
domenica 30 marzo 2014
Il Monte Forato: la sua origine,la sua storia,la sua leggenda

venerdì 28 marzo 2014
"Il Chioccoron" il poeta che osò farsi beffa del re...
Luigi
Prosperi nacque a Careggine nel 1832 era meglio conosciuto come “il
Chioccoron”.Era di famiglia modesta e dopo aver frequentato la
scuola si metteva (come molti altri suo coetanei dell'epoca) a
lavorare la terra con i genitori. Ma già dai primissimi giorni di
scuola il maestro vide in lui l'abilità nel comporre versi e la
passione per la lettura addirittura diventò quasi maniacale,tanto che
arrivava perfino a raccogliere pezzi di giornale trovati per
strada.Ma purtroppo la grama esistenza lo portò a non proseguire gli
studi,però la sua innata dote era rimasta e non mancava occasione
che gli amici lo esortassero a “poetare” .Egli era talmente abile
che riusciva a declamare a braccio, estemporaneamente anche versi
piccanti ed abbastanza irriguardosi.Naturalmente non potevano
sfuggire ai suoi versi le autorità politiche dell'epoca.Per questo
rischiò più di una volta di rincorrere in qualche severa
reprimenda come quando il sindaco e alcuni consiglieri erano a
giocare a carte all'osteria nell'orario di lavoro declamò
all'istante sonetti “lesivi alla loro immagine e al loro decoro”
tant'è che fu spiccato un mandato di cattura,ma i carabinieri non
avevano fatto i conti con la scaltrezza del Chioccoron che era
fuggito nel bosco e raggiunta la cima di un colle cantò una quartina
che ancora oggi si serba memoria
“Son venuti gli angioletti
per
portarmi alle prigioni
non pensavo i minchioni
ch'io passato avrei
colletti”
Fu poi perdonato.Ma il più bello e clamoroso doveva
ancora venire...Altro che sindaco!Arrivò a toccare i quattro
artefici dell'unità d'Italia:Vittorio Emanuele II,Cavour, Garibaldi
e Mazzini.Stavolta non ci fu scampo :“Composizione gravemente
denigratoria per l'onore della Patria stessa”e questa volta fu
arrestato.La composizione del Chioccoron giunse perfino a Roma e
addirittura fu pubblicata e riuscì a vendere molte copie e arrivò perfino nelle mani stesse di Sua Altezza il Re d'Italia Umberto I
che volle convocare al Quirinale il Chioccoron. Si racconta che tra i
rimbrotti del sovrano e le bugie del Prosperi ne scaturì un incontro
tragicomico.Tra le menzogne che il Chioccoron che volle far bere al re ci
fu quella di fargli credere di essere analfabeta,il re allora gli
mostrò il componimento e li il Prosperi si sentì perduto.Ma l re
dal carattere mite e bonario lo perdonò concedendogli la grazia e
consegnandoli anche una banconota da 50 lire “Comprateci il pane
per la famiglia” affermò Sua Maestà.Venditore ambulante il
Choccoron prosegui la sua vita nella campagna garfagnina dove non
mancava alle sue clienti di dedicare qualche sonetto.Prosperi mori
nel 1907 a Fabbriche di Careggine (il paese adesso sommerso dal lago
di Vagli) a seguito di un infezione contratta da una puntura di una
spina. Il comune di Careggine in suo onore gli ha intitolato la
biblioteca comunale:“Luigi Prosperi,il Chioccoron”
mercoledì 26 marzo 2014
L'eremo di Calomini,la sua storia
L'abbiamo sempre visto lassù arroccato fra irte rocce è uno dei simboli turistici della nostra valle ma pochi conoscono la sua storia.La sua origine risale intorno all'anno 1000, quando degli eremiti decisero di venire in questo luogo solitario,aspro ed impervio tanto che lo ritennero perfetto per le loro preghiere.Iniziarono scavando delle grotte a mano,vivevano la loro vita di preghiera in queste grotte,la loro giornata era ritmata dalla lode a Dio,alla cura del piccolo orto tutto nel ritiro e nella solitudine.Con gli anni la fama di questo luogo e dell'immagine della sua Madonna crebbe dal momento in cui gli fu attribuito prima il miracolo di aver salvato una pastorella mentre cadeva dalla sovrastante parete rocciosa,poi secondo una tradizione, nel luogo dove tutt'oggi scaturisce dalle rocce uno zampillo d'acqua purissima,l'immagine della madonna (che si venera nel santuario) si rivelò ad un'altra pastorella di Calomini.Il nome della ragazza non si conosce, ne si hanno notizie se la Madonna parlò alla ragazza.Subito dopo la fama della Madonna si sparse nei vicini villaggi e mirabilmente crebbe tra il popolo il desiderio di farle onore.Con devoto e numeroso accompagnamento fu portata quindi a Gallicano, in luogo ritenuto più onorevole.Ma, sebbene custodita con attenzione, non passarono ventiquattro ore che nuovamente fu ritrovata dove si era fatta vedere alla pastorella di Calomini. Conosciuto il volere di Maria con questo prodigio, nessuno ardì più rimuoverla dalla sua grotta.Si pensò quindi di costruire sul luogo una degna dimora e fu raccolto tanto denaro che tra il 1631 e il 1690 si edificò l'attuale Santuario,era tanta la popolarità della Madonna dell'eremita che vescovi e cardinali si portarono fino a lei per renderle onore .Come detto dunque la chiesa nacque e gli fu dato il nome di S. Maria ad Martyres.Gli eremiti ebbero cura del santuario fino al 1868, anno in cui i parroci dei paesi confinanti decisero di prendersi cura loro del Santuario mettendo praticamente al bando gli eremiti.Gli eremiti lasciarono dato che anche la loro principale prerogativa di pregare in solitudine era finita dal momento in cui la chiesa veniva aperta anche al culto popolare.La Diocesi di Massa quindi affidò la cura della chiesa ai sacerdoti.Gli eremiti abbandonarono mestamente il luogo dopo esservi stati in continuità per oltre cinque secoli.
