluto riscontrare scientificamente quanto in tutto questo ci sia di vero.
Diamo anche noi allora un po' di lavoro a questi ricercatori esaminando i meandri delle credenze e dei riti garfagnini legati al mondo delle piante, dei fiori e degli "erbi". Nelle cerimonie religiose e nei riti magici la pianta che spicca su tutti è l'olivo. L'olivo benedetto nel rito cattolico ricorda la celebrazione dell'entrata trionfale in Gerusalemme di Gesù e nel giorno della sua ricorrenza,la domenica della palme, vengono benedetti i rametti di questa pianta, guai sarebbe se una volta finita la liturgia fossero buttati, poichè secondo il Codice di Diritto Canonico gli oggetti sacri non devono essere gettati nella spazzatura ma trattati con
rispetto, dato che durante la Messa sono stati presi dal sacerdote e trasformati in un sacramentale (n.d.r:oggetto che avvicina alla celebrazione dei sacramenti), anzi vanno mantenuti perchè efficaci contro i temporali e oltretutto assumono anche un valore misto fra religione e magia, difatti non mancava nelle mulattiere garfagnine di incontrare carretti o micci (n.d.r:asini)che avessero messo da qualche parte un rametto benedetto, aveva il potere di allontanare malattie e calamità. Altra pianta legata al periodo pasquale è il bussolo e curiosamente a questo era legato un gioco per ragazzi. Per tutta la durata della Quaresima, secondo altre versioni soltanto nei giorni della Settimana Santa,i più giovani erano soliti mettersi in tasca un rametto di bussolo quale segno di buon augurio. Incontrandosi tra loro chiedevano: “Ce l’hai il mi verde?”; chi non ce l’aveva doveva pagare con una penitenza, offrendo al vincitore una caramella, un
Il bussolo |
Cavolo di San Viano |
Il fiore di San pellegrino |
il vezzadro |
L'erbo dell'Ascensione |
la bagola del lupo |
Dunque, ecco la degna conclusione di un semplice vademecum sui miti, leggende e usanze che si rifanno ad antiche paure, nascoste nella nostra certezza più profonda che la nostra vita sia sempre minacciata da qualche forza malefica. Quando ci sentiamo vittime cerchiamo protezione e riparo anche per mezzo di una innocente pianticella, di conseguenza tutte le nostre azioni e le nostre credenze vengono così legittimate...
Bibliografia:
- "Cercare, raccogliere ed utilizzare piante spontanee (e non). Alcune indagini etno scientifiche in Provincia di Lucca" da uno studio di Maria Elena Giusti e Andrea Pieroni
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