La prima auto elettrica italiana inventata dal castelnuovese Conte Giuseppe Carli |
Si è spesso portati a pensare che l'auto elettrica sia frutto delle preoccupazioni ecologiche dei giorni nostri, ma invece la storia del motore combustibile e di quello elettrico corrono di pari passo sin dagli albori. Infatti i motori delle prime auto erano rumorosi e di difficile funzionamento e il combustibile ricavato dal petrolio puzzava e imbrattava le strade a tal punto da spingere gli inventori a cercare qualcosa di meno inquinante, ed ecco così entrare in scena Giuseppe Carli nato a Castelnuovo Garfagnana il 27 febbraio del 1854, quarto figlio del conte Luigi ( n.d.r:il titolo nobiliare gli fu elevato dal duca Francesco IV di Modena nel 1815) e di Paolina Vittoni, unico maschio, conseguì gli studi classici e si laureò a Pisa in Giurisprudenza. Giuseppe si sposò poi con Elmira Bacci di Livorno appartenete ad una ricca famiglia ed ebbe tre figli.
Prima di essere inventore fu un vero precursore nei vari campi della vita, fu uno dei fondatori del C.A.I (club alpino italiano) della Garfagnana, fu fra l'altro ancora co-fondatore del giornale "Il Corriere della Garfagnana", ma sopratutto il suo contributo fu
Il Conte Giuseppe Carli |
La Parigi Rouen del 1894 |
"Carli fu salvato dalla nostra ineffabile amministrazione francese e infatti può ringraziare la Francia se sia il pilota (Carli) che la macchina hanno evitato sicuramente una pessima figura davanti a tutta Europa".
Eppure all'epoca il veicolo del conte garfagnino era stato accolto con entusiasmo, tanto che il giornale milanese "L'elettricità", nel 1895, esprimeva così la sua delusione per l'esclusione dalla gara del triciclo di Carli:
"Tutti coloro che hanno preso interesse al concorso di vetture automotrici promosso l'anno passato dal 'Le petit journal' e che si ripeterà anche in quest'anno, ricorderanno parimenti con qual disappunto si sia appreso che la sola vettura elettrica inscritta, quella costruita a Castelnuovo Garfagnana, fosse alla dogana proprio al momento in cui essa avrebbe dovuto percorrere le vie di Parigi. Il grido fu unanime... Come, l'elettricità non avrà in tal modo rappresentanti da opporre al petrolio e al vapore?".
Sulla stessa linea era anche la rivista inglese "Locomotion" che pubblicava in copertina il disegno "del veicolo Carli" così chiamato, definendolo "migliore dei veicoli a vapore e a petrolio".
Il "Corriere della Garfagnana" del 1891 fornisce una descrizione dettagliata del mezzo brevettato in quell'anno dal Ministero d'Agricoltura e Commercio dicendo che:
"...è un veicolo elettrico leggerissimo. Con questo mezzo di trazione si possono percorrere le strade con una velocità straordinaria per parecchie ore di marcia secondo lo stato di esse".
La velocità straordinaria a cui si fa riferimento sfiorava i 15 chilometri orari, una prestazione di tutto rispetto se si pensa che l'auto del vincitore della Parigi- Rouen del 1894 (n.d.r: il conte Jules de Dion) faceva al massimo 22 chilometri all'ora.
Dopo la brutta esperienza in terra di Francia la vita del Conte Carli prese una brutta piega.Si presentò dapprima alle elezioni politiche del 1892 alla Camera dei deputati dove venne eletto, ma ad un anno e sette mesi dalla elezione (1894) le votazioni furono dichiarate nulle per sospetto di brogli ed egli decaduto come deputato. Di lì cominciò una rovinosa discesa, dovuta si dice a quella funesta entrata in politica.L'istituto bancario di cui era proprietario (n.d.r:il Banco di Sconto, poi Banco Carli) fu coinvolto in una grave crisi, i cittadini che avevano depositato i risparmi dentro la banca, ritirarono i loro soldi. Subissato da creditori e da procedimenti giudiziari fu aperta una procedura fallimentare che si concluse con la bancarotta totale nell'11 febbraio 1895 con tutti i beni del Carli venduti all'asta.
L'auto elettrica del Conte Carli realizzata nel 2009 dall'IPSIA Simoni di Castelnuovo funzionante in ogni suo aspetto |
Finì così anche il sogno della macchina elettrica che sparì in un cassetto. Di tale veicolo rimase solamente una documentazione fotografica, il mezzo andò perduto per le varie vicissitudini del disgraziato Conte, ma il suo progetto è bene sottolinearlo è stato poi ripreso e realizzato nuovamente e fedelmente nel 2009 dagli studenti dell'Istituto I.P.S.I.A Simoni di Castelnuovo.
Tornando al conte Giuseppe Carli o meglio al "signor Conte" come era chiamato, morì a Livorno nel 1913. Aveva 59 anni e con tutto merito va ricordato fra i coloro che portarono in alto il nome della Garfagnana.
Fonte: Articolo tratto da studi fatti
da Lorenza Rossi e Guido Rossi:"Iconti Carli di Castelnuovo di Garfagnana. Nobiltà e progresso nell'Italia XIX secolo"
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