lunedì 24 marzo 2014
Ludovico Ariosto: "Garfagnini gente incolta..."
Checché se ne dica, nonostante che la nostra Garfagnana annoveri fra i suoi illustri antichi residenti Ludovico Ariosto e benchè la nostra valle gli renda gli onori del caso dell'illustrissimo poeta possiamo dire tranquillamente che lui onore ai nostri luoghi non gliela mai dato...Nei suoi quattro anni garfagnini (1522-1525) di commissario estense si contano solo sei uscite fuori dalla Rocca di Castelnuovo e tutte per questioni di ufficio,lasciando traccia poi del suo malcontento in alcuni componimenti dette Satire difatti definisce i garfagnini: "gente inculta, simile al luogo ove ella è nata e avezza" e nella IV Satira dice sempre del suo soggiorno in terra garfagnina:”Ognuno dica quel che vuole, e pensi quel che gli pare: insomma ti confesso che qui ho perduto l'allegria, il divertimento e la felicità...” Però nonostante tutto una lancia a suo favore andrebbe spezzata.Pare(anzi è certo) che il duca Alfonso D'Este lo inviò per forza nelle nostre terre(regione al tempo turbolenta, abitata da una popolazione fiera poco abituata al comando ed infestata di banditi in cui l'ordine doveva essere al quanto prima ripristinato) ma causa principale del suo malessere fu il dover abbandonare in terra ferrarese tale Alessandra Benucci amore segreto con la quale si sposerà dopo molti anni... e sapete com'è il duca può comandare...ma al cuor invece no !
Ludovico Ariosto
sabato 22 marzo 2014
Benvenuta Primavera ! Cartolina del 1910
Diamo il benvenuto alla primavera in questa bella e colorata cartolina floreale del 1910 di Castelnuovo Garfagnana,con Piazza Umberto I e uno scorcio della Rocca Ariostesca....BENVENUTA PRIMAVERA !
giovedì 20 marzo 2014
I frati cannibali di Fornovolasco...fra leggenda e verità
Forse questo è il luogo più misterioso e inquietante di tutta la Garfagnana (anche se per la verità qui siamo nel comune di Stazzema)Risalendo la Turrite di Gallicano attraversando i boschi di Fornovolasco sui sentieri che portano al Monte Forato dopo un po' incontriamo i ruderi di un antico monastero la cosiddetta”Chiesaccia”.Nel 1260, nel Libellus extimi Lucanae Dyocesis,(documento che elenca tutte le chiese, i monasteri e i luoghi di culto con rendite) si trovava già elencato tra le chiese dipendenti dalla Pieve di S. Felicita di Valdicastello, l'hospitale de Volaschio. Quest'ultima struttura, consacrata a S. Maria Maddalena, era situata in Petrosciana lungo una diramazione della Via Francigena, all'epoca passaggio obbligato fra la Media valle del Serchio e l'odierna Versilia.I frati agostiniani erano i suoi custodi e date certe del loro arrivo non esistono (ma si ritiene che possa far risalire al periodo compreso tra l'800 ed il 1000.) La “Chiesaccia”, era adibita sopratutto ad accogliere e rifocillare i viandanti che, per commercio o per pellegrinaggio, si spostavano dalla Garfagnana alla Versilia verso gli imbarchi raggiungendo il valico denominato "Foce di Petrosciana"... da qui in poi si va nella leggenda più nera.La leggenda vuole che questi frati non fossero cosi' pii e misericordiosi come volevano far credere.Infatti molti dei viandanti che si fermavano a questo monastero per rifocillarsi non riprendevano più il loro cammino.Il motivo? Durante la notte i frati si davano al cannibalismo mangiando ancora vivi i poveri viandanti.Durante questo "speciale" banchetto notturno facevano risuonare le campane del monastero che erano udibili per tutta la valle. Udendo il suono notturno di queste campane mortali, i fedeli del luogo sapevano che anche quella notte i frati avevano banchettato! Un'altra versione collega il dispregiativo "Chiesaccia" al fatto che i monaci se non uccidere erano soliti nella notte spaventare e depredare i viandanti ed i pellegrini che transitavano lungo la strada di Petrosciana .Che dire, qualcosa di ambiguo sicuramente c'era...le leggende non nascono a caso.
