sabato 19 aprile 2014

La Pasqua di una volta in Garfagnana: 1938...

I tempi cambiano.La vita è frenetica,siamo sempre di corsa abbiamo perso sapori tradizioni e profumi di una volta quando lo scorrere del tempo era scandito dai ritmi naturali della vita.Ormai manca poco alla Santa Pasqua e questo racconto tratto dal libro "Stasera venite a vejo Terè?" di Fiorella Mazzanti ci riporta ad una lontana Pasqua del 1938 in Garfagnana.Una pagina emozionante di usanze e riti del tempo che fu...
    
"La mia Pasqua"
"Mi piace iniziare lo scritto in questo modo,mi fa tornare un po' bambina.Cerco di ritrovare e di risentire profumi e usanze (che pur sforzandomi di mantenere)vanno sempre più perdendosi nel tempo.L'avvicinarsi delle feste,quanta felicità!Se il Natale ci riuniva intorno al fuoco cantando (Tu scendi dalle stelle) ,la Pasqua era proprio un esplosione di gioia .Come fare a spiegare ciò che sentivo?Io che non sono una scrittrice? Chi come me ha vissuto quel tempo certamente capirà.Si viveva la Settimana Santa giorno per giorno facendo i preparativi per la festa.Prima di tutto si partecipava alle funzioni in chiesa.Non eravamo così dei bacchettoni,ma almeno a Pasqua la mamma diceva di soddisfare l'obbligo cristiano.C'era semplicità nei nostri cuori,forse questo era dovuto al vivere più a contatto con la natura,ad apprezzare tutto ciò che ci circondava.Il lavoro che ci dava da vivere era arare i campi e tagliare la legna.La settimana Santa i contadini si davano un gran da fare a seminare gli orti,mentre le donne accendevano il forno per cuocere il pane e le pasimate spandendo nell'aria un buon profumo casalino.Il giovedì santo legavano le campane, per richiamare i fedeli in chiesa il parroco suonava le "traccole"(n.d.r: la traccola è uno strumento in legno che produce rumore tramite la rotazione di una lamella che viene raschiata da una ruota dentata.Veniva usata durante la settimana santa,dal giovedì al sabato,in sostituzione delle campane).Questo suono particolare metteva dentro di noi un po' di tristezza ,si sentiva nell'aria e nel cuore quello che la chiesa faceva rivivere.Eravamo così genuini.Al mattino del sabato santo tutto era pronto, le pasticche di potassio (già ridotte in polvere e mescolate con lo zolfo) si deponevano sotto i sassi formando dei mucchietti più o meno grossi, a seconda delle pasticche che potevamo comprare.Era una gara fra noi ragazzi a chi riusciva a fare i colpi più grossi(n.d.r:era usanza all'epoca di accogliere la Pasqua con i botti,come adesso facciamo con l'ultimo dell'anno e dal momento che ancora i petardi non erano commercializzati si usavano mezzi artigianali piuttosto pericolosi come le  pasticche di potassio con zolfo)  ... E poi finalmente la Pasqua! Eravamo in attesa quando alle 10,30 si udiva il suono delle campane,tutti fuori, uscivamo dalle case grandi e piccoli,persino i neonati venivano tolti dalle loro culle.Così tra il vocio delle persone e i colpi che fendevano l'aria sembrava che anche le rondini in volo con il loro cinguettio partecipassero con gioia al suono festoso delle campane.Mi svegliavo presto la mattina di Pasqua,la mamma anche se con molti sacrifici riusciva a prepararmi qualcosa di nuovo :una sottanina ,magari un paio di scarpette,così la mia ansia di indossarle era tale che non mi faceva dormire.Festa! Questa parola si notava ovunque ,dall'aia spazzata,pulita,agli uomini che vi sostavano con le camicie bianche di bucato,le scarpe lucide per l'occasione si scambiavano pareri e cortesie.Persino gli alberi a quel tempo sembravano più felici.I loro fiori erano più splendenti,più vivi non soffrivano certo l'inquinamento di adesso .Ed ora? Cos'è la Pasqua ora? Si,andiamo ancora in chiesa,non ci manca certo il pane,ma ci manca quello spirito di solidarietà,di comprensione e di rispetto verso le cose e le persone.Abbiamo trasformato il mondo.Ci obbligano a vivere come una corsa all'oro."
Fiorella Mazzanti
Castelnuovo anni 30,è il giorno di festa ,la gente è in piazza

AUGURI DI UNA FELICE E SERENA  PASQUA A TUTTI I MIEI LETTORI (E NON SOLO)

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