venerdì 1 agosto 2014

Tempo di funghi,ma attenzione...Cronaca di una strage del 1779: famiglia di Sassi sterminata da funghi velenosi.

Tempo di funghi per la nostra Garfagnana.Questa calda estate però ne
ha limitato la nascita di questo prezioso frutto della nostra terra che, insieme alle castagne e al farro sono il fiore all'occhiello della nostra ottima cucina.Questi prodotti sono sulle nostre tavole da secoli e secoli e hanno sfamato intere generazioni di nostri avi,sopratutto nei momenti di carestia, momenti purtroppo che la Garfagnana ha spesso  conosciuto.Ma come sapete i frutti che la natura ci offre bisogna saperli riconoscere, perchè i pericoli sono sempre dietro l'angolo.Quante volte sopratutto in merito ai nostri funghi abbiamo sentito parlare di avvelenamento? Può capitare maggiormente a gente "forestiera", magari poco esperta.
Sempre in merito ai rischi di avvelenamento per funghi ci viene in aiuto dal periodico "La Pania" un articolo di Manuele Bellonzi con un documento rinvenuto nell'Archivio comunale di Molazzana, che risale a un lontano luglio del 1779. Il cronista di 230 anni fa è Luigi Pieroni, notaio di Sassi dal 1768 al 1817, nonchè Cancelliere della Comunità che, fra le memorie dell'antico comune, inserisce una:

"Notizia alli posteri e avviso per li funghi".

Il cancelliere racconta che:
"Un certo Giovanni Ferrari abitava in Sassi con moglie e sette figli; tre maschi e quattro femmine. Sembra che la mattina dell'otto mese suddetto, giorno di giovedì, tutti mangiassero funghi, e per tutto il giovedì fino a mezza notte non sentissero alcun male. Nella mezza notte incominciò a sentirsi male Maria Caterina, moglie del detto Giovanni Ferrari ed in seguito tutti li figli, e marito compreso. Nel giorno di domenica (10 luglio) morirono in cinque, cioè la moglie suddetta alle ore italiane 8, in seguito alle dodici morì Antonia figlia, alle 16 morì Apollonia pure figlia, alle ventidue morì Giovanna similmente figlia, alle ore 9 dell'11 suddetto morì Antonio figlio, così che in una sola processione la mattina dell'11 furono portati alla chiesa e moniti delli Santissimi Sacramenti" (…). 
Scamparono quindi all'avvelenamento solo il marito con due figli maschi e una femmina.
Il cronista settecentesco già nel titolo dello scritto è chiaro
nell'intento: darne notizia ai posteri ed avvisare della pericolosità dei funghi. Un proposito giusto e ancora valido oggigiorno, dove ancora si contano a decine le intossicazioni da funghi nelle stagioni di raccolta. 
Conclude il notaio di Sassi, con formula quasi testamentaria (e magari un po' interessata), fra il civile e il religioso, ricordando che:
"il caso serva, e sia a ciascheduno di regola, e di esempio col riflesso che la morte sta nascosta in qualunque cosa, e per qualunque cosa si può morire, a tal effetto (bisogna) stare sempre preparati che non sappiamo ne' l'ora ne' il momento"
Per sintetizzare il tutto, ricordo una frase che mi è rimasta impressa nella mente e me la disse un noto fungaiolo garfagnino, che alla mia ingenua domanda:
-Quali sono i funghi che si possono mangiare?-
lui prontamente rispose
- Tutti indistintamente! Ma alcuni una sola volta...-

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