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I ruderi della "Chiesaccia" antico e misterioso monastero |
martedì 18 marzo 2014
Due uomini e una Patria...
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Antonio Mordini |
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Nicola Fabrizi |
lunedì 17 marzo 2014
Castelnuovo 1784:impiccato e squartato...aveva avvelenato la suocera (e non solo...)
Quando in Garfagnana non si
scherzava.Il prossimo 23 marzo sarà la bellezza di 230 anni che la
“buon anima” di Giovanni Turriani ci lasciò per ardere nelle
fiamme dell'inferno,come ebbe a dire il padre cappellano delle
carceri castelnuovesi quando il reo Giovanni rifiutò anche di
pentirsi di fronte a Dio.Giovanni si macchiò di uno dei delitti più
feroci (se non il più feroce in assoluto) che la valle ricordi a
memoria d'uomo.In questa sentenza del tribunale di Castelnuovo del
1784 si certifica l'avvenuta esecuzione capitale per impiccagione e
squartamento di Giovan Turriani reo di aver avvelenato la
suocera,sorella e nipoti.Cito testualmente:A DI 23 MARZO 1784 FU
IMPICCATO E SQUARTATO GIOVAN TURRIANI DELLA PIEVE FOSCIANA SULLA IARA
DEL FIUME VERSO S. LUCIA , E LA SUA TESTA FU POSTA SOPRA UNA COLONNA
FABBRICATA DI NUOVO FUORI DELLA PORTA DI DETTA PIEVE FOSCIANA SULLA
STRADA MAESTRA PER ANDARE A CAMPORI, ED IL SUO DELITTO FU D’AVER
DATO IL IL VELENO ALLA SUA SUOCERA, E SUA SORELLA E FIGLI DELLA
MEDESIMA, PER IL CHE MORI’ DETTA SUA SORELLA E SUOCERA, ED EGLI
MORI’ RASSEGNATISSIMO Tempi duri nella Garfagnana estense per le
suocere...
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La sentenza della condanna a morte di Giovanni Turriani |
sabato 15 marzo 2014
Inverno 1854...In Garfagnana si moriva dal freddo
Anche se l'inverno che sta passando è stato climaticamente clemente non fu così per quello del 1854, ricordato negli annali come fra i più freddi e tragici che la nostra valle ricordi tanto da causare alcune decine di morti..Era appunto l'inverno del 1854 fu veramente
duro e culminò con una grande nevicata nel febbraio del solito anno che come riportano le cronache
dell'epoca“potea ammantar omo di notevole statura”(poteva coprire
un uomo molto alto).Tanto fu rigido l'inverno come si è detto che
Herr Francesco V di Modena il teutonico sovrano regnante del ducato
di Modena e Reggio e quindi anche di Garfagnana emanò un editto del
17 febbraio 1854(editto un po' tardivo,quasi l'inverno era
finito...)e volle dare una mano ai “durftig” della
Garfagnana(l'epiteto tedesco che significava pezzenti con cui
venivano definiti dalla truppe estensi i garfagnini)dove si diceva
che tutti i comuni di seconda e di terza classe ( i comuni considerati più
poveri quindi tutti quella della Garfagnana )venissero aperti ad uso
“scaldatoio”(cito testualmente) per accogliervi alla giornata i
poveri privi di mezzi che soffrono nelle loro abitazioni i rigori del
freddo...
