sull'approssimarsi dell'Epifania che nelle case garfagnine c'era sempre veglia, anche quando nelle fredde sere di gennaio il vento gelido mulinava nell'aia, anche quando si scatenava un impetuoso acquazzone, insomma qualsiasi fossero state le condizioni del tempo "andare a veglio" era un rituale quasi sacro. In queste uggiose serate tutto si svolgeva nelle ampie cucine di una volta, alla luce di un gran focolare. I vegliatori più anziani si mettevano con le loro seggiole vicino al camino e così piano, piano si avvicinavano i ragazzi e le ragazze, dopo pochi attimi ai ragazzi si aggiungevano le famiglie, intanto tutt'intorno nonostante il momento fosse di riposo e tranquillità i piccoli lavoretti andavano avanti, c'era chi aggiustava gli attrezzi, chi sgranava le pannocchie e chi badava al fuoco del camino, cosa fondamentale perchè proprio durante il periodo natalizio c'era l'usanza di accendere nel camino un grosso "ceppo". Sul "ceppo" si sistemava altra legna in modo che il grosso pezzo di legno che stava sotto si consumasse lentamente, dal momento che doveva durare tutti i dodici giorni che separano il Natale dalla festa della Befana, questi dodici giorni rappresentavano i mesi dell'anno e si diceva inoltre che bisognava tenerlo "vivo" perchè serviva per scaldare Gesù Bambino. Nel frattempo mentre le mani erano occupate in cento cose fiorivano i racconti e le storie più o meno fantasiose, più o meno vere e tutto si confondeva in un misto fra verità e leggenda. D'altronde era durante queste feste che certi racconti rimanevano più impressi nella memoria di tutti, storie che affascinavano genitori e bambini, personaggi come Gesù, Giuseppe e Maria e la Befana erano nell'immaginario e nel culto popolare e proprio questi racconti che vado a narrare vengono da quelle interminabili serate di veglia, di molto, ma molto tempo fa...
la scarpa di ferro
Si credeva un tempo nei nostri monti che nella notte dell'Epifania i bambini che erano morti in tenera età tornassero al focolare delle
loro mamme per scaldarsi un po'. Passavano attraverso il camino e se trovavano il fuoco acceso si fermavano per passare la notte. Non si potevano avvicinare ne disturbarli e ne tanto meno rivolgergli parola, si potevano solamente osservare da lontano e in assoluto silenzio. Una notte una contadina di Sassi fra la cenere del camino spento trovò una scarpa di ferro, esterrefatta da questo accadimento la fece vedere subito al marito, la conclusione fu che sicuramente l'aveva lasciata qualche povera anima, proprio perchè il fuoco nel camino era spento. La vecchia contadina decise così di conservare la scarpa ben chiusa in una cassapanca e di non guardarla più fino all'anno successivo. Il seguente anno il giorno dell'Epifania la scarpa fu riposta in un cantuccio vicino al focolare scoppiettante. La mattina dopo, fra la sorpresa di tutti al suo posto furono ritrovate pagliuzze d'oro fino.
Giuseppe, Maria e Gesù Bambino a Mosceta
Si dice proprio che un giorno di duemila anni fa la Sacra Famiglia per sfuggire alla furia dell'esercito di Erode attraversò la
Mosceta e il prato in questione |
I Re Magi sulla Pania
Ci fu una notte fra Natale e l'Epifania che sopra la Pania
Pania della Croce |
Le impronte |
Il poeta francese Jean Cocteau un giorno ebbe a dire: "Cos’è la storia, dopo tutto? La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda; le leggende sono bugie che finiscono col diventare storia".
Bibliografia:
- "Racconti e tradizioni popolari delle Alpi Apuane" di Paolo Fantozzi edito "Le Lettere" anno 2013
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