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In foto “il magnanimo” Francesco V regnante di Garfagnana |
giovedì 13 marzo 2014
La famiglia ebrea Kienwald di Castelnuovo.Una storia di guerra finita bene.( E il raro filmato degli americani alle terme)
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Famiglie ebree deportate |
Non sempre tutte le storie di guerra fini
scono male.Certamente guerra non vuol dire felicità e spensieratezza,ma dalla disperazione e dal dolore in certi casi si può anche
miracolosamente uscire.Questa è la storia della famiglia polacca Kienwald che abitava a Castelnuovo Garfagnana.Come!? Mi chiederete voi, Kienwald non è un cognome tipicamente nostrale...e infatti il problema era proprio questo.Allora facciamo chiarezza. Castelnuovo nel periodo che va dal 1941 al 1943 era diventato paese per famiglie ebree internate.Qui queste famigle facevano la loro vita normale se così si può dire, ormai si erano ambientate in tutto e per tutto.Molti avevano un lavoro, i bambini giocavano e scherzavano con gli altri piccoli del luogo, tutto in barba alle mostruose leggi razziali del 1938.Ma i tempi erano oscuri e le prospettive preoccupanti e così in quel terribile clima arrivò anche il 1943 e per tali famiglie venne l'ordine dal comando tedesco che tutte fossero trasportate a Bagni di Lucca nel campo di concentramento locale e da li sarebbe seguita la deportazione nei campi di sterminio. A quel punto alcune famiglie tentarono la fuga e fra queste la famiglia Kienwald (la storia di questa famiglia è raccontata nel bel libro "L'orizzonte chiuso-L'internamento ebraico a Castelnuovo Garfagnana"di Silvia Angelini,Oscar Guidi e Paola Lemmi).La famiglia Kienwald era composta da Oscar Kienwald,dalla moglie Rachele Nadel e dai figli Erwin e Leonard.![]() |
L'Alpe di Sant'Antonio in quel periodo (foto collezione Fioravanti) |
La storia, narrata dallo stesso Leonard (uno dei figli) comincia il 5 dicembre 1943. Quella mattina tutti gli ebrei di Castelnuovo avrebbero dovuto trovarsi presso la caserma dei carabinieri per il previsto trasferimento a Bagni di Lucca. Ma la famiglia Kienwald aveva deciso di sottrarsi a quel destino e a piedi si era diretta verso la valle della Turrite Secca.Giunti al Pizzorno attraversarono il torrente e penetrarono nel bosco risalendo verso l’Alpe di Sant’Antonio. Durante la salita si fece buio e i quattro trovarono rifugio in una capanna. Al mattino successivo giunsero all’Alpe di Sant’Antonio dove, presentandosi come sfollati in qualche modo riuscirono a sistemarsi. Dice Leonard che lui e suo fratello presero a lavorare per dei contadini del posto dietro compenso di generi alimentari sufficienti per sopravvivere. I rapporti con la popolazione erano sostanzialmente buoni (molti degli abitanti del luogo ancora li ricordano) e le condizioni di vita accettabili, per cui i Kienwald pensavano di poter attendere qui al sicuro la fine della guerra. Ma le cose, purtroppo per loro andarono diversamente. Nella primavera del 1944 i partigiani del Gruppo Valanga si erano insediati proprio in quella zona e verso la fine di agosto avevano ucciso un sottufficiale tedesco che con una pattuglia, era salito fin lassù. La reazione tedesca fu immediata e terribile: il 29 agosto attaccarono i partigiani che si erano attestati sul monte Rovaio(per il caso leggi:http://paolomarzi.blogspot.it/agosto-1944), lo risalirono uccidendone una ventina e mettendo in fuga i sopravvissuti, dopodiche incendiarono tutte le case dei luoghi che avevano ospitato i partigiani. Anche il casolare che ospitava i Kienwald fu incendiato. La situazione era adesso più difficile e i Kienwald, dopo essere sopravvissuti in qualche modo fino a quel momento presero in seria considerazione l’idea di mettersi in salvo oltrepassando il fronte,quasi una missione suicida. Pare che per tale impresa presero contatto col maggiore Oldham comandante della divisione partigiana Lunense.Fatto sta che un mattino(doveva essere il 23 o il 24 di novembre 1944)stufi di aspettare gli eventi i quattro membri della famiglia Kienwald salirono alle Rocchette dove
Voglio inoltre aggiungere questo raro video dell'istituto Luce:Bagni di Lucca 5 febbraio 1945.In una Bagni di Lucca liberata ormai da qualche mese i soldati americani della 92a divisione Buffalo chiedono la strada ad una bambina del paese per raggiungere le terme per andare a farsi un bagno ristoratore.La bambina accompagna i soldati e viene ricompensata forse con della cioccolata...Chissà, sarebbe bello pensare che questa bimba un giorno avrà raccontato ai suoi nipoti di quando accompagnò gli americani a farsi un bagno alle terme.
martedì 11 marzo 2014
Quando volevano far esplodere il Ponte del Diavolo...
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soldati alleati salgono sul ponte dalla strada Lodovica |
lunedì 10 marzo 2014
Pieve Fosciana: la rivolta del tricolore.La prima bandiera italiana a sventolare in Toscana,era il 1831
Il primo tricolore che sventolò
in Toscana fu a Pieve Fosciana
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Il Terrazzo con lapide da cui sventolò |
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Francesco IV duca di Modena |
sabato 8 marzo 2014
La donna che attraversò tre secoli
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Nelly Lemetti